Finalmente ho smaltito anche questo bel mattoncino che aspettava da inizio anno. Avevo provato leggendone alcune pagine, ma non mi trascinava come mi sarei aspettata. Ammetto di aver letto con estremo ritardo il suo famosissimo predecessore (l'anno scorso), trovandolo all'altezza della sua fama. Era un confronto difficile. Infatti, seppur ben scritto, non può reggere. Mi spiegherò meglio. Ovviamente ci saranno spoiler riguardanti Il Miniaturista. Dopotutto è il suo seguito. Siete avvisati. Vediamo prima di tutto la trama. Sono passati diciotto anni da quando il mondo di Nella è precipitato: Johannes è stato giustiziato lasciandosi dietro pettegolezzi e voci impossibili da arginare; Marin ha dato alla luce Thea, svelando un segreto impossibile da immaginare, per poi morire poche ore dopo. In quella grande casa Nella, Otto e Cordelia cercano di mantenere le apparenze, seppur con estrema fatica. Nella cerca di districarsi fra le altre famiglie di Amsterdam, giocando abilmente per tenere alta l'illusione e aver la possibilità di dare un futuro a Thea tramite un buon matrimonio. Otto si è dovuto accontentare di un lavoro miserabile per poter mantenere tutti, visto che dopo la morte di Johannes nessuno ha più voluto aver a che fare con lui. In tutto questo Thea ha diciotto anni ed è stufa di esser rinchiusa in quella grande casa di segreti. Nessuno le vuole parlare di nulla. Nemmeno su sua madre. Si è dovuta accontentare delle briciole per tutta la vita e non ha intenzione di accontentare la zia che pretende di averla docile davanti l'alta società. In più è ciecamente innamorata. Questa non comunicazione fra...tutti, sarà la base per il disastro: Nella non parla del passato con Otto e viceversa; entrambi non parlano a Thea né della madre, né di Johannes, né della situazione precaria in cui sono; Thea non parla di cosa prova e nemmeno accenna a Walter, il suo innamorato. 📎 Ve ne parlo meglio sul blog [link in bio] #LaCasaDelDestino #JessieBurton #LaNaveDiTeseo #leggere #romanzo #libro #instabookitalia #viaggiatricepigra


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Opinione: La Casa del Destino, di Jessie Burton


Il sequel del bestseller da un milione di copie vendute, Il miniaturista. Una storia gloriosa e travolgente di destino e ambizione, segreti e sogni, con una protagonista determinata a riscattare la propria famiglia e il proprio avvenire.
 
Nell’età d’oro di Amsterdam, nel 1705, Thea Brandt compie diciotto anni ed è pronta ad accogliere l’età adulta a braccia aperte. Walter, l’amore della sua vita, l’aspetta nel teatro della città, ma a casa i problemi sono all’ordine del giorno: suo padre Otto e la zia Nella litigano all’infinito, e la famiglia Brandt è costretta a vendere i propri mobili per sopravvivere. Nella cerca disperatamente di salvare la famiglia e mantenere le apparenze, nella speranza di trovare a Thea un marito che le garantirà il futuro. Così, quando ricevono un invito al ballo più esclusivo di Amsterdam, la felicità sembra bussare finalmente alla loro porta. Nuove speranze entrano nella loro vita, promettendo un futuro radioso. Nella non ha dimenticato il miniaturista che è entrato nella sua vita diciotto anni prima per giocare con il suo destino. Forse, ora, è tornato per lei... 



Finalmente ho smaltito anche questo bel mattoncino che aspettava da inizio anno. Avevo provato leggendone alcune pagine, ma non mi trascinava come mi sarei aspettata. Ammetto di aver letto con estremo ritardo il suo famosissimo predecessore (l'anno scorso), trovandolo all'altezza della sua fama. Era un confronto difficile. Infatti, seppur ben scritto, non può reggere il confronto. Mi spiegherò meglio.

Ovviamente ci saranno spoiler riguardanti Il Miniaturista. Siete avvisati.

Vediamo prima di tutto la trama. 
Sono passati diciotto anni da quando il mondo di Nella è precipitato: Johannes è stato giustiziato lasciandosi dietro pettegolezzi e voci impossibili da arginare; Marin ha dato alla luce Thea, svelando un segreto impossibile da immaginare, per poi morire poche ore dopo. 
In quella grande casa Nella, Otto e Cordelia cercano di mantenere le apparenze, seppur con estrema fatica. 
Nella cerca di districarsi fra le altre famiglie di Amsterdam, giocando abilmente per tenere alta l'illusione e aver la possibilità di dare un futuro a Thea tramite un buon matrimonio. 
Otto si è dovuto accontentare di un lavoro miserabile per poter mantenere tutti, visto che dopo la morte di Johannes nessuno ha più voluto aver a che fare con lui.
In tutto questo Thea ha diciotto anni ed è stufa di esser rinchiusa in quella grande casa di segreti. Nessuno le vuole parlare di nulla. Nemmeno su sua madre. Si è dovuta accontentare delle briciole per tutta la vita e non ha intenzione di accontentare la zia che pretende di averla docile davanti l'alta società. In più è ciecamente innamorata.

