Opinione: L'Unità, di Ninni Holmqvist



Nel suo romanzo d’esordio la svedese Ninni Holmqvist, una narratrice formidabile, immagina un mondo lontano eppure pericolosamente vicino.
L’Unità, considerato un classico moderno e già molto apprezzato in patria e all’estero, racconta una storia vivida, commovente e attualissima, che racchiude un’acuta riflessione sulla società odierna e l’identità femminile.

«L’Unità mi è piaciuto moltissimo. Sono sicura che ne rimarrete incantati, come è successo a me». - Margaret Atwood

«Riecheggiando l’opera di Marge Piercy e Margaret Atwood, L’Unità è un romanzo che fa riflettere, ma anche una lettura compulsiva». - Jessa Crispin, NPR

«Con questo libro, da scrittrice di racconti incredibilmente talentuosa Holmqvist si è trasformata in una maestra del romanzo. Non mi sorprenderebbe se L’Unità diventasse uno – forse l’unico – dei pochi romanzi svedesi di questa stagione che la gente leggerà ancora tra cinquant’anni». - Smålandsposten

«Un romanzo d’esordio sorprendente. Scorrevole e ipnotico, offre una testimonianza impressionante sul modo in cui la società svaluta la creazione artistica, mentre celebra la procreazione, e una speculazione su cosa potrebbe succedere se tutto questo fosse portato all’estremo. Per i fan di Orwell e Huxley». - Booklist


Un giorno di inizio primavera Dorrit, scrittrice cinquantenne single e senza figli, viene accompagnata all’Unità. D’ora in avanti vivrà lì. Quello che la accoglie è un luogo idilliaco, almeno in apparenza: una struttura all’avanguardia dotata di eleganti appartamenti immersi in splendidi giardini, dove vengono serviti elaborati pasti gourmet e ci si può dedicare alle più svariate attività. I residenti sono accomunati da una caratteristica: non hanno figli né una vita sentimentale stabile. Finalmente libera dal giudizio sociale che ha sempre percepito come un peso, Dorrit è felice di poter fare amicizia con persone come lei. Ma c’è un prezzo da pagare: gli ospiti dell’Unità, chiamati “i dispensabili”, si trovano lì per un motivo ben preciso. Faranno da cavie per una serie di test farmacologici e psicologici, per cominciare, e poi doneranno i loro organi, uno per uno, fino alla cosiddetta “donazione finale”. Anche loro, così, saranno utili alla società: si sacrificheranno per chi, nel mondo fuori, è genitore. Dorrit è rassegnata al suo destino e desidera soltanto trascorrere i suoi ultimi giorni in pace, ma presto incontra un uomo di cui si innamora follemente, e l’inaspettata felicità da cui è travolta la costringe a ripensare ogni cosa.




In breve: premesse ottime, ma nel concreto tanto buchi.
La storia è una distopia non troppo distante dal nostro quotidiano. Nel giro di pochissimi anni infatti è stato introdotto il concetto di "dispensabili", ovvero persone che raggiunta una certa età e non avendo fatto "nulla" per la società fino ad allora (fatto figli, raggiunto posizioni o traguardi importanti in certi campi lavorativi) e non avendo un utilità ancora in corso (dover badare ai genitori anziani), vengono prelevati e portati in queste Unità.

Luoghi isolati dal resto del mondo in cui si renderanno utili. Luoghi psicologicamente pensati per renderli felici ed innocui, dove gli viene garantito vitto e alloggio, qualunque divertimento (cinema, teatro,...), qualunque optional (negozi, parrucchiere, piscine, palestre,...), qualunque servizio medico (visite specialistiche, dentista, psicologo,...). Insomma, dove rendere "belli" i loro periodi di permanenza in quei luoghi.
Perché tutto ciò? Ovviamente perché vengono sfruttati per le esigenze del mondo esterno e quindi, per evitare ribellioni, hanno reso tutto affascinante e piacevole. Oltre che imbottito di frasi fatte che ormai sono accettate da loro e da chiunque fuori da lì.
Sono ormai delle cavie umane per farmaci dagli usi più svariati, per vedere gli effetti di terapie ormonali o con radiazioni, ecc ecc. E, in più, banche d'organi in movimento, poiché se serve qualcosa di non indispensabile alla vita viene prelevata loro fra un test e l'altro. Altrimenti si và alla donazione finale, che porta alla fine della loro esistenza. L'organo interessato viene donato e il resto viene comunque conservato nel caso di necessità.

In tutto ciò la nostra voce narrante è Dorrit che, al compimento dei cinquant'anni, deve abbandonare la sua vita. Non avendo avuto figli, ne avendo ancora genitori di cui occuparsi, finisce in questa Unità.
L'unico enorme dispiacere (che mi ha permesso tanto di enpatizzare con lei, ma che per tante persone ha rappresentato un peso) è lasciare il suo amatissimo cane. Ha trovato un'amorevole famiglia che se ne occupi, ma sentirà tantissimo la sua mancanza più e più volte durante il romanzo.
Attraverso di lei scopriremo come (e in quanto poco tempo) è nata questa legge ed è diventata la normalità.

Dorrit è banale. Una persona qualunque: non troppo intelligente, non troppo bella, non troppo coraggiosa, non troppo fifona,... Insomma nella media e questo è un punto a favore del romanzo, poiché rende benissimo cosa farebbe una persona qualunque in una situazione del genere. Niente distopia con protagonisti testardi, pronti alla lotta, alla sfida al potere, in cerca della fuga, con un obiettivo di ribellione all'esterno a cui mirare. Qui tutti si sono adeguati a ciò che è stato deciso. Ciò fa paura perché è decisamente realistico. Ne avevo sentito parlare vagamente e trovandolo su Audible ho provato ad ascoltarlo. È stata una lettura di sottofondo, al doppio della velocità (viene letto piuttosto lentamente per i miei gusti). Piacevole in questo senso, seppur ricordi vagamente "Non lasciarmi".
Ammetto che ci sono parti molto ripetitive, alcune descrizioni estremamente minuziose che potevano essere evitate tranquillamente, elementi che non aggiungo niente alla storia o ai personaggi.
È prevedibile come andrà la storia, ma non tanto il come. Alcune elementi riescono a salvarlo dalla prevedibilità assoluta.

