Simon e Marie abbandonano la frenesia della città per trasferirsi in campagna, dove sperano di concepire un figlio e ritrovare la serenità perduta. Ma il piccolo villaggio in cui hanno deciso di vivere non è quel che si aspettavano: gli abitanti li accolgono con sospetto, gli uccelli sono scomparsi dai boschi, una strana antenna incombe sul paese e storie inquietanti circondano l’antico proprietario della casa dove sono andati a stare. In questa realtà isolata e inospitale Simon e Marie dovranno fare i conti con i traumi del passato, le crepe del loro matrimonio e la difficoltà dei rapporti umani, mentre la quotidianità scivola giorno dopo giorno in un altrove popolato da personaggi grotteschi e sinistri presagi. "Qui, altrove" è un romanzo dove il perturbante si incarna in un’atmosfera densa di enigmi e di mistero e nei personaggi ambigui, soli e violenti che popolano una vicenda degna del miglior cinema di David Lynch. "Qui, altrove" esplora i temi del lutto e del ricordo, dell’amore e della violenza, portando per la prima volta in Italia la scrittura dell’autore canadese Matthieu Simard.
Dopo decisamente troppo tempo, rieccomi per parlarvi di uno dei miei ultimi acquisti e ultima lettura fatta (che meglio non finisca sul tavolino o attenderà come gli altri 1000 libri di essere recensiti).
Un romanzo di una collana dedicata all'horror che sto adorando, nonostante sia appena nata.
Sto parlando di Caronte, di Zona42.
Gli altri suoi romanzi sono Il Pescatore e Siamo Qui Per Farci Male (si, vi lascio i link, così potete recuperare le recensioni o anche solo guardare copertina e trama in facilità).
Torniamo al libro.
Questo piccoletto di 160 paginette o poco più si stacca dalla narrazione spaventosa spostandosi su tematiche più delicate e dolorose, che racchiudono altre sfumature dell'orrore.
I protagonisti sono una coppia sposata da un po' di tempo, come capiremo già dal principio.
Giovani, ma con già alle spalle una vita che li sta portando verso la fine del loro rapporto. Per tentare di salvarlo decidono di cambiare radicalmente vita: comprano una casa in un piccolo villaggio e si trasferiscono, lasciandosi tutto alle spalle, sperando in una rinascita.
Ad attenderli però li aspetta una cittadina piena di persone scontrose, chiuse, che chiariscono dal primo istante che non sono i benvenuti. Quasi a bilanciare questo distacco, una coppia di "nuovi" come loro si fa prepotentemente avanti nelle loro esistenze in maniera estremamente fastidiosa, invadendo i loro spazi senza vergogna.
Marie e Simon si alternano a parlare, raccontandoci un presente dove nessuno dei due riesce a fare qualcosa per coinvolgere l'altro se non per pochissimo. Un rapporto che vogliono riallacciare, quasi a tutti i costi, ma che si sta perdendo. L'amore sembra esserci ancora, "soffocato" da questa vita che hanno trascorso insieme che ha permesso (nel bene e nel male) di conoscersi così bene che certe cose possono non essere dette e le menzogne perdonate.
Un romanzo lento, che riesce a far percepire la lunghezza asfissiante delle giornate costrette a passare, restando però sempre uguali. Personaggi spesso assurdi, che compiono azioni senza il minimo senso logico. La sensazione di fastidio pervade molto le pagine.
C'è un però...questo pervade la prima metà del romanzo. Poi c'è una svolta.
Finalmente la coppia si apre con il lettore, permettendo di scorgere il loro passato e cosa li ha portati a cercare di ritrovarsi in modo così disperato e folle da scappare in quella città.
Questa giusto un'infarinatura di cosa potete trovare nel romanzo.
Ora la parte difficile, tirare le somme.
Non mi è dispiaciuto, ma non mi ha nemmeno lasciato così il segno.
Alcune parti si, moltissimo. In quei passaggi l'autore riesce a trasmettere molto al lettore, di farlo entrare in certe situazioni ed entrare in empatia con i protagonisti, capendo le motivazioni dietro certe scelte che hanno compiuto o stanno compiendo.
Ma in generale, c'è tanto che non saprei collocare.
Personaggi che appaiono, fanno cose e danno spiegazioni incoerenti. Non trovo un senso nel trovarli fra le pagine. Poteva esserci chiunque altro e non sarebbe stato poi così diverso, in fin dei conti.
L'odio dei cittadini nei loro confronti è marginale. Se capita gli parlano, poi volti pagina e sembra tengano loro il muso. Non sono ostili, solo li ignorano completamente per il semplice fatto che non sono nati e cresciuti lì. Il motivo non mi è ancora chiaro.
Non ho capito il discorso dell'antenna, infatti non l'ho nemmeno citata. Come i discorsi sulla casa e del suo ex proprietario, perché in effettivo resta marginale se non per alcuni dettagli che escono nel finale, ma che non ho trovato così incisivi.
Un peccato. Mi aspettavo qualcosa in più.
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