Questa non comunicazione fra...tutti, sarà la base per il disastro: Nella non parla del passato con Otto e viceversa; entrambi non parlano a Thea né della madre, né di Johannes, né della situazione precaria in cui sono; Thea non parla di cosa prova e nemmeno accenna a Walter, il suo innamorato.

Una storia che parla attraverso più punti di vista, mostrando al lettore come siano distorte le percezioni che hanno l'uno dell'altro. Unendo questo alle parole non dette, la scintilla è pronta: Nella ha trovato un marito per Thea. A Otto questo non piace e ha un suo piano per migliorare l'economia familiare, ma Nella si oppone. Nemmeno Thea vuole sposarsi con l'uomo scelto dalla zia, ma se non vuole parlare di Walter sembrano capricci di una ragazza troppo giovane per capire come vanno le cose ad Amsterdam, come lo era Nella una vita fa.

Una trama che, come nel teatro (di cui si fa spesso menzione nel libro), vive di apparenze e i cui protagonisti devono recitare un copione per poter "restare in scena". Nella lo ha imparato sulla sua pelle. Otto vuole ribellarsi a tutto ciò. Thea mantiene una maschera quando richiesto, ma senza capire quanto questo "gioco" richieda finzione da parte sua. Troppo giovane, troppo protetta dalla realtà, è troppo viva per fingere appieno davanti a tutte queste persone che nel profondo la disgustano, anche solo per come la guardano.

Un romanzo ben scritto, che riesce a bilanciare bene gli stati d'animo e i pensieri di ognuno, rendendo questa incomprensione alla base della storia fulcro centrale intorno al quale accadranno gli eventi.
Si, è piuttosto prevedibile il tutto. Ma l'autrice riesce a non renderla una storia pesante, dando con la sua scrittura quel tocco che la rende scorrevole e piacevole.

Adesso arrivo alla domanda che tutti, me compresa, si fanno davanti a questo sequel: la miniaturista?
Piccola nota personale: mi ero già espressa negativamente riguardo la scelta di definire nella trama la miniaturista al maschile; siamo in un seguito, chi legge sa già che non è UN miniaturista, bensì UNA miniaturista. Se una persona legge la trama, nonostante sia bel segnalato che sia un seguito, sono cavoli suoi. Storpiare il sesso non ha senso ora che i lettori lo sanno.

Torniamo alla domanda: la miniaturista?
Si, compare. O almeno, le sue opere. E no, poteva benissimo funzionare il romanzo senza di lei. È un aggiunta che se rimossa non credo avrebbe cambiato la trama. Capisco che è il seguito di un romanzo dove era fondamentale, uno degli ingranaggi principali e uno dei misteri che venivano svelati fra le pagine. Ma in queste pagine, poteva anche non comparire.

Tirando le somme. Piacevole, scorrevole, ritroviamo i personaggi amati dopo anni e scopriamo qualcosa in più su di loro. Non aspettatevi un romanzo come il precedente. Rimarreste delusi. Però si lascia leggere molto bene.

Opinione: Lucifero e la Bambina, di Ethel Mannin


Inghilterra, 1931. Jenny Flower, una bambina di nemmeno sette anni che vive in un quartiere popolare nella zona portuale di Londra, durante una gita in campagna incontra un Oscuro Straniero che porta sul capo delle strane corna. È il primo di agosto, la festa di Lammas, nella tradizione uno dei quattro sabba maggiori in cui le streghe si incontrano per celebrare i propri rituali - e pare che la stessa Jenny, nata nel giorno di Hallowe'en, discenda proprio da una stirpe di streghe. Grazie all'incontro con lo Straniero, la bambina scopre delle nuove prospettive che vanno oltre l'umile casa in cui vive, la scuola e una madre opprimente che non è mai stata in grado di capirla. Nel mondo enigmatico e proibito che le si apre davanti, sentirà di avere più potere su se stessa... e forse anche sugli altri. 



Non pensavo potesse stupirmi tanto, infatti avevo provato ad iniziarlo mesi fa con scarsissimi risultati, ma riprovandoci mi sono trovata incollata alle pagine, trascinata in una storia che gioca moltissimo col lettore, mescolando abilmente situazioni che potrebbero essere spiegate con raziocinio oppure abbandonandosi alla storia credendo a ciò che ci viene narrato. 
Il tutto condito con abbondante critica sociale e non solo. 