Comunque l'ho finito abbastanza contenta, mi era piaciuto, seppur il finale non lo abbia capito.
Giuro, mi sono sentita presa in giro nelle ultime parti del libro. Ammetto che interessante la scelta, a gestita malissimo. Senza una spiegazione sul perché, almeno nell'audio nessuna nota conclusiva per chiarire le domande che sicuramente sono venute in mente a chiunque.
Andando a leggere alcune recensioni in merito ho trovato (altre) evidenti carenze nel testo e nella trama che forse leggendolo avrei notato. Una "leggerezza" che non ha senso ed ha fatto perdere una stella al romanzo, perché è decisamente importante e se si vuole creare qualcosa di realistico, lasciare tutto cosi non ha senso.

In generale, non mi è dispiaciuto. Fa riflettere sulla società e su cosa viene ritenuto importante, e su come si potrebbe finire se venisse deciso ed accettato cosa significa essere utili, in molti sensi.
Ma nel "pratico", non ci siamo.
Diverso dai soliti distopici, è stato piacevole da leggere/ascoltare, ma poteva dare molto di più al lettore.

Visti i costi e le mie perplessità generali, vi consiglio se vi incuriosisce e siete dubbiosi, di provare a leggerne un estratto, di provare con Audible (ha spesso promozioni, oltre il primo periodo gratuito), oppure tentare in una biblioteca, se siete cosi fortunati da averne una ben fornita vicino casa.




ATTENZIONE SPOILER

Ci tengo a fare una nota finale per chiarire le parti sopra che non ho spiegato per non rovinare la lettura/ascolto a chi volesse scoprire questa storia.
Quindi non proseguite se non volete sapere nulla.

Le parti a cui non avevo prestato attenzione durante l'ascolto, che mi sono state fatte notare da altri attraverso varie recensioni, sono il mix fra test e donazioni di organi. Ovvero: com'è possibile che una persona faccia test con farmaci sperimentali/ormoni/radiazioni/altro e, fra un test e l'altro, possa donare organi?
Sarebbero compromessi e quindi giustamente inadeguati per trapianti vari. Non ha senso.
O nella società esterna si accettano organi "compromessi", oppure se viene dato per scontato che siano sani, c'è un enorme lacuna. Dal romanzo non lo possiamo sapere perché Dorrit non sa nulla a riguardo. Ma comunque nessuno si fa domande su ciò, nonostante certi risultati dei test portino le persone a danneggiamenti fisici.

Vediamo il finale.

Dorrit scappa. O almeno così ci viene raccontato. Solo che giri pagina e scopri che ha partorito dentro l'Unita. Ha deciso di restare e dare in adozione la figlia, che questo testo è una sorta di diario che ha scritto per chiunque vorrà leggerlo. Ma non spiega perché ha raccontato di una fuga mai avvenuta. Perché è questo che capiamo dalle ultime pagine.
Ci sta con il suo carattere ed è originale per la trama che si arrende, faccia spallucce, regali la figlia e si faccia sopprimere. Ma mi sento anche un po' presa in giro per quello successo poco prima. Manca qualcosa. Una frase che spieghi perché Dorrit(l'autrice) ci abbia "preso in giro".

Siamo Qui Per Farci Male, di Paula D. Ashe [Instagram Post]


 

Opinione: Siamo Qui Per Farci Male, di Paula D. Ashe



Una creatura con la faccia di denti che costringe le proprie vittime a terribili atti di automutilazione. Rapporti familiari messi a dura prova dalle gesta di un serial killer. Regioni della psiche infestate da traumi irrimediabili, da ossessioni che si fanno carne e sangue. Ancora, punti di vista inediti sulle malefatte di Jack lo Squartatore e un culto religioso che predica il Vangelo del Dolore. Una catena d'inspiegabili omicidi di bambini che sconvolge la quiete di una sonnolenta cittadina americana. Abusi che permangono oltre la morte. Con i dodici racconti di "Siamo qui per farci male" – dodici tasselli oscuri, crudeli, intimi, poetici, che vanno a comporre un grottesco mosaico che evoca l'opera di Clive Barker e David Cronenberg – Paula D. Ashe, una delle voci più potenti del nuovo horror contemporaneo, ci conduce in luoghi abitati da sinistre presenze, ma dove il mostro più spaventoso è l'umanità. Un'umanità che sguazza nelle tenebre, disposta a qualsiasi cosa per uno spiraglio di luce. Attenzione: questo volume contiene violenza estrema, orrori indicibili, inferni urbani e letteratura.




Mi trovo piuttosto spiazzata a parlarvi di questa raccolta di racconti.
In generale, ho un pessimo rapporto con le raccolte, specialmente se non sono storie legate fra di loro.

Di solito mi annoio, perdo il filo, dopo un po' mi stufo e finisco con abbandonare il tutto.

Questa volta è stato diverso.

Mi è dannatamente piaciuto ciò che scrive l'autrice.
E come lo fa.

Frammenti di realtà assurde, presentate in modo molto interessante. Si, è capitato di dover rileggere qualche riga indietro per la sensazione di aver perso qualcosa, ma niente di che.
A volte la sensazione che qualche racconto fosse collegato ad altro l'ho avuta, ma niente.

Singoli frammenti sparsi che hanno reso il tutto realistico e spaesante allo stesso tempo, mescolando abilmente il quotidiano all'assurdo, fino a estremi folli. Senza mai scendere nello splatter gratuito.

Questo glielo si riconosce, la paura, o il disagio, spesso si insinua già prima di aver davanti l'orrore.

Che siano due pagine o dieci, non importa.
Spesso unite ad un umorismo macabro che mi ha fatto sorridere parecchio, per la genialità di sfruttare questi mix in modo originale e senza cadere in cliché, mantenendo tutto pulito e piacevole da scoprire.

Parlando da persona che ricerca brividi, non mi ha spaventato né lasciato disgustata (lo sapete già, lo so). Mi sono divertita a scoprire fin dove la sua immaginazione si è voluta lanciare.

Lascio comunque l'avvertenza che alcune cosette potrebbero turbare. Siamo davanti una raccolta dell'orrore, dopo tutto.

