Ebbene si, finalmente vi parlo di "Libia". . . Questo insieme di storie si legge in pochissimo, ma lascia dentro dubbi e domande che vanno oltre quelle pagine, già comunque ricche e che riescono ad instillare molte cose diverse ad una semplice e veloce lettura. . . In linea molto generale, sappiamo dove si trova la Libia. Cosa succede lì. Banalmente, tutti noi italiani, sappiamo che è legata ai clandestini. Ai barconi che affrontano il mare. Gente disperata che rischia la vita per una speranza, un sogno. C'è chi li definisce così, come (ahimè) ci sono molti che indirizzano solo odio verso queste persone che hanno avuto la sfortuna di esser nati lì. Perché è sfortuna, nessuno può scegliere. . . Si divide in sei racconti [ve ne parlo nell'opinione per bene, trovate il link in bio] . . . Vi ispira? 😉 O lo avete già letto? 😊 . #libia #FrancescaMannocchi #GianlucaCostantini #giftedby #oscarvault #Mondadori #booksofinstagram #bookblogger #booknerd #bookstagrammer #booklovers #book #bookish #leggere #leggerechepassione #reading #leggeresempre #booknow #leggerefabene #bookblog #booklover #read #booklove #bookshelf #amoleggere #bookaholic #libridaleggere #freepik #viaggiatricepigra


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Opinione: Libia, di Francesca Mannocchi e Gianluca Costantini


Un reportage a fumetti che dà notizia di una Libia diversa da quella dei telegiornali e dei post sui social. È la Libia dei libici, la Libia delle code fuori dalle banche per procurarsi una moneta che non ha più valore. La Libia dei ragazzi che hanno combattuto il regime di Gheddafi e ora lo rimpiangono.
«Un’opera di graphic journalism che dà voce a chi vive una realtà dilaniata dalla guerra, segnata da ricatti e abusi quotidiani» – Robinson
Da circa un decennio la questione libica divide profondamente l'opinione pubblica italiana. Da un lato chi è stato favorevole all'intervento armato nel 2011, dall'altro i contrari. Da un lato – soprattutto – chi pensa che il flusso dei migranti verso le nostre coste vada fermato con ogni mezzo, e che i centri di detenzione "legali" e illegali in Libia siano una soluzione, dall'altro chi ritiene che i migranti imprigionati in Libia abbiano il diritto di fuggire ed essere salvati da trafficanti e sfruttatori. Bianco o nero; pieno o vuoto; tutto o niente. Ma come sempre la realtà è più complessa. Occorre conoscerla. Questo volume dà notizia di una Libia diversa da quella dei telegiornali e dei post sui social. È la Libia dei libici, la Libia delle code fuori dalle banche per procurarsi una moneta che non ha più valore. La Libia dei ragazzi che hanno combattuto il regime di Gheddafi e ora lo rimpiangono perché almeno, "quando c'era lui", si sentivano sicuri; e non mancavano soldi, corrente elettrica, benzina. La Libia delle madri ferme alla finestra in attesa di figli che non torneranno. La Libia degli anziani che hanno attraversato decenni di dittatura e si guardano sempre le spalle. La Libia della gente comune che subisce ogni giorno ricatti dei militari, abusi, rapimenti, e vive perennemente nel terrore.

È davvero difficile mettersi davanti al pc e riuscire a scrivere qualcosa su questa Graphic Novel, anche perché smuove rabbia. Non verso di "loro", ma verso di "noi", in particolare verso chi si prende diritto di parola davanti una delle situazioni più assurde e drammatiche (e complesse) degli ultimi anni, con la faccia tosta di criticare sempre e solo i più deboli. Perché è più facile, ammettiamolo. Informarsi e prendersela con chi ha creato tutto questo, è davvero troppo per queste "persone". 

Questo insieme di storie si legge in pochissimo, ma lascia dentro dubbi e domande che vanno oltre quelle pagine, già comunque ricche e che riescono ad instillare molte cose diverse ad una semplice e veloce lettura. Chi ne sa qualcosa, si troverà ad approfondire qualche argomento. Chi, non avendo mai avuto tempo e/o voglia di scavare per trovare la verità fra mille testate "giornalistiche", potrà scoprire ancora di più ed iniziare ad avere un occhio più critico, per distinguere realtà da...altro.

