Opinione: Brucia La Notte, di Tiffany Vecchietti e Michela Monti


Due ragazze alla ricerca della libertà, della loro identità e del loro posto in un mondo cieco e feroce.

Questa è la scritta che può leggere chiunque si avvicini all'Area di Comando del Campo di Raccolta dove sono rinchiuse Ani e Bianca. Qualcuno, sotto queste due laconiche frasi, ne ha incisa una terza: Noi siamo nessuno . Perché le Raccoglitrici di sale, che qui si fanno prosciugare il corpo e l'anima per ottenere l'oro bianco, l'unica risorsa energetica rimasta in un pianeta ormai depredato ed esausto, sono proprio questo, nessuno , per chi governa il Campo e il Paese. Semplici mattoni, tutti uguali, che una volta rotti possono essere sostituiti senza battere ciglio. Mattoni di un'utopia cieca e feroce, nel nome della quale si sprecano vite, si esercita quotidianamente la violenza e si esaltano egoismo e apparenza. Ma questo Ani e Bi lo hanno capito fin dal loro arrivo, molti anni prima. Entrambe, ancora adolescenti, sono state portate lì con la forza, come tante altre prima di loro, perché considerate elementi pericolosi per la società. Ormai cresciute e diventate l'una il punto fermo dell'altra, sono determinate a fuggire da quel luogo abominevole, che le donne le prende, le mastica e le sputa. Dentro di loro, ragazze diversissime, una che sorride poco e ragiona forse troppo, l'altra esuberante e sfacciata, ma di certo non stupida, si alimenta silenzioso un fuoco che attende solo di divampare e travolgere tutto il marcio che le circonda. Quando accadrà, il mondo che troveranno fuori sarà molto diverso da come si aspettano, deludente e sorprendente allo stesso tempo. Ma in quel mondo dovranno sforzarsi di costruire il loro posto, ricucire le ferite del passato, lottare per la libertà delle compagne ancora recluse insieme a chi, fuori dal Campo, ancora resiste, e abbracciare finalmente ciò che sono davvero. 



Non so bene come parlarne, probabilmente verrà fuori qualcosa di caotico, ma proviamo. 
Prima di tutto, non mi è piaciuto. 
Sarà una recensione probabilmente cattiva, perché parlare di cosa non piace è qualcosa di "cattivo" e io non so trattenermi ne addolcire troppo la pillola. 

Ribadiamolo: parlo del libro e dei suoi contenuti, analizzo questi in base ai miei gusti personali; quindi: vi è piaciuto? Ottimo! Ma non rompete, la libertà di opinione è legittima (finché non so scende in insulti personali, e non sono così carogna). 

Se non lo avete letto e se il romanzo può interessarvi, per ora magari non leggete e tornate dopo averlo chiuso. Un confronto si fa sempre volentieri.

Ok, pronti? 
Vi ho avvisato. 
Si parte.

Sicuramente parte del "merito" va alla lettura; l'ho ascoltato come audiolibro e menomale, non lo avrei comprato ma ero curiosa visto che le premesse sembravano interessanti.
Pause lunghissime fra una frase e l'altra, durante i quali si sentiva prendere fiato, e nonostante ascoltassi al doppio della velocità questi stacchi si percepivano davvero in maniera fastidiosa.

Avere.
Una.
Pausa.
Ad.
Ogni.
Frase.
Non.
È.
Piacevole.
E.
Stacca.
Dal.
Ritmo.
Della.
Storia.

Non fosse stato per questo, sarebbe durato la metà e me lo sarei goduto molto di più.

Detto ciò, andiamo però a vedere la storia.
Ci troviamo in un Italia al collasso, il Mondo ha iniziato a perdere le risorse naturali (scarsità d'acqua, niente più petrolio,...) e la scoperta che il sale può fare di tutto ha scaraventato in una nuova caccia per ottenere risorse così preziose; quindi il governo si concentra per ottenere più sale possibile, ovviamente con metodi non proprio piacevoli. 
Tutto ciò è spiegato davvero brevemente agli inizi quando, fra passato e presente, Ani si "presenta" a noi lettori raccontandoci la sua storia, di come sia arrivata in Italia piena di speranze per veder il padre morire pestato a sangue, la sorella maggiore scappare e probabilmente fare la stessa fine, essere separata dalla madre (lei mandata nel "reparto" tessile, poiché sa cucire) e finire nei Campi di sale da ragazzina. Da sola. 
Insomma, "Ciao, sono Ani e questa è la mia storia", non proprio così diretta ma il senso era quello. 
Non proprio piacevole come ingresso a questo mondo, ma ne ho letti di peggiori, e si perdonano tante cose quando si inizia un romanzo, poiché spesso si deve ancora entrare nella storia e non sempre accade dalle prime righe. Ahimè, non è questo il caso. 

