Ve ne parlo sul blog, un classico che solo recentemente ho scoperto e che mi è piaciuto molto! Fateci un pensiero, potrebbe conquistare anche voi 😉 #IlFantasmaDellOpera #ThePhantomOfTheOpera #GastonLeroux #romanzo #classico #reading #leggere #leggo #libro #book #loveread #amorelibri #bookblog #bookblogger #blogger #freepik #viaggiatricepigra


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Opinione: Il Fantasma Dell'Opera, di Gaston Leroux

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Sono molte, a tutt’oggi, le riduzioni cinematografiche – la più bella e la più fedele quella del 1925 con Lon Chaney, la più recente quella diretta da Joel Schumacher, trasposizione del musical di Andrew Lloyd Webber – che hanno consacrato la popolarità di questa originalissima opera scritta da Leroux nel 1911. La storia dell’amore di Erik – costretto a nascondere le sue orrende fattezze dietro una maschera – per Christine, la giovane soprano tanto graziosa quanto inesperta, si svolge tutta nell’ambiente del teatro dell’Opera, che diviene alter ego del Fantasma, luogo che crea l’azione. Campione di tutti gli eccessi, “mostro” al pari di Frankenstein e del Conte Dracula, la educherà, s’impossesserà di lei, riuscirà a far sgorgare dal petto della sua schiava d’amore una voce sublime… Una macchina narrativa sapientissima consente a Leroux di tenere in perfetto equilibrio commedia, avventura, poliziesco e grandguignol; così che alla fine della lettura ci accorgiamo di essere stati catturati da una storia tanto carica di suggestioni quanto lineare ed emblematica.

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Devo ringraziare l'ultimo arrivo della Howard in Italia "RoseBlood" per avermi fatto incuriosire tantissimo riguardo questa storia e averla (finalmente) scoperta!
Un romanzo vecchio, ma che porta molto bene gli anni.
Non ne avevo mai visto rappresentazioni teatrali, ne film, ma questa figura c'è sempre stata, e quella maschera bianca uno dei simboli più conosciuti a cui si associa la storia, anche da ignoranti come me.
Cosa che poi ho compreso essere totalmente un invenzione cinematografica (o forse già teatrale), perché la storia è molto diversa per mille sfaccettature e non so nemmeno se guarderò qualcosa ispirato ad esso, visto la mia vena ipercritica.

In ogni caso, una storia che si muove fra umorismo e macabro, portandoci in questo teatro dove regna questo Fantasma, come leggenda, ma non solo. Infatti, come capiremo insieme ai nuovi proprietari, questo Fantasma Dell'Opera vive lì e pretende certi trattamenti particolari, altrimenti minaccia di diventare davvero "seccante". I proprietari inizialmente non credono ed investigano su questa figura, facendoci scoprire alcune sfaccettature, spesso per noi divertenti, muovendoci fra il mistero che cela questa figura e la realtà dei fatti; e parallelo a tutto questo ci sarà la storia di Christine, una giovane donna che in pochissimo tempo sboccerà in un talento straordinario, che potrebbe metterla come stella dell'Opera. Di lei è innamorato da sempre Raoul, un amico di infanzia che lei tenta più volte di scacciare, fino a quando non rivelerà tutta la sua storia negli ultimi mesi, facendo capire di essere in pericolo e di aver sempre ricambiato quel sentimento, anche se non poteva mostrarlo apertamente.

Infatti di lei si è innamorato il Fantasma Dell'Opera, che inizialmente le parlava spacciandosi da Angelo della Musica, aiutandola a migliorare e diventare straordinaria nel canto, per poi rivelarsi e parlarle del suo amore, non ricambiato anche per la deformità profonda del suo viso, che cela dietro grandi maschere.

Una storia d'amore, di gelosia e, in fondo, anche profondamente triste.

ATTENZIONE SPOILER
Gli ultimi capitoli mettono al lettore profonda malinconia, per come Erik decide di chiudere la faccenda. Infatti quando Christine chiede pietà per il suo amato, promettendo di sposar Erik, lui in questa rassegnazione vede qualcosa che lo spezza, senza più paura di guardarlo lei si è esposta così tanto da non farlo sentire più un mostro per il suo aspetto, e decide di lasciarli liberi, affinché si sposino e siano felici. Mentre per lui la fine è vicina, e decide di restare a morire solo, nel suo nascondiglio sotto il teatro.
FINE SPOILER

Un romanzo breve ma intenso.
Davvero bello e che sono felice di aver letto.
Consigliatissimo!!

Le Intermittenze Della Morte, di Josè Saramago #LeIntermittenzeDellaMorte #JosèSaramago #reading #leggere #leggo #libro #book #loveread #amorelibri #bookblog #bookblogger #blogger #viaggiatricepigra


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Devo dire che sono rimasta delusa da questa lettura. La prima metà del romanzo mi piaceva parecchio, poi sembra di cambiare completamente storia...boh! Un veri peccato... Se volete saperne di più, trovate l'opinione sul blog. #LiberaLoScaffale2018 #Saramago #LeIntermittenzeDellaMorte #JosèSaramago #reading #leggere #leggo #libro #book #loveread #amorelibri #bookblog #bookblogger #blogger #freepik #LoScaffaleDelleSwappine #viaggiatricepigra


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Opinione: Le intermittenze della morte, di José Saramago

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Un Paese senza nome, 31 dicembre, scocca la mezzanotte. E arriva l’eternità, nella forma più semplice e quindi più inaspettata: nessuno muore più. La gioia è grande, la massima angoscia dell’umanità sembra sgominata per sempre. Ma non è tutto così semplice: chi sulla morte faceva affari per esempio perde la sua fonte di reddito. E cosa ne sarà della Chiesa, ora che non c’è più uno spauracchio e non serve più nessuna resurrezione? I problemi, come si vede, sono molti e complessi. Intanto la morte, con fattezze di donna, segue i suoi imprendibili ragionamenti: dopo sette mesi annuncia, con una lettera scritta a mano, affidata a una busta viola e diretta ai media, che sta per riprendere il suo usuale lavoro, fedele all’impegno di rinnovamento dell’umanità che la vede da sempre protagonista. Da lì in poi le lettere viola partono con cadenza regolare e raggiungono i loro sfortunati (o fortunati?) destinatari, che tornano a morire come si conviene.
Ma un violoncellista, dopo che la lettera a lui indirizzata è stata rinviata al mittente per tre volte, costringe la morte a bussare alla sua porta per consegnarla di persona… Una grande creazione fantastica, nella migliore vena del grande premio Nobel portoghese.

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Sinceramente fatico a trovare le parole per parlarvene.
Con Cecità Saramago mi aveva stregato. Ero rimasta incantata dalla storia e dal suo stile, che mi sono rimasti nel cuore. Così ho deciso di affrontare un altro suo romanzo, che mi incuriosiva da tempo, ma sono rimasta molto delusa.
La lettura è ardua, per il suo stile particolare, ma da metà in poi crolla anche la storia e il tutto diventa davvero pesante.
La premessa è interessante: cosa succederebbe se un giorno la morte scomparisse?
Ed è quello che accade in un Paese (inventato dallo scrittore) dove dal 1 gennaio nessuno muore più.
Gioia e tragedia si mescolano in fretta, poiché è vero che si può essere immortali e non temer più la fine della propria esistenza, ma il corpo non smette mai di invecchiare.
I moribondi restano fermi nel limbo, i vecchi vengono quasi ammucchiati nelle case di riposo, gli ospedali non sanno più dove mettere la gente che arriva, le pompe funebri si ritrovano senza lavoro,...
Insomma, il Primo Ministro di quel Paese si trova alle prese con un problema enorme, mentre nel resto del Mondo tutto procede inalterato.
Di tutto questo se ne parla per metà romanzo, vedendo ed affrontando i problemi pratici, ma anche quelli filosofici e/o spirituali.
Da metà in poi qualcosa cambia, perché la morte decide di mandare una lettera ad un giornalista, spiegando i motivi che l'hanno spinta a questa pausa ed avvertendo che tornerà a fare il suo lavoro, ma con un piccolo cambiamento, infatti chi dovrà morire riceverà una lettera per posta sette giorni prima, così da potersi preparare sistemando per tempo tutti i propri affari.
Ovviamente si crea il caos, ma la morte continua così fino a quando una lettera non le torna indietro....ed è da qui che la trama precipita!
Se fino a quel momento era interessante, nonostante la trama ardua in alcuni punti, ma da quel punto si entra in un "non-sense" che ti fa chiedere se l'autore avesse finito le idee e abbia improvvisato.
Carina l'ultimissima frase del romanzo, che da un briciolo di senso al tutto, eppure non basta per spiegare quella storia che sembra totalmente estranea a tutto quello narrato fino a poco prima.
Mi spiace, ma è stata un'enorme delusione.