In linea molto generale, sappiamo dove si trova la Libia. Cosa succede lì. 
Banalmente, tutti noi italiani, sappiamo che è legata ai clandestini. Ai barconi che affrontano il mare. Gente disperata che rischia la vita per una speranza, un sogno. C'è chi li definisce così, come (ahimè) ci sono molti che indirizzano solo odio verso queste persone che hanno avuto la sfortuna di esser nati lì. 
Perché è sfortuna, nessuno può scegliere.

Se ne parla spesso e di nuovo aggiungo un enorme purtroppo, poiché c'è tantissima disinformazione intorno alla vicenda mentre viene raccontata. Si strumentalizzano le persone, indirizzando un enorme odio senza motivo che parte dalla politica più becera che sfrutta ignoranza e che scende fino al cittadino (analfabeta) comune. Si, analfabeta, perché (per mia esperienza) crede ad ogni bufala e prova un risentimento assurdo, senza però aver mai riflettuto sul perché odia "loro" e non altri. 
Anche se non gli cambia molto. L'importante è odiare. Chi, non importa. 
Non migliora la loro vita, ma non comprendono. 
Sto divagando, scusate...

Si divide in sei racconti. 
Parte dal massacro di Abu Salim (1996). Nasce tutto da una rivolta carceraria, dove i prigionieri chiedevano il cambiamento della situazione disumana in cui erano costretti a vivere. Ci fu un breve negoziato, che però non andò a buon fine. Seppur i carcerati tornarono nelle loro celle volontariamente, vennero poi mandati in un cortile ed ammazzati a colpi d'arma da fuoco. 1270 morti.
Solo molto più tardi si scoprì tutto. (Mai pretese indagini. Mai avuta giustizia).
Ci parla di questo uno dei sopravvissuti, rinchiuso per più di vent'anni, solo per aver avuto una fede diversa. Attraverso i suoi occhi vediamo la vergogna, la voglia di dimenticare, quasi di lasciarsi sopraffare purché con ciò possa esser lasciato in pace. La rassegnazione (e distruzione) di un uomo. Come tanti altri. 

Si passa ad accennare alle migrazioni, finendo in un centro di detenzione. 
Era il 2014 ed erano "ospitate" 1200 persone a Zwiya, dove Francesca riesce ad entrare e ce ne parla. 
Condizioni disumane, sovraffollamento, niente cibo né aria,...e tanta puzza. La giornalista fa una riflessione estremamente potente partendo da questo dettaglio:

Ma come si fa? 
In un gesto a dire loro: Tu puzzi.

Perché le consigliano di mettere una mascherina per coprire l'odore, ma lei ne è inorridita.
Gente che scappa dalla fame, dalla guerra, dal terrorismo,...arrestata senza motivo e rinchiusa in un posto del genere, senza dignità ne rispetto. Una mascherina sarebbe l'ennesimo affronto. 

E ci introduce ad uno dei problemi centrali della Libia: le forze armate. Che torneranno più avanti. 

Si passa a parlare del traffico di esseri umani. Di come la Guardia Costiera di Garabulli (sessanta chilometri ad est di Tripoli), dove moltissimi barconi partono, non ha nessun mezzo né per fermare, né per aiutare chi parte. Vediamo la drammaticità di uno Stato a cui non importa. Vediamo le forze armate che minacciano chi tenta di fermare e/o soccorrere, perché il traffico di esseri umani porta loro soldi. Scopriamo un pezzetto in più riguardo la rete che mette insieme la gente, organizza i viaggi, e manda in mare i disperati. Una catena difficile da spezzare. 
Si parla della figura dello scafista. Che non esiste. Chi organizza questi viaggi sa benissimo cosa rischia e non mette la sua vita in pericolo. "Addestra" una delle persone che salirà a bordo e stop. 
Gente che non si sente colpevole, perché è così che ha scelto di vivere. Attribuendo colpa ai nostri governi che non guardano, perché non fa comodo. 
Un indifferenza generale che fa rabbrividire. 

Ci viene presentata Wered, una ragazzina di sedici anni, eritrea, poverissima, a cui la famiglia da i soldi per andarsene, per lasciare l'Africa e poterli aiutare economicamente. E lei parte. Affronta il deserto, sofferenze atroci, un viaggio terribile. E finisce nelle mani dell'ISIS. Violenza e soprusi. Liberata dai libici, torna in carcere. Vuole uscire, ma non ha dove andare. L'unica via sarà il mare, sperando di non morire. 
Viene mostrata parzialmente la condizione delle donne, prigioniere di guerra e strumenti di sfogo per i carcerieri. Di come lo stupro stia tornando come metodo punitivo verso avversarie e/o prigioniere (già affrontato in alcuni articoli quando si parla delle donne Curde che combattono l'ISIS). 

