Opinione: Ombre Dei Vivi E Dei Morti, di Lucio Besana


Per gli abitanti della Valle non è insolito che la gente sparisca nel nulla o che muoia senza una ragione. Sono le Ombre, tutti in Valle lo sanno. Ci sono sempre state a dispensare miracoli o sciagure, ma dopo la costruzione della centrale sono diventate sempre più ostili. Tra saga famigliare e fiaba dark, tra folk horror e malinconia, tra weird e storia industriale, "Ombre dei vivi e dei morti" ci conduce in un viaggio nel lato oscuro del progresso tecnologico, verso tutto ciò che è andato perso, verso una casa che non è più la nostra. 




Non so bene come spiegarlo, ma mi sono sentita parte di questo racconto. 
La storia infatti parla di piccoli paesini delle montagne, di cosa resta per chi non vuole andarsene e di cosa cambia per chi se ne va e sembra aver tradito la sua casa (per chi è rimasto). 

Ovviamente c'è molto molto di più. 
C'è il passato di una famiglia, ciò che ha fatto loro la montagna o "qualcosa" che gli si annida dentro. Un passato di minatori laboriosi, ma non solo, gente che lavorava fra le rocce per costruire e mantenere quelli che sarebbero diventati impianti idroelettrici; famiglie che di generazione in generazione si sono (praticamente) tramandati quei lavori, nascendo, crescendo e morendo fra quelle montagne. 

Una storia con lati oscuri. Fra le pagine ci racconta di una famiglia che (come tutte quelle della Valle) ha a che fare da tutta la vita con quelle che vengono chiamate le Ombre, cercando di tenerlo nascosto agli estranei, poiché non capirebbero. Una Valle che tenta anche di proteggere i propri figli, celandogli certi racconti, certi ricordi del passato, per provare a salvare loro la vita, spingendoli ad andarsene nonostante li vogliano ancora lì con loro. 

Una breve novella ma che racchiude tanto, fra racconti di bisnonni, lentamente arriviamo a capire la storia degli ultimi membri di questa famiglia, due fratelli con caratteri molto diversi e che faranno scelte molto differenti.
 
Ci muoviamo in una storia quasi senza tempo, scoprendo piano piano briciole, pezzetti di un puzzle molto più grande, che restando nell'ombra fino alla fine non permette di capire bene cosa stia nascondendo. In una Valle senza nome, in un posto senza nome, con protagonisti senza nome. Scelta interessante che rende il tutto ancora più "vicino" e familiare di quanto non ci si aspetta. 



All'inizio dicevo che mi sono sentita parte del racconto, perché sono nata e cresciuta in una realtà molto simile. In una piccola frazione, di un piccolo comune,... Poche case e tanto verde, le montagne non proprio sopra la testa ma così vicine che basta poco a raggiungerle. Le storie di quando queste case erano vive, quando i lavoratori si muovevano insieme a piedi attraverso i vari sentieri ora praticamente persi. Il crescere conoscendo la storia e vivendo in un epoca che si espande in modo estremamente repentino. Quasi uno smarrimento, uno spaccamento interiore fra il voler restare nel verde e il voler cambiare totalmente ambiente. Nel vedere le case venire abbandonate sempre più spesso, spesso per cause naturali, crollando lentamente su loro stesse. 
Non posso capire proprio a fondo i personaggi, ma in un certo senso ci riesco ed è stato molto strano. 


Opinione: Ecco Come Continuare A Vivere, di Shingai Njeri Kagunda


“Una giovane che ascolta un’anziana, tazzine di latta in mano, l’odore del tangawizi, il tepore che si diffonde e scompare col tempo. Viaggiare nelle storie tra adesso e allora.” Il mondo di Nyokabi viene travolto dal suicidio di suo fratello Baraka. Mentre lei cerca di darsi una spiegazione ed elaborare la perdita interrogandosi inutilmente sulle cause della tragedia, una vecchia zia, emarginata dalla famiglia, le offre un modo per ritornare indietro nel tempo, per ritrovare Baraka, per cercare di salvarlo. Mantenere in vita il fratello diverrà l’unico obiettivo di Nyokabi, anche se i suoi tentativi la porteranno a scoprire che viaggiare nel tempo ha un prezzo, e sfidare il passato non è privo di conseguenze. 