Già dal primo giorno Bianca inizia a prendersene cura, essendo in quel luogo da anni, e la tratta come una bambina (la chiama anche così), solo che inizialmente ci sta, ma quando capisci che sostanzialmente sono coetanee stranisce molto, anche perché Ani si è molto riservata e quasi ingenua, ma "bambina, ci pensa B" all'inizio ci può stare, poi anche basta.

Entrambe vogliono scappare, ad ogni costo. Solo che il prezzo per ora lo sta pagando solo Bianca, o così sembra. Sarà per un caso che il Campo subirà un attacco e verranno a conoscenza di una via di fuga, di cui approfitteranno immediatamente. Insomma: totalmente una botta di culo, o restavano lì chissà per quanto. 

Infatti, riguardo al dopo? 
Nessun piano, nessuna idea. Sbaraglio totale. Mai fatto mezzo pensiero a riguardo. 
Ma avranno un (secondo) enorme colpo di fortuna...e qui mi fermo, perché andremmo oltre alla trama presentata sul romanzo e non mi va di rovinare la lettura a chi potrebbe essere interessato a questo romanzo. 

A guardarla dalle prime pagine sembra una sorta di "lotta" fra sessi: maschi coi fucili, cattivi, a combattere; femmine schiave sotto il loro potere. Ovviamente ci sono eccezioni, ma la quasi totalità del romanzo è scandita da questa divisione fra sessi. Sicuramente non voluta, ma è innegabile, bianco su nero, pagina dopo pagina. 

Capisco che sia una visione ridotta poiché vediamo il tutto attraverso gli occhi delle protagoniste che sono due ragazzine che conoscono poco o nulla di come vanno le cose, però qualcosina in più, anche dopo, sarebbe stata utile per entrare in questo mondo così particolare. Ma mancano tantissimo le spiegazioni, spesso si risolve tutto in modo frettoloso o con escamotage banali, mentre si approfondiscono cose irrilevanti in momenti in cui non ci sarebbe proprio tutto questo tempo per chiacchierare. 

La trama sa troppo di "già letto" e presenta personaggi inverosimili: i buoni senza stonature o difetti, tutt* amichett* del cuore che combattono insieme il potere cattivo. Se qualcun* dice loro qualcosa di brutto e loro ci stanno male, è cattiv*. Punto. Stop. Una cosa che non può funzionare. 
Resta tutto piatto, noioso, assurdo. E mano a mano che le pagine vanno avanti si ha l'impressione di fare passi indietro, bruciando le poche descrizioni e l'immagine dei personaggi che ci eravamo fatti in mente, ritrovandoci ridotti ad avere personaggi stereotipati secondo alcune loro caratteristiche esasperate in modo davvero fastidioso. 

Io ho sperato fino all'ultima pagina di sbagliarmi, e quando non è stato così mi sono abbastanza infuriata davanti a tanta banalità, visto il potenziale così grande dietro la trama e il modo in cui ne esce la caratterizzazione delle personaggie principali in primis. Le due protagoniste stancano in fretta. 
Si aggiungeranno altre voci, ma non miglioreranno le cose per nulla. Ci saranno "colpi di scena" che, personalmente, mi hanno fatta sbadigliare. E momenti in cui ci si sarebbe dovuti prendere una piccola pausa per un approfondimento, a tirar dritto in "avventure" senza una logica dietro. 

L'ho detto prima, non ci avrei speso soldi. A meno di leggerne recensioni che mi convincessero a farlo, ma sarebbe passato del tempo. Però, almeno Tiffany, la seguo e, viste le sue idee, non dico che avrebbe dovuto scrivere il romanzo dell'anno, ma mi sarei aspettata qualcosa di più incisivo. Riguardo Michela, so che ha scritto altri romanzi, che ho in wish da tempo, ma ancora non mi ci sono lanciata. 
Ammetto che è stato deludente ritrovarmi ad ascoltare questa storia ritrovandomi col mal di testa, anche perché non lo avrei neanche iniziato ad ascoltare se non avessi avuto almeno curiosità di scoprire che mondo avessero creato, viste le premesse, la potenzialità della storia e le idee che credevo sarebbero state il nucleo di tutto. Ho sperato fino all'ultima pagina, invano. 
Un enorme peccato, davvero. 







