La stagione della morte: racconto horror illustrato, di Giorgio Borroni



“La stagione della morte” è un racconto tutto italiano, un mix di pulp e horror con scene toste e a tratti raccapriccianti, ambientato nella Maremma toscana di inizio anni Ottanta.
Ilio è un reietto e la sua vita in paese è stata sempre un inferno. Quando decide di lasciarsi alle spalle quel luogo tanto opprimente, l’unica persona che desidera portare con sé è Lara, la sua giovane fidanzata. Nessuno potrà fermarlo, è questo ciò che pensa quando bussa alla sua porta. Ma un oscuro mistero si cela dentro quella casa. Non la lasceranno andare, loro non vivono come le persone normali e per liberarsi di lui useranno metodi poco ortodossi e rituali abominevoli.
“La stagione della morte” è una storia dura e cattiva. Fra cazzotti, giratubi usati come corpi contundenti e la natura cupa e misteriosa del paesaggio, la mente del lettore si riempirà di domande a cui non troverà facilmente risposte.
Eppure la riposta è solo una.
E per scoprirla bisognerà arrivare fino in fondo.

La stagione della morte è un racconto horror illustrato.
Illustrazioni di Giorgio Borroni. 




Un racconto che, purtroppo, mi ha deluso.
La trama mi incuriosiva, prometteva bene ma non mi ha lasciato niente altro che domande senza risposta e niente che possa in minima parte salvarlo dal mio aspro giudizio.

Non per la brevità, ho letto storie molto interessanti seppur molto brevi.
Non sarebbe un problema nemmeno la violenza (horror e splatter li adoro).
Sono i contenuti il problema. Spesso alcune cose vengono solo accennate, lasciando un vuoto e delle domande che meriterebbero una risposta, che non arriverà mai. 


Per fare un esempio, ci viene accennato che il giovane protagonista non è ben visto dai suoi colleghi, nè da altri cittadini, per colpa del padre. Eppure non sappiamo il motivo. Ci viene solo detto questo, lasciando un vuoto che qualche riga in più avrebbe potuto dare una spiegazione a questo astio così forte nei confronti del ragazzo, di cui l'unica colpa sembra sia solo l'esser nato. E anche spiegarne il carattere, perchè viene solo ripetuto che ha dovuto imparare a resistere, ma detto solo così non ci dice granchè sul protagonista.

Un'altra nota stonata è la "love story" che dovrebbe essere la base del racconto. 

Intendiamoci, niente cuoricini e promesse strappalacrime. Ma da come viene descritta appare davvero vuota e certe frasi fanno venir il voltastomaco. 
"Io tua sorella me la prendo"  (Detta da Ilio al fratello della ragazza)
Già questa semplice frase, fa venire il nervoso. Come fosse un giocattolo. Una cosa che lui ha deciso che ora è sua. 
Intendiamoci, non migliore della famiglia della giovane che già dall'inizio di questo racconto fa intendere molto chiaramente che la vede allo stesso modo. Però stanno allo stesso livello, lui non è assolutamente migliore da come s'intuisce in alcuni passaggi. 
Per esempio, ci sono alcune scene in cui dovrebbe esserci la passione fra i due, nei ricordi di lui. Insomma, stanno insieme e vogliono scappare per costruirsi una vita di coppia. 
Eppure lei appare estremamente fredda, distaccata. Come se il corpo non fosse suo e quasi non le importasse di cosa le stia succedendo; di cosa lui sta facendo. Anche questo estremamente abbozzato, dobbiamo noi tentare di indovinare perchè si comporti così. 
Per Ilio è tutto normalissimo, e ciò è come minimo disturbante (ma non abbiamo niente per capire se il problema è lui, lei o entrambi). 

Tutto questo, non mi è nemmeno parsa una specie di critica a questi comportamenti, come mi è capitato di trovare in altri romanzi (o racconti) del genere, in cui si intuisce che si parli dal punto di vista di un  "malvagio" (diventato crudele o nato proprio così) per condannarlo e/o portare a riflettere, anche se le cose vengono mostrate tramite i suoi occhi e sembrino giuste. Qualcosa trapela e fa capire che c'è di più oltre le pagine. Qui non l'ho proprio visto. 

Ma riflettendoci con calma, ho capito che la cosa che non me lo ha fatto apprezzare del tutto è che sembrano due parti scollegate fra loro. Mi spiego meglio. 
Il racconto possiamo dividerlo in due parti. 

Una più realistica, in cui questo giovane sui vent'anni si scontra per la prima(?) volta con il fratello della sua ragazza ed altri due. Come ho già detto, molto superficiale e, nonostante alcune scene sono ben descritte, il tutto non lascia chissà cosa al lettore.

Ma nella seconda parte si cambia completamente registro: la coppia dovrebbe scappare insieme, ma lei non si presenta, così lui la va a prendere. 
Ci troviamo davanti ad una scena tragicomica (per la prevedibilità), dove la madre tiene le redini della casa e comanda tutti a suo piacimento e poi....Insomma, non finisce proprio bene e, per non farvi spoiler, diciamo che ha a che fare con l'occultismo, seppur sempre difficile da capire (ho riletto più volte alcune righe, perché mi sembrava di aver perso qualcosa). 

Queste due parti sono scollegate fra di loro, non c'è qualcosa che le leghi tranne una flebile trama che non riesce a tenerle più unite. Fosse stato un romanzo o un racconto più lungo, dando maggior spazio alla storia, poteva starci questo cambio durante la lettura. Ma in qualcosa di così breve, non regge. 
Forse meglio puntare su una storia totalmente realistica (che di orrore sene può avere senza problemi, come vediamo ogni giorno, ahimè), oppure una lunga e folle discesa verso l'ignoto. 

Decisamente un no.
Anche le parti splatter/horror le ho trovate sottotono. Non riescono a dare niente che possa salvare la storia. Insomma, da quello che ho capito: un branco di esseri che pretende di comandare la vita di una ragazza, facendo "virilmente" a pugni (e anche peggio). 

L' "eroe" (non so se definirlo così oppure no, non ho proprio capito che figura l'autore abbia voluto rappresentare) che dice di amarla, volerla salvare e portare via...ma va beh, lasciamo stare.