Un romanzo pubblicato nel 1945, di un autrice molto prolifica da noi praticamente sconosciuta. 
Una donna molto attiva riguardo temi sociali e politici (femminismo, antifascismo, sessualità, pacifismo, ecc ecc) che ritroviamo abbondanti anche in questo romanzo. 

Ci troviamo a Londra negli anni '30 e conosciamo Jenny, una ragazzina molto particolare e diversa dai suoi coetanei. Profondamente ribelle, non sopporta le costrizioni sociali ed è abituata alle botte in casa per sostenere la sua posizione. Durante una gita si allontana dal gruppo e si ritrova a parlare con uno straniero che la incanta dal primo sguardo
Non le dirà mai il suo nome, ed è qui che l'autrice inizia a giocare col lettore: chi è davvero? 

Seppur senza identità diventa una presenza a cui Jenny si attacca in modo fortissimo, che farà comparsa nella sua vita solo in determinate date durante l'anno, ovvero i quattro sabba delle streghe: Imbolc, Beltane, Lammas, Halloween (il giorno in cui la nostra Jenny è venuta al mondo).
[lo so, i sabba sono otto, ma nel romanzo sono solo quattro]
Perché Jenny è una strega, o almeno così le dice dando inizio a qualcosa che smuoverà la bambina nel profondo e la porterà a percorrere una strada diciamo particolare. 

Come dicevo Jenny è insofferente alle regole della società, in particolare a quello che le cerca di insegnare la madre a suon di botte, inutilmente poiché lei non si arrende alla violenza. Anche la scuola le sta stretta. Preferisce imparare dalla strada e vivendo vicino al porto in un quartiere di case popolari, cose da imparare non le mancano, ma troverà una guida nella vecchia Ma' Beadle, una signora evitata dalla maggior parte della "brava gente" poiché molto strana, ritenuta sporca e pazza. 
Capiremo presto che è ritenuta anche lei una strega, che ci sa fare con le "pozioni" con cui aiuta chi si presenta alla porta, ma non solo. Ha molti libri riguardanti la stregoneria e le arti oscure, a cui molto presto Jenny si affezionerà ed inizierà il suo apprendistato in quella casa. 

Fra gli altri personaggi che faranno capolino molto spesso fra le pagine ci saranno la "zia" Nell, che già nel secondo capitolo viene raccontata la sua storia e spiegato come mai ho scelto di metter fra virgolette il suo grado di parentela con la bambina; e Marian Drew, che apparirà nel quarto capitolo, figlia di un reverendo, molto credente e che ha scelto la carriera di maestra per poter aiutare i bambini, ma non solo fra i banchi, se ne occupa anche nel tempo libero avendo creato un club per poterli allontanare dalla strada (e quando lo racconta ci sono solo poche righe, ma una stupenda critica alle femministe delle classi abbienti dell'epoca). 
Non sto ad addentrarmi oltre nei dettagli. 

La particolarità dell'autrice, già dal primissimo capitolo, è anticipare dettagli che verranno svelati alla protagonista Jenny anche anni dopo gli eventi narrati, ma facendo ciò rende il lettore partecipe di molte informazioni che altri personaggi già sanno e/o che spiegano come agiscono durante le pagine. 
Abbiamo più voci narranti durante la lettura (il ché è utile, per quello che dicevo poco sopra), che si alternano a vicenda, rendendo davvero interessante e scorrevole il romanzo. 
Inizialmente non capivo dove volesse andare a parare, ma quando si entra nella storia il tutto acquisisce un suo ritmo e, anche nelle parti che sembrano messe a caso, si capisce che sono lì perché l'autrice aveva da dire qualcosa, anche se non apertamente. Riesce ad essere molto abile anche nel caratterizzare i vari personaggi, dando le sfaccettature che meritano come esseri umani, imperfetti e crudeli a volte, ma anche ricchi di molto altro. Un dettaglio non indifferente, che dona spessore maggiore alla storia che viene narrata e alle tematiche care all'autrice. 

Per essere un romanzo degli anni '40 (precisamente scritto fra giugno 1944 e ottobre 1944) è davvero molto scorrevole e interessante, proponendo tematiche ancora attuali e critiche sociali che si riescono a cogliere fra le righe senza troppa fatica; una scrittura fluida, fresca, che mescolando abilmente elementi magici a realtà, tiene il lettore incollato alle pagine fino alla fine per avere una risposta alle domande che lo assillano dalle prime righe: chi è davvero lo straniero? Jenny è una strega?

Nell'ultima pagina l'autrice stessa ci parla, ma non so quanto possano esserne felici i lettori.
Io, nonostante tutto, mi ritengo soddisfatta e ho apprezzato le sue parole dirette proprio a noi. 