Si parla di soldi. Di come uno Stato ricchissimo, abbia in realtà pochissimo denaro per i cittadini. Spesso minacciati dalle milizie, che "chiedono" una parte dei soldi per poter velocizzare i prelievi alle banche. 
Qui viene affrontato e spiegato, almeno in parte, questo problema che è un po' il fulcro di tutto
Senza un Governo forte abbastanza da distruggere le milizie, hanno preso il controllo e nessuno vuole fermarle. E fra i cittadini non c'è voglia di ribellarsi, visto che dall'ultima volta che lo hanno fatto la situazione è precipitata e si chiedono se possa ancora andare peggio. 
Un tema delicato e davvero complicato, che non ho proprio la facoltà di saper riassumere. 

E per ultimo si torna a riaffrontare la vergogna di chi ormai ha abbassato la testa. La rassegnazione che ha avvolto molti fra quelli che si erano ribellati e che non sono riusciti a trasmettere questa voglia di libertà ai figli. Per paura e rassegnazione, un misto che non può che far riflettere chi legge: 
se fossimo noi al loro posto?

Ed in un certo senso, "lo siamo". Sicuramente non abbiamo milizie armate fuori dalle porte, ma abbiamo già gente che inneggia alla violenza quotidianamente su troppi fronti per citarli brevemente, che la usa come metodo per affrontare i problemi, che distrugge il "nemico" quando questo vuole solo giustizia. Che pretende di avere ragione e alza il pugno per ottenerla, spesso solo in casa o verso i deboli, e/o fa gruppo ed assalisce in massa l'avversario, perché la frustrazione viene da chi poi non sa affrontare nessuno nella vita comune in modo civile e maturo. Qualunque siano le sue idee. 

Siamo anche noi parte del problema. 
Siamo stati zitti troppo a lungo.
Siamo anestetizzati alla violenza. 
Siamo stati "educati" a guardare chi sono vittima e carnefice, prima di emettere opinione. 
Siamo circondati da bestie che esultano quando muore della gente innocente. 
Siamo in un paese di incivili ed ignoranti, che continuano ad aumentare e credere che il numero sia indice di aver l'idea giusta. 

Sarà banale, ma possiamo nel nostro piccolo cambiare le cose anche solamente informandoci e diffondendo le notizie corrette. 
Questo è un piccolo volume, ma può fare tanto. 
Semplice, ben creato e con idee interessanti da analizzare, permette di capire almeno "qualcosa" per iniziare a spiegarlo a chi vorrà ascoltare. O per tentare di spiegarlo a chi crede di aver l'unica verità in tasca, ma (ahimè) ennesimi articoli "clickbait". 
Se vi incuriosisce, compratelo! 


Se vi va, fatemi sapere se lo avete letto o pensate di farlo. 
Se conoscete altre letture per approfondire il tema (leggère, non riesco proprio a star dietro a saggi; più forte di me e me ne vergogno).
O semplicemente se vi va di parlarne...
Scrivetemi pure. 

Oggi, Carrisi 😎 . Parlare di questo romanzo risulta difficile, perché meno si sa sulla trama, più cose si scoprono durante la lettura e regalano sensazioni molto diverse, che contribuiscono a renderla interessante e a portare il lettore a non volersi staccare fino alla fine. . . Di Carrisi per ora avevo letto solamente "Il Suggeritore" che ho adorato alla follia! Stavo pensando da un po' di leggere altro, ma ero sempre combattuta perchè temevo che fosse difficile reggere il confronto. Ma con questa novità, ho deciso di provarci, bene o male che fosse andata. A spingermi è stata la curiosità, ma Carrisi ha una penna davvero buona, come questo romanzo mi conferma. . . La storia entra subito nel vivo già nel primo capitolo. Se ti conquista, sai già di essere fregato. A grandi linee, i protagonisti sono due. Pietro Gerber, uno stimato psicologo che si occupa di bambini ed è specializzato in ipnosi, in particolare segue casi che hanno un percorso giudiziario per i quali i piccoli devono "aprirsi" con lui [...]. L'altra è Hanna Hall, ma non l'adulta che avrà a che fare con questo psichiatra, ma la bambina che è stata anni prima. Hanna è stata testimone di qualcosa di orribile che riaffiora improvvisamente e viene affidata a Pietro poiché questa vicenda riguarda la sua infanzia, un argomento in cui lui è estremamente bravo, e secondo la collega che segue Hanna è il migliore per capire cosa le sia accaduto, per trovare la verità in quei ricordi lontani e confusi.[...] . . In generale, dopo averci riflettuto parecchio, un romanzo piacevole che mi ha davvero risollevato regalandomi qualche ora di lettura senza rendermi conto del tempo che passava. Una storia davvero particolare, che però non ha saputo conquistarmi del tutto.... . . Se volete saperne di più sui motivi che non mi fanno dare un 5 stelline, trovate la mia opinione completa sul blog (il link è anche in Bio). . . Vi incuriosisce? 😉 . Se lo avete già letto, ditemi la vostra impressione 😉 . . #LaCasaDelleVoci #DonatoCarrisi #giftedby #Longanesi #freepik #viaggiatricepigra