Speravo in un racconto dalle tinte interessanti, con una storia particolare e che mi facesse passare un po' di tempo in relax (eh si, mi rilasso con questo genere di cose).
Purtroppo niente di tutto ciò. 

Non ho proprio capito cosa volesse raccontare.
Un grande peccato. 

Opinione: Tieni Presente Che, di Chuck Palahniuk


 Il libro che tutti aspettavamo da tempo: un libro che narra i trucchi del mestiere di uno scrittore, ma che è anche un'autobiografia, un romanzo di formazione, una guida galattica per ribelli e aspiranti ribelli, una confessione, un atto di sfida.

A rigore un libro come questo dovrebbe insegnare ai profani i segreti della scrittura creativa ma, se il docente si chiama Chuck Palahniuk, le cose finiscono per non essere mai così semplici come appaiono a prima vista. Da più di vent'anni i libri di Chuck accompagnano legioni di lettori giovani (e nemmeno più tanto giovani) alla scoperta di universi spaventosi, affascinanti, elettrizzanti. La lettura di Fight ClubSoffocareNinna nanna e di altri suoi romanzi è diventata una sorta di rito iniziatico generazionale per un sacco di anime perse alla ricerca di una guida, di una specie di fratello maggiore saggio e matto, capace di raccontarci come funziona il Grande Casino Là Fuori. Tieni presente che è il libro che tutti aspettavamo da tempo: un libro che narra i trucchi del mestiere di uno scrittore, ma che è anche un'autobiografia, un romanzo di formazione, una guida galattica per ribelli e aspiranti ribelli, una confessione, un atto di sfida. Al centro di queste pagine ci sono le storie: come raccontarle ma anche perché e a chi raccontarle. Raccontare storie significa esercitare un potere formidabile, un potere di vita e di morte; significa creare di volta in volta, intorno e dentro a un libro, una comunità di persone che condividono uno smarrimento, una rabbia, una rivolta. Tieni presente che è un "on the road" molto particolare, nel corso del quale ci sfrecciano accanto grandi autori passati e presenti, amici, ricordi, film, romanzi, emozioni, scherzi, disillusioni, e alla fine del quale niente sarà più come prima. Shakespeare diceva che «noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d'un sogno è raccolta la nostra breve vita». Questo libro ci parla proprio di quei sogni, della loro sostanza e delle nostre brevi vite che bruciano di una indomabile inquietudine.

Per gran parte della vita ho evitato di fare il punto sul mio conto in banca, soppesando entrate e uscite. L'esito previsto era troppo deprimente. Scoprire quanto poco fossi riuscito a mettere da parte. Quanto poco avessi raggranellato in anni di vita. Finchè i miei assegni venivano incassati, non mi interessava accertare al centesimo quanto ammontasse la mia povertà. Per la stessa ragione, ho evitato di dedicarmi a un libro sulla scrittura. Non volevo essere messo di fronte a quanto poco avessi da offrire in materia. All'idiota che ero rimasto, dopo tutto questo tempo e tutto questo esercizio.

Finalmente ve ne parlo!
Eh, si, con l'alimentatore defunto ed il pc con autonomia pari a zero, non potevo metter giù l'opinione come si deve, quindi tutto è slittato di quasi una settimana.
Ok, avrei potuto farlo lo stesso, ma da cellulare sarebbe stato un incubo assurdo e ho preferito preservare la mia salute mentale. E salvare il telefono, visto che ho pochissima pazienza con certe cose. 

Ma veniamo a noi!
Quando si parla di Palahniuk (come per King) leggerei qualunque cosa, anche la lista della spesa, ed anche in questo caso non mi ha deluso, anche se è estremamente particolare.
Non è un romanzo, è evidente, quindi potrebbe già rappresentare un ostacolo a prescindere dal suo contenuto, nonostante quest'autore o lo si ama o lo si odia, non credo esistano vie di mezzo.
Quindi è ancora più difficile da trattare, ma fortunatamente è arrivato lo stesso fino a noi, e secondo me merita di essere letto da chiunque apprezzi la follia di Chuck.

Se scriverò questo libro, peccherò di pessimismo. Se sei fermamente intenzionato a diventare uno scrittore, niente di ciò che dirò qui porta Fermarti. Ma se non lo sei, niente di ciò che dirò potrà renderti tale.

É una serie di consigli su come "diventare scrittori", anche se nemmeno lui la metterebbe proprio così.
Un libro che più che essere un manuale racchiude suggerimenti su tanti temi diversi, spesso accompagnati dalla sua esperienza, per farci anche capire come mai spinge in quella direzione, piuttosto che da un'altra parte.
Inutile dire che grazie al suo stile unico e fuori dal comune, riesce a far ridere il lettore molto spesso e a portarlo fra i vari ricordi ed esperienze che ha dovuto passare prima di affermarsi ed avere un nome famoso. Basti pensare che al primo corso di scrittura a cui si era iscritto gli era stato chiesto di "provare altrove" perchè metteva a disagio gli altri partecipanti: ADORO!
Ed è solo un frammento in mezzo a tutto quello che ci racconta, poichè successivamente si trova in un posto folle quanto lui, ma in cui i partecipanti hanno occasione di crescere, ognuno a modo suo. 

La particolarità che lo rende molto scorrevole è l'alternare i consigli che già molto spesso contengono ricordi romanzati, come spiegavo poco sopra; alla rubrica "Una Cartolina Dal Tour", ovvero esperienze assolutamente folli che Chuck ha vissuto negli anni durante le promozioni dei suoi libri.
Da svenimenti, al lancio di arti (finti) autografati, fino ad una giornata assolutamente pessima in cui una sua debolezza gli viene ritorta contro da emerite teste di ca**o (di quest'ultima, se possibile, ho amato Chuck ancora di più e non so come sia riuscito a mantenere la calma, dopo ciò che hanno fatto a lui, e non solo).
Ammetto di essere estremamente invidiosa e spero che prima o poi venga in Italia e di aver la possibilità di incontrarlo dal vivo. Deve essere un'esperienza più unica che rara e che lascia il segno.