Un romanzo che sembra un bel mattoncino, ma ti scivola fra le dita senza che te ne accorga. 
Un enorme Grazie! alla Agenzia Alcatraz che ha portato in Italia questo piccolo gioiello che avrebbe dovuto essere tradotto molto molto prima. Anche se ha rischiato di essere distrutto molto prima, essendo stato ritirato dopo pochissimo dalla pubblicazione poiché ritenuto diseducativo e pericoloso. 

Ho aspettato tanto a leggerlo, ma probabilmente era il momento giusto per me. 
Non fatevi spaventare dalla mole, se vi incuriosisce non dubitate e leggetelo. 

Opinione: Dracula, di Bram Stoker


«State a sentirli, i figli della notte! Questa è la loro musica!»

«Basta l'inizio: con questo Jonathan Harker, procuratore legale in quel di Exeter, che arriva in Transilvania, e si trova immediatamente avvolto in un clima di mistero e di scongiuri, fino a che di notte, tra lontani lupi che ululano e cavalli dalle narici infuocate, arriva in un castello dove un signore vestito di nero, dagli occhi troppo rossi e dai denti troppo bianchi... e il gioco è fatto! Impossibile uscire da quel clima, impossibile allentare la tensione, e non seguire con ansia partecipe la sorte di quei personaggi. Perché, bene o male, questo dandy dalla tetra figura ci attira e ci spaventa al tempo stesso (come tutto ciò che è peccato o che ci fa ingrassare); perché Mina diventa l'oggetto di tutte le nostre preoccupazioni; perché del professor Van Helsing sposiamo l'indefessa fede nell'inconoscibile e nel mistero, e la sua integerrima crociata contro il Maligno; perché la schermaglia tra Dracula che architetta il suo ritorno a casa e gli altri che ne svelano a una a una le mosse finisce con l'appassionarci e con il coinvolgerci come per una partita a scacchi; fino allo strepitoso finale, quando le tre diverse pattuglie dei 'cacciatori' convergono, con un ritmo che ricorda quasi lo stretto di una fuga per organo o l''arrivano i nostri' dei migliori film western, a sbarrare al Vampiro la strada verso il castello della sua sicurezza.» (dalla Prefazione di Luigi Lunari).



Lo so, lo so,...arrivare alla mia "veneranda" età, amando il genere sovrannaturale/horror/gotico senza ancora aver letto questo classico famosissimo è abbastanza vergognoso. Ma finalmente sono riuscita ad avere tempo e testa per leggerlo, ed apprezzarlo come effettivamente merita. 

Coi classici, almeno per me, va sempre un po' così: devo avere tempo e molta curiosità per iniziarli. Poi, per carità, il fatto che sia scritto molto bene, in modo scorrevole ed interessante, ha aiutato moltissimo. Un dettaglio che non pensavo ci fosse e di cui avevo paura, visto quanti anni si porta alle spalle. 

A darmi un'ulteriore spinta è stata la visione del film "Dracula di Bram Stoker", di Coppola. 
Lo so, lo so,...anche questo l'ho recuperato decisamente tardi, ma doveva arrivare il suo momento. 
Quindi, incuriosita dalla storia, mi ci sono lanciata...o per meglio dire, ho tentato di iniziarlo l'anno scorso, con pochissimo tempo e con la volontà di leggerlo solo al lago. Quindi un cinquanta paginette ed è tornato in un angolino. Ma quest'anno me lo sono portato una settimana in ferie (che erano anni che non ne facevo in giro), così è stata una lettura fra ombrellone, spiaggia e mare, e le fresche mattinate prima di iniziare le giornate in campeggio. Metà era andato. Il resto l'ho divorato tornata a casa, sul divano e nel silenzio, in compagnia dei miei gattoni. 

Ammetto che a caldo, come ne avevo parlato subito su TikTok, mi era piaciuto moltissimo ma sentivo quasi una sorta di delusione, essendomi aspettata qualcosa più simile al film che ho citato sopra. 
Ho premesso che erano opinioni a caldo e che sicuramente lasciate depositare per un pochino di tempo, sarebbero potute cambiare. Cosa che è, infatti, accaduta. 
Ho rivisto il film...ed è stato lui a deludermi! 
(A scanso di equivoci: due opere molto belle entrambe, ma la pellicola si prende tantissime libertà che si staccano dal romanzo; ciò la rende comunque un'opera molto interessante, ma vanno considerate separate) 

Ora però parliamo un pochino del libro, che mi sembra proprio il caso. 
Se ancora non lo avete letto e vi spaventasse, io consiglio di buttarsi. 
La scrittura, come dicevo, è molto scorrevole e piacevole. 
Ammetto che spesso, in particolare col Dott Van Helsing soprattutto verso la fine, ci siano tantissime ripetizioni, concetti ridondanti, che possono stufare il lettore. Ma se sono riuscita a superarli io, è fattibile per chiunque. 
Descrizioni accurate ma non pesanti, cosa che non sopporto, mi stacca dal romanzo. 