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Opinione: La Casa Delle Voci, di Donato Carrisi



«Gli estranei sono il pericolo. Fidati soltanto di mamma e papà.»

Pietro Gerber non è uno psicologo come gli altri. La sua specializzazione è l'ipnosi e i suoi pazienti hanno una cosa in comune: sono bambini. Spesso traumatizzati, segnati da eventi drammatici o in possesso di informazioni importanti sepolte nella loro fragile memoria, di cui polizia e magistrati si servono per le indagini. Pietro è il migliore di tutta Firenze, dove è conosciuto come l'addormentatore di bambini. Ma quando riceve una telefonata dall'altro capo del mondo da parte di una collega australiana che gli raccomanda una paziente, Pietro reagisce con perplessità e diffidenza. Perché Hanna Hall è un'adulta. Hanna è tormentata da un ricordo vivido, ma che potrebbe non essere reale: un omicidio. E per capire se quel frammento di memoria corrisponde alla verità o è un'illusione, ha disperato bisogno di Pietro Gerber. Hanna è un'adulta oggi, ma quel ricordo risale alla sua infanzia. E Pietro dovrà aiutarla a far riemergere la bambina che è ancora dentro di lei. Una bambina dai molti nomi, tenuta sempre lontana dagli estranei e che, con la sua famiglia, viveva felice in un luogo incantato: la «casa delle voci». Quella bambina, a dieci anni, ha assistito a un omicidio. O forse non ha semplicemente visto. Forse l'assassina è proprio lei.


Parlare di questo romanzo risulta difficile, perché meno si sa sulla trama, più cose si scoprono durante la lettura e regalano sensazioni molto diverse, che contribuiscono a renderla interessante e a portare il lettore a non volersi staccare fino alla fine. 

Di Carrisi per ora avevo letto solamente "Il Suggeritore" che ho adorato alla follia! 

Stavo pensando da un po' di leggere altro, ma ero sempre combattuta perchè temevo che fosse difficile reggere il confronto. Ma con questa novità, ho deciso di provarci, bene o male che fosse andata.
A spingermi è stata la curiosità, ma Carrisi ha una penna davvero buona, come questo romanzo mi conferma. La storia scorre veloce dicendo molto e chiudendo spesso i capitoli con colpi di scena che spronano a continuare per scoprire come andrà avanti il tutto.

Questo romanzo è leggerissimo da leggere. Non si sentono nemmeno le 400 pagine di cui è composto. Si entra subito in un ritmo di lettura piuttosto serrato, che resta molto stabile, cosa difficile, in molti thriller ci sono momenti rapidi spezzati con momenti più tranquilli che tendono a rallentare la storia. Quì è molto molto raro. Certo, ci sono capitoli dove ci si ferma un momento, vengono date alcune spiegazioni o comunque succede qualcosa che fa prendere aria. Ma sono pochi.

La storia entra subito nel vivo già nel primo capitolo. Se ti conquista, sai già di essere fregato. 
A grandi linee, i protagonisti sono due. Pietro Gerber, uno stimato psicologo che si occupa di bambini ed è specializzato in ipnosi, in particolare segue casi che hanno un percorso giudiziario per i quali i piccoli devono "aprirsi" con lui (che può spaziare dal raccontare un abuso, al chiarire un trauma,...le situazioni possono essere davvero tante). L'altra è Hanna Hall, ma non l'adulta che avrà a che fare con questo psichiatra, ma la bambina che è stata anni prima. 
Hanna è stata testimone di qualcosa di orribile che riaffiora improvvisamente e viene affidata a Pietro poiché questa vicenda riguarda la sua infanzia, un argomento in cui lui è estremamente bravo, e secondo la collega che segue Hanna è il migliore per capire cosa le sia accaduto, per trovare la verità in quei ricordi lontani e confusi. 