[...] gli scrittori devono essere abbastanza svegli da sviluppare un'idea brillante, ma anche abbastanza ottusi da fare ricerche, battere il testo al computer, lavorarci su parecchio, venderlo a un editore, correggere, ricorreggere, rivedere la versione corretta, rileggere le bozze, sorbirsi le intervista e scrivere articoli promozionali, e infine presentarsi in una decina di città e autografare copie per migliaia o decine di migliaia di persone. 

Come consigli sulla scrittura, non mi esprimo. Non sono una scrittrice e non saprei valutare in quel senso. Se mi seguite avrete già notato che do pareri molto personali, di sensazioni più che altro, durante le mie recensioni. Riguardo stile e scrittura...non sono capace. Non ho le conoscenze per farlo come si deve, quindi resto ai margini.
Anche se lo stesso Palahniuk ci dice che sono suggerimenti che potrebbero farci comodo, ma che ognuno poi trova la sua strada alla fin fine.

Fra le cose che lo rendono particolare, c'è l'inserimento di tantissimi nomi (di autori/ici), di opere e frammenti, non solo suoi. Avrebbe potuto fare tutto basandosi sui suoi libri, ma sceglie di ampliare il discorso, anche se per spiegarci alcune delle sue tecniche fa riferimento a frammenti di suoi racconti e romanzi.
Mi è rimasto impresso in particolare un aneddoto sulla pirateria. Non "banalmente" la gente che scarica e legge, ma riguardante una famosa università che "prese" dei saggi scritti da Chuck con dei consigli scritti apposta per un sito (che permetteva l'accesso solo agli utenti registrati e una lettura quindi gratuita), li "rubò" per stamparli e rivenderli agli studenti!
Parlandone con Gaiman, quest'ultimo gli disse di lasciar perdere e vedere in qualche modo il lato positivo: se qualcuno ama l'opera di un autore, alla fine la comprerà lo stesso. Come per l'eroina: il primo assaggio gratis, inizia la dipendenza e poi uno paga. Un paragone folle, ma interessante.
Il tutto poi legato ad un aneddoto capitato durante un firma copie di Chuck, che dimostra quanto l'idiozia umana non abbia limiti. Insomma, ho detto pochissimo, ma potrete intuire il grande fantastico caos che regna in queste pagine, ricchissime di qualunque cosa. 

Non vi avevo ancora accennato al fatto che è libro è ricco di immagini, create dall'artista e tatuatore Toby Linwood apposta per il romanzo, che riproducono citazioni (di altri autori) che Chuck vuole evidenziare, in modo originale e molto ben fatto, in uno stile che definirei Old School. Sarò di parte, visto che adoro la body art, ma è un dettaglio molto carino e particolare, che abbellisce il libro e gli regala qualcosina in più.

Sicuramente credo siano interessanti, spaziano dallo stile, ai consigli riguardo i corsi da poter seguire, e molte altre cose. Anche solo per un confronto, per mettersi in gioco, per tentare di capire qualcosa in più e trovare la propria strada, magari riuscendo a capire quel frammento che mancava. 

Se siete fan di Palahniuk non potete perdervelo.
É stupendo: auto-ironico, divertente, folle, caotico,...Insomma, è sempre lui e si riconosce.
Non è un "banale" manuale che spiega la grammatica, o lo stile, o...altro, diciamo.
(Alt. Non voglio assolutamente sminuire libri del genere, sia chiaro! Solo credo facciano parte di altre categorie e non vanno mescolati).

Grazie alla Mondadori che mi ha dato la possibilità di leggerlo. 

Review Party: Figli di Virtù e Vendetta, di Tomi Adeyemi






Dopo aver combattuto contro l'impossibile, Zélie e Amari sono finalmente riuscite a far rivivere la magia a Orïsha. Ma il rituale per risvegliarla si è rivelato più forte di quanto avrebbero potuto immaginare, e ha riportato alla luce non solo i poteri dei maji, ma anche quelli dei nobili che avevano della magia nel loro sangue. Ora Zélie deve lottare per unire i maji in una terra dove il nemico è potente quanto loro. Quando reali ed esercito stringono una mortale alleanza, Zélie deve tornare a combattere per assicurare ad Amari il trono e per proteggere i nuovi maji dall'ira della monarchia. Ma con la minaccia di una guerra civile all'orizzonte, Zélie si trova a un punto critico: dovrà trovare un modo per riunire il regno oppure lasciare che Orïsha venga distrutta da se stessa.





È proprio quello il problema, mi dico, stringendomi le braccia attorno al corpo.
Volevo che la magia tornasse per tenere Baba al sicuro.

Non ha fatto altro che accelerarne la fine. 
Che senso hanno questi poteri se non riesco a proteggere le persone che amo? 

La storia riprende da dove si era concluso il precedente volume Figli Di Sangue e Ossa (cliccate per andare alla mia opinione del primo romanzo di questa trilogia).

Se non lo avete ancora letto, vi sconsiglio di continuare la lettura. 

Ritroviamo Zélie, Amari e Tzain che devono fare i conti con ciò che hanno appena fatto, ovvero riportare la magia a Orïsha. Tutto questo per permettere ai maji di smetterla di nascondersi e di venir presi di mira dalla monarchia. Un modo per riacquistare la forza perduta di un tempo e ribellarsi alle tremende ingiustizie, e morti, patite per troppo tempo. 

Purtroppo però dovranno scontrarsi con una terribile novità. La magia ha colpito anche i nobili, risvegliando poteri sopiti anche in loro Poteri su cui hanno pochissimo controllo, ma una forza decisamente superiore ai maji, che non esitano ad usare per schiacciare queste "larve". 

Quando tutto sembrava sul punto di risolversi, Zélie si ritrova a dover lottare ancora, col rischio di perdere nuovamente persone che ama. Vuole assicurare ad Amari il trono che le spetta, garantendo finalmente pace fra i vari popoli. Ma tutto ciò diventa quasi impossibile quando i tîtán (soldati della monarchia) fanno il loro debutto in questa nuova fase della guerra, con un capo di una potenza impossibile e la speranza di vincere sempre più pallida e lontana. 

Nel frattempo si rivela un'altra fazione, gli Iyika: maji che nuovamente in possesso dei loro poteri stanno dando filo da torcere alla monarchia, per distruggerla completamente. 