La scelta di parlare attraverso i racconti vince, riesce a rendere al massimo alcune figure così uniche con poche apparizioni, che in un romanzo potrebbero perdere la presa che invece qui resta salda sul pubblico.

Decisamente un ottimo secondo volume della raccolta Caronte!
Sono impaziente di scoprire cos'altro ne farà parte e, ovviamente, di leggerlo.

Il Pescatore, di John Langan [Instagram Post]



Opinione: Il Pescatore, di John Langan


Il Pescatore racconta di speranze infrante, di amicizia e amore e mistero, 
di meraviglia e orrori fuori dal tempo, di come sia impossibile elaborare certe perdite 
e di dove ci possano condurre ossessione e disperazione.

Durante un’uscita in una remota regione delle Adirondack, accompagnato dal suo amico Dan, Abe viene a conoscenza di un sinistro racconto del folklore locale su un misterioso corso d’acqua, il Dutchman’s Creek, e su alcuni uomini che hanno affrontato un’esperienza terrificante nella zona. Abe e Dan, affascinati dalla leggenda, decidono di rintracciare il torrente per la loro prossima battuta di pesca, ma in quelle acque scopriranno qualcosa di inimmaginabile, una dimensione abitata da una presenza antica e ultraterrena che parla con le voci di coloro che i due uomini hanno amato e perduto. "Il Pescatore" è un romanzo contemporaneo che spinge l’orrore lovecraftiano in territori inesplorati, tra mostruosità bibliche e richiami all’opera di Herman Melville. La scrittura densa e suggestiva di John Langan esplora i temi dell’amore e del lutto, danzando tra presente e passato, per raccontarci una storia spaventosa di fragilità umana, perdita e mistero.




Potevo resistere alla nuova collana di Zona42 dedicata all'horror? 
Ovviamente no.
Lo so, lo so, è uscito a inizio anno e ne parlo solo ora, ma l'ho letto un po' di tempo fa. 
Avrei dovuto parlarne prima. Meglio tardi che mai, no?

Torniamo al romanzo. 
La storia è divisa in 3 parti. La prima e la terza sono collegate fra loro, mentre la seconda ci porta indietro nel tempo a scoprire una sorta di leggenda che si narra riguardo un fiume, il Dutchman’s Creek. Un corso d'acqua circondato da mistero e strane presenze.

Ma facciamo un passo indietro. 
Tutto il romanzo è stato scritto dal nostro protagonista Abe. 
La storia inizia alla larga, raccontandoci come sia finito a pescare. Più precisamente, come la pesca gli abbia in qualche modo salvato la vita. Dopo la morte della moglie infatti lo aveva preso una profonda depressione e quella nuova passione lo aveva risollevato. 

Questo romanzo infatti ruota attorno alla perdita, al dolore. Al cosa si potrebbe arrivare a fare per poter riavere ciò che si è perso. 
La prima parte apre la strada a ciò che verrà. 
Personalmente l'ho trovata piuttosto lenta e noiosa. 
Affronta tematiche delicate e difficili, ma in generale se non mi fossi forzata lo avrei abbandonato. Ci vuole pazienza, non si capisce bene dove vuole andare a parare... 
Insomma, mi ha dato la sensazione di perdersi e allungare il brodo.

Con la seconda: wow! Un racconto nel racconto, che ci porta a scoprire le origini di questo famigerato Dutchman’s Creek. 
Un orrore lento, che si fa strada in questa cittadina; che obbliga una comunità e, nello specifico, un uomo di farsi carico di qualcosa che si è insediato fra di loro. Un essere (umano?) che è stato invitato per i motivi "sbagliati", seppur comprensibili, ma che scatenerà con questa richiesta qualcosa di inimmaginabile.

Un racconto che inizia lento, ma mano a mano che si avanza diventa sempre più rapido, veloce, i fatti si succedono senza pause, in una corsa per mettere fine all'orrore e fermare questo essere.
Durante questa parte impossibile mettere giù il libro, ti trascina completamente.

Tutto questo serve per poter capire meglio dove finiranno nella terza parte i due uomini. Si, lo so, vi ho parlato solo di Abe e credo sia meglio così. Dovrete scoprire il resto fra le pagine, che è una fra le cose più..."interessanti" della prima parte. Un'amicizia molto particolare, nata nelle circostanze peggiori e che prosegue forse in modo ancora peggiore. Ma starà a voi giudicarlo.

I due finiscono lungo questo fiume difficile da trovare, che nasconde cose che sfiorano la follia.
No, non sfiorano. Ci sbattono contro così forte e improvvisamente da non fare capire al lettore cosa stia succedendo.

Una lettura comunque estremamente piacevole. La penna di Langan è scorrevole, il testo ricco e molto interessante. Lo ammetto, certe parti così assurde, vaste, incredibili da non essere riuscita ad immaginarle come si deve. Alcune domande riguardo il cosa stia succedendo, o il perché di certe cose, le ho ancora, ma penso siano lasciate aperte volontariamente.

La parte centrale qualche brivido lo mette al lettore.
Lo ripeto, mi sono divertita moltissimo in quei capitoli. Per il resto, si, un viaggio verso la follia che finisce in un modo che mi ha strappato una risata.
Davvero. Ho riso per l'assurdità delle ultime righe.
E qui voglio sapere se è successo anche ad altri che lo hanno letto!

Nel complesso comunque ci può stare, ho letto cose peggiori, in tanti sensi diversi. Non la lettura dell'anno, ma come apertura di una nuova serie, un ottima scelta. Bravo @luigi_musolino_82 (è lui che sta curando questa collana, scegliendo cosa portarci da leggere).

Ovviamente ho già recuperato la seconda pubblicazione, ve ne parlo presto, e sono davvero curiosa di cosa arriverà in futuro.