Il dettaglio più interessante e che lo rende unico è la scelta di raccontare tutta la storia attraverso gli scritti dei protagonisti. Ovvero, i loro diari e lettere, principalmente. Ci sono anche articoli di giornale e simili ad arricchire il tutto, ma la vicenda viene raccontata da ognuno tramite la propria penna e senza il ripetersi delle scene, che spesso vengono solo accennate per permettere al lettore di capire anche le impressioni di quel personaggio sulla tal cosa. 
In italiano, nonostante sia specificato chi "scriva", le "voci" si riescono abbastanza a distinguere. 
Ma credo che in inglese sia ancora più marcata la cosa, poiché ognuno ha un accento diverso e questo, anche su carta, ha un peso maggiore. 

Direi che riguardo la storia in sé un po' tutti abbiamo in mente di cosa parli, fra film (horror e comici), libri, citazioni varie,...è entrato nella nostra cultura popolare. Quindi non starò a parlarne. 
Dico solo che pensavo di trovare molto di più riguardo il Conte (e magari le sue spose), ma rimangono in disparte e compaiono davvero poco, qua e là fra le pagine, mentre il vivo è incentrato altrove, sulla ricerca, prima, del male che ha infettato Lucy e, poi, sull'individuarlo e sconfiggerlo. 

Ho apprezzato molto però come viene rappresentata la figura di Renfield, che viene approfondita molto tramite gli occhi del Dott Seward, mostrando la logica dietro la sua follia e dando dignità al personaggio che, altrove, appare come un semplice pazzo mangia insetti. 
Anche Mina, nonostante sia una donna e (visti gli anni) vista come creatura quasi angelica da proteggere, dimostra forza e coraggio, riscattandosi anche agli occhi di questi uomini che la vogliono mettere da parte, poiché (donna e quindi) fragile, mettendosi in gioco e dando prova di essere molto intelligente e sveglia, portando idee e piani che saranno molto utili a tutti. 

Tenendo conto degli anni che si porta appresso, pensavo di faticare, invece mi ha sorpreso e ho capito come mai così tante persone amano questo romanzo. 
Penso che lascerò passare qualche anno e lo rileggerò, magari trovando qualche dettaglio che mi era sfuggito ad una prima lettura. 
In ogni caso, ho sbloccato una nuova ossessione. 

Il Profumo, di Patrick Süskind [Instagram Post]



Opinione: Il Profumo, di Patrick Süskind


Jean-Baptiste Grenouille nasce nella Parigi del Settecento, nel luogo più mefitico della capitale: il Cimitero degli Innocenti. Orfano, brutto, apparentemente insensibile, ha una caratteristica inquietante: in una società non ancora asettica come quella contemporanea e impregnata di mille effluvi e miasmi, non emana alcun odore. È però dotato di un olfatto unico al mondo, e il suo sogno è quello di dominare il cuore degli uomini creando un profumo capace di ingenerare l'amore in chiunque lo fiuti. Per realizzarlo è pronto a tutto... 



Un consiglio per la stagione autunnale, e pure la cosiddetta Spooky Season, con un romanzo non troppo lungo, ma estremamente ricco, unico e che ti farà entrare in una storia incredibile, in cui l'olfatto la fa da padrona ed un protagonista geniale ma dalla morale discutibile ti condurrà nella Francia del 1700 a vivere qualcosa che ti resterà dentro.

Un titolo che mi incuriosiva, ma non abbastanza, lo devo ammettere.
Ne avevo sentito parlar bene eppure reminescenze del filmi facevano pensare a qualcosa di lungo, noioso, piatto,... Non mi sarei potuta sbagliare di più a riguardo.

Grazie ai commenti, durante il GDL dei Lettori Cattivi, di gente che lo aveva finito/stava finendo, mi sono incuriosita parecchio dato che ne parlavano davvero molto bene. Tempo non ne avevo per un cartaceo, ma c'era Storytel e quindi mi ci sono lanciata, anche solo per capire se avrebbe potuto fare per me.
Me ne sono innamorata già durante i primi minuti di ascolto. 

È una lettura molto particolare e strana, che ti catapulta in un mondo così ricco di odori (descritti divinamente) da riuscire a farteli percepire ed immaginare quel mondo con una chiarezza davvero straordinaria senza dover bilanciare con descrizioni visive superflue ed abbondanti.