Carrisi alterna magistralmente le due voci, mescolando passato e presente, in una danza veloce ma molto interessante, anche se, ammetto, qualche perplessità me l'ha lasciata. 
Fra le due ho preferito molto di più la voce di Hanna. Probabilmente perché c'era il mistero di scoprire cosa vide. Unito al fatto di scoprire lentamente cose che sembrano magiche agli occhi della bambina, ma che esternamente mettono i brividi. 
Pietro da la contrapposizione di cui c'è bisogno, razionalizzando molti dettagli ed intervenendo a chiarire, anche per il lettore, alcune cose. 

In generale, dopo averci riflettuto parecchio, un romanzo piacevole che mi ha davvero risollevato regalandomi qualche ora di lettura senza rendermi conto del tempo che passava. 
Una storia davvero particolare, che però non ha saputo conquistarmi del tutto.
Ahimè, sono rimasta molto delusa dal finale (succede spessissimo, eppure ci resto male ogni volta). Prevedibile per alcuni tratti che Carrisi permette di intuire verso la chiusura della trama, e per tante domande che restano senza una risposta. 
Fra i pro ed i contro, resta comunque molto positivo il giudizio e quindi lo consiglio a chi cerca una lettura piacevole, veloce, interessante, con alcuni tratti misteriosi ed inquietanti che la rendono stuzzicante.
Non cito nemmeno i fan di Carrisi, perché credo che quando si inizia a leggerlo si continui a farlo (come farò io, recuperando piano piano i vari romanzi che ancora non ho letto). 

Ringrazio la Longanesi per averlo potuto leggere in concomitanza della pubblicazione. 

Opinione: Il Priorato Dell'Albero Delle Arance, di Samantha Shannon


Tra draghi, lotte per il potere e indimenticabili eroine, l'epico fantasy al femminile per il nuovo millennio.
Il romanzo fantasy dell'anno. La casa di Berethnet ha regnato su Inys per mille anni ma ora sembra destinata a estinguersi se la regina Sabran IX non si sposerà e darà alla luce una figlia. I tempi sono difficili, gli assassini si nascondono nell'ombra della corte. A vegliare segretamente su Sabran c'è Ead Duryan, adepta di una società segreta che, grazie ai suoi incantesimi, protegge la sovrana. Ma la magia è ufficialmente proibita a Inys...


Non so nemmeno da dove partire per parlarvi di questo romanzo. 
Lo so, lo avrete visto ovunque, ne stanno parando anche i muri, non ne potrete più...Ma non azzardatevi a metterlo in un angolo della vostra mente o a rifiutarvi di leggerlo perché è la "moda" del momento. 
Potreste pentirvene molto. 
Mondadori porta in Italia un altro fantasy incredibile, che fa respirare una boccata di aria fresca agli amanti del genere, che da troppo sentivano la mancanza di novità così interessanti. (Ammettetelo, dopo quelli che parevano secoli a vedere solo vampiri e simili, dalle storie tutte uguali a riempire gli scaffali, non se ne poteva più) 

Ho avuto la fortuna di riceverlo in anteprima, eppure ci ho messo parecchio nel finirlo. 
Colpa del romanzo? Assolutamente no! 
Anzi, non volevo che finisse. Quando ho scoperto che era auto-conclusivo ci sono rimasta male, lo ammetto. Speravo in una bella e corposa saga fantasy, che ne sento un po' la mancanza. 
E questa aveva tutto per poterlo diventare (fantasia di ogni lettore rompicoglioni: che la storia amata non finisca mai. Cosa impossibile e che al 99% distrugge la storia...). 

Un fantasy molto interessante che propone una storia davvero ampia e che ha radici profonde, ma di cui non si percepisce affatto il peso. Scorre piuttosto velocemente, se tralasciamo i primi capitoli dove tanti nomi e lo stacco fra Occidente e Oriente possono creare un po' di confusione. Ma passa molto in fretta, ve lo garantisce una persona che coi nomi fa sempre la guerra. 