Charlotte Sometimes, di Penelope Farmer [Instagram Post]



Opinione: Charlotte Sometimes, di Penelope Farmer


Quando sei la nuova alunna in una nuova scuola, lontana dalla famiglia e dagli amici, è normale sentirsi un po’ fuori posto. Ma quando Charlotte Makepeace si sveglia nel suo letto dopo la prima notte passata in collegio, è letteralmente frastornata: le persone che ha intorno non sono più le stesse, e tutte pensano che lei sia una ragazza di nome Clare Moby. Ma non è la cosa più incredibile, perché pare proprio che Charlotte abbia fatto un balzo indietro nel tempo di ben quarant’anni, finendo sempre nel medesimo collegio, ma nel 1918! Nelle settimane successive, Charlotte si sveglia a giorni alterni nella propria epoca e in quella di Clare e deve adattarsi alla sua nuova realtà nel presente, gestendo pure la straniante situazione di essere una persona che non è lei in un’epoca di cui non sa assolutamente nulla. Le insegnanti pensano che sia lenta di comprendonio, le sue compagne che sia bizzarra, e man mano che Charlotte si ritrova a passare sempre più tempo nel 1918, inizia ad avere dubbi su chi sia la vera se stessa. Ma non basta. Se non riuscirà a trovare un modo di ritornare nel proprio mondo prima che l’anno scolastico finisca, potrebbe non avere più una seconda possibilità… Età di lettura: da 9 anni.




Se avessi dovuto più tempo lo avrei divorato in pochissimo. 
Un breve romanzo che, sicuramente è fuori dal mio target e genere che di solito leggo, ma me ne sono resa conto solo leggendolo, effettivamente.
Si, è scritto molto chiaramente che è una lettura per ragazzi, ma la tematica (viaggi nel tempo) e il fatto che fosse stato ispirazione per una canzone dei The Cure (che ancora non avevo mai ascoltato, però) lo rendevano estremamente interessante ai miei occhi.
Così non ho resistito, anche se in alcuni punti mi ha un po' rallentato nella quotidianità che viene raccontata. 

Non fraintendetemi! 
È molto bello, particolare, originale. Sono io probabilmente troppo grande o comunque più pretenziosa per un romanzo del genere. Ne ho apprezzato la storia e i messaggi, ma, beh, ci sto ancora riflettendo perché sembra semplice ma ha tante piccole tematiche dentro che ti fanno pensare anche dopo averlo concluso. Un grande punto per il romanzo.

Ci troviamo negli anni '50, in un collegio, dove Charlotte si ritrova a dover vivere e studiare. Sola, in mezzo ad una nuova quotidianità, fra ragazze che ancora non conosce, lontana da casa, dalla famiglia, dalla sorellina a cui tiene molto. Ma succede l'impensabile. Risvegliandosi si trova sempre nello stesso luogo, ma diverso. Con persone diverse accanto. Insomma, per farla breve, si rende conto di esser finita nel 1918. E di non essere Charlotte, ma Claire.

Il risveglio successivo avviene nella sua epoca, quindi pensa ad un sogno, ma si rende conto che non è così. E che Claire ha fatto il suo stesso viaggio al contrario. Le due ragazze infatti continuano a scambiarsi a giorni alterni e si lasciano dei biglietti per tenersi informate mentre gli altri intorno a loro (non potendo capire cosa stia accadendo) vedono solo cambiamenti comportamentali e stranezze.
Tramite Charlotte ci troveremo a vivere e scoprire gli ultimi mesi della guerra, come era vissuta dalla gente inglese, ma soprattutto dalle ragazzine orgogliose del proprio padre al fronte ed allo stesso tempo preoccupate per ciò che sarebbe potuto capitare.
 
Uno spaccato di quotidianità che mostra quanto sia "lontana" la guerra e percepita distante, anche se importante, mentre il resto continua. E giustamente parlando di ragazzine che non possono comprendere appieno una situazione del genere, complessa anche per noi adulti. Senza la quantità di informazioni che abbiamo adesso poi.
 
Altra tematica molto importante è l'identità. 
Poiché sembra che a parte alcune stranezze nessuno si renda conto di questi scambi, che non siano due ragazze ma una sola. Charlotte spesso dubita di chi sia davvero, di cosa la renda "Charlotte", se Claire e lei in effetti siano così uguali da essere scambiabili senza problemi. Ma lentamente questa tematica vedrà tante riflessioni, in particolare a seguito di un enorme problema che potrebbe rischiare di tenere Charlotte nel 1918 per sempre, se non trova il modo di tornare a casa.

Un libro piccolo, breve, scorrevole, che riesce a raccontare questa storia aggiungendo dettagli e pensieri che fanno capolino e sedimentano nel lettore, che (almeno per me) stanno facendo riflettere sul complesso della trama una volta chiuso il tutto. Una lettura che non mi è dispiaciuta, di cui devo tenere conto del target, altrimenti non penso che avrei dato una votazione così alta. Fosse stata per adulti avrei preteso molto di più.

Ma essendo quasi una favola per ragazzi, credo sia ottima per fare riflettere senza appesantire il tutto.
Non male se cercate qualcosa di semplice e tranquillo per avvicinarvi a tematiche del genere.

Cadavere Squisito, di Agustina Bazterrica [Instagram Post]



Opinione: Cadavere Squisito, di Agustina Bazterrica


Premio Ladies of Horror Fiction come migliore romanzo dell’anno 2021. 
Candidato al Goodreads Choice Award come miglior libro horror 2020

«Dalle prime parole del secondo romanzo della scrittrice argentina Agustina Bazterrica […] il lettore è già bestiame in fila, barcollante, primordialmente consapevole che questo libro è un bancone da macellaio, e nulla di ciò che accadrà dopo sarà bello.» - New York Times Book Review

«Triste, avvincente, con un finale da urlo.» - The Times

«Il romanzo è orribile, sì, ma affascinante e provocatorio (e orwelliano) nel modo in cui mostra fino a che punto la società potrebbe spingersi per deformare il linguaggio ed evitare le verità morali.» - Taylor Antrim, Vogue

«Un avvincente romanzo distopico.» - The Independent

Marcos lavora nel mercato della carne da sempre, è un’attività di famiglia. Ma ora le cose sono cambiate, in modo radicale e irreversibile. Un virus ha attaccato gli animali, sia domestici che selvatici, per cui sono stati tutti sistematicamente abbattuti e la loro carne non può assolutamente essere consumata. Ora la carne che tratta è diversa, speciale, perché i governi di tutto il mondo hanno dovuto affrontare la situazione e hanno deciso di rendere legale l’allevamento, la produzione, la macellazione e la lavorazione della carne umana. Marcos si è dovuto adattare, cerca di non pensare a cosa fa per vivere, e fa del suo meglio per stare dietro a fornitori, clienti, ordini e consegne, perché deve pagare la casa di riposo in cui vive suo padre. E ora che sua moglie lo ha lasciato deve pensare a tutto da solo.