Cerco di parlarvene sul blog oggi. Un libretto leggero e veloce, che però non lascia nulla al lettore. Peccato... #LaSovranaLettrice #AlanBennett #reading #leggere #leggo #libro #book #loveread #amorelibri #bookblog #bookblogger #blogger #freepik #viaggiatricepigr


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Opinione: La sovrana lettrice, di Alan Bennett

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A una cena ufficiale, circostanza che generalmente non si presta a un disinvolto scambio di idee, la regina d'Inghilterra chiede al presidente francese se ha mai letto Jean Genet. Ora, se il personaggio pubblico noto per avere emesso, nella sua carriera, il minor numero di parole arrischia una domanda del genere, qualcosa deve essere successo. Qualcosa in effetti è successo, qualcosa di semplice, ma dalle conseguenze incalcolabili: per un puro accidente, la sovrana ha scoperto la lettura di quegli oggetti strani che sono i libri, non può più farne a meno e cerca di trasmettere il virus a chiunque incontri sul suo cammino. Con quali effetti sul suo entourage, sui suoi sudditi, sui servizi di security e soprattutto sui suoi lettori lo scoprirà solo chi arriverà all'ultima pagina, anzi all'ultima riga.

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Sinceramente per me è un enorme BOH!
Neanche un centinaio di paginette che scorrono veloci e che non lasciano nulla al lettore.
Una storia che parte interessante, ma che si sgonfia in fretta e lascia il lettore fra mille nomi e ragionamenti decisamente pomposi, quasi in modo arrogante. Ma attenzione, questa è la mia lettura.
Perché parliamo della Regina, prima di tutto. Una donna che ha dovuto fare sacrifici, sicuramente per tutta la vita, in quella vita che le è stata imposta dalla nascita, che in qualche passaggio la troveremo simpatica, in altri forzatamente simpatica, perché ammettiamolo: non si può parlar male della Regina, nemmeno per finzione, e quindi bisogna renderla al meglio persino in fantasia.
Cosa che non ho apprezzato.

In questo testo molto breve la Regina si trova per caso davanti ad una biblioteca ambulante e, per non fare la "maleducata" prende in prestito un libro di una persona che ha conosciuto. La cosa darà inizio ad una valanga che la metterà in contrasto con altre persone di corte che vorranno a tutti i costi impedirle di "cambiare". Perché?!?
Semplicemente perché la lettura inizia a catturarla e portarla all'ossessione che certa gente vede come "popolana" e non adatta ad una nobile come lei. Ci saranno sabotaggi per allontanare chi la aiuta a coltivare questo hobby, ci saranno manovre per farle sparire i libri,...il tutto per "non farla arrivare in ritardo" o "porre domande scomode", ecc.
Seriamente?

Sono andata a leggere alcune recensioni, entusiaste che ne vedono humor inglese e sottotesti assurdi, come il fatto che questa sia una metafora che la lettura porta chiunque, a qualunque età, ad essere sullo stesso piano (era un pensiero più elaborato, ma questo il succo).
Mi spiace, ma no.
Ho trovato il nulla. Un racconticino banale che si scorre rapido, ma che fa sbadigliare il lettore.
Speravo quasi in una storia tratta dal vero, di trovare La Regina fra le pagine, invece di un'invenzione palese e senza contenuti interessanti. Il finale poi...volevo lanciar via il testo!
Vi consiglio di farvelo prestare o andare in biblioteca, poi giudicherete se comprarlo o no, ma io lo sconsiglio.
Delusa.

RoseBlood, di A.G.Howard #RoseBlood #AGHoward #newtoncompton #newtoncomptoneditori #reading #leggere #leggo #libro #book #loveread #amorelibri #bookblog #bookblogger #blogger #viaggiatricepigra


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Esce oggi anche questo romanzo particolare e piacevole da leggere, che già dalla copertina incuriosisce i lettori riportando alla mente un personaggio molto conosciuto, anche solo dall'aspetto e nome. Una lettura che stuzzica chi non conosce quella storia spingendolo ad approfondire, oltre che regalare un romanzo interessante, chiaro omaggio a quell'opera..... Sul blog vi parlo meglio della storia 😉 #RoseBlood #AGHoward #newtoncompton #newtoncomptoneditori #reading #leggere #leggo #libro #book #loveread #amorelibri #bookblog #bookblogger #blogger #freepik #viaggiatricepigra


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Opinione: Roseblood, di A.G. Howard

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Rune Germaine ha una splendida voce, paragonabile a quella di un angelo, ma è afflitta da una terribile maledizione: quando si esibisce, infatti, si sente malata e stanca, come se la bellezza del suo canto le rubasse ogni volta un po’ di vita. Sua madre, nel tentativo di aiutarla, decide di iscriverla a un conservatorio poco fuori Parigi, convinta che l’arte potrà curare la strana spossatezza di Rune. Poco dopo il suo arrivo nel collegio di RoseBlood, la ragazza si rende conto che c’è qualcosa di soprannaturale nell’aria. Il misterioso ragazzo che vede spesso in cortile, infatti, non frequenta nessuna delle classi a scuola e scompare rapidamente come è apparso, non appena Rune distoglie lo sguardo. Non ci vuole molto perché tra i due nasca un’amicizia segreta. Thor, è questo il nome del ragazzo, indossa abiti che sembrano provenire da un altro secolo e in sua presenza Rune si sente meglio, quasi cominciasse davvero a guarire. Ma tra i corridoi di RoseBlood c’è una terribile minaccia in agguato, e l’amore tra Rune e Thor, che sta sbocciando, verrà messo a dura prova. Dalla scelta di Thor, infatti, potrebbe dipendere la salvezza di Rune o la sua completa distruzione.

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Anche questo romanzo ha diviso il suo pubblico.
C'è chi lo adora e ne tesse le lodi, e chi lo odia e ne evidenzia le lacune.
Dipende dal lettore, dallo spirito con cui si approccia alla storia, da suoi gusti,...
Insomma, non credo sia così pessimo come viene descritto da alcune opinioni, anche se i gusti sono gusti....

Ovviamente, già dalla copertina, porta alla mente qualcosa di molto famoso e conosciuto, un personaggio che l'autrice stessa adora e ne è (quasi) ossessionata, tanto da aver iniziato a fare ricerche su di lui e su ciò che racchiude il suo mondo, per poi trarne una storia tutta sua da proporci (percorso che alla fine del libro ci racconterà).
Mi riferisco a "Il Fantasma Dell'Opera", un romanzo che in questi giorni sto recuperando poiché questa lettura ha risvegliato una curiosità molto forte, così da scoprire questo Classico.

Ma torniamo al romanzo, che vede due giovani protagonisti che si alterneranno come voce narrante: Rune, una ragazza di diciassette anni che "scappa" da casa sua per finire in un conservatorio RoseBlood a Parigi, dove lavora e vive una cugina del padre;  lei è una cantante straordinaria, ma dopo la morte del genitore qualcosa in quel dono cambia e si trasforma in un tormento, portandola a sentirsi male se si esibisce e costringendosi a respingere la musica, che tenta in ogni modo di venire fuori dal suo petto. Ossessionata dal Fantasma Dell'Opera ci racconterà, fra realtà e finzione, la storia che ha avuto quel luogo (ora conservatorio) e ci porterà a capire cosa c'è di vero tra le leggende degli studenti che dicono che un fantasma abiti l'edificio.
L'altra voce è Thorn, un ragazzo poco più grande che conosceremo a frammenti e che solo dopo metà del romanzo inizierà ad avere più "consistenza" per noi, facendoci conoscere il suo passato e la storia travagliata che lo ha portato lì, dove ha atteso l'arrivo di Rune.

Un duetto che si muove fra mistero e musica, entrambi perni della storia, sebbene dovremo capire i motivi, perché (come Rune) noi non sappiamo nulla di ciò che sta accadendo e dovremo pazientare affinché ci vengano rivelati tutti i segreti che circondano la ragazza. Anche se duetto forse non è il termine più appropriato, poiché ci sono altre "voci" nell'ombra che scalpitano per venire fuori, tra cui una irresistibile per le vittime che finiranno per ascoltarla.....