Un romanzo interessante e che porta a riflettere molto, oltre la magia ed il potere che rappresenta. 
Fra le voci principali abbiamo ancora Zélie ed Amari, due donne davvero diverse eppure estremamente determinate. Inizialmente con gli stessi obiettivi, ma lentamente rivelazioni e la guerra le porteranno agli antipodi, scegliendo strade diverse, commettendo errori alcuni imperdonabili. 

Zélie è ormai la Soldatessa della Morte, una figura riverita dalla sua gente, ma nel suo cuore non c'è altro che dolore e stanchezza. Vorrebbe solo pace, ma sarà costretta dagli eventi a veder risvegliato nel suo petto una rabbia profonda che la condurrà lungo altre battaglie che deve assolutamente vincere. Non tanto per sè stessa, ma per chi ha accanto. 

Amari vuole il trono per portare la pace tanto promessa e desiderata, anche se nessuno sembra volerla come regina di Orïsha, tranne Zélie e Tzain. Dovrà trovare il modo di farsi ascoltare dal suo popolo. La vedremo crescere molto in questo capitolo, seppur ci scontreremo spesso con la sua impulsività e la convinzione di star agendo sempre per il giusto, senza fermarsi ad ascoltare, volendo solo esser ascoltata. 

Una lettura che porta ad arrabbiarsi, a sentire il cuore stringersi in una morsa, a sperare nella pace anche se si dovesse ottenere attraverso la guerra
Il lettore viene intrappolato fra due fazioni che si odiano, per rancori e morti accumulati nel tempo
Vuole la pace, spera che ci si arrivi in fretta e senza altro sangue civile innocente versato, ma per certe scelte che vengono compiute anche il lettore si arrabbia e si ritrova quasi a pretendere giustizia ad ogni costo. 

Durante la lettura scopriremo come ha avuto origine tutto. Cosa ha scatenato il Raid. Ci verrà svelato verso la fine e sarà l'ennesima botta che ci lascerà senza parole. 
Come già dicevo, la magia arricchisce e rende avvicinabile a molti questa bellissima storia ma non ne è il fulcro, è una metafora del potere, il centro sono le minoranze, le lotte che devono fare solo per poter sopravvivere, i torti subiti per anni in nome di chissà quale privilegio. 

Una lettura davvero molto bella. Colpi di scena continui, che danno un ritmo incalzante alla storia nonostante in alcuni momenti si debba rallentare
Adeyemi ci porta ancora una volta a riflettere su tematiche molto delicate, in un modo stupendo. 
Attraverso più voci che mostrano come la stessa situazione può esser vista e voluta risolvere in modi differenti. Come la rabbia accechi. Come la voglia di vendetta possa prender il sopravvento. Come la fiducia sia facile da distruggere in un soffio. Come si possa essere forti, seppur fragili. 
Anche se giovanissimi.
Un finale che, come il precedente, lascia spiazzati totalmente. 
Se avete letto il precedente, non lasciatevelo scappare. 



Le lacrime mi appannano la vista mentre corriamo tra gli alberi della foresta di Adichie. Le mie mani scivolano sulle corna di Nailah. Senza una sella, fatico a non cadere giù. Resto aggrappata con le cosce mentre il mondo mi passa accanto, un turbine di dirupi e foglie soffiate dal vento. Cerco di fingere che la velocità di Nailah sia l’unico motivo per cui non riesco a respirare. 

Dei del cielo, aiutatemi. Stringo i denti, opponendomi a quella sensazione. 
È come se tutto ciò che ho fatto di sbagliato emerga in un sol colpo, un mare che mi fa annegare nella sua corrente. 
No, penso tra me. Non loro. Credere negli dei è ciò che ha generato questo guaio. Sono loro la causa della morte di Baba. La disperazione mi monta dentro, mentre il terreno inizia a inclinarsi. La terra sotto i nostri piedi punta verso il basso. Gli alberi della foresta iniziano a diradarsi. Stringo la pelliccia di Nailah, faticando a restare dritta quando le sue zampe scivolano. 
Ma il pensiero di come gli dei mi hanno usata mi fa venir voglia di lasciarmi andare e di cadere a terra. 
Ho sempre creduto nel disegno superiore degli dei. Nella loro via, quando io non ero in grado di vedere. Ma l’unica cosa a cui mi abbiano portata è rappresentata dalle cicatrici che ho sulla schiena. Dalle ferite aperte al cuore. Gli dei mi hanno usata come una pedina e mi hanno gettata con il ritorno della magia. Dubito che possano darmi altro che dolore. 
Mama, prendimi. La nuova preghiera si forma e il cuore mi si spezza per l’unica cosa in cui io creda ancora. Immagino me stessa nell’alâfia insieme a lei e a Baba. La pace della morte e la sensazione di essere nuovamente tra le sue braccia. 
Lei mi ha detto che Orïsha aveva bisogno di me, che il mio lavoro non era finito. 
Ma riportare indietro la magia non ha fatto altro che peggiorare le cose. 
I maji sono messi ancor peggio di prima. 

Non fa differenza quello che io faccio. 
Non fa differenza l’intensità con cui combatto. 
I maji non saranno mai liberi. 
In questo mondo non ci attende altro che angoscia.

Pillole Blu, di Frederik Peeters [Instagram]