Mai avrei pensato mi potesse piacere così tanto. 
Le riflessioni che ti spinge a fare, mostrandoti un mondo così assurdo e così realistico da renderlo quasi spaventoso. Lo avevo iniziato a fatica, nonostante lo avessi già notato in lingua originale (e meno male che è stato tradotto!). 

Insomma, la curiosità era tanta ma faticavo ad ingranare le pagine. 
La scrittura inizialmente l'ho trovata ostica (uniteci stanchezza, sonno, poca pazienza,....che combo!). 

Comunque. Il romanzo ti mette a confronto con questa realtà assurda e ti scaraventa nel mondo di Marcos, che non si racconta mai, se non per alcuni dettagli della sua vita.
Si, è suo il punto di vista che ci accompagnerà per tutta la storia. Un uomo giovane, importante per l'azienda per cui lavora, ma che si trova completamente devastato dalla vita. Ripete le mansioni, svolgendo comunque compiti di una certa importanza, ma con una freddezza crescente che gli nasce da dentro. Un odio, un fastidio, che finiscono con l'appesantirlo e farlo sentire sempre peggio.

Ci troveremo immersi in questo nuovo mercato della carne, a contatto con le diverse tipologie di lavori che ne fanno parte (legalmente o meno). Cose che già esistono ma vengono portate (quasi) agli eccessi visto che si tratta di merce molto particolare.
Una merce che nessuno può nominare col suo nome, poiché oltre ad essere illegale, lo renderebbe strano, reale, inimmaginabile,...La merce è la carne umana.
Ormai non più persone ma esseri simili seppur diversi, selezionati, cresciuti, per un unico destino.

Capita anche che alcune persone diventino cibo, ma sono casi particolari ed entriamo in dettagli che meritano di esser scoperti durante la lettura. 
Iniziando dall'azienda familiare di macellazione (di animali), Marcos ci mostra come le cose siano cambiate in pochissimi anni, visto che lui aveva appreso il mestiere dal padre, ovvero esser un macellaio. Era bravo, ma ha scelto volutamente di non continuare quel percorso nel nuovo mondo. 

Il tutto cambia non per caso, ma quando hanno una strana malattia ha iniziato a render pericolosi gli animali per gli umani, provocandone la morte se venivano in contatto, e il loro abbattimento (di qualunque specie) è diventato un obbligo di legge; l'ingordigia umana ci ha messo poco a trovare altra carne per riempire quel buco di mercato. 
La gente ovviamente non si è fatta troppi scrupoli. 

 Una storia strana, lenta inizialmente, in cui Marcos ci porta dentro le sue giornate, fra giri in allevamenti, a visite ad alcuni contatti e clienti molto particolari. Un lavoro che lo stanca, già mentalmente provato da un tragico evento che ha segnato la sua vita. 
Sarà però un evento inatteso che cambierà le cose.
 Una lettura che presenta tantissimo spazio di riflessione portando all'estremo un taboo che riesce ad unire il mondo. 
Si parla di allevamenti, di animali, di trattamento etico, di rispetto. 
L'uniformarsi, il credere senza riflettere, l'egoismo. 
C'è anche tanto spazio per la compassione, i ricordi, l'amore e il dolore. 

Resto sul vago perché alcuni elementi devono essere scoperti durante la lettura ed elaborati pagina dopo pagina. 
 Ovvio, non è per tutti. 
Ci sono scene che mi hanno ferito profondamente. 
Ahimè, nemmeno inventate. E no, non riguardavano gli umani.

Crudo e violento, ma non tanto per il tema del cannibalismo (che comunque mi rendo conto possa esser troppo, visto che i dettagli non mancano, senza però scendere mai nel macabro e splatter), ma tutto ciò che ruota attorno. 
Insomma, gli esseri umani. 

Davvero molto bello. Sono estremamente curiosa di leggere altro di suo, anche se temo potrebbe non essere all'altezza. 
Intanto incrocio le dita, anche solo qualche traduzione sarebbe un ottimo regalo per i lettori, per scoprire altro di quest'autrice.

Goth, di Otsuichi [Instagram Post]



Opinione: Goth, di Otsuichi


Due adolescenti, Boku e Morino, sono ossessionati dalla morte e cercano attivamente assassini o persone violente, attratti dal loro fascino. Il libro è diviso in più parti, ciascuna delle quali è basata su un diverso essere umano psicotico. Un esempio è "l'incidente del taglio del polso", incentrato su un insegnante di scienze che taglia costantemente le mani delle persone allo scopo di collezionarle. Un altro esempio riguarda una persona di nome Saeki, che ha sempre avuto il bisogno di seppellire qualcuno vivo. Saeki seppellisce un ragazzino e poi una liceale. Boku e Morino cercano di continuo individui del genere per osservarli. Non provano dispiacere per le vittime, sono solo curiosi nei confronti delle loro manie perverse.




Una lettura interessante e molto particolare, che affronta la tematica degli omicidi in modo estremamente singolare. Le vicende si trovano a girare sempre attorno a due figure, due ragazzi che sono affascinati dalla morte e le dinamiche che spingono certe persone a superare i limiti.

Due personaggi estremamente particolari con i quali è impossibile entrare in empatia (e sono stati creati proprio per questo), che comunque attirano il lettore e lo conquistano a modo loro. Tante domande li circondano, e avremo alcune risposte dall'autore alla fine di tutto.

Una serie di racconti slegati fra loro se non per i due "protagonisti" che compaiono fra le pagine, dando un senso di continuità in modo molto particolare e strano. 

L'autore gioca molto col lettore poiché spesso non viene raccontato tutto, oppure si ma si viene spinti a delle soluzioni errate da fatti che possono esser interpretati in modi differenti, e si deve arrivare alla fine per unire tutti i puntini. 