Io ammetto di aver faticato un po' a prendere il via, ma poi mi sono rilassata e la storia mi ha conquistato. Il finale (sempre il mio punto debole) ha qualche lacuna, speravo in qualche colpo di scena, nonostante mi aspettassi una cosa simile (come, appunto, accade); oltre ad essere troppo rapido rispetto al resto della narrazione. La Howard alterna scene velocissime e/o capitoli in cui passano giorni o settimane, a lunghe descrizioni accurate, che spesso stancano. Forse più azione in alcuni punti avrebbe regalato qualcosa in più alla storia...forse...
Un'altra cosa fastidiosa è la differenza fra il modo in cui i protagonisti raccontano, perché Rune lo fa al presente (vado/cammino/faccio.....), mentre Thorn no! (andai/camminai/feci....)
Spesso questo stacco è irritante. Sarebbe stato meglio scegliere un solo tempo e muoversi di conseguenza. Sono piccole cose che però fanno perdere la magia durante la lettura e staccarsi dal quel mondo, perdendone il "ritmo". Un peccato!

Ma nonostante tutto resta una lettura piacevole e piuttosto scorrevole; la trama è interessante, prendendo spunto da un Classico per portare una nuova versione di quella storia al pubblico, sia citandolo come libro, che prendendone spunto fra le pagine per crearne la storia nuova ed originale.
Se vi incuriosisce, non fatevelo scappare!

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Esce domani e penso che piacerà a molti 😉 Ve ne parlo in anteprima sul blog 😊 #Honor #BreakingPointSeries #TheBreakingPoint #JayCrownover #darkromance #dark #erotico #newtoncompton #newtoncomptoneditori #reading #leggere #leggo #libro #book #loveread #amorelibri #bookblog #bookblogger #blogger #freepik #viaggiatricepigra


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Opinione: Honor (The Breaking Point 1), di Jay Crownover

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Non farti ingannare. Non cercare giustificazioni per me. Non sono un uomo per bene. Ho visto cose che non avrei dovuto vedere, fatto cose di cui nessuno dovrebbe parlare. Nella mia vita non c’è posto per onore e coscienza. Ma ho combattuto e sono sopravvissuto. Ho dovuto farlo. Quando l’ho vista ballare in uno strip club, ho sentito il cuore battere per la prima volta. Keelyn Foster era troppo giovane, troppo piena di vita per quel posto, e mi sono reso conto in un istante che doveva essere mia. Ma prima di averla, sarei dovuto diventare l’uomo più temuto di The Point. Per avere qualcosa di decente da offrirle. Adesso è così. I soldi non sono più un problema e non c’è niente che io non possa ottenere. Eccetto lei. È scomparsa, introvabile. Ma non intendo arrendermi. La troverò e la reclamerò. Sarà mia. Perché, come ho detto, non devi farti ingannare. Non sono un diavolo sotto mentite spoglie... Sono un diavolo che padroneggia la scena.
 
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Esce domani e penso che farà furore!
Spero per voi che abbiate colto la possibilità di acquistarlo con la promo Newton Compton durante il week appena trascorso, ad un prezzo praticamente regalato.
Io ringrazio di averlo potuto leggere in anteprima, così da togliermi la curiosità e potervene anche parlare.
Prima di tutto vi dico che devo recuperare un sacco di romanzi di quest'autrice!
Avevo iniziato la "Tattoo" serie, ma dopo poco mi ero bloccata (per altre letture) e ho perso tutti i personaggi che sono saltati fuori, anche per serie (che credo siano) collegate, che la Crownover ha fatto conoscere meglio ai lettori; tra cui alcuni che compaiono affiancando questi personaggi che aprono questa nuova serie: Nassir e Keelyn.
Ma tranquilli!
Si legge anche senza conoscere tutto, infatti non ho trovato problemi di nessun genere (tranne la curiosità di tornare indietro a leggere ciò che mi ero lasciata alle spalle).
 
La trama ruota attorno a questi due giovani: Nassir, dal passato che dire "difficile" è dir davvero poco, che Jay ci farà conoscere subito aprendo una grossa parentesi solo per lui e la sua vita, per capire le scelte che lo hanno portato dov'è, ad essere il più temuto di The Point. E' un personaggio oscuro, tormentato, senza scrupoli, tranne che verso una giovane donna: Keelyn, conosciuta per caso il primo giorno in quel luogo, sul palco di uno Strip Club, aggredita da un cliente troppo esuberante.
Da quel momento si è creato un legame tra i due, così forte che nemmeno il tempo e la distanza li ha potuti dividere.
Infatti, ci troviamo parecchio tempo dopo, lontano da quel posto, sei mesi dopo un incidente che ha fatto capire a Keelyn che doveva scappare via da lì per crearsi una vita migliore. Eppure basterà posare di nuovo gli occhi su di lui per esser travolta dalle emozioni sepolte e ritrovarsi al punto di partenza, risvegliando la Keelyn che aveva rinchiuso con difficoltà e che sbatte contro le sbarre di una prigione che lei stessa ha creato. Basterà incrociare quegli occhi per sentire la mancanza (anche) di The Point e di ammettere che è casa sua.
 
Tornando lì scopre i cambiamenti che ha attuato Nassir, rivoluzionando quel posto, rendendolo un polo per gli affari ma anche togliendo la patina di osceno su certe attività, tra cui il vecchio Strip in cui Keelyn lavorava. Ma è la proposta che le farà a sconvolgerla di più: la vuole come socia per un nuovo club che aprirà a breve e per garantirle di stare al sicuro le promette di non metterle mai un dito addosso. Nassir ha sempre ammesso di volerla nel suo letto e nella sua vita, ma per Keelyn tutto questo la farebbe diventare una proprietà ed è ciò che non vuole, nonostante resistere a lui sia davvero difficile. Così la prende come una sfida, testare i limiti di Nassir, cercando di capire quanto resisterà e se riuscirà a farsi accettare come sua pari.
Una lotta fra testoni, attratti ma che si respingono, per ragioni differenti.
Una guerra che prosegue silenziosa da anni e che vedrà finalmente un epilogo mentre un pericolo più reale e infimo si muove fra le mura di questo nuovo club.
 
Una storia interessante e piacevole da leggere, che score rapida e si finisce in poche ore.
Forse un po' ripetitive le scene di sesso, però ho letto molto peggio!
Si conosce già il finale dal preambolo, ammettiamolo, eppure resta una lettura rilassante (si, io trovo il Dark Romance rilassante...sono strana...).
Se siete fan della Crownover non potete lasciarvelo scappare!
Stesso discorso se siete fan dei Dark.
Invece se ancora non la conoscete e non amate molto questo genere, vi consiglio di approcciare altri romanzi (precedenti e più soft) della scrittrice, così da capire se vi può piacere o no. 

Sinceramente, pensavo che potesse piacermi, ma non così tanto. Una lettura forte, che "provoca" il lettore mettendogli davanti una realtà in cui (penso) chiunque potrebbe finire e possa farsi le stesse domande scomode (e a volte crudeli) che si fa il protagonista della storia (vera!). Un racconto duro, difficile, che parla di accettazione, di vita, di odio e rifiuto, ma anche di amore incondizionato. Una graphic novel che consiglio tantissimo! E un grazie all'autore che ci ha permesso di entrare in questa sua esperienza senza mettere filtri, così da farci vivere in pieno tutte le sue emozioni, anche quelle "sbagliate" da ammettere. . Trovate l'opinione più estesa sul blog 😉 Fatevi conquistare!! 😊 #NonÈTeCheAspettavo #FabienToulmé #BAO #baopublishing #graphicnovel #reading #leggere #leggo #libro #book #loveread #amorelibri #bookblog #bookblogger #blogger #freepik #viaggiatricepigra


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Opinione: Non è te che aspettavo, di Fabien Toulmé

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Questa è la storia di un incontro. L'incontro tra un padre e sua figlia, che è diversa dalle altre. Per Fabien, l'annuncio della sindrome di Down di Julia significa il mondo che gli crolla addosso. Come si affronta la disabilita di una bambina? Come si impara ad accettare per essere capaci di amare? Tra collera, dubbi, momenti tristi e di inattesa gioia, l'autore racconta il difficile cammino che l'ha portato verso sua figlia.

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Un libro bello, molto profondo, triste e senza filtri. Un libro difficile, per le tematiche affrontate...no, non parlo della sindrome di Down in sè, ma di un padre che si trova "incastrato" con una figlia con quella patologia e dovrà imparare ad accettarlo, ad amare quella bambina che al primo momento non ha sentito sua.