Volevo parlarvene da tempo ma è difficilissimo farlo. 
Anche se non avrò le parole giuste, qualcosa voglio scrivere comunque perché merita di essere letto.
Affronta un tema estremamente delicato in un modo così particolare da lasciare il lettore spiazzato.

Parliamo della perdita. 
Di chi resta dopo una morte, specialmente se violenta ed improvvisa, e deve affrontare la vita senza un enorme pezzo di sé. 
Questo è il caso della nostra protagonista Nyokabi, distrutta dal suicidio del fratello Baraka. 
Durante il funerale una vecchia zia le si avvicina e le lascia una specie di pozione per dormire, grazie a questa Nyokabi si rende conto di poter tornare indietro nel tempo, di "rivivere" momenti col fratello con la consapevolezza di cosa avrebbe fatto. Con la voglia di strapparlo a quella terribile decisione, di cambiare il futuro. Mentre oltre questi "sogni" la vita va avanti, lei deve trovare il modo per salvarlo. 
Ma c'è un prezzo, come per tutto. 

Una storia che ha radici in una cultura che non è la nostra (occidentale), ma la lingua comune del lutto è universale: cosa faresti se potessi cambiare le cose?
Nyokabi è giovane, molto legata al fratello e deve affrontare qualcosa che mai avrebbe pensato potesse accadere. Sentiamo il suo dolore, pagina dopo pagina. Insieme al suo sgomento, quando rivive le giornate col fratello. Confusi e speranzosi, le stiamo accanto, pagina dopo pagina, divorando la sua storia per scoprire come andrà avanti. Cosa deciderà di fare. Se riuscirà a portare a termine ciò che desidera, nonostante il tutto sembri una totale pazzia. Un sogno impossibile che si lega ad un dolore inimmaginabile. 

Un breve racconto che racchiude tante emozioni diverse, tutte potenti e che ti scavano dentro. 
Il tutto senza banalità, senza orpelli. 
Ti resta dentro, scavando con unghie che non puoi fermare, lasciandoti sanguinante per una ferita che non ti riguarda personalmente. Questo lo trovo sempre straordinario. 
Consiglierei a tutti la lettura, ma mi rendo conto che la tematica trattata è molto delicata e dolorosa allo stesso tempo. 

Opinione: Della Donna Aracnide, di Luigi Musolino


Estate 1992: Filippo e Martina, fratello e sorella, attendono impazienti la festa del patrono e l’arrivo delle giostre. Sono bambini come tanti, intrappolati nella sonnolenta routine della provincia e in una realtà familiare che giorno dopo giorno si fa sempre più opprimente. Quando nella piazza del paese fa la sua comparsa una nuova e bizzarra attrazione - il baraccone di Serafina, la Donna Aracnide - i due non vedono l’ora di poter assistere al misterioso spettacolo. Saranno partecipi del disvelamento di un universo spaventoso, governato da una creatura affamata di disperazione e desideri inconfessabili che li condurrà in un lungo viaggio alla ricerca di un senso, di una speranza, di un riscatto. Con "Della donna aracnide" la stupefacente scrittura di Luigi Musolino ci trascinerà in una storia sulle ossessioni e la perdita dell’innocenza, sui sogni infranti e il potere dei ricordi, sulle ragnatele del passato che ci soffocano e impediscono di vivere. 




Dopo Pupille, Musolino torna con un racconto "breve": stiamo sulle 200 paginette, un Nodo particolarmente corposo e affascinante che si rivela fin troppo breve alla conclusione del tutto. 

Una storia che si muove lenta fra passato e presente, prendendosi tutto il tempo che merita per raccontarci gli eventi che spaccarono le cose, distruggendo tutto.
Un presente ossessivo, ricco di dolore e malessere in cui la ricerca non sembra avere una fine. 
Sprazzi di questo presente vengono alternati al passato in cui scopriremo cosa ha portato a tutto ciò. 

Ci troveremo ad aver a che fare con due fratelli, Martina e Filippo. Lei più grande che si prende cura del fratellino, con un rapporto fra i due davvero molto stretto, anche perché in famiglia le cose non vanno benissimo e i genitori non fanno altro che generare odio e liti, che purtroppo minano alla pace e felicità dei due innocenti spettatori. 