Ci troviamo sballottati fra questi due "continenti" che da secoli sono divisi e non comunicano fra di loro, alla cui base ci fu una divisione religiosa e/o un morbo molto pericoloso, che chiuse i porti e troncò ogni contatto. 
Ad Occidente ci troviamo principalmente nel settentrione, a Inys, dove la regina regnante Sabran viene tartassata perché si sposi e generi una figlia. La cosa è decisamente importante perché la casata delle Berethnet si fonda su una discendenza femminile molto particolare: ogni regina da alla luce un solo figlio ed è sempre una femmina che le succederà al trono. Questo è fondamentale affinché un terribile male non si risvegli mai più. A vegliare su di lei in segreto c'è Ead, che negli anni si è fatta largo nella corte, fino ad arrivare vicinissima alla sovrana per proteggerla da qualunque pericolo. 
Ad Oriente incontriamo invece Tané che sta per sottoporsi a delle prove per diventare Cavaliere dei Draghi, ma un incontro inaspettato potrebbe rovinare tutto, e sarà solo l'inizio del suo viaggio. 

Eh si, esistono davvero i draghi fra queste pagine! Ma immaginateli secondo la cultura orientale...
Questo è uno dei vari dettagli che rendono davvero ricco il romanzo e gli danno forza.
La divisione fra Oriente ed Occidente riprende un po' tradizioni e miti delle nostre culture: a Inys immaginiamo castelli, regine, una storia sul fantasy medioevale; mentre dall'altra parte del mondo abbiamo draghi acquatici, cavalieri che possono ricordare samurai, ed altri dettagli che non possono non farci pensare all'Oriente. Compare anche il Meridione (in Occidente), che ricorda molto il deserto. 

Viene trattata (o meglio, non trattata) la questione razziale. Ead ha la pelle molto scura, capelli crespi. Sabran pelle bianchissima. Tanè dagli occhi a mandorla e capelli liscissimi neri. Tanto per fare qualche esempio. Ci sono tante "etnie" che appaiono nelle pagine, ma i dettagli vengono dati per immaginarci queste protagoniste, non per altro. C'è una differenza solo in base sociale (come potevate già immaginare la corte della Regina, oppure il rispetto che si guadagna un Cavaliere dei Draghi, senza parlare degli Imperatori). 

Come potete immaginare, le protagoniste principali sono delle donne. Ci saranno anche figure maschili, interessanti a modo loro, ma loro sono il fulcro del romanzo. Rappresentando status diversi, avendo ruoli diversi,...ma unite da caratteristiche comuni: forti, tenaci, determinate, nonostante un grande cuore e una mente affilata. 

Si affrontano questioni di cuore, ovvero che non si può comandare di chi innamorarsi ed essere attratto. Anche questo tema, ahimè ancora delicato nel nostro quotidiano, viene affrontato con una naturalezza che dovrebbe esistere sempre. Fa decisamente più storcere il naso sentir parlare delle nozze fra nobili, obbligatorie per suggellare accordi politici e/o continuare la stirpe. O così deve essere per una persona normale. 

Ho parlato di niente e ho già detto così tanto!
Vorrei potervi parlare meglio di Ead e di come è finita ad Inys, di come Sabran affronta il peso della Corona, di Tané e del suo percorso, dei Draghi così maestosi ed antichi e dei Wyrm....ma già così vi sto "rovinando" la lettura. 
Va scoperto pagina dopo pagina, un segreto rivelato alla volta, per rimanere a bocca aperta e nel chiudere il libro, esser tristi perché. ahimè. "è troppo breve". 

"Forse non dovreste comprare questo libro. Lo so, non è il tipo di cosa che ci si aspetta di sentire da un autore. A quelli del marketing non piacerà. Al mio editor verrà un colpo. Ma io voglio essere onesto con voi e non mi importa delle conseguenze" [Patrick Rothfuss] . . ...e già uno lo adora! In partenza, senza aver letto nemmeno una riga. Questa spontaneità, almeno per quanto mi riguarda, ha già fatto partire in maniera molto positiva questa lettura. . . Auri è una figura che, ammetto, non ho riconosciuto subito. [Racconto lungo che fa parte della trilogia "Le Cronache Dell'Assassino Del Re"] A fine romanzo ho fatto una breve ricerca e mi è tornata in mente. Capitemi, avevo letto i romanzi un...saranno dieci anni fa. Purtroppo li ricordo vagamente e li voglio rileggere (anche) per questo. È stato strano immergersi in questa storia senza aver riconosciuto la protagonista, però ciò non cambia la percezione che ho avuto di lei o che modifica la mia opinione. Ho solo schiarito le idee e mi ha regalato qualcosa in più. . . Abbiamo l'occasione di vedere il mondo attraverso gli occhi di Auri, e non è una cosa da poco. Una ragazza estremamente sensibile, dolce, ma anche molto strana. . Ci saranno momenti in cui sorrideremo con lei, altri in cui non la capiremo proprio ma ci proveremo davvero molto, persino momenti in cui ci si stringerà il cuore per ciò che le capita. Seppur tante pagine sono estremamente particolari (capirete immediatamente a cosa mi riferisco non appena le troverete nel testo), come ammette l'autore alla fine del romanzo. . . Trovate la mia opinione completa sul blog [link in Bio], ma non sarà l'unica: È in corso un Review Party in cui ve ne parleremo. [i link dei blog li trovate sotto la mia opinione] . . . . #LoSguardoLentoDelleCoseMute #PatrickRothfuss #LeCronacheDellAssassinoDelRe #Mondadori #booksofinstagram #bookblogger #booknerd #bookstagrammer #booklovers #book #bookish #leggere #leggerechepassione #reading #leggeresempre #booknow #leggerefabene #bookblog #booklover #read #booklove #bookshelf #amoleggere #bookaholic #libridaleggere #freepik #viaggiatricepigra