La storia è unica. Seguiamo la vita di Jean-Baptiste Grenouille, che cresce fra i bassifondi di Parigi durante il 1700. Già da neonato mette a disagio chiunque gli stia attorno, provocando quasi repulsione in questa creatura innocente. Alla base di questo sentimento irrazionale è la mancanza di odore, che lo separa dal resto della gente (anche se ciò è del tutto inconscio nelle persone). 
Crescendo passa da un orfanotrofio ad essere venduto ad una conceria. 
Ancora bambino però si rende conto presto di avere un dono eccezionale, un olfatto straordinario che lo porta a esplorare il mondo in modo unico, una capacità che gli farà scoccare una scintilla di desiderio: diventare un esperto nel campo dei profumi. 
Inizierà il suo percorso per diventare profumiere, partendo da zero ma fortemente aiutato dal suo fiuto impareggiabile, oltre che da una mente incredibilmente geniale che riesce a gestire tutto ciò che annusa, a classificarlo e, nel bisogno, unire più elementi nelle giuste quantità per creare aromi e profumi straordinari. Come mai si erano sentiti.
Ma questo è solo l'inizio del suo viaggio...

Un protagonista, e personaggi che accompagneranno il suo viaggio,  sempre visti dall'esterno, ma con descrizioni accurate su quello che provano e sentono nel profondo. 
Lui, una creatura piccola, non bella, abituata a restare nell'ombra, fare da apprendista abbassando la testa. Eppure un personaggio scaltro, furbo, molto intelligente, capace di ingannare il prossimo fingendo stupidità per rendersi innocuo agli occhi altrui. Seppur geniale, mai superbo. Ma nonostante tutto ciò, una creatura subdola, fredda, disinteressata alla vita altrui. 
Incapace di provare sentimenti, se non verso i profumi.

Un protagonista che incuriosisce, attira il lettore, lo fa quasi innamorare di lui. Della sua unicità, della sua indifferenza, e lo fa star male quando viene isolato per il semplice fatto di essere diverso in senso olfattivo. Dettaglio di cui prenderà coscienza quando sarà adulto e sarà fondamentale per crearsi un identità mutevole, sfruttando a suo vantaggio questo difetto per cui era sempre stato trattato con disgusto.

Una rivincita che lo spingerà sempre più a fondo in quello che normalmente sarebbe follia ed orrore, ma che nella sua mente semplicemente è ciò che va fatto per ottenere il profumo migliore che abbia mai creato e che mai il mondo potrebbe sentire.
La sua pazienza lo porterà a riuscire durante la vita ad apprendere ciò che desiderava sapere, con fatica ma sempre con soddisfazione personale, migliorando alcuni metodi e garantendosi fiducia nei vari padroni che incontrerà sul suo percorso.
Oltre che una grande dose di fortuna, che sembra aleggiargli attorno e quasi proteggerlo durante la sua vita, dall'essere preso come garzone/apprendista presso uno dei migliori profumieri di Parigi, fino a quando deciderà di viaggiare per la Francia.

Una scrittura di cui mi sono innamorata, che sicuramente mi porterà a riscoprire questa storia, leggendola però. Süskind riesce a farti vivere la storia e i luoghi attraverso i suoi odori, a gestire questo senso spesso accantonato elevandolo a protagonista assoluto dei sensi. Vediamo Parigi attraverso i suoi puzzi e i suoi profumi; conosceremo le persone che faranno capolino fra le pagine attraverso ciò che il loro aroma lascia percepire; impareremo l'arte della profumeria ed i retroscena, dai metodi per estrarre essenze, al come trattarle per dar loro il meglio. 
Insomma, estremamente ricco e curato, ma senza diventare pesante e così descrittivo da rallentare la storia. Sicuramente una delle letture migliori dell'anno. 


Detto ciò, come sempre, vi avverto che non è un romanzo per tutti, ovviamente.
Come TW, senza andare in Spoiler, ci sono gli odori che descrivono una città nel suo luoghi peggiori e più poveri. Tutto ciò è strabiliante, ma giustamente così realistico che in alcuni dettagli potrebbero creare disagio e/o disgusto. 

Niente di Umano, di Beatrice La Tella, con illustrazioni di Brigitta Bonaldo



Opinione: Niente di Umano, di Beatrice La Tella, con illustrazioni di Brigitta Bonaldo


Nina ricorda bene il momento in cui si è aperto lo Squarcio: era al funerale di Noah. Da quel momento la sua vita e quella di tutti gli esseri umani hanno cominciato a essere popolate da strane creature. Qual è la vera natura delle Bestie apparse sopra le città? Perché sembrano inavvicinabili? Ma la domanda più importante per Nina è un'altra: Noah è davvero scomparso? Insieme a Levi, che su un blocco da disegno ritrae con devozione ogni avvistamento, Nina raccoglie appunti e traccia indizi riguardo il mistero delle Bestie, in una Terra invasa da un nuovo misticismo. Beatrice La Tella immagina una fine del mondo accompagnata dalle illustrazioni di Brigitta Bonaldo, e conduce chi legge verso l'interrogativo fondamentale: quanto è profondo il potere delle storie che raccontiamo? 