Tutto inizia nei primi mesi di gravidanza. Il protagonista Fabien vive in Brasile da cinque anni, con la compagna Patricia (brasiliana) e Louise, loro figlia, di quasi quattro anni. E sono alle prese con una seconda gravidanza. Si capisce subito che è molto spaventato dagli esami prenatale, sperando (come molti genitori) che la creatura sia sana e non abbia malformazioni o malattie, spesso riscontrabili già nei primissimi mesi. In particolar modo è spaventato da questa sindrome, che fa da cardine al romanzo. Garantiscono tutti che sta procedendo tutto perfettamente. Non solo in Brasile, ma anche in Francia, dove tornano già al terzo mese di gravidanza.
Fabien ha girato il mondo durante la sua vita e non riesce a stare per tanti anni fermo in un luogo, così tornano nella sua città natale, dove ritrova i parenti ansiosi di accogliere questo secondo arrivo.
Eppure nonostante i controlli e le rassicurazioni, sente che qualcosa non va, l'ansia non si scioglie nel suo petto. Ed il giorno del parto, dopo un cesareo d'urgenza, vedendo per la prima volta la sua bambina Julia, si renderà conto che le sue peggiori paure si stanno realizzando.
Ma nessuno gli da credito.
Minimizzano, dicendo che i bambini sono diversi alla nascita, che quei difetti che vede sono dovuti al parto, che sono tutte paranoie, eppure...eppure la bimba ha qualcosa.
Un disturbo al cuore.
E questo, con suo enorme dispiacere, lo fa sospirare di gioia. Ma dura poco perché una dottoressa gli spiegherà che questa malformazione deriva dalla sindrome di Down.

Questo sarà un colpo durissimo per Fabien.
Non ci nasconderà nessun pensiero, neanche quelli più crudeli, perché si troverà ad aver a che fare con qualcosa che lo spaventa e con una patologia che non si sa cosa potrebbe comportare alla bambina durante la crescita. Si trova ad odiare, senza remore, i dottori che potevano riscontrare in tempo quella patologia; gli altri genitori, troppo felici dei loro figli normali; della gente per strada che li guarda e sembra giudicarli; delle persone sempre pronte a dire la loro, in positivo o negativo;....ma soprattutto se stesso in primis perché non riesce ad accettare ed amare la sua bambina, nemmeno prenderla in braccio o farle il bagno senza bloccarsi e cedere al rifiuto.

Vedremo i primi mesi di vita di Julia in cui lui è distrutto, completamente sconfitto e depresso dalla notizia, nei quali il pianto lo accompagna praticamente sempre. E come lui, anche Patricia, perché sanno entrambi che la vita di Julia sarà difficile, ma devono fare i conti per imparare a capire in che modo. Vedremo anche che, rispetto a loro, per Louise non c'è mai stato nessun problema, dalla prima volta che ha visto la sorellina, lei non ha mai colto differenze e l'ha amata senza riserve.

Attraverso il padre vedremo questo percorso senza filtri o frasi fatte: lui odia Julia inizialmente, non la può toccare, la rifiuta con ogni fibra del suo corpo, e si detesta per questo; ma allo stesso tempo non abbandona la famiglia e continua a lottare, un passo alla volta, pensando di non muoversi, ma andando avanti lungo una strada che riteneva impensabile.
Ci saranno scivoloni, incomprensioni, situazioni in cui aprirà gli occhi,....un viaggio complesso durante il quale vedremo questa famiglia e soprattutto Fabien cambiare, comprendendo di amare Julia così com'è e accettando il percorso che seguirà, che sicuramente sconvolgerà le loro vite, ma capendo che ne varrà la pena.

Come dicevo, una storia davvero davvero bella e delicata, ma che ti lancia una secchiata d'acqua addosso, facendoti entrare nei panni di Fabien che si pone domande scomode, scorrette, ingiuste, a volte crudeli, ma questa è la vita e queste cose capitano. E sono davvero felice che quest'uomo abbia avuto il coraggio di ammettere la sua debolezza in tutto il suo "orrore" per raccontarci questo spaccato di vita, prima e dopo aver capito di amare sua figlia.
Leggetelo!

Oggi (finalmente) vi parlo di questo straordinario romanzo. Avrei voluto scrivere tantissimo ed invece mi sono ritrovata quasi bloccata nel momento di dover mettere giù un opinione. Davvero ampio e bello da leggere, se ancora non lo avete letto, vi consiglio di tenerlo presente 😊 #LaVeritàSulCasoHarryQuebert #JoelDicker #reading #leggere #leggo #libro #book #loveread #amorelibri #bookblog #bookblogger #blogger #freepik #viaggiatricepigra


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Opinione: La verità sul caso Harry Quebert, di Joël Dicker

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Estate 1975. Nola Kellergan, una ragazzina di 15 anni, scompare misteriosamente nella tranquilla cittadina di Aurora, New Hampshire. Le ricerche della polizia non danno alcun esito. Primavera 2008, New York. Marcus Goldman, giovane scrittore di successo, sta vivendo uno dei rischi del suo mestiere: è bloccato, non riesce a scrivere una sola riga del romanzo che da lì a poco dovrebbe consegnare al suo editore. Ma qualcosa di imprevisto accade nella sua vita: il suo amico e professore universitario Harry Quebert, uno degli scrittori più stimati d’America, viene accusato di avere ucciso la giovane Nola Kellergan. Il cadavere della ragazza viene infatti ritrovato nel giardino della villa dello scrittore, a Goose Cove, poco fuori Aurora, sulle rive dell’oceano. Convinto dell’innocenza di Harry Quebert, Marcus Goldman abbandona tutto e va nel New Hampshire per condurre la sua personale inchiesta. Marcus, dopo oltre trent’anni deve dare risposta a una domanda: chi ha ucciso Nola Kellergan? E, naturalmente, deve scrivere un romanzo di grande successo. La verità sul caso Harry Quebert è un fiume in piena, travolge il lettore e lo calamita dalla prima all’ultima pagina. è il giallo salutato come l’evento editoriale degli ultimi anni: geniale, divertente, appassionante, capace di stregare prima la Francia, poi il mondo intero.

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Dicono che o lo si ama o lo si odia.
E visto che, chi conosco, ne tesse le lodi, la curiosità era tanta, eppure solo quest'anno sono riuscita ad impormi e trovare tempo per leggerlo, infilandolo nella sfida #LiberaLoScaffale2018 pur di avere un motivo per obbligarmi a leggerlo.
Dirvi che in tre giorni l'ho finito, vi farà capire da che parte della bilancia sto, vero?

Marcus Goldman è la nostra voce narrante principale, non l'unica ma resterà il fulcro intorno al quale scopriremo le varie biforcazioni della storia, perché nonostante a volte parlino altri personaggi, da altre epoche, è sempre attraverso di lui che verranno a galla. Il tutto perché si ritroverà ad improvvisarsi investigatore quando il suo amico più caro, Harry Quebert, viene accusato di omicidio.
Marcus era stato allievo di Harry e negli anni si era sviluppata un'amicizia molto forte che li teneva legati, cosa che lo porterà a riavvicinarsi al suo mentore quando (dopo il suo primo romanzo che ha fatto enorme successo) si trova impantanato e senza riuscire più a scrivere; e quando Harry si troverà nei guai, correrà subito da lui senza porsi il minimo dubbio sul fatto che sia innocente, anche se l'America è pronta a distruggerlo per qualcosa di scandaloso: le ossa rinvenute nel suo giardino appartengono al cadavere di una quindicenne scomparsa nel 1975, Nora Kellergan; ma il fatto più esplosivo è che sembra esserci un collegamento fra la giovane e Harry (che all'epoca era trentacinquenne), e al suo romanzo più famoso e conosciuto.
Una storia torbida, che scava in un passato e in un indagine che sembrava ben fatta, ma che in pochissimo rivelerà grosse lacune. Oltre che il passato di Harry, raccontato dallo stesso, che permetterà a Marcus di scoprire qualche indizio in più per scagionare il suo amico e trovare il vero assassino.

Questo romanzo si muove lungo diversi flussi temporali, diciamo, così da farci vivere il presente a saltelli, insieme a frammenti misti di passato, alcuni più antichi che si mescolano ad altri più recenti. Non c'è un parallelismo, come in tante altre storie, in cui due storie scorrono alternandosi. No. Qui c'è molto caos, ma è buono, perché si inserisce nel contesto delle indagini che stiamo seguendo e regala frammenti per farci capire la storia, ma senza mai dire tutto. Solo alla fine, all'ultimo capitolo, chiudendo il volume resteremo spiazzati e con la certezza che non salteranno fuori altri colpi di scena a sorprenderci.
E' questo uno dei punti di forza più grandi del romanzo!
Lo segui, cerchi di capire, di fare ipotesi, in pratica sai tutto quello che sa il protagonista, eppure c'è sempre qualcosa che sfugge, che salta fuori all'improvviso e ribalta le carte in tavola.
Pensi che qualcosa sia nero, ed invece spunta una luce ed è blu, per poi scoprire che non è vero nemmeno quello.
Una narrazione non aggressiva, ma con un ritmo che scandisce per bene la storia e ti imprigiona nella sua rete. Si resta agganciati dalla pressante curiosità di scoprire cosa sia accaduto nel 1975, non solo a Nola, ma a tutte le persone di quella cittadina che hanno incrociato la sua vita e che si troveranno a dover raccontare cose che prima avevano taciuto, cose che credevano superficiali, oppure nascoste per una ragione che dovremo sudarci per scoprire,....
Un romanzo dannatamente complesso, ma che si legge dannatamente in fretta!
Non saprei che altro dire se non: bellissimo.