Una sorta di (pseudo)giallo in versione horror che confonde il lettore portandolo alla sorpresa finale e spesso con un WOW. A volte vi chiederete come siano possibili certe cose, e no, non mi riferisco alle violenze. Ma arrivate alla fine e vi verrà spiegato (dall'autore) ciò che sembra esser troppo assurdo per essere veritiero.

Onestamente pensavo fosse molto più crudo e splatter, ma resta comunque una lettura decisamente non per tutti. Scene forti, anche emotivamente, ci sono. 

In particolare l'inizio del racconto "Grave - Terra" mi ha lasciato parecchio brividi addosso. Ammetto che mi sono divertita tanto a leggerlo, così originale e strano da non essermi mai aiutata fra le mani un opera del genere. 

Probabilmente lo rileggerò fra qualche anno senza la fretta della novità e magari scoprendo qualche sfumatura che mi ero persa, già che ora conosco come andranno le cose.

Ditemi che non sono l'unica ad amare opere del genere

Opinione: Il Caffè della Luna Piena, di Mai Mochizuki



Un romanzo magico, che unisce la saggezza orientale al fascino arcano delle stelle. Un viaggio alla scoperta di sé, per imparare che per ritrovare la strada a volte basta chiudere gli occhi, in attesa della prossima luna piena. 

 A volte, ma solo nelle notti di luna piena, tra le vie di Kyoto o in riva al fiume appare un caffè molto speciale: è una roulotte gestita da un eccentrico chef, un grande gatto tigrato esperto di astrologia, e da altri due felini suoi aiutanti, e si manifesta sul sentiero di chi si sente perso. In questo caffè non è possibile ordinare ciò che si vuole, sono i gatti a decidere cosa offrire ai propri clienti. Il menu prevede incredibili bevande e deliziosi dolci in grado di consolare i cuori affranti degli avventori. Ed è lo chef in "persona" a sedere al tavolo con loro per aiutarli a capire, attraverso la lettura della carta astrale, dove si sono smarriti. Fra una tazza di latte stellare e un pancake al burro del plenilunio, assaporando un gelato al chiaro di Luna e Venere, incontriamo Serikawa, che dopo una folgorante carriera da sceneggiatrice è diventata una scrittrice di videogiochi frustrata e infelice, incapace di risollevare il proprio destino; Akari, che ha amato l'uomo sbagliato e ora non sa immaginare un futuro accanto a qualcun altro; Megumi, alle prese con un'importante scelta lavorativa, e Mizumoto, che incontra nuovamente dopo molti anni il suo primo amore. 




Cercavo un libro coccola e l'ho trovato.
Coi gatti poi! Irresistibile.
Senza troppe aspettative, ho iniziato ad ascoltarlo e mi è piaciuto, anche se non da impazzire.

Abbiamo a che fare con le vite di alcune persone, diverse fra loro, ma le cui vite sono intrecciate in un modo strano, riguardante il loro passato. Ma anche nel quotidiano, infatti queste persone si intrecceranno e si "scambieranno" la parola fra loro nell'alternarsi delle varie storie.
Stanno tutti affrontando dei brutti periodi, devono prendere decisioni oppure si sentono distrutti dalla vita, da qualche insuccesso, e hanno proprio bisogno di una spinta che arriverà, inaspettatamente, dal Caffè della Luna Piena. Un luogo magico, senza fissa dimora, dove non si ordina ma viene creato dallo chef quello che ai clienti serve.
Ah, dimenticavo, lo chef è un enorme gatto tigrato!
Ci saranno anche altri aiutanti, sempre dei felini, molto arguti e simpatici. E si parlerà di astologia, di come questa influenzi la vita quotidiana e la crescita personale, o tutt'altro in alcuni momenti.
Ho adorato il finale quando ci si ritrova come a chiudere un cerchio e si scopre come mai in particolare vengano scelte queste persone che si conoscono, per essere aiutate. Mi ha stretto il cuore!
Scontato no, forse troppo dolce,...ma l'ho trovato molto carino e azzeccato. Vorrei dirvi qualcosina in più, ma non trovo le parole per non rovinarvi la sorpresa.

C'è un grande MA di cui devo parlare, perché ci sono rimasta troppo male nell'ascoltarlo.
Ho notato una cosa: fa capolino fra le pagine un personaggio che dopo un po' si capisce essere una donna trans. 
Il problema (enorme problema) è che ci si riferisce a lei un po' coi pronomi femminili e un po' coi pronomi maschili! 
Non ha senso. 
Prima di tutto confonde il lettore, ma in particolare dopo che racconta, brevemente, la sua storia non dovrebbero più esserci assolutamente questi scambi di pronome da frase a frase. 
Invece continuano.

Ho trovato diverse persone che hanno riscontrato la stessa problematicità (mentre moltissime altre o non l'hanno vista, oppure hanno sorvolato dal farla notare. Temo la seconda e la cosa mi fa piuttosto schifo). 

Confrontandomi in particolare con una ragazza, appassionata di cultura orientale, mi ha spiegato che sicuramente il testo originale era così, poiché ci sono ancora enormi problemi a riguardo, sul come trattare le persone trans.

La cosa che mi ha infastidito di più, dopo aver capito i perché legati al testo oeiginale, è stata la decisione di non mettere alcuna nota (nella nostra edizione) per dire tutto questo. 
Anche solo spiegando la scelta di mantenere il testo identico all'originale, chiarendo però che questa persona è una donna trans e quindi i pronomi da usare correttamente sono quelli femminili. 

Insomma, non si può fare uscire un libro con delle pagine del genere senza un briciolo di spiegazione al lettore; da una CE che, tra l'altro, si fa tanta pubblicità e sfrutta queste tematiche per il proprio tornaconto, puntando sull'essere inclusiva, moderna, ecc ecc...
Si, ok, sappiamo benissimo che è per marketing e basta, ma nemmeno una cura per i testi che traducono e il lettore che se li trova in mano, visto che non sono poi così economici...

Si, ok (pt2), sappiamo anche che non c'è così tanta cura, visti certi "scivoloni" che continuano ad esserci.