Non so bene come parlarvene. 
Un racconto breve, incisivo, che lascia ai lettori un buco dentro che cresce durante l'avanzamento della lettura. Un libro che sfrutta la fantascienza e queste Bestie per parlarci di un dolore forte, che spesso non passa mai: la morte di una persona amata. 

Nina infatti è ossessionata dalle Bestie perché si presuppone che possano essere il tramite per altri mondi e deve scoprire assolutamente se può contattare Noah, il fratello di sua nonna.
Una persona che l'ha accompagnata per tutta la vita e a cui lei è incredibilmente legata, anche grazie alla quantità di storie che le ha raccontato nel tempo e che lei ricorda con dolce malinconia. 

Durante le pagine scopriremo frammenti di vita di Nina e Noah, misti al presente di caccia fra le varie religioni e sette che promettono di tutto e teorizzano di tutto riguardo queste Bestie, insieme a frammenti di documenti con appunti vari che ha messo insieme Nina nel tempo per trovare una soluzione alla sua ricerca. 
Le pagine di appunti sono come fogli stropicciati che fanno capolino fra le pagine, con scritte a mano e sottolineature, come se fossero vissuti e passati fra mani impazienti. 
Ma non è il solo arricchimento che ci viene regalato. Ci sono molte illustrazioni davvero meravigliose che ritraggono diverse Bestie fra le pagine. Un dettaglio che rende questo libricino una chicca per gli occhi, e di cui mi stupisco del prezzo così basso vista la quantità di dettagli e la cura nel pubblicarlo. 

Una storia raccontata davvero bene, ricca di dettagli, che gioca con il tempo e con il lettore, regalando  piano piano frammenti che andranno a completare una storia di amore e dolore, di malinconici ricordi e desideri forse irraggiungibili. Davvero consigliatissimo. 

Malpertuis, di Jean Ray [Instagram Post]



Opinione: Malpertuis, di Jean Ray



Malpertuis. Una magione senza tempo ai margini di un misterioso villaggio immerso nel cuore più cupo delle Fiandre. Una dimora austera, imponente e al tempo stesso mutabile, come fosse viva e dotata di un'anima propria. E poi ci sono i suoi abitanti, costretti a non poter mai abbandonare quelle mura per via di una cospicua eredità che spetterà a chi, tra loro, sopravvivrà agli altri. Ma in Malpertuis niente è ciò che sembra, e se questo vale per la casa stessa, è ancor più vero per i suoi bizzarri inquilini…


Devo ringraziare un GdL dei Lettori Cattivi che mi ha spinto finalmente a farlo fuori dalla libreria. Eh già, altro titolo comprato per esser letto immediatamente, finito a fissarmi su una mensola. Ma ormai non più. 

Non avrò molto da dire in merito, perché è un libro che deve essere scoperto pagina dopo pagina. Infatti anche la trama è davvero molto misera, nascondendo il contenuto delle pagine ai lettori. 

Detto in breve: mi ha deluso. Mi aspettavo molto di più, sentendone parlare così bene. 
Un libro che parte in modo strano, per poi catturare il lettore quando inizia a capire chi siano i vari personaggi e farsi un idea dell'ambientazione. 
Però...cavolo, dura tutto troppo poco. Si hanno tantissimi sbalzi, che portano confusione e caos, frammentando parti molto interessanti ad altre lente e che sembrano non aver senso. 
Ma il finale! Se tutta la storia fosse stata gestita meglio seguendo quella linea, senza sballottamenti, sarebbe stato tutto assolutamente geniale e straordinario. 

Quindi, ecco, non saprei che altro dire. 
La mia opinione-non-opinione devo chiuderla qui, altrimenti farei spoiler e rovinerei la lettura a chi fosse curioso e finisse per sbaglio a leggere. 
Le parti che sembrano a caso, il tutto che alla fine acquisisce un senso: fa tutto parte del romanzo e della sorpresa finale che l'autore regala. 
A tantissimi è piaciuto, quindi mantengo il silenzio. 