Lo avevo acquistato grazie ad una promo Bao, e l'ho letto quche giorni fa.
Davvero molto bello.
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La storia all'apparenza sembra a semplice: Fred incontra Cati e se ne innamora subito. Ci vorrà però del tempo prima che i due riescano a ritrovarsi al momento giusto, parlare e finalmente entrare davvero in contatto.
Ma c'è un grande problema che Cati si porta dietro e che ha colpito lei, ed anche suo figlio: entrambi sono sieropositivi.
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Una storia quindi difficile, in cui entra in gioco un nemico potente e sconosciuto, che fa molta paura, spesso per ignoranza (ancora oggi temo, ahimè).
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Fred, nonostante alcuni timori, non la respinge e ci racconterà alcuni frammenti di questo loro amore, sicuramente non facile.
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È tutto raccontato in modo estremamente tranquillo, mostrando i dubbi e le paure di entrambi, sempre minacciati da questa malattia che aleggia su di loro. Portandoli a sentirsi spesso incatenati, non potendo lasciarsi andare completamente (come potrete immaginare). Eppure scopriranno, grazie ad alcuni esperti, che non hanno così tante limitazioni come credono e che la loro intimità può essere molto più ampia di come credevano.
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La cosa interessante infatti è lo scoprire piccoli ma fondamentali dettagli sull'AIDS, che lasciano il lettore stupito.
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"ah, ma è così?! “
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Mi sono ritrovata a pensarlo più volte. Ed è qualcosa di davvero particolare che rende ancora più bella questa Graphic Novel: informare, mentre ti racconta come si possa vivere con due sieropositivi.
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Certo, non è tutto rosa e fiori, ma così è la vita.
Infatti è ben bilanciata la malattia con il quotidiano, facendo capire che lentamente tutto questo passa quasi in secondo piano. La malattia c'è, ma non definisce le persone che ne sono affette.
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La cosa che mette più tristezza è il figlio di Cati, piccolissimo e positivo dalla nascita. Innocente eppure con una grossa macchia addosso, che possiamo solo immaginare come lo avrà segnato (purtroppo, più per ignoranza che altro).
Ma nonostante questo, ne vedremo alcuni scorci con Fred che si ritrova a fargli anche da padre, quando vanno tutti a vivere insieme. Momenti dolci e amari, che hanno la quotidianità dentro il caos (la malattia), portandoci ancora a capire che non è quella a definire le persone.
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Una bella storia.
Riesce a far riflettere sull'amore e su questa malattia, ci informa su tanti dettagli che penso non si conoscano se (ahimè) non si entra in quel mondo.
Ci mette davanti una realtà che sembra lontana, ma di cui ancora oggi si sente parlare, anche se, ammettiamolo, si crede sempre che capiterà ad altri e non a noi.
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Porta a riflettere su cosa avremmo fatto noi al posto di Fred.
Come avremmo gestito la questione:
Accettare. Conviverci.
Oppure un passo indietro, chiudendo tutto.
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Molto particolare, un tema estremamente vasto, raccontato con dolcezza e senza alcuna vergogna.
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Fateci un pensiero. Potrebbe incantare anche voi.
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Review Tour: "Città di Ottone" - Intervista completa