Vanno a ruba ed il tutto per una buona causa! 😉 Fateci un pensiero (tshirt e/o borsa) . Dalla pagina Facebook di Zerocalcare: "[...] Che succede a Afrin? Perché uno ne parla? Afrin è uno dei tre cantoni del Rojava, dove da anni ormai i curdi insieme agli altri popoli che abitano la regione provano a costruire una società basata su alcuni punti fermi che vanno dalla liberazione e dal protagonismo delle donne alla convivenza pacifica di tutte le culture e religioni, passando per un rapporto ecologico con la terra e per una giusta ridistribuzione delle ricchezze. Dopo la resistenza all’Isis, e la sua sconfitta in quelle zone, oggi è la Turchia che sta attaccando Afrin e il Rojava, per impedirgli di portare avanti la propria condizione di entità stabile e democratica. Lo stato turco dal 20 gennaio sta aggredendo Afrin con tutta la propria forza. I suoi aerei da caccia e i suoi carri armati stanno deliberatamente bombardando le aree abitate da civili. Decine di civili sono stati uccisi, di cui la maggior parte donne e bambini, centinaia sono i feriti: le forze armate turche stanno commettendo crimini di guerra e delitti umanitari. Il nord della Siria è stato ampiamente ripulito dall’ISIS e da altri gruppi salafiti. La minaccia salafita, tuttavia, esiste ancora. Gli attacchi della Turchia stanno destabilizzando la regione e compromettendo la lotta contro l’ISIS. Quindi tra le tante cose che si possono fare per aiutare quella situazione, oltre a informarsi e parlarne e adoperarsi affinché non venga ignorata, c’è quella di supportare chi si occupa di sostenere concretamente quella resistenza. Ecco, facendo queste magliette pensavamo che poteva essere un mattoncino in quel senso."


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Questa mattina sul blog vi ho parlato dell'ultimo volume della serie "Le Cronistorie Degli Elementi": "Il Regno Dell'Acqua". Un quinto capitolo stupendo, che riesce a tenere incollati i fan alle pagine, riempiendo la storia di novità e colpi di scena che continuano a lasciare a bocca aperta. Ora aspettiamo (curiosissimi!) il prossimo, ed ultimo, libro della saga 😍 #LeCronistorieDegliElementi #IlRegnoDellAcqua #LauraRocca #Blogtour #serie #reading #leggere #leggo #libro #book #loveread #amorelibri #bookblog #bookblogger #blogger #freepik #viaggiatricepigra


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Opinione: Il Regno dell'Acqua (Le Cronistorie degli Elementi 5), di Laura Rocca

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«I nostri successi spesso passeranno inosservati,
ma i nostri errori avranno il potere di distruggerci».

Appreso il contenuto della prima parte di Profezia, Aidan e Celine possono finalmente prepararsi per la spedizione nel Regno dell’Acqua, ma raggiungere il Castello sembra sempre più difficile.

Non esiste spiegazione alle ingerenze improvvise del nemico sul territorio. Le protezioni sembrano attive, ma le Forze del Vuoto riescono a penetrare e a seminare il panico tra gli abitanti del Regno. Tentando di varcare i confini protetti, Celine realizza che il Male annienta le sue capacità e il suo compagno, non avendo ancora recuperato i poteri da Prescelto, non è in grado di fornirle sufficiente supporto.

Aidan, intuendo le vere ragioni del nemico, decide che è giunto il momento di agire, di dimostrare al mondo, e a se stesso, che è davvero degno di essere uno dei Prescelti. Tenendo Celine all’oscuro del pericolo al quale ha deciso di esporsi, combatterà una guerra molto più significativa di quella per riconquistare il Regno, ma dovrà valutare con attenzione ogni scelta poiché il peso delle sue azioni ricadrà su tutti, specialmente su colei che ama.

Aidan sarà abbastanza forte da mettere a tacere definitivamente quell’anima oscura che lo perseguita?
Quale condizione porrà loro lo Spirito dell’Acqua per venire a capo dell’enigma?
E che cos’è quella misteriosa Reliquia di cui non avevano mai sentito parlare?


° °   ° ° °   ° °   ° °   ° ° °   ° °

Come al solito sono lentissima a leggere questi volumi rispetto alla pubblicazione.
Ma no! Non perché il contenuto non mi piaccia o sia faticoso da leggere, tutt'altro....eppure, ci impiego del tempo a "convincermi" ad iniziare per poi entrare nella storia e immergermi in questo mondo incredibile ed unico.
Forse perché ogni volta alla fine mi mangio le mani dalla curiosità e mi tocca (come a tantissimi altri fan della serie) aspettare per poter leggere come continueranno le avventure di Celine e Aidan.

Chiudiamo la mia parentesi e torniamo alla storia, perché (se ben ricordate, e chi può scordarlo!!) finalmente ci siamo tolti di mezzo Tamnais che era a dir poco odioso, con tutti che gli davano retta come se fosse il Dio in Terra, mentre la povera Celine che si era fatta il mazzo per farsi rispettare e guadagnandosi la sua posizione, veniva messa da parte come nulla fosse.
Come ciliegina, Aidan scopriva la verità sulle sue origini, di essere il Prescelto e quindi il compagno di Celine. Ma oltre a questo una verità ben più minacciosa e dura da accettare, soprattutto per lui: Matteo/Tamnais è una parte di Aidan; la sua anima è stata spezzata e divisa in due corpi che, prima o poi, dovranno scontrarsi chiudendo la guerra.

Al popolo è stata raccontata parte della verità, che Aidan è il Prescelto e che il male li aveva ingannati, ma grazie alla sua perseveranza ed al coraggio dimostrato, lui poteva tornare a ricoprire quel ruolo, e stare accanto a Celine come suo compagno alla luce del sole. Eppure devono tenere per loro ancora tanti segreti, perché gli altri non capirebbero.

Ed è da qui che si riparte. Devono prepararsi a partire per il Regno Dell'Acqua al più presto, dove sembra che le protezioni non funzionino più lasciando passare il male anche nei territori ritenuti sicuri. Sarà un viaggio che si presenterà difficoltoso per molte ragioni, ma in particolar modo per Aidan che verrà messo alla prova e, davanti ad una proposta davvero rischiosa per lui, metterà da parte se stesso per il bene del Regno e di Celine.
Una scelta che lo lascerà solo a doversi prendere la responsabilità di quelle scelte, nascondendo persino all'amata la verità, il tutto per permetterle di ripulire quella zona dal male e di trovare lo Specchio, così da avere un'arma in più da usare per chiudere la partita con il male.

Sarà messo a dura prova il loro rapporto ancora una volta, facendo mettere in dubbio a Celine l'amore che li lega, nonostante lui sia più sicuro e forte di prima. Il tutto mentre gireranno per il Regno Dell'Acqua, cercando risposte per ricostruire un antico artefatto e per trovare lo Specchio ed il suo Portatore.

Un bel libro, che attraverso il punto di vista corale permette al lettore di vedere la storia attraverso molti occhi e farsi idee diverse, a seconda di chi stia parlando. Una lettura che scorre veloce e piacevole, che mi sono concessa di leggere con calma e dedicandoci qualche giorno in più rispetto ai miei standard. Laura fa colpo ancora, mettendo il lettore spesso in crisi per come dirige la storia, facendolo diventare estremamente curioso di scoprire come finirà il tutto e se le cose si aggiusteranno (e se in meglio! nulla è da dare per scontato).
Non vedo l'ora di scoprire come si chiuderà questa serie con il prossimo capitolo, sono curiosissima!

Insomma, consigliato? Ovvio!!