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Review Party: Lo Sguardo Lento Delle Cose Mute, di Patrick Rothfuss



Benvenuti in questo evento dedicato all'ultimo libro di Patrick Rothfuss che finalmente arriva anche da noi in Italia. Un piccolo tassello della serie "Le Cronache Dell'Assassino Del Re" che regala qualcosa in più ai fan che strepitano in attesa del terzo, e conclusivo, capitolo della serie. 

Vi avverto, se non avete letto i precedenti romanzi "Il Nome Del Vento" e "La Paura Del Saggio", vi sconsiglio di continuare la lettura perché il romanzo è un frammento in più riguardante il secondo volume. Potreste non capirci niente, anche perché è una lettura molto particolare. 
Consiglio di andare per ordine. 

Ma ora, per i lettori voraci che lo aspettavano ma che ancora non lo hanno comprato, vi parlerò un poco del romanzo. Prima però la trama: 


In questo libro ricco di segreti e di misteri, Patrick Rothfuss ci conduce nel mondo di uno dei personaggi più enigmatici de Le cronache dell'assassino del re e si collega alle vicende narrate nel secondo volume delle Cronache.

«Auri sapeva come andavano le cose a volte. Certi giorni semplicemente ti calavano addosso come pietre. Altri erano volubili come gatti, sgusciavano via quando avevi bisogno di conforto, per tornare più tardi quando non li volevi, a darti spintoni, a rubarti il fiato.»




Sotto l'Università c'è un posto oscuro, che solo poche persone conoscono; una rete spezzata di antichi passaggi e stanze abbandonate. Lì vive una giovane donna, nascosta tra i tunnel tentacolari, al centro di questo luogo dimenticato. Il suo nome è Auri, ed è piena di misteri. "Lo sguardo lento delle cose mute" è un breve e agrodolce scorcio sulla vita di Auri, una storia che, giocosa e inquietante al tempo stesso, offre al lettore la possibilità di guardare il mondo attraverso gli occhi della sua protagonista e di imparare cose che solo Auri conosce.
Come già dicevo è una lettura estremamente particolare, molto insolita. 
Già l'autore mette le mani molto avanti subito: 

Forse non dovreste comprare questo libro. 
Lo so, non è il tipo di cosa che ci si aspetta di sentire da un autore. A quelli del marketing non piacerà. Al mio editor verrà un colpo. Ma io voglio essere onesto con voi e non mi importa delle conseguenze

...e già uno lo adora! In partenza, senza aver letto nemmeno una riga. Questa spontaneità, almeno per quanto mi riguarda, ha già fatto partire in maniera molto positiva questa lettura. Non è un libro su Kvothe, ma su Auri. So che è scritto nella trama, ma se siete come me, la trama proprio la saltate ed andate diritti alla storia. È incosciente, lo so, ma spesso mi capita di farlo. 

Auri è una figura che, ammetto, non ho riconosciuto subito. A fine romanzo ho fatto una breve ricerca e mi è tornata in mente. Capitemi, avevo letto i romanzi un...saranno dieci anni fa. Purtroppo li ricordo vagamente e li voglio rileggere (anche) per questo. È stato strano immergersi in questa storia senza aver riconosciuto la protagonista, però ciò non cambia la percezione che ho avuto di lei o che modifica la mia opinione. Ho solo schiarito le idee e mi ha regalato qualcosa in più. 