Attenzione, ora si fa SPOILER 
Certe cose le devo dire, perché nonostante ho lasciato passare del tempo mi torturano e devo metterle per iscritto. 
Come già detto, da quì solo Spoiler. 
Se leggete e ve ne pentite, solo cavoli vostri. 

Andiamo per punti, iniziamo con quella che ho deciso di denominare
Bianca puttana
No, non è un insulto a Bianca! 
Lei inizialmente fa credere di vendersi alle guardie per poter aver accesso alle zone più segrete, capendo come è fatta la base per poter creare un piano di fuga. 
Invece no! Lei non è rimasta pura e vergine per tutto il tempo, ha sfruttato la magia per illudere le guardie. 
Onestamente, preferivo che si fosse venduta, che avesse scambiato il corpo per conoscenze che potessero ridarle la libertà. Sarebbe stato interessante, una personaggia forte, controversa, che se ne frega delle opinioni e gioca le sue carte per il suo obiettivo principale. Che delusione. 

Tutt* coi poteri!
Anche questo, onestamente io speravo in una distopia realistica. Non che ad un certo punto, puff! 
Tutt* coi poteri magici per combattere i cattivoni di turno. 
Poteva, e sarebbe stato molto interessante, essere un mondo dove a combattere ci fossero state congreghe o gruppi qualunque, senza magie particolari, ma "rispolverando" conoscenze della natura. Mettendoci dentro la magia io ho visto solo tante scorciatoie, di nuovo peccato. 

Chi mette regole è cattivo
Seriamente, è davvero la banalità più scontata mettere come capo, dei buoni, una persona che dal primo istante sta sulle balle alle protagoniste perché tenta di stabilire regole comportamentali per la salvaguardia di tutti...e si da ragione a queste ragazzine e non a questo capo che, sorpresa sorpresa, si rivela cattivo come avevano predetto le "buone". 
Anche basta, per favore! Lo dicevo anche sopra: non può funzionare rendere i buoni totalmente senza difetti, e se qualcuno dice loro qualcosa, automaticamente è cattivo (e non è solo un'impressione, ma lo è davvero). 

In questo caso parliamo di Clarissa che, giustamente, riprende la sorella di Ani che è partita totalmente a caso per salvare la sorella, completamente da sola, senza un piano, potenzialmente attirando un faro sul loro gruppo e quindi cattura o morte. E viene dipinta come una senza cuore, che non comprende come una sorella possa voler tentare tutto per salvare l'altra.

Macchiette
Ad un certo punto ognuna diventa uno stereotipo. Bianca diventa quella che parla sempre, a vanvera, senza riflettere, una macchinetta, tutte battute senza senso,...insopportabile! 
Ani si trasforma da riservata a tenebrosa, l'intelligente che non dice nulla mentre contempla la situazione e coglie ciò che nessuno vede con precisione chirurgica (mentre fino al giorno prima a malapena alzava gli occhi). No, decisamente è troppo inverosimile. 
Clarissa che è la cattiva perché non le lascia fare tutto ciò che pare a loro. 
La vecchia della congrega che prende sotto la sua ala le nuove arrivate per istruirle.  Ecc ecc ecc. 
Alcuni non hanno nemmeno così tanto spazio da tramutarsi in stereotipi, per fortuna. 

Colpo di grazia: il finale. 
Per me poteva finire due righe prima e sarebbe stato almeno decente come chiusura, semplicemente perché le due righe in più mi hanno fatto ridere amaramente: "seriamente avevano una battuta (prevedibilissima, me l'ero già immaginata righe e righe prima) per finire questo romanzo e ci hanno aggiunto due frasi totalmente inutili?!?".

La minaccia finale alle protagoniste (che nonostante aver disobbedito, aver rubato, aver messo in pericolo la vita di uno della congrega,...si vedono come salvatrici): o esilio o rogo.
American Horror Story Coven lo aveva già fatto, usare il rogo come massima punizione. 
Ma poi, che cliché odioso. 
Perché bruciare una "sorella" o anche un nemico in quel modo? Boh...

Però dopo "esilio o rogo" c'è anche lo svenimento per shock di chi in quel momento stava parlando.
Ma no! Perché devono sempre svenire o comunque avere comportamenti così teatrali. 
Sarebbe stata una chiusura giusta con quella parola (rogo). 
Fine. Lettore sgomento. Attesa del prossimo romanzo. 
De gustibus. 

Cattiva io? Credetemi, poteva esser molto molto peggio. 

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