Oggi chiudo la Trilogia Siberiana parlandovi de "Il Respiro Del Buio". Chiude questa storia davvero incredibile.... Vi consiglio, se iniziate a leggere, di completare tutti e tre i libri. Meritano! 😉 #TrilogiaSiberiana #IlRespiroDelBuio #NicolaiLilin #reading #leggere #leggo #libro #book #loveread #amorelibri #bookblog #bookblogger #blogger #freepik #viaggiatricepigra


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Opinione: Il Respiro Del Buio (Trilogia Siberiana), di Nicolai Lilin


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È stato educato da un'intera comunità criminale a diventare una contraddizione vivente, cioè un "criminale onesto". Ha imparato l'arte del coltello e quella del tatuaggio. È finito in carcere, ha combattuto per la sopravvivenza nelle carceri della sua città e poi in Cecenia, cecchino in un reparto d'assalto. Ha visto da vicino il sistema sconcertante di poteri ombra che governano la Russia, assoldato alla difesa di un oligarca nostalgico. Ha conosciuto l'amore intenso e il dolore atroce, la violenza, la sete di vendetta e il pentimento. "Piede scalzo" è cresciuto. Incisa nei tatuaggi e nelle cicatrici del corpo e dell'anima si porta addosso la sua storia. La stessa che Nicolai Lilin ha messo nei suoi libri e che oggi si può leggere tutto d'un fiato: con una scrittura ruvida e diretta, illuminata da sorprendenti squarci d'ironia. Tra storia e leggenda, autobiografia e immaginazione, "Trilogia siberiana" ci regala la cronaca di un percorso emotivo di drammatica intensità.


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"Il respiro del buio" comincia con un viaggio in treno, alcune centinaia di chilometri che sanciscono l'ingresso in una nuova vita. Il servizio militare in Cecenia è finito, è tempo di tornare, ma per il protagonista la parola ritorno ha perso significato. È un altro uomo quello che arriva alla stazione di Bender, e un'altra è la città che lo accoglie: identica a un primo sguardo, eppure diversa. Rinchiuso nel suo appartamento, solo con le sue armi importate illegalmente dalla Cecenia, Nicolai vive il suo "dopoguerra" di solitudine, ansia, paura. E, soprattutto, odia. Odia gli edifici, le strade, l'umanità "pacifica" che gli appare fasulla, intollerabile nella sua pretesa di civiltà. Per provare a fare i conti con le atrocità subite e commesse, decide allora di intraprendere un nuovo viaggio, verso il luogo che rappresenta l'unico ritorno possibile: la Siberia. Immerso nella natura, nel silenzio, guidato dalla saggezza del nonno, sembra trovare una vita semplice e quieta. Ma un passato così pesante non si cancella con il silenzio, e neppure con la determinazione, e quella che sembra una possibilità di riscatto può rivelarsi in ogni momento una trappola che inverte la corsa e riporta al punto di partenza. Così, può succedere che un impiego in una ditta di sicurezza privata a San Pietroburgo si trasformi in una nuova guerra, più nascosta e apparentemente meno violenta rispetto a quella combattuta in divisa, eppure, se è possibile, ancora più pericolosa. Una guerra che fa le sue vittime nelle strade e nelle piazze...

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E arriviamo al terzo, e conclusivo, capitolo della Trilogia Siberiana.
Come già annunciato nel precedente capitolo, Nicolai torna dalla guerra ma diverso. Quell'esperienza gli ha lasciato delle cicatrici davvero forti e traumatiche a livello mentale, e farà fatica a riabituarsi alla vita tranquilla di prima. Sono passati "solo" due anni, ma sotto le armi, in quell'ambiente che comunque lo ha protetto seppur non abbastanza, tutto è cambiato per lui.
Nell'appartamento si trova da solo e hanno inizio i suoi deliri, durante i quali persino lui comprende che qualcosa non va, ma non riesce a darsi una spiegazione.
Sarà dopo un risveglio traumatico che comprenderà quanto gli serva dare un taglio e organizzarsi, per non impazzire del tutto. Da quel primo passo, ne farà altri, fino a decidere di dover staccare la spina per un po', "scappando" in Siberia da suo nonno Nicolai. L'unico che potrebbe capirlo e consigliarlo, anche se con i suoi modi particolari.

Una storia interessante ed affascinante, che porta il lettore a vedere le conseguenze che lascia la guerra e quell'ambiente di continuo e pressante stress, mostrando quanto impegno ci voglia per uscirne, senza che nessuno alzi un dito per aiutarti. Ed è una parentesi che sembra marginale, eppure è molto importante: allo Stato non frega nulla;, gli amici hanno altri interessi e, per certi versi, sono distanti anni da lui e quell'esperienza, a volte persino quelli più vicini lo evitano; la famiglia non è più così vicina, molti sono scappati,...quindi Nicolai si trova poco più che vent'enne solo con enormi problemi addosso. Ma lo abbiamo conosciuto, non si arrende. Trova sempre un modo per risolvere i problemi che gli si riversano addosso.

Vedremo attraverso di lui il lungo viaggio verso la Siberia, in mezzo al nulla, dove vive il nonno. Lo conosceremo, anche se per poco, e Nicolai ci darà una panoramica su quella zona così inospitale (sia per il territorio, che per chi ci vive), lasciando incuriosito il lettore.
Il tutto, veloce come un fulmine quasi, una breve parentesi che gli permette di rimettersi un po' in forze, prima di tornare a vivere in un vecchio appartamento a San Pietroburgo che aveva subaffittato ad un ragazzo.

Eppure, anche se lui ce la mette tutta, il marchio del soldato lo perseguita e non riesce a trovare nessun lavoro, così sarà costretto a chiamare una conoscenza dell'esercito per riuscire a lavorare; cosa che lo porterà a dover lavorare con persone come lui, ex soldati, professionisti nei loro campi, finendo a fare qualcosa che nemmeno lui sa se sia bene o male...finendo vittima di un gioco pericoloso e scorretto, da cui capirà che deve uscirne al più presto.

Una bella lettura, che chiude la trilogia per bene, senza lasciare spiragli o frasi in sospeso.
Ovvio, il lettore è curioso, ma quel libro ha detto tutto ciò che doveva. Ha raccontato la vita, pericolosa, fuori dagli schemi, folle,....di un giovane che si è trovato sempre più immischiato e costretto a fare qualcosa che non voleva, nonostante la sua furbizia (ed un pochino di fortuna) lo abbia accompagnato ed aiutato a cavarsela.
Una storia che sembra irreale, dal punto di vista di chi vive in un contesto civile da tutta la vita, eppure, con tutto ciò che accade nel mondo, non puoi non credere e tentare di immedesimarti in questo protagonista e di chiederti, anche solo di sfuggita, come sarebbe potuta andare la vita se si fosse nati lì in quel periodo. Magari vivendo esperienze simili.
Probabilmente tanti non sarebbero più qui a raccontarlo, questo lo rende così vero, forte e crudele.

Una trilogia che consiglio!
Non leggete a spezzoni, se iniziate portate a termine il tutto, ne varrà la pena.

Sempre riguardo la "Trilogia Siberiana", oggi continuo a parlarvene col secondo volume: "Caduta Libera". #TrilogiaSiberiana #CadutaLibera #NicolaiLilin #reading #leggere #leggo #libro #book #loveread #amorelibri #bookblog #bookblogger #blogger #freepik #viaggiatricepigra


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Opinione: Caduta Libera (Trilogia Siberiana), di Nicolai Lilin

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È stato educato da un'intera comunità criminale a diventare una contraddizione vivente, cioè un "criminale onesto". Ha imparato l'arte del coltello e quella del tatuaggio. È finito in carcere, ha combattuto per la sopravvivenza nelle carceri della sua città e poi in Cecenia, cecchino in un reparto d'assalto. Ha visto da vicino il sistema sconcertante di poteri ombra che governano la Russia, assoldato alla difesa di un oligarca nostalgico. Ha conosciuto l'amore intenso e il dolore atroce, la violenza, la sete di vendetta e il pentimento. "Piede scalzo" è cresciuto. Incisa nei tatuaggi e nelle cicatrici del corpo e dell'anima si porta addosso la sua storia. La stessa che Nicolai Lilin ha messo nei suoi libri e che oggi si può leggere tutto d'un fiato: con una scrittura ruvida e diretta, illuminata da sorprendenti squarci d'ironia. Tra storia e leggenda, autobiografia e immaginazione, "Trilogia siberiana" ci regala la cronaca di un percorso emotivo di drammatica intensità.
 