Cenere, di Elisa Emiliani [Instagram Post]



Opinione: Cenere, di Elisa Emiliani


Cenere è il racconto dell'estate in cui tre ragazze decidono di riprendere il controllo della propria esistenza. Ash alle prese con un padre sempre più distante, la Reba a cui servirebbero gambe funzionanti e Anna alla ricerca del suo amore perduto. Del resto, con il regime corporatista che incombe, cosa si può fare vivendo in provincia se cucinare cristalli o stordirsi di alcool non è più sufficiente? Le tre ragazze se lo chiedono spesso e inventano il Gioco. Una scappatoia, una strategia di sopravvivenza e l'unica possibilità che hanno per dare un senso a giornate di ordinaria disperazione. Nel frattempo, intorno a loro tutto si fa più oscuro: la morte della Gramigna, un prete scomparso, un marchio a identificare chi non vuole o non può allinearsi al pensiero dominante. Una storia di amicizia e di resistenza. Di quelle amicizie che a sedici anni ti riempiono le giornate e che insieme alla speranza di una rivoluzione sono tutto quello che serve quando sei giovane e ti senti immortale.



Credo che se lo avessi letto durante l'adolescenza lo avrei potuto adorare. 
Un linguaggio molto semplice che racconta la vita di tre ragazzine che vivono in una realtà corporatista (fascista) attraverso il punto di vista di una di loro. 
In questa realtà viene tutto controllato, una polizia squadrista porta chiunque non si adegui alle nuove leggi in prigione. Sempre se va tutto bene, perché i morti non sono una cosa strana. Anzi, forse meglio chiudere con la vita che finire in quei luoghi, con quella gente. 

Siamo in uno spaccato di Italia molto semplice, rurale, nella quale fra boschi, case diroccate, scuola e rifugi sugli alberi queste tre si danno coraggio e forza per andare avanti, cercando un modo per dare un bel colpo a questo sistema che già sta distruggendo loro la vita.
 
Ash (cenere), la protagonista attorno alla quale gira tutta la vicenda, riesce a stare a galla consumando quantità enormi di alcol e droga. Una ragazzina con il peso della mancanza della madre, unito alla preoccupazione costante del padre che non solo non vuole conformarsi, ma lotta contro il sistema, e potrebbe un giorno sparire dalla sua vita per sempre. 

Ma ha accanto delle amiche straordinarie. Più o meno, dai. Chi così giovane lo è? (o anche da grande)
C'è a Reba, con degli impianti robotici alle gambe paralizzate che le permettono ancora di camminare, la più seria del gruppo. Anche lei di famiglia che non vuole far parte del sistema, ma non in modo così forte come i rivoluzionari, ma ciò comunque porta disagi nella vita quotidiana e svantaggi economici, principalmente. 
E c'è Anna, spregiudicata, folle, impulsiva; figlia di corporatisti non si adegua ai genitori e segue la testa, ma più spesso il cuore, che la porterà a soffrire per amore. 
Ma si aggiungeranno altre voci, sia dal presente a raccontarci spaccati di questo mondo così estraneo seppur purtroppo dall'aspetto familiare (nel presente), che voci di ribellione che spuntano dal passato, insieme a rivelazioni riguardanti qualcosa di estremamente illegale che deve essere salvato assolutamente: i libri.

Voci di giovani che ci portano attraverso le loro giornate quotidiane, fra dolori, rancori, bisticci, risate e amore, sempre inseguendo il sogno di vivere libere e felici. 
Ragazzine che non hanno paura, o almeno non troppa, convinte che la libertà valga la probabilità di non arrivare vive alla fine di tutto. O per lo meno, all'inizio di qualcosa di nuovo.
Questo qualcosa è Il Gioco, come lo hanno chiamato. 
Qualcosa da creare e proteggere. Ma non solo per loro. Vogliono infatti dare occasione a chiunque di poterne godere e di unirsi a questa lotta che potrebbe ribaltare la situazione. O così sperano. 

Molto probabile che lo stile scelto dall'autrice, che si adatta perfettamente al modo di esprimersi di un adolescente, non mi ha permesso nel complesso di entrare nella storia totalmente e di dovermi staccare. Problemi che in quell'età sembrano tutto, agli occhi adulti mi hanno spesso annoiato, facendomi pesare alcuni capitoli, quando razionalmente e dopo aver finito il romanzo, non hanno nulla di sbagliato. 
Lo dico perché è stata la mia esperienza durante la lettura e quindi parte del mio giudizio soggettivo. 
Ma ammetto che è scritto bene, la storia è particolare, interessante, molti elementi ben descritti e pensati, ed il linguaggio, come le sensazioni ed i pensieri della protagonista (visto che è lei il filtro tramite il quale assistiamo a tutto) è giusto per questo tipo di storia. 

Insomma, se cercate un distopico tutto Italiano, decisamente originale, piuttosto imprevedibile, con personaggi che oltre a progettare rivoluzioni folli (come solo gli adolescenti possono fare) passano le giornate fra alcool, droga e musica (Johnny Cash) per superare le interminabili ore di veglia,...potrebbe fare per voi!