Per chiudere in bellezza questo Review Tour, l'intervista completa all'autrice, grazie a Tania del blog My Crea Bookish Kingdom. Buona Lettura! Hi Shannon! Welcome between us and thank you for agreeing to answer our questions. Let's start by asking you who is S. A. Chakraborty? S. A. Chakraborty is the author of the critically acclaimed and internationally best-selling The Daevabad Trilogy. Her work has been nominated for the Locus, World Fantasy, Crawford, and Astounding awards. When not buried in books about thirteen-century con artists and Abbasid political intrigue, she enjoys hiking, knitting, and re-creating unnecessarily complicated medieval meals. You can find her online at www.sachakraborty.com or on Twitter and Instagram at @SAChakrabooks, where she likes to talk about history, politics, and Islamic art. She lives in New Jersey with her husband, daughter, and an ever-increasing number of cats. What fascinated you most about the world in which you set your novel? And why? The City of Brass wasn’t a book at first—it was actually a sort of an exercise in world-building that I never intended to show a soul. I’m a big history buff and with The City of Brass I wanted to recreate some of the stunning worlds I’d read about while also exploring traditional beliefs about djinn. Djinn are said to be intelligent beings similar to humans, created from smokeless fire and living unseen in our midst—a fascinating, albeit slightly frightening concept, this idea of creatures living silently among us, dispassionately watching the rise and fall of our various civilizations. It’s also a concept that offers a great opportunity to imagine how djinn might have built their world, mimicking the ways of their human neighbors. So in The City of Brass, there’s a djinn version of Baghdad’s great library, filled with the ancient books humans have lost alongside powerful texts of magic; they battle with weapons from Achaemenid Persia (enhanced by fire of course); the medical traditions of famed scholars like Ibn Sina have been adapted to treat magical maladies; dancers conjure flowers while singing Mughal love songs; a court system based on the Zanzibar Sultanate deals justice to merchants who bewitch their competitors… not to mention a cityscape featuring everything from ziggurats and pyramids to minarets and stupas. I also pushed a little further with the idea of the unseen, imagining a world of enchanted creatures created from other elements passing through ours: marid raising rivers into great serpents, peris whipping the air into tornados, djinn conjuring maps of smoke and racing birds of fire. I then set short stories in this world, fleshing out the history and various characters. Which character was the easiest one to write about and which one was the hardest to bring to life? Why? Both Ali and Nahri were a joy to write, but I really liked diving into Nahri’s character. There were a lot of fantasy tropes I wanted to dive into and reinterpret in these books—the orphan with a secret, noble background, the jaded con artist, the brooding handsome warrior with a tragic past who must be the hero, right?—but one I really wanted to play with was the idea of magical healer. Listen, healthcare is a rough field. You’re seeing people at their worst and most vulnerable and people—both doctors and patients—are messy, complicated creatures who react to this in different ways. I wanted to show Nahri truly growing into this role, including all the struggles and setbacks that would include. And I wanted to show that this would take practice—years of it—rather than some innate talent on her part. What was the scene in City of Brass that represented a real challenge for you? I won’t spoil it, but there’s a scene towards the end of the book where Dara and Nahri fight, and one of them acts in a way I would consider very nearly unforgiveable, setting in motion a great violence. It was very difficult to right because while I wanted the reader to sympathize with both, it also needed to be clear that their actions could not be justified. What did it mean for you to know that your book would be adapted for a TV series? It’s very exciting! We’re still in the very early stages so I’m trying not to get my hopes up, but I think it could be incredible. Epic fantasy is having a big moment in television and film right now, but most of those world are modeled after Europe. It would be nice to see something different. Who are your favorite authors? I have a lot of favorites, but in particular I really enjoy NK Jemisin, Naguib Mahfouz, Tasha Suri, Amitav Ghosh, and P. Djeli Clark. Any advice for aspiring writers? Writing is hard, and publishing is even more difficult and often depends on luck and timing as much as skill. I often recommend aspiring writers make sure they’re getting joy from it. Write what excites you and what gives you satisfaction even if no one else ever writes it. And try to focus on completing projects even if they’re in rough shape than perfecting those first ten pages. It will let you see the entire shape of a story better. Can you tell us about your future plans? Right now I’m working on my next trilogy, a historical fantasy set in the 13th century Indian Ocean. A bit like Pirates of the Caribbeanmeets Ocean’s 11, it’s about an infamous, retired pirate who gets pulled back into the game when she’s offered the chance to right a wrong from her past and score a fabled treasure. But in order to do so, she not only needs to reassemble her old crew and outwit a ruthless ex-Crusader, she’ll need to survive the fantastical legends she’d learned the hard way don’t only exist in stories. Thank you so much again for satisfying our curiosity. We wish you much luck in your career.
TRADUZIONE
Ciao Shannon! Benvenuta tra noi e grazie per aver accettato di rispondere alle nostre domande. Cominciamo nel chiederti chi è S. A. Chakraborty? S. A. Chakraborty è l'autrice del bestseller internazionale e acclamata trilogia di The Daevabad. Il suo lavoro è stato nominato per i premi Locus, World Fantasy, Crawford e Astounding. Quando non è sepolta nei libri che riguardano truffatori del tredicesimo secolo e intrighi politici di Abbasid, le piace fare escursioni, lavorare a maglia e ricreare pasti medievali inutilmente complicati. Puoi trovarla online su www.sachakraborty.com o su Twitter e Instagram @SAChakrabooks, dove le piace parlare di storia, politica e arte islamica. Vive nel New Jersey con suo marito, sua figlia e un numero sempre crescente di gatti. Che cosa ti ha affascinata di più del mondo in cui hai ambientato il tuo romanzo? E perché? All'inizio Città di Ottone non era un libro: era in realtà una sorta di esercizio di world-building che non avevo mai avuto intenzione di mostrare ad anima viva. Sono una grande appassionata di storia e con Città di Ottone ho voluto ricreare alcuni dei meravigliosi mondi di cui avevo letto mentre esploravo anche le credenze tradizionali sui Djinn. Si dice che i Djinn siano esseri intelligenti simili agli umani, creati dal fuoco senza fumo e che vivono invisibili in mezzo a noi - un concetto affascinante, sebbene leggermente spaventoso, questa idea di creature che vivono silenziosamente in mezzo a noi, osservando spassionatamente l'ascesa e la caduta delle nostre varie civiltà. È anche un concetto che offre una grande opportunità per immaginare come i djinn avrebbero potuto costruire il loro mondo, imitando i modi dei loro vicini umani. Quindi in Città di Ottone, c'è una versione djinn della grande biblioteca di Baghdad, piena degli antichi libri che gli umani hanno perso insieme a potenti testi di magia; combattono con armi provenienti dalla Persia achemenide (potenziate dal fuoco ovviamente); le tradizioni mediche di famosi studiosi come Ibn Sina sono state adattate per curare le malattie magiche; i ballerini evocano fiori mentre cantano canzoni d'amore Mughal; un sistema giudiziario basato sul sultanato di Zanzibar offre giustizia ai commercianti che incantano i loro concorrenti ... per non parlare di un paesaggio urbano che include di tutto, dagli ziggurat e piramidi ai minareti e stupa. Ho anche spinto un po' più in là l'idea di invisibile, immaginando un mondo di creature incantate create da altri elementi che passano attraverso i nostri: marid che innalza fiumi in grandi serpenti, peris che frusta l'aria in tornado, djinn che evoca mappe di fumo e corse di uccelli di fuoco. Ho quindi creato racconti in questo mondo, completando la storia e vari personaggi. Quale personaggio è stato il più facile da creare e quale il più difficile? E perché? E' stata una gioia scrivere sia di Ali che di Nahri, e mi è davvero piaciuto immergermi nel personaggio di quest'ultima. C'erano molti tropi fantasy in cui volevo immergermi e reinterpretare in questi libri: l'orfana di segrete e nobili origini, il truffatore sfinito, il bel guerriero meditabondo con un tragico passato che deve essere l'eroe, no? Quella con cui volevo davvero giocare era l'idea del guaritore magico. Guarda, l'assistenza sanitaria è un campo difficile. Vedi la gente nel loro momento peggiore e più vulnerabile e le persone - sia i medici che i pazienti – sono creature caotiche e complicate che reagiscono a questo in modi diversi. Volevo mostrare che Nahri stava davvero crescendo in questo ruolo, comprese tutte le lotte e gli insuccessi che avrebbe comportato. E volevo dimostrare che ciò avrebbe richiesto pratica - anni - piuttosto che un talento innato da parte sua. Qual è stata la scena in City of Brass che ha rappresentato una vera sfida per te? Non voglio fare spoiler, ma c'è una scena verso la fine del libro in cui Dara e Nahri litigano, e uno di loro si comporta in un modo che considererei quasi imperdonabile, innescando una grande violenza. E' stato molto difficile da correggere perché, mentre volevo che il lettore simpatizzasse con entrambi, doveva anche essere chiaro che le loro azioni non potevano essere giustificate. Cosa ha significato per te sapere che il tuo libro sarebbe stato adattato per una serie TV? È molto eccitante! Siamo ancora nelle primissime fasi, quindi sto cercando di non sperare, ma penso che potrebbe essere incredibile. L'Epic Fantasy sta avendo un grande successo in tv e al cinema in questo momento, ma la maggior parte di questi mondi è modellata sull'Europa. Sarebbe bello vedere qualcosa di diverso. Quali sono i tuoi autori preferiti? Ne ho molti, ma in particolare mi piacciono molto NK Jemisin, Naguib Mahfouz, Tasha Suri, Amitav Ghosh e P. Djeli Clark. Qualche consiglio per aspiranti scrittori? Scrivere è difficile e pubblicare lo è ancora di più, e spesso dipende dalla fortuna, dai tempi, quanto dalle abilità. Consiglio spesso agli aspiranti scrittori di assicurarsi che ne traggano gioia. Scrivi ciò che ti emoziona e ciò che ti dà soddisfazione anche se nessun altro lo scrive mai. E cerca di concentrarti sul completamento dei progetti anche se sono in forma approssimativa piuttosto che perfezionare quelle prime dieci pagine. Ti permetterà di vedere meglio l'intera forma di una storia. Puoi dirci qualcosa sui tuoi piani futuri? Giusto ora sto lavorando alla mia prossima trilogia, un fantasy storico ambientato nell'Oceano Indiano del tredicesimo secolo. Un po' come Pirati dei Caraibiche incontra Ocean’s 11, racconta di un famigerato pirata in pensione che ritorna sui suoi passi quando le viene offerta la possibilità di correggere un errore dal suo passato e ottenere un tesoro leggendario. Ma per farlo, non solo ha bisogno di riunire il suo vecchio equipaggio e battere in astuzia un crudele ex crociato, ma dovrà anche sopravvivere alle leggende fantastiche che, aveva imparato a sue spese, non esistono solo nelle storie. Grazie mille per aver soddisfatto la nostra curiosità. Ti auguriamo tanta fortuna per la tua carriera.

