Opinione: Il Famiglio, di Leigh Bardugo


Nel Famiglio, Leigh Bardugo tesse una narrazione dove al racconto storico si intrecciano con maestria il realismo magico e una storia d'amore emozionante, una lettura che, una volta iniziata, difficilmente si può abbandonare.

In una Madrid diventata da poco capitale del Regno e pervasa dalla furia controriformistica dell'Inquisizione, la giovane Luzia Cotado, conversa orfana di entrambi i genitori, cerca di sopravvivere come meglio può, nascondendo a tutti le sue origini e, soprattutto, la sua capacità di compiere milagritos, piccole magie. Un giorno, però, la signora della casa presso la quale presta servizio si accorge del suo dono e di lì in poi la obbliga a farne sfoggio davanti ai suoi ospiti, nel patetico e disperato tentativo di migliorare la posizione sociale della sua famiglia ormai decaduta. Ma quello che inizia come un semplice divertimento per nobili fiacchi e annoiati prende ben presto una piega pericolosa perché Luzia attira l'attenzione di Antonio Pérez, ex segretario ora in disgrazia di Filippo II. Per riconquistare il favore del re, ancora provato dalla sconfitta della sua armada , Pérez decide di indire un torneo per trovare un campione che diventi l'arma decisiva nella guerra estenuante contro la regina eretica d'Inghilterra. Determinata a cogliere l'unica possibilità che la vita sembra volerle offrire per migliorare la sua condizione, Luzia si immerge in un mondo popolato da veggenti e alchimisti, bambine sante e imbroglioni, dove i confini tra magia, scienza e inganno sono tanto labili quanto incerti. Con il crescere della sua notorietà, però, aumenta di pari passo il rischio che i suoi segreti vengano scoperti. Per non finire nella morsa dell'Inquisizione, la giovane conversa dovrà quindi agire d'astuzia, accettando persino l'aiuto di un uomo misterioso temuto da tutti, Guillén Santángel, a sua volta custode di verità che potrebbero rivelarsi letali per entrambi. 




Dopo secoli arrivo pure io alla conclusione di quest'ultimo romanzo della Bardugo.
Altissime aspettative, viste le opere precedenti (la dilogia dei Corvi, prima fra tutti). 
Purtroppo tanti sono riamasti molto delusi. 
Infatti su questa lettura l'opinione si spacca quasi a metà: amore o odio. Ci sono alcune scale di grigio, ma alla fin fine il succo delle varie conclusioni porta da una parte o l'altra.

Personalmente ho faticato ad iniziarlo. 
Ho provato più volte con l'audiolibro, fino a trovare il periodo giusto che mi ha fatto superare lo scoglio delle prime ore, dopo di ché non riuscivo a staccarmi.

Eh sì, mi è piaciuto moltissimo. Non da 5 stelle, però ci si avvicina. 
Mi ha saputo regalare una storia molto piacevole e scorrevole. Un modo di raccontare molto dinamico che salta da personaggio a personaggio, dando elementi al lettore che lo incuriosiscono per proseguire la lettura. Ho anche trovato un paio di volte un espediente che King usa tantissimo (non ho idea se abbia un nome e/o se altr3 ne facciano uso, quindi perdonate l'ignoranza): lo svelare quando qualcosa accadrà più avanti al lettore, ma senza dargli tutti i dettagli.
Per spiegarmi meglio prendo un esempio da King. Capita di imbattersi in frasi del tipo "...e non lo rivide mai più", che fa pensare che questo personaggio morirà. A volte succede, altre sono altri a morire (e quindi non rivederlo, oppure succede qualcosa per cui non si incroceranno mai più). 
Questo giochino può sconvolgere il lettore, poiché se la trama saprà sorprendere ti coglie del tutto impreparato.

La Bardugo un po' prevedibile in questo, ma siamo al suo sesto romanzo. Anzi, se saltiamo la prima trilogia, dove era ancora molto acerba, sta davvero iniziando a crescere e sperimentare.
Con questo romanzo lo fa sicuramente. Un ambientazione realistica e storica, anche se quanto sia attendibile non saprei, ma non credo sia tutto frutto di immaginazione. Dello studio c'è dietro.

Personaggi particolari, ben caratterizzati e ne compaiono parecchi fra le pagine. Un narratore onnisciente che da spazio a tutti per avere il loro momento per esprimersi, per manifestare pensieri, ricordi, o altro. Ovvio, i principali non sono così tanti e hanno molto più spazio, ma lungo tutto il romanzo viene ritagliato qualcosa per loro, approfondendo quel che si può restando nella storia. Altrimenti sarebbe diventato un mattone ricco di elementi superficiali ed inutili. 

Strano, per ora non ho nemmeno citato la storia né i vari protagonisti. Non è da me. E quasi quasi potrei continuare restando molto vaga, anche perché si intuisce già dalla trama di copertina qualcosa.
Spagna, inquisizione, magia, mescolati a religioni, maledizioni, classi sociali, aspettative e pregiudizi.
Un elemento ci tengo a citarlo. La crescita personale. 
Molto personaggi li vediamo maturare, in modi diversi poiché hanno vite e obiettivi differenti, cosa che però non implica cambiamenti "totali" e così improvvisi o assurdi da snaturare quella figura. Vedremo convinzioni cambiare, idee ben radicate spiazzate via dagli eventi in evoluzione,...prendere consapevolezza di sé stessi, oltre che di chi sta intorno. Nel bene e nel male.

No, non è esente da critiche. Ci sono spesso ripetizioni, alcune situazioni sono prevedibili, ma nel complesso non mi sono messa ad analizzare il tutto. Mi sono goduta il viaggio, facendo supposizioni giusto per lasciare la mente libera di fantasticare.
Lo ammetto, un finale leggermente diverso mi avrebbe conquistato di più. 
Ma non mi ha dato così fastidio.