Un estate come tante altre, fra vacanze, compiti, noia,...finché finalmente in città arrivano i baracconi e il tutto diventa una festa per i più piccoli, pronti a passare le serate a divertirsi con gli amici, abbandonando i problemi vari fuori da tutta quell'atmosfera di gioia.
Quell'anno però c'è una novità. In un angolo un carrozzone molto particolare attira la loro attenzione: sulla fiancata un disegno di una donna col busto femminile, ma il resto da ragno. 
Serafina, la Magnifica Donna Aracnide. Che promette di esaudire i desideri del suo pubblico. 

Fra paura e curiosità i due sono attirati allo spettacolo che sarà indimenticabile e, come già vi dicevo, segnerà le loro vite in modo atroce. Ci sarà un prima e un dopo.

Musolino è davvero bravo a raccontare tutto questo, prendendosi il tempo che ci vuole e lasciando spesso il lettore in sospeso ad immaginare come saranno andate le cose, ma penso sorprendendolo completamente. Una storia che racconta uno spaccato in cui tanti si possono riconoscere, anche se più giovani e non avendo vissuto il '92 con gli anni dei protagonisti. Riesce a farti sentire piccolo, in balia dei genitori, in mezzo ad una guerra non tua, ed oltre tutto ciò la felicità delle serate fra le giostre con gli 883 sparati a palla e gli amici accanto.

Non fa paura nel senso classico del termine. Ok, certe scene possono essere disturbanti per un certo tipo di pubblico, ma in generale c'è altro di spaventoso fra le pagine. 
Un libro che nasconde tanti orrori che ti strisciano addosso fastidiosi e leggeri come fili di ragnatela; brividi che senti sottopelle in agguato pronti a smuovere qualcosa dentro, sensazioni familiari o anche solo empatiche. La banalità di certe situazioni che riesce a scavalcare i muri del quotidiano e portarti oltre, fra realtà e fantasia, fra immaginazione, sogno e vita vera. In alcuni punti ti chiedi se credere a chi ti sta raccontando questa storia o se è tutta una grande bugia. 

Si, voglio restare molto vaga. 
Dovete scoprire tutto leggendo, pagina dopo pagina, cercando di capire dove vi porterà la trama e lasciandovi quasi cullare da questo incubo. 
Merita il viaggio. 

Opinione: L'Ultimo Omicidio Alla Fine Del Mondo, di Stuart Turton


Fuori dall’isola non c’è nulla: il mondo è stato distrutto da una fitta nebbia che ha invaso il pianeta, devastando tutto e uccidendo qualunque forma di vita. Sull’isola, invece, ogni cosa è idilliaca: la natura è rigogliosa, l’aria pulita e centoventidue persone vivono in perfetta armonia, sorvegliate da Niema, suo figlio Hephaestus e Thea, tre scienziati che sono stati in grado di proteggere quel luogo paradisiaco dalle insidie esterne. Gli abitanti del villaggio hanno poche pretese, si accontentano di pescare, coltivare i campi e godere dei frutti della terra e se hanno un dubbio possono appellarsi ad Abi, un’entità che ognuno di loro sente nella propria mente. L’importante è che rispettino sempre il copri fuoco e le regole imposte dagli scienziati. Fino al giorno in cui, con orrore degli isolani, Niema, la scienziata più anziana, viene trovata brutalmente uccisa. Oltre ad aver lasciato l’intera isola sotto shock, l’omicidio ha innescato un abbassamento del sistema di sicurezza intorno all’isola, l’unica cosa che teneva a bada la nebbia. Se il caso non verrà risolto entro 107 ore, la nebbia soffocherà l’isola e tutti i suoi abitanti. Ad aggravare la situazione c’è che il guasto nel sistema ha anche cancellato la memoria di tutti gli abitanti: nessuno ricorda più ciò che è accaduto la notte precedente, il che significa che qualcuno sull’isola è un assassino e non sa di essere. Nel frattempo, il tempo stringe. 




La trama mi aveva messo parecchia curiosità, ma non avendo ancora letto nulla dell'autore ero un pochino incerta. Fortunatamente è stato pubblicato subito anche su Storytel e mi ci sono lanciata.
La domanda spontanea che vi chiederete è: perché non hai recuperato anche gli altri (che sono su Storytel)? Perché questa volta hanno cambiato voce e mentre prima non riuscivo proprio ad ascoltare (ci riproverò, ma temo che non sia nelle mie corde il suo modo di leggere) adesso il tutto era molto scorrevole e piacevole. 