La Grazia Dei Re, di Ken Liu [Instagram]



Finalmente inizio quest'avventura 💛
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L'ho cominciata con un "leggerissimo" ritardo, ma come state vedendo (di nuovo, finalmente! posso parlarvene apertamente, non vedevo l'ora😍), avevo Review e BT in programma che hanno creato una scaletta. Perché ovviamente non sono libricini proprio leggeri, mi piacciono storie corpose, e, ahimè, il tempo per ora è poco e ci metto tanto.
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Anche se non so nemmeno bene quante ore riuscirò a dedicargli, nemmeno in questo week 😭
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Ma se tutto va bene, presto tornerò ad avere più libertà e a leggere di più, e tornare a fare qualche stories parlata in più (incrocio le dita e "tocco le palle" per non portarmi sfiga 😂).
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Se tutto va bene, vi spiegherò come mai presto 😉
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In ogni caso, cosa leggerete in questo week?
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#LaGraziaDeiRe #KenLiu #OscarFantastica #OscarVault #Mondadori  #novità #fantasy  #giftedby #freepik #viaggiatricepigra

La Città Di Ottone, di S. A. Chakraborty [Instagram]


Credo sia davvero difficile non innamorarsi di questa storia 🖤
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Primo capitolo di una trilogia davvero originale e molto interessante, ve ne parliamo durante un bel Review Tour. .
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Una storia che richiede pazienza e tempo, ma che li merita tutti. Ci porta in luoghi straordinari, vivendo un'avventura incredibile che è solo al suo principio.
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Ci troviamo al Cairo, dove conosciamo Nahri, una giovane donna che sopravvive fingendosi una maga. Più o meno. Poichè lei ha davvero dei poteri... .
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Per puro caso, finirà con l'incontrare Dara.
All'apparenza un uomo davvero affascinante, anche se dai modi estremamente bruschi e freddi, ma in realtà un jinn. O per meglio dire un daeva. Chiamato da lei, anche se Nahri non sa come sia possibile, la salva da una minaccia estremamente seria ed improvvisa, ed insieme iniziano un viaggio verso "casa", ovvero Daevabad. .
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Altra voce narrante che alternerà quella di Nahri sarà quella di Ali. Secondogenito del re di Daevabad, istruito per servire il fratello che siederà sul trono con astuzia e spada.
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L'autrice è davvero molto abile a raccontarci due realtà così differenti che si dovranno poi incontrare, svelando lentamente pezzo per pezzo la città ed i suoi abitanti, per dare il tempo al lettore di abituarsi e memorizzare alcuni frammenti che si riveleranno fondamentali. Per questo dicevo che ci vuole pazienza, ogni dettaglio va guadagnato, pagina dopo pagina, senza troppa fretta o non si capirebbe più niente.
C'è davvero molto in questo primo romanzo, ma chissà ancora cosa ci si troverà a scoprire nei prossimi. .
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Assolutamente consigliato a chi cerca un fantasy originale!
Non potete farvelo scappare.
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Trovate l'opinione completa sul blog (link in bio).
Insieme ai nomi delle altre blogger che partecipano all'evento....ma non è finita!
Perché ognuna di noi avrà alla fine della tappa una domanda che abbiamo avuto la possibilità di fare all'autrice (con la sua risposta, ovvio).
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Review Tour. La Città Di Ottone, di S. A. Chakraborty




Daevabad, la leggendaria città di ottone, una città in cui, all'interno di mura metalliche intrise di incantesimi, il sangue può essere pericoloso come la più potente magia.

  «Un banchetto luculliano sotto forma di romanzo. 
Soffuso di magia, eppure assolutamente credibile» – Laini Taylor

Egitto, XVIII secolo. Nahri non ha mai creduto davvero nella magia, anche se millanta poteri straordinari, legge il destino scritto nelle mani, sostiene di essere un'abile guaritrice e di saper condurre l'antico rito della zar. Ma è solo una piccola truffatrice di talento: i suoi sono tutti giochetti per spillare soldi ai nobili ottomani, un modo come un altro per sbarcare il lunario in attesa di tempi migliori. Quando però la sua strada si incrocia accidentalmente con quella di Dara, un misterioso jinn guerriero, la ragazza deve rivedere le sue convinzioni. Costretta a fuggire dal Cairo, insieme a Dara attraversa sabbie calde e spazzate dal vento che pullulano di creature di fuoco, fiumi in cui dormono i mitici marid, rovine di città un tempo maestose e montagne popolate di uccelli rapaci che non sono ciò che sembrano. Oltre tutto ciò si trova Daevabad, la leggendaria città di ottone. Nahri non lo sa ancora, ma il suo destino è indissolubilmente legato a quello di Daevabad, una città in cui, all'interno di mura metalliche intrise di incantesimi, il sangue può essere pericoloso come la più potente magia. Dietro le Porte delle sei tribù di jinn, vecchi risentimenti ribollono in profondità e attendono solo di poter emergere. L'arrivo di Nahri in questo mondo rischia di scatenare una guerra che era stata tenuta a freno per molti secoli.


Credo sia davvero difficile non innamorarsi di questa storia.
Sicuramente ci vuole pazienza. Per la maggior parte del romanzo dobbiamo mettere insieme informazioni che non consociamo. Sia per l'ambientazione, ovvero l'Egitto e (credo,) la cultura araba: i loro miti e leggende, che sono molto differenti da quelli cattolici e/o europei. O quelli dell'immaginario moderno, che ormai si somigliano un po' tutti (sempre se l'autore/ice non crea qualcosa di inedito...seppur raro).