Quindi, che altro dire se non raccontare ciò che potreste andare a leggere (se ancora non lo avete fatto)?
Direi nulla, poiché se vi incuriosisce vi incoraggio ad intraprendere questo viaggio. Anche in formato audio, estremamente gradevole, ottimo come sottofondo ma senza esagerare. 
La Bardugo inserisce molto a cui fare attenzione. 

Sono davvero molto curiosa di quale sarà la sua prossima opera.  

Opinione: Qui, Altrove, di Matthieu Simard


Simon e Marie abbandonano la frenesia della città per trasferirsi in campagna, dove sperano di concepire un figlio e ritrovare la serenità perduta. Ma il piccolo villaggio in cui hanno deciso di vivere non è quel che si aspettavano: gli abitanti li accolgono con sospetto, gli uccelli sono scomparsi dai boschi, una strana antenna incombe sul paese e storie inquietanti circondano l’antico proprietario della casa dove sono andati a stare. In questa realtà isolata e inospitale Simon e Marie dovranno fare i conti con i traumi del passato, le crepe del loro matrimonio e la difficoltà dei rapporti umani, mentre la quotidianità scivola giorno dopo giorno in un altrove popolato da personaggi grotteschi e sinistri presagi. "Qui, altrove" è un romanzo dove il perturbante si incarna in un’atmosfera densa di enigmi e di mistero e nei personaggi ambigui, soli e violenti che popolano una vicenda degna del miglior cinema di David Lynch. "Qui, altrove" esplora i temi del lutto e del ricordo, dell’amore e della violenza, portando per la prima volta in Italia la scrittura dell’autore canadese Matthieu Simard. 




Dopo decisamente troppo tempo, rieccomi per parlarvi di uno dei miei ultimi acquisti e ultima lettura fatta (che meglio non finisca sul tavolino o attenderà come gli altri 1000 libri di essere recensiti). 
Un romanzo di una collana dedicata all'horror che sto adorando, nonostante sia appena nata. 
Sto parlando di Caronte, di Zona42. 
Gli altri suoi romanzi sono Il Pescatore e Siamo Qui Per Farci Male (si, vi lascio i link, così potete recuperare le recensioni o anche solo guardare copertina e trama in facilità).

Torniamo al libro. 
Questo piccoletto di 160 paginette o poco più si stacca dalla narrazione spaventosa spostandosi su tematiche più delicate e dolorose, che racchiudono altre sfumature dell'orrore.

I protagonisti sono una coppia sposata da un po' di tempo, come capiremo già dal principio. 
Giovani, ma con già alle spalle una vita che li sta portando verso la fine del loro rapporto. Per tentare di salvarlo decidono di cambiare radicalmente vita: comprano una casa in un piccolo villaggio e si trasferiscono, lasciandosi tutto alle spalle, sperando in una rinascita. 
Ad attenderli però li aspetta una cittadina piena di persone scontrose, chiuse, che chiariscono dal primo istante che non sono i benvenuti. Quasi a bilanciare questo distacco, una coppia di "nuovi" come loro si fa prepotentemente avanti nelle loro esistenze in maniera estremamente fastidiosa, invadendo i loro spazi senza vergogna.

Marie e Simon si alternano a parlare, raccontandoci un presente dove nessuno dei due riesce a fare qualcosa per coinvolgere l'altro se non per pochissimo. Un rapporto che vogliono riallacciare, quasi a tutti i costi, ma che si sta perdendo. L'amore sembra esserci ancora, "soffocato" da questa vita che hanno trascorso insieme che ha permesso (nel bene e nel male) di conoscersi così bene che certe cose possono non essere dette e le menzogne perdonate. 

Un romanzo lento, che riesce a far percepire la lunghezza asfissiante delle giornate costrette a passare, restando però sempre uguali. Personaggi spesso assurdi, che compiono azioni senza il minimo senso logico. La sensazione di fastidio pervade molto le pagine. 

C'è un però...questo pervade la prima metà del romanzo. Poi c'è una svolta. 
Finalmente la coppia si apre con il lettore, permettendo di scorgere il loro passato e cosa li ha portati a cercare di ritrovarsi in modo così disperato e folle da scappare in quella città. 

Questa giusto un'infarinatura di cosa potete trovare nel romanzo. 
Ora la parte difficile, tirare le somme. 
Non mi è dispiaciuto, ma non mi ha nemmeno lasciato così il segno. 
Alcune parti si, moltissimo. In quei passaggi l'autore riesce a trasmettere molto al lettore, di farlo entrare in certe situazioni ed entrare in empatia con i protagonisti, capendo le motivazioni dietro certe scelte che hanno compiuto o stanno compiendo. 

Ma in generale, c'è tanto che non saprei collocare. 
Personaggi che appaiono, fanno cose e danno spiegazioni incoerenti. Non trovo un senso nel trovarli fra le pagine. Poteva esserci chiunque altro e non sarebbe stato poi così diverso, in fin dei conti. 
L'odio dei cittadini nei loro confronti è marginale. Se capita gli parlano, poi volti pagina e sembra tengano loro il muso. Non sono ostili, solo li ignorano completamente per il semplice fatto che non sono nati e cresciuti lì. Il motivo non mi è ancora chiaro. 
Non ho capito il discorso dell'antenna, infatti non l'ho nemmeno citata. Come i discorsi sulla casa e del suo ex proprietario, perché in effettivo resta marginale se non per alcuni dettagli che escono nel finale, ma che non ho trovato così incisivi. 

Un peccato. Mi aspettavo qualcosa in più.