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Nel settembre dell'anno 1999 la Federazione Russa annuncia ufficialmente l'inizio della seconda operazione antiterroristica nel territorio della Repubblica Federativa della Cecenia e nella zone confinanti con il Caucaso del Nord. Lilin racconta quello che hanno vissuto i giovani dell'esercito russo in quel periodo, durante il loro servizio militare obbligatorio; e quello che hanno vissuto i civili, mentre nella loro terra operavano due eserciti nemici. L'autore di "Educazione siberiana" narra in presa diretta la vera faccia della guerra, quella che non si vede nei film, nei documentari, e che si vede solo a tratti nei reportage giornalistici o nei racconti degli osservatori di pace e dei difensori dei diritti umani. Racconta tutto in modo tale da permettere a ogni lettore di vivere i momenti della guerra, di attraversarla a fianco dei soldati, di sentirne l'oscenità sulla propria pelle. Mostrandone soprattuto le contraddizioni. Un libro che vuole essere apolitico, neutrale; che racconta la guerra, la vita e la morte, le ingiustizie, gli orrori e gli atti di onestà così come apparivano nella vita di ogni giorno in Cecenia; che descrive le sensazioni, la perdita dell'equilibrio, i cambiamenti dell'essere umano che avvengono nel caos, oltre i limiti dell'etica e della morale. Non un saggio storico, ma un romanzo costruito su particolari veri, con vite vere. Nicolai Lilin è nato nel 1980 a Bender, in Transnistria. Nel 2003 si è trasferito in provincia di Cuneo e nel 2009 ha scritto il romanzo "Educazione siberiana".
 
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L'ho finito da un po' di tempo eppure non sapevo bene come parlarvene.
Questo romanzo fa parte della "Trilogia Siberiana", è il seguito di "Educazione Siberiana" eppure la storia prende una piega diversa, per ragioni che non sono dipese dallo scrittore e nemmeno dalla sua volontà, ovvero: la guerra.
Nicolai infatti si trova obbligato ad andare a combattere per la patria, ma per sua fortuna viene smistato nei sabotatori.
E' sempre stato a contatto con la violenza, ma qui cambiano completamente le regole. Il mondo di prima era organizzato, c'erano comportamenti ben precisi, una morale di base che dirigeva il tutto. Ora si trova ad affrontare qualcosa di peggio, ma (grazie comunque a quel passato) almeno ha qualche strumento per affrontare la situazione.
Si ritroverà ad affrontare un addestramento estremamente duro (imparando principalmente a fare tutto al buio), ma grazie al maggiore Zabelin tutto questo lo preparerà a ciò che dovrà affrontare più avanti, ed in particolare scoprendo la sua abilità con le armi gli darà un posto fra i cecchini, un ruolo difficile ma estremamente utile nelle battaglie, specialmente fra i sabotatori.
Riesce anche a fargli passare la voglia di scappare, chiarendogli quale sarebbe il suo futuro (se mai riuscisse a farcela) e facendolo restare fra le armi per i due anni di leva che deve fare.
Dopo l'addestramento si troverà in un gruppo sotto il capitano Nosov, un personaggio strano e particolare, sveglio e molto intelligente, ma innamorato della guerra e che fa quel lavoro da così tanto tempo da esser ormai una figura di riferimento per il gruppo e stimato da molti altri, in vari ranghi militari. Poi c'è Mosca, Scarpa, Cervo, Mestolo, Zenit. Tutti da zone diverse, ma uniti; ognuno con una specializzazione ed un compito particolare, eppure tutti pronti a scattare per portare a termine le missioni ed uscirne indenni.
 
Finire nei sabotatori è stata la sua fortuna, nella sfortuna, perché quei gruppi erano molto uniti, quasi a formare una famiglia. Ci si copriva le spalle a vicenda, si seguivano gli ordini con fiducia e si sapeva di non essere soli, mentre in altri rami c'era nonnismo e i soldati, spesso alle prime armi, non avevano nulla a cui aggrapparsi, ne nessuno su cui poter contare.
Attraverso i suoi occhi vedremo frammenti di addestramento e alcune operazioni svolte con Nosov ed i suoi compagni. Missioni difficili, ardue, crude,...Nicolai ci fa entrare nella battaglia, facendoci smettere di pensare a cosa sia moralmente giusto o sbagliato, poiché in guerra non c'è spazio per questo. O muoiono loro, o muori tu. Si entra in quest'ottica distorta ma che senza di essa uno impazzirebbe dopo pochi giorni di battaglia. Lo ammette anche lui per spiegare certe scelte, alcune davvero disumane che si trova ad osservare.
Un'esperienza che, come vedremo, gli darà molto ma lo spezzerà, quando tutto sarà finito e dovrà tornare nel mondo civile. Un luogo dove sarà solo, abbandonato, senza nessuno che lo capisce, in una realtà totalmente diversa, per la quale prova una cieca rabbia...capendo in fretta che se vuole sopravvivere dovrà trovare un modo per staccare dal passato e tornare a vivere normalmente.
 
Un libro che mi è piaciuto molto per questo lato crudo, violento, senza censure, che mostra come ci si debba adattare per sopravvivere, mostrando anche alcuni lati peggiori, di come il cervello a volte si disconnetta sotto estrema pressione, caos e mancanza di riposo e cibo adeguato.
Spinti all'estremo durante alcune missioni, costretti a pensare velocemente, a combattere, ad uccidere, a seguire regole stupide decise da chi comanda e che mai scende in campo; mostrando anche quel lato, perché loro seguono gli ordini ma con occhio critico, mai ciecamente, perché sanno (e Nosov lo spiega spesso, con odio) che non gliene frega nulla di loro a chi comanda e che spesso sono solo pedine mosse per qualcosa di insulso. Devono obbedire, ma (grazie al loro capo) lo faranno sempre preparati e con piani intelligenti per tornare vivi e salvi dalle missioni.
 
Così ricco di sfaccettature, non riesco nemmeno a spiegarvi per bene su come riesca a far entrare il lettore in quel mondo così inimmaginabile per chiunque non lo viva direttamente.
E' straordinario come con pochi aneddoti ti faccia sentire in quei luoghi, arrabbiato, stanco, costretto a seguire delle direttive rischiando la vita. Trattenendo il fiato affinché tutto finisca bene.
E senza mai tralasciare il lato umano e vulnerabile (nessuno è Rambo).
In particolare lo vediamo in qualche occasione, specialmente verso la fine. Ma soprattutto come preludio al prossimo capitolo, quando Nicolai torna alla vita civile e non riesce ad adattarsi.
Lì si comprende quanto anche solo due anni possano sconvolgere totalmente una vita e portarla sull'orlo del baratro.
 
Stupendo!

Finalmente vi parlo della "Trilogia Siberiana", partendo dal primo libro: "Educazione Siberiana". #TrilogiaSiberiana #EducazioneSiberiana #NicolaiLilin #reading #leggere #leggo #libro #book #loveread #amorelibri #bookblog #bookblogger #blogger #freepik #viaggiatricepigra


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Opinione: Educazione Siberiana (Trilogia Siberiana), di Nicolai Lilin


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È stato educato da un'intera comunità criminale a diventare una contraddizione vivente, cioè un "criminale onesto". Ha imparato l'arte del coltello e quella del tatuaggio. È finito in carcere, ha combattuto per la sopravvivenza nelle carceri della sua città e poi in Cecenia, cecchino in un reparto d'assalto. Ha visto da vicino il sistema sconcertante di poteri ombra che governano la Russia, assoldato alla difesa di un oligarca nostalgico. Ha conosciuto l'amore intenso e il dolore atroce, la violenza, la sete di vendetta e il pentimento. "Piede scalzo" è cresciuto. Incisa nei tatuaggi e nelle cicatrici del corpo e dell'anima si porta addosso la sua storia. La stessa che Nicolai Lilin ha messo nei suoi libri e che oggi si può leggere tutto d'un fiato: con una scrittura ruvida e diretta, illuminata da sorprendenti squarci d'ironia. Tra storia e leggenda, autobiografia e immaginazione, "Trilogia siberiana" ci regala la cronaca di un percorso emotivo di drammatica intensità.


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Cosa significa nascere, crescere, diventare adulti in una terra di nessuno, in un posto che pare fuori dal mondo? Pochi forse hanno sentito nominare la Transnistria, regione dell'ex Urss autoproclamatasi indipendente nel 1990 ma non riconosciuta da nessuno Stato. In Transnistria, ai tempi di questa storia, la criminalità era talmente diffusa che un anno di servizio in polizia ne valeva cinque, proprio come in guerra. Nel quartiere Fiume Basso si viveva seguendo la tradizione siberiana e i ragazzi si facevano le ossa scontrandosi con gli "sbirri" o i minorenni delle altre bande. Lanciando molotov contro il distretto di polizia, magari: "Quando le vedevo attraversare il muro e sentivo le piccole esplosioni seguite dalle grida degli sbirri e dai primi segni di fumo nero che come fantastici draghi si alzavano in aria, mi veniva da piangere tanto ero felice". La scuola della strada voleva che presto dal coltello si passasse alla pistola. "Eravamo abituati a parlare di galera come altri ragazzini parlano del servizio militare o di cosa faranno da grandi". Ma l'apprendistato del male e del bene, per la comunità siberiana, è complesso, perché si tratta d'imparare a essere un ossimoro, cioè un "criminale onesto". Con uno stile intenso ed espressivo, anche in virtù di una buona ma non perfetta padronanza dell'italiano, a tratti spiazzante, con una sua dimensione etica, oppure decisamente comico, Nicolai Lilin racconta un mondo incredibile, tragico, dove la ferocia e l'altruismo convivono con naturalezza.
 