Ci troviamo al Cairo, dove conosciamo Nahri, una giovane donna che sopravvive fingendosi una maga. Più o meno. Poichè lei ha davvero dei poteri, riesce a "sentire" le condizioni fisiche delle persone e sfrutta l'alone di finzione e di mistero che avvolgono questa figura per utilizzare in parte questo dono, nascondendosi dietro alla truffa per non mostrarlo apertamente al mondo. Insomma, è molto furba e riesce a sopravvivere in questa maniera, anche se a malapena. Ha anche un altro dono estremamente insolito: riesce, dopo un solo ascolto, a capire ed imparare lingue mai udite prima, anche se lei ne conosce una che non ha mai sentito pronunciare da nessuno. 
La causa scatenante dei suoi guai. 

Durante un esorcismo, si lascia travolgere dalla musica e dal canto iniziando ad intonare una canzone usando questa lingua sconosciuta, e ciò finirà col farla incontrare con Dara
All'apparenza un uomo davvero affascinante, anche se dai modi estremamente bruschi e freddi, ma in realtà un jinn. O per meglio dire un daeva. Chiamato da lei, anche se Nahri non sa come sia possibile, la salva da una minaccia estremamente seria ed improvvisa, ed insieme iniziano un viaggio verso "casa", ovvero Daevabad. 

Altra voce narrante che alternerà quella di Nahri sarà quella di Ali. Secondogenito del re di Daevabad, istruito per servire il fratello che siederà sul trono con astuzia e spada. Profondamente religioso e rigido per quanto riguarda le sue idee. Purtroppo per lui, un cuore troppo tenero lo farà finire ad aiutare la gente "sbagliata", restando intrappolato in una rete che però gli mostrerà quanto vengano trattati in maniera diversa le varie tribù dentro la sua città. Qualcosa che inizierà ad aprirgli gli occhi. 

Due personaggi molto diversi fra loro, che finiscono con l'incontrarsi e scontrarsi, ognuno con un obiettivo tutto suo ed una strada da percorrere, anche a spese dell'altro, seppur nel tempo troveranno molto in comune. Entrambi essenziali per comprendere la storia ed entrare in questo regno magico: attraverso Nahri, che non conosce niente di quel luogo e deve imparare a muoversi, oltre che difendersi in fretta da giochetti politici molto più pericolosi di tante magie o armi; attraverso Ali quel regno così antico che mostra comunque lati inaspettati, persino per lui che ci mostrerà il regno dal suo interno. 

Due figure molto interessanti, senza dimenticare Dara che, seppur senza voce propria, da un enorme contributo alla storia. Ma non voglio rivelarvi ancora come. Nonostante tutto, anche lui nasconde molto dietro la sua apparenza così forte ed impenetrabile. Leggendolo vi stupirà e ne resterete affascinati, anche se credo ci sia ancora tanto da scoprire. 

Una storia che richiede pazienza e tempo, ma che li merita tutti. Ci porta in luoghi straordinari, vivendo un'avventura incredibile che è solo al suo principio. 
La chiusura del romanzo è stata un susseguirsi di colpi di scena davvero imprevedibili che lasciano il lettore senza parole e totalmente curioso di leggere come andrà avanti questa storia. 
Sapete che sono estremamente rompipalle per i finali e questo mi ha conquistato totalmente! 
Inaspettato, originale, con rivelazioni che lasciano un tumulto dietro di sé. 

L'autrice è davvero molto abile a raccontarci due realtà così differenti che si dovranno poi incontrare, svelando lentamente pezzo per pezzo la città ed i suoi abitanti, per dare il tempo al lettore di abituarsi e memorizzare alcuni frammenti che si riveleranno fondamentali. Per questo dicevo che ci vuole pazienza, ogni dettaglio va guadagnato, pagina dopo pagina, senza troppa fretta o non si capirebbe più niente. 
C'è davvero molto in questo primo romanzo, ma chissà ancora cosa ci si troverà a scoprire nei prossimi. 

Assolutamente consigliato a chi cerca un fantasy originale! 
Non potete farvelo scappare. 


Aspettate! 
Non è ancora finita. 

Grazie a Tania di My Crea Bookish Kingdom abbiamo potuto fare delle domande all'autrice. 
Ognuna di noi pubblicherà la sua a termine della recensione, quindi:
seguiteci per scoprire di più anche sui vari blog!





 Who are your favorite authors? 
I have a lot of favorites, but in particular I really enjoy NK Jemisin, Naguib Mahfouz, Tasha Suri, Amitav Ghosh, and P. Djeli Clark.





 Quali sono i tuoi autori preferiti? 
Ne ho molti, ma in particolare mi piacciono molto NK Jemisin, Naguib Mahfouz, Tasha Suri, Amitav Ghosh e P. Djeli Clark.      

IG Party: Figli Di Virtù E Vendetta, di Tomi Adeyemi




Instagram Party .
Benvenuti in questo particolare evento, un BlogTour dedicato al secondo volume dell'autrice Tomi Adeyemi: "Figli di Virtù e Vendetta" (seguito di "Figli di Sangue e Ossa).
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La particolarità è che si svolgerà su Instagram.
Eh già!
Così potrete seguirci  comodamente.
Più veloce, comodo,...e speriamo vi piaccia come ognuno di noi vi racconterà la sua tappa.
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Per chiudere il tutto, non poteva mancare un bel Review Party.
Ahimè, questo su IG non si può fare, dourete seguirci sui nostri Blog.
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Contiamo molto nella vostra partecipazione.
Ci farebbe davvero piacere conoscere i vostei pareri, se vi abblamo incurioslto, ecc.
Ma basta parlare, iniziamo col vedere questa novità!
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Come avrete già notato, ve ne parlo nelle stories, presentandovi l'evento:
Calendario con i tag dei vari profili che partecipano;
Dettagli sul libro (trama, cover, qualcosa sull'autrice);
E alcune citazioni dal romanzo, che spero possano o curiosirvi.
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Anche se non fate in tempo, saranno salvate sul mio profilo, dove inserirò mano a mano ogni tappa dei vari partecipanti. Così sarà più veloce e comodo seguire l'evento. .
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Avevate già letto il precedente volume?
Vi era piaciuto?
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