Non so voi, io inizio a stufarmi. 

Croste, di Jessica La Fauci [Instagram Post]

Opinione: Croste, di Jessica La Fauci


Nina rifiuta l’avanzare del tempo: i corpi in corsa verso il disfacimento, le pesche marce, l’intonaco che si sfalda. Eredita una cantina ma non sa che farsene di quella stanza stipata di scaffali che arrugginiscono. Ci trova dentro scarti, memorie fisiche e psichiche che non le appartengono, ma che portano il suo stesso corredo genetico. Nina ha perso un amico, una gatta, un ragazzo e soprattutto il senso della continuità; eredita la cantina come si eredita una mancanza. Nina ha la testa piena di parole che non riescono a comporre la risposta ai suoi tanti interrogativi, né a identificare un momento da cui far partire il tutto. In una vita in cui gli inizi sono il momento più felice, c’è sempre un prima, a volte mai vissuto, a cui si dovrebbe guardare con nostalgia. Usando una scrittura affilata e cristallina La Fauci costruisce una trama frammentata, in cui frantumi di vita diventano oggetto di un’analisi quasi clinica, rivelando l’estraniazione della protagonista nei confronti dell’esistenza. Croste è un processo di bonifica, un libro sulle cose che marciscono, le cose di cui non ci si è presi cura, la lacuna che deve essere abitata. 




Libro totalmente fuori dalla mia capacità di capirlo e parlarne. 
Mi incuriosiva molto la trama e, trovandolo usato, mi ci sono lanciata senza indugiare.
Il problema è arrivato durante la lettura.
Non che sia brutto, ma è molto molto particolare.

Ci troviamo nella vita di Nina, una donna che ci regala frammenti dei suoi ricordi senza una logica, senza una sequenza temporale. Ci sentiremo a disagio e allo stesso tempo (se siete come me) compresi da questo modo di vivere fuori dagli schemi.

Perché a Nina non importa degli altri. Non è cattiva: lei sta stare da sola. 
Lo ha imparato da sempre, fin da piccola. 
Occupa poco posto, non si intromette, si scansa ed evita tante situazioni. 
Riflette molto e parla poco. Vive ai suoi ritmi e nelle sue "stranezze". 

Ci racconta pezzi di sé, confusamente, caoticamente, portandoci a faticare per starle dietro.
Si alternano quattro parti, in cui prendono parola anche quelli che sono i suoi migliori amici, che la vedono così strana e particolare, eppure nonostante a volte provino fastidio per questo, le vogliono bene. Non sarebbe lei se fosse diversa, più attenta, più "banale". 
Amici che hanno seguito percorsi più lineari, convenzionali: lavoro, matrimonio, casa, figli,... Mentre lei non sente pressioni e si ferma alle piccole cose, quelle a cui non bada nessuno.

Un romanzo estremamente breve, seppur difficile.
Non saprei come classificarlo.
Ammetto di aver faticato nel leggerlo, seppur mi sentivo rappresentata in parte da questa figura così particolare. Lento, caotico, confuso.
Fatico sempre con questi generi di letture, seppur mi affascino molto. 
Difficile collocarli, difficile capirli. 
Nonostante lascino alle spalle qualcosa che ti sementa dentro.  

Maleficium, di Martine Desjardins [Instagram Post]

Opinione: Maleficium, di Martine Desjardins


"Lettore, hai tra le mani una versione riveduta ma non purgata del mitico Maleficium dell'abate Savoia (1877-1913), sacerdote sacrilego di cui poco si sa, se non che finì i suoi giorni rinchiuso in un monastero dopo essere stato misteriosamente assordato. Sappi che la lettura di quest'opera deleteria potrebbe provocare un certo disagio nelle anime pure, eccitare i sensi o risvegliare desideri inconfessabili, e che cedendo al suo fascino rischi di incorrere nella scomunica. Sei avvisato. Martine Desjardins ci offre un affresco barocco in otto dipinti, un invito a viaggiare ai limiti del piacere e della sofferenza. Un'opera rara, profumata di fantasia, esotismo ed erotismo, veicolata da un linguaggio sontuoso. Mai il peccato vi è sembrato così irresistibile.

Il celebre e funesto Maleficium, scritto dall’abate Jérôme Savoie, è un libro maledetto. Custodisce i segreti di sette uomini, vittime di strane e inesorabili sciagure, recatisi a cercare nel confessionale orecchie disposte ad ascoltare il racconto della loro malasorte e a implorare salvezza per le proprie anime insudiciate dalla curiosità e dalla debolezza della carne. C’è poi un’ottava confessione, quella di una donna calunniata, intrappolata in un crudele silenzio e pronta a vendicarsi dei suoi spietati carnefici.

Maleficium di Martine Desjardins è un affresco barocco, un invito a intraprendere un viaggio ai limiti del piacere e della sofferenza. Un’opera rara, profumata di fantasia, esotismo ed erotismo, veicolata da un linguaggio sontuoso e peccaminoso." 




Una lettura decisamente particolare, a tratti disturbante, che fino alla fine trascina il lettore saltellando fra piaceri e distruzioni che definirei poetiche. 

Abbiamo a che fare con otto confessioni fatte all'abate Jérôme Savoie: sette uomini e una donna.
Gli uomini non si confessano esattamente. Gli raccontano come sono caduti in disgrazia e hanno perso qualcosa che li rendeva eccellenti nel lavoro che amavano, il tutto dando colpa ad una donna ed allo stesso tempo cercando di portare con loro nella caduta l'abate. 
Oltre che, confessione dopo confessione, di mettere in guardia il padre da quest'ultima che sembra esser sempre più vicina alla chiesa dove opera. 

Uomini che sembrano vittime, ma nei racconti si rivelano carnefici anche della propria sventura. 
Infatti è sempre colpa loro se finiscono col perdere qualcosa, seppur tentino di attribuirne le colpe a questa figura femminile che ritroviamo in ogni storia, diversa seppur riconoscibile da una deturpazione facciale. Un elemento associato al demonio. Eppure nonostante lo stigma del diavolo ben visibile, ognuno si avvicinerà alla donna, pur di ottenere quello che stava cercando con avidità. Andando contro restrizioni, morale, o qualunque cosa si metta fra loro e l'obiettivo che si sono prefissati di avere. 