Più precisamente, ho scoperto che cronologicamente si può posizionare fra il capitolo sette e undici de "La Paura Del Saggio" (o almeno così dice Wikipedia). Ho ripreso in mano quel grosso mattone e, si, ci sta proprio bene lì in mezzo! Probabilmente quando rileggerò il tutto farò una pausa in quel punto per inserirci questa storia. Potrebbe regalare molto. 

Ma torniamo al romanzo. 
Abbiamo l'occasione di vedere il mondo attraverso gli occhi di Auri, e non è una cosa da poco. Una ragazza estremamente sensibile, dolce, ma anche molto strana. Staremo insieme a lei diversi giorni, buttati a capofitto, senza preamboli o presentazioni

Quando Auri si svegliò, sapeva di avere sette giorni. 
Sì. Lo sapeva per certo. Lui sarebbe venuto a trovarla il settimo giorno. 
Parecchio tempo. Parecchio da aspettare. Ma non così tanto rispetto a tutto quello che c’era da fare. Non se voleva fare le cose per bene. Non se voleva essere pronta. Aprendo gli occhi, Auri vide un debole barlume di luce. Una cosa rara, dato che se ne stava ben nascosta nel Guscio, il luogo più appartato. Era un giorno bianco. Un giorno profondo. Un giorno di ritrovamenti. Sorrise, l’eccitazione che le danzava nel petto.

Ci porterà insieme a lei a scoprire casa sua, ovvero il Guscio, per poi uscire e passare per Vaglio, Dodici, Porto, Tocchi,...e molti altri posti della Sottovia, a cui ha dato il nome e che conosceremo attraverso di lei. Luoghi non particolarmente interessanti, ma che lei saprà rendere unici. 

Ci saranno momenti in cui sorrideremo con lei, altri in cui non la capiremo proprio ma ci proveremo davvero molto, persino momenti in cui ci si stringerà il cuore per ciò che le capita. 
Seppur tante pagine sono estremamente particolari (capirete immediatamente a cosa mi riferisco non appena le troverete nel testo), come ammette l'autore alla fine del romanzo.

Era bizzarra e sbagliata, era ingarbugliata e le mancavano tante delle cose che si presume debba avere una storia. Eppure funzionava, grosso modo. Non solo stavo imparando molto su Auri e sulla Sottovia, ma la storia stessa aveva una sorta di dolcezza.
Qualunque sia la ragione, lasciai che la storia si sviluppasse secondo i suoi desideri. 

Non la costrinsi a prendere una forma diversa e non ci misi qualcosa solo perché avrebbe dovuto esserci. 
Decisi di lasciarla essere se stessa.

La definisce una "Storia da Baule" ovvero qualcosa che rimarrà nel cassetto per sempre, ed invece a tanti è piaciuta. Dall'agente, alla editor, fino ai lettori. Nonostante non rispetti certi "criteri" è affascinante, ti entra dentro e ti conquista. 

Durante una serata con Vi Hart, le fa leggere il romanzo e, ponendole dubbi sul fatto che i lettori si sarebbero incazzati davanti una cosa del genere, lei risponde: 

«Che si fottano, quelli che la pensano così.
«Loro ne trovano un sacco, di storie scritte per loro. E io? Dove sono le storie per le persone come me?  
«Lasciale ai lettori come quelli, le storie normali [...]
«Questa storia non è per loro. Questa storia è mia. È per le persone come me.» 
Non posso che trovarmi completamente d'accordo! 



Mi stavo dimenticando di aggiungere un dettaglio molto importante. 
Ci sono illustrazioni davvero belle (le due che ho aggiunto sono fra queste) che regalano un tocco un più al romanzo. Semplici eppure trasmettono al lettore questa figura così minuta, particolare, un po' folle ma che ci fa innamorare. 




Insomma, tirando le somme: finalmente è in Italia; ci racconta qualcosa di più su un personaggio insolito ma davvero interessante; non è il solito romanzo, ma è davvero particolare...che aspettate a comprarlo?!?

Vi ricordo che settimana scorsa c'è stato un Blogtour dedicato al romanzo.
Nel caso ve lo siate perso, vi metto le tappe qui sotto, insieme ai vari link dei blog che partecipano al Review Party.
Seguiteci!




BlogTour

2/12 PresentazionePaper Purr
4/12 Ambientazione - OrientaLove
5/12 Autore - Hook A Book
6/12 Cinque Motivi Per LeggerloLettrice Ribelle


Review Party

9/12
Viaggiatrice Pigra

10/12