Mi sono trovata catapultata in una storia distopica in cui misteri devono essere risolti e non solo quelli riguardanti l'omicidio che potrebbe essere la fine di ogni vita sull'isola, ma tanti segreti che i tre Sali (gli scienziati) hanno mantenuto per anni.
Inizialmente il tutto appare complesso e con elementi assurdi. I tre scienziati con le loro vite lunghissime, gente fin troppo pacifica e tollerante di stranezze che dovrebbero sconvolgerli, regole assurde (per esempio al coprifuoco tutti cadono addormentati fino alla mattina dopo, oppure al compimento dei 60 anni la loro vita cessa naturalmente, e molto altro che non sto a svelarvi. Tutto questo lo si scopre subito, non erano spoiler tranquilli).
Insomma un piccolo villaggio alla fine del mondo che resiste grazie a tutto ciò in felicità e armonia da generazioni. 
Comunque non temete, serve per dare un idea di come è stata strutturata questa società ed è tutto funzionale, niente di superfluo. Si capirà leggendo e andando avanti nella trama la motivazione dietro ogni regola. 

Tutto scorre in pace e tranquillità, finché improvvisamente una mattina si risvegliano confusi, pieni di ferite, in posti strani, senza ricordare niente di ciò che è avvenuto la sera precedente. 
Mentre un incendio sta distruggendo una delle loro case, trovano al suo interno sei dei loro amici morti, insieme al cadavere di Niema. Il tutto sembra puntare ad un incidente, una trave che cadendo l'ha travolta, ma non è così.

Sarà Emory a rivelarsi fondamentale. La donna più seccante del villaggio, poiché ha la testa piena di domande di cui cerca risposta e non si accontenta di spiegazioni banali. Messa in un angolo da tutti, diventerà importantissima quando prenderà le redini delle indagini arrivando a sfidare i Sali per trovare la verità e salvare tutti, loro compresi.

Un conto alla rovescia che le concede due giorni per rivoltare l'isola, con l'aiuto della figlia (apprendista di Thea e risvegliando fra loro un rapporto in equilibrio precario da troppi anni), cercando indizi e mettendo insieme ciò che scopriranno, lasciandola spesso spiazzata e confusa riguardo il passato della sua gente. 
Verranno alla luce elementi delicati e i tre Sali si riveleranno per quello che erano/sono davvero. 
Emory non ha mai avuto più di tanto paura(/reverenza) di loro, ma il resto della gente? Come potrebbe reagire a certe notizie?

In tutto questo da sottofondo e nostra voce onnisciente c'è Bia (non Abi, come in lingua originale; è un refuso nella trama), una sorta di intelligenza artificiale che comunica con tutti dentro le loro teste, confortandoli, spronandoli e tenendoli ancorati alle regole di pace e armonia che regnano. Una voce che permette di comunicare, di sapere sempre ognuno dov'è, che li connette costantemente. Ma anche una voce con ordini precisi di Niema da rispettare. 
Deve lasciare che le cose vadano come dovrebbero, sperando di aver fatto i calcoli giusti affinché avvenga ciò che deve accadere.
Sarà così oppure Emony cambierà le cose?

Mi sono lasciata trascinare dalla storia senza soffermarmi troppo su dettagli o elementi che magari sembravano strani. Mi è piaciuta molto quest'avventura così strana, assurda e ricca di elementi pronti per esser scoperti e ribaltare le cose in continuazione. 
Mi è molto piaciuto il mondo che è stato creato dall'autore. Come tutto si fosse distrutto per l'ennesima cazzata umana (anche se non si saprà bene la sua origine, ma non è importante ai fini del tutto) e come questa nuova società tenti di prosperare. 

Molto piacevole, scorrevole e intrattiene tanto. Anzi, ti tiene proprio incollato per scoprire come andranno le cose e quale segreto verrà portato alla luce.
Sono curiosa di scoprire le opinioni di chi è più amante dei gialli/thriller per capire cosa riescono a vedere che io non ho percepito. Sicuramente dettagli sparsi ci sono, come domande senza risposta.

Nel complesso, consigliato! 
Soprattutto l'audiolibro, ovviamente.