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Un volume che avevo comprato per curiosità.
Era un titolo che risuonava da parecchio e non mi ero mai decisa a prenderlo, ma vederne la trilogia...beh, mi sono detta "Perché no?" (non sapevo nemmeno che lo fosse).
E' rimasto a prendere polvere per un po' di tempo, lo ammetto per certi versi sono orribile: accumulo ed accumulo, e spesso non leggo nemmeno. Ma per fortuna mi è stata messa la pulce nell'orecchio qualche mese fa, così ho deciso di approfittarne e metterlo nella lista per "Libera Lo Scaffale 2018" (una sfida amichevole in cui si scelgono 12 libri che stanno prendendo polvere da cercare di leggere entro l'anno. Se volete saperne di più, cliccate qui).
In ogni caso, ero davvero curiosa e mi ci sono buttata tra le prime letture di quest'anno.

Qui vi parlo del primo volume.

Devo ammettere che sicuramente mi aspettavo qualcosa di diverso (non so perché), ma non mi ha deluso affatto. Nicolai racconta inizialmente in modo quasi vago e poi con aneddoti, la sua infanzia, cercando di farci entrare nella mentalità che governava la sua famiglia e il paese in cui è nato e viveva da ragazzo. Un mondo spietato per certi versi, ma con regole precise e rigide che lo governano, in un modo che fa pensare che ci sia qualcosa di giusto, rispetto alla follia criminale generale. Ci fa capire fin da subito quanto la religione sia uno dei pilastri portanti. Per portarci a parlare di armi, trattate come qualcosa di più che semplici oggetti. Raccontandoci delle lezioni che venivano insegnate ai bambini dai "nonni", ovvero vecchi criminali andati in "pensione" e che tramandavano alla nuova generazione il loro sapere. Spiegandoci la morale che si muoveva dietro alle azioni, le regole che governavano quei luoghi e che portavano giustizia, a seconda di cosa la persona aveva fatto. Raccontandoci la sua infanzia da piccolissimo, fino alla gioventù in cui erano trattati quasi come adulti, i quali li lasciavano risolvere le loro questioni senza intromettersi.

E' arduo parlarvene senza mettermi a citare il romanzo, perché sono tantissimi frammenti di quel mondo che Nicolai ci spiega attraverso i suoi ricordi di bambino, insieme alla sua ottica di adulto, ma senza giudicare perché quello è stato e lui lo riporta fedele. Sono pochissimi i momenti in cui si intromette a "dire la sua" da adulto, fuori da quel mondo. Permette così di comprendere meglio e di entrare in quella cittadina, fra i suoi amici e gli adulti (criminali) siberiani, di vecchio stampo e morale.
Tra gli aneddoti ci racconterà di quando è stato in galera per un periodo, molto giovane.
Ci racconterà anche di uno degli interventi che ha dovuto prendere in mano, insieme ad altri amici minorenni come lui, per fare giustizia quando una ragazzina autistica è stata violentata. Cosa inaccettabile nella loro comunità, perché erano ritenute persone speciali, quasi angeli.
Ci racconterà di quando ha iniziato a diventare un tatuatore, scegliendo quella carriera per curiosità verso i tatuaggi ed i simboli che non riusciva ancora a comprendere (poiché ogni tatuaggio ha un significato preciso per comunicare qualcosa agli altri). Un mestiere che lo accompagnerà per anni e che ancora oggi pratica.
Ci racconterà degli amici, delle cavolate fatte, degli incarichi presi, delle risse, delle perdite,...
Insomma, ci aprirà una parte della sua vita per farci capire com'è stata un Educazione Siberiana.

Una lettura sicuramente non facile, ma davvero molto bella!


Una Bizzarro Fiction davvero interessante! Breve e veloce da leggere, ma una storia che resta impressa.... Ve ne parlo oggi sul blog 😉 #IlVillaggioDelleSirene #CarltonMellickIII #vaporteppa #bizzarrofiction #horror #fantascienza #thriller #reading #leggere #leggo #libro #book #loveread #amorelibri #bookblog #bookblogger #blogger #freepik #viaggiatricepigra


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Opinione: Il Villaggio Delle Sirene, di Carlton Mellick III

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Sirene: una rara specie di pesce che imita l’aspetto femminile per attirare prede umane.
Il Decreto per la Protezione delle Specie in Via di Estinzione vieta di uccidere le sirene, non è possibile farlo neppure per difendersi. Le comunità colpevoli di aver ucciso delle sirene vengono annientate. L’unica salvezza per i pescatori che vivono nelle aree abitate dalle sirene sono i bocconcini, umani modificati per essere la loro preda ideale.

Ma cosa accadrebbe se le sirene smettessero di mangiarli? È ciò che è successo a Siren Cove, uno sperduto villaggio di pescatori. Il Dottor Black è stato inviato a indagare dall’azienda che produce i bocconcini, e la verità che dovrà far emergere sarà ben più strana di un semplice problema di sapore delle prede.

Un mistero horror condito di distopia.

[Romanzo breve di Bizarro Fiction, collana Vaporteppa, 28.600 parole, circa 97 pagine, con in aggiunta un saggio di "Introduzione alla Bizarro Fiction" di 3800 parole a cura di Chiara Gamberetta]

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L'ho preso con la promozione Kindle for Samsung; mi ha subito attirato la copertina ed il titolo, poi una volta letta la trama era fatta: dovevo leggerlo!
Anche perché, quando mi sarebbe mai ricapitato?
(di solito mettono titoli piuttosto noiosi, a mio gusto).
Così ho iniziato questa breve ma interessante avventura.

Il Dottor Black è il protagonista della vicenda, uno scienziato che viene mandato a Siren Cove per indagare su cosa stia accadendo in quel luogo, poiché le sirene che ne infestano(abitano) i mari hanno ricominciato ad attaccare i pescatori locali. Durante la traversata conosce una giovane donna, Jackson, che non si spaventa minimamente davanti alla sua malattia (il morbo di Zimmer che verrà descritto durante la lettura), anzi iniziano a chiacchierare e farà un ponte con i lettori, facendoci scoprire molte cose riguardo le sirene (ponendo domande allo scienziato) ed il luogo dove sta andando ad investigare.

Durante il tragitto però qualcosa attacca la barca e sono costretti a fermarsi tutti a Siren Cove, facendo scoprire a Jackson cosa si nasconde dietro la protezione delle sirene.
Infatti ci sono mandrie di umani modificati geneticamente e trasformati in cibo, chiamati bocconcini, in modo che le sirene non divorino le persone locali. Una cosa raccapricciante per lei, nel vederli così simili di aspetto agli esseri umani ma completamente snaturati a livello cognitivo.

Ma sorgono in fretta altri misteri. Infatti nel villaggio il vecchio capo è morto ed il figlio ne ha preso il posto, più arrogante e meno disposto a collaborare con lui; oltre a questo vengono trovati i cadaveri di tre sirene morte, cosa che potrebbe distruggere quel villaggio per sempre se fossero stati quei pescatori, infatti le sirene hanno un altissimo valore e per chi le uccide la pena è estrema: diventarne cibo.
Muovendosi con cautela cercando di capire quale sia il problema e il villaggio che non collabora, si troverà ad affrontare qualcosa che non aveva mai immaginato possibile e che metterà a repentaglio la sua vita, ma non solo.

Una lettura che mi ha divertito molto (non nel senso di risate!).
Una storia folle ma interessante, ben descritta e che, nella sua brevità, racconta uno spaccato di mondo in modo molto realistico, mettendoci davanti personaggi che mai avremo pensato di incontrare. Anche solo le sirene, che tutti almeno una volta abbiamo visto/immaginato, hanno una sfumatura quasi scientifica e realistica, per come descritte.
Non avevo mai sentito parlare di Bizzarro Fiction, ma ora ne sono curiosa e lo terrò a mente.
Se vi piacciono le storie assurde, folli, quasi irreali,...questo libro (e/o la collana di cui fa parte) fa per voi.

In Fondo Al Pozzo, di Marie Sexton #InFondoAlPozzo #MarieSexton #horror #thriller #romance #reading #leggere #leggo #libro #book #loveread #amorelibri #bookblog #bookblogger #blogger #viaggiatricepigra


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