Un breve ma intenso romanzo. 
Una scrittura ricercata in alcuni frammenti che mescola abilmente la verità alle menzogne, facendo dubitare il lettore fino all'ultimo se credere a queste favole troppo assurde per essere reali, oppure affidarsi e sprofondare in un abisso maledetto, in cui le vittime ci si sono lanciate da sole, seppur tentino di trovare assoluzione trascinando l'abate assieme a loro. 

Decisamente non per tutti. 
Ma se vi incuriosisce e cercate una lettura particolare, vi affascinerà. 

Damsel, di Evelyn Skye [Instagram Post]

Opinione: Damsel, di Evelyn Skye


Una damigella in pericolo affronta il drago in persona in questa epica rivisitazione del fantasy classico.

Elodie non ha mai desiderato un palazzo sfarzoso o un principe affascinante. Cresciuta nel reame di Inophe, tra carestie e difficoltà, il suo più profondo desiderio è di aiutare il suo popolo a sopravvivere agli inverni. Quindi quando un delegato di un regno ricco e misteriosamente chiuso al resto del mondo arriva con un’offerta di ricchezze sufficienti a salvare Inophe in cambio del suo matrimonio, accetta senza alcuna esitazione. Nello scintillio della sua nuova casa, Aurea, Elodie è rapita dalla bellezza del reame – e da quella del suo promesso sposo, il principe Henry. Ma non appena hanno inizio i rituali per diventare principessa, il dubbio che non tutto sia perfetto come sembra s’insinua nella sua mente, e le prime crepe sull’apparentemente perfetta superficie cominciano a mostrarsi: una giovane donna scompare dalla torre del castello improvvisamente. Una parata di fiaccole si fa strada attraverso le montagne. Compaiono segni lasciati da una misteriosa “V”. Troppo tardi, Elodie scopre che la prosperità di Aurea è stata acquistata a un costo altissimo: ogni stagione del raccolto, il regno sacrifica le sue principesse a un drago affamato. E Elodie è la prossima. Ma le centinaia di donne che nei secoli hanno preceduto Elodie, non sono morte senza combattere. Il loro sangue pulsa di potere e memoria e la loro esperienza è la chiave per la sopravvivenza di Elodie. Costretta a combattere per la vita, questa damigella dovrà usare la sua intelligenza per sconfiggere un drago, scoprire il passato di Aurea e salvare non solo se stessa, ma anche il futuro del suo nuovo regno. 




Partiamo dal presupposto che questo romanzo è stato pensato per un pubblico sui 10 anni di età. 
Non può essere complesso, articolato, come lo sarebbe se fosse stato pensato e scritto per adulti (cosa che sarebbe stata una figata atomica! Seppur trasporre una storia del genere in modo credibile e interessante per un pubblico di mangiatori di Dark Fantasy sia estremamente difficile, perché è vero: siamo dei rompiballe assurdi. Ma divago al solito...).
In sostanza, va approcciato tenendo a mente il target di riferimento. 

Altro presupposto importantissimo: non è stato scritto prima il libro. 
Anzi, è stato commissionato dopo aver scritto la bozza della sceneggiatura.
Due opere quasi in parallelo, che però prendono due strade molto diverse. 
Eh, si, il libro avendo più dettagli è migliore. Ma dipende tutto dallo scopo finale, dalla storia che si vuole raccontare. 
Se era la medesima: libro vince. Punto. 

Come cavolo sono finita a legger un libro per ragazzi? 
O comunque qualcosa che all'apparenza sembrava aver tutte le carte per esser l'ennesima cavolata?
Un suggerimento di una persona che seguo e di cui apprezzo molto le opinioni: conoscendo i suoi gusti (ed i miei), anche solo qualche accenno mi ha fatto decidere di provare. 
Sto parlando di Francesca de La Biblioteca di Zosma (qui trovate la sua opinione che comunque vi consiglio di leggere)

Prima ho guardato il film su Netflix (sempre tenendo a mente che non è rivolto a me, millenial dai gusti fantasy molto particolari e dalla critica feroce). Non mi è dispiaciuto. Ma ne parleremo dopo. 
Così mi sono lanciata direttamente sul libro che ho divorato in poche orette. Cosa che, ammetto, mi mancava fare da parecchio. Certo, lo stile semplice dell'autrice aiuta moltissimo lo scorrere delle pagine. 
Non sono un esperta, ho sentito molti lamentarsi dello stile, di lacune in tal senso. 
Io, non essendo minimamente in grado di analizzare in tal senso un qualsiasi testo, mi baso sul mio gusto: scrittura semplice, scorrevole, senza fronzoli e senza appesantire con dettagli magari di troppo. 
Forse complice il fatto di aver già visto il film e avendo già in mente qualcosa, non mi sono accorta di mancanze. Non credo ma non sono stata così attenta da poter metter la mano sul fuoco. 
Mi sono goduta la lettura lasciandomi trascinare.

La storia non è quella che viene raccontata "la damigella in pericolo che si salva da sola".
Non è un romanzo femminista che ribalta le carta in tavola. 
Stendiamo un velo su questo tipo di narrazione, perché porta il pubblico ad immaginare qualcosa che non troverà, a farsi aspettative che sicuramente lo deluderanno (o lo porteranno ad odiare il prodotto prima ancora di aprire la prima pagina o guardare due minuti di film, solo perché c'è la parola "femminista"). 
Non è il primo che ribalta le carte. 
Non è speciale. 
MA porta dei dettagli molto interessanti che raccontano elementi del femminismo che la maggior parte della gente non vede/vuole vedere. Si trovano principalmente nel romanzo, sono più evidenti, seppur anche nella pellicola compaiano ma restano marginali. Si ha più la presenza della protagonista e quello che fa per salvarsi, perdendo un po' questo "dettaglio" estremamente bello. 

La storia in breve: Elodie è una ragazza di vent'anni, cresciuta a Inophe dove non è mai stata una principessa tradizionale, probabilmente anche per la mancanza prematura della madre, si è data da fare per aiutare il padre col popolo (andando anche di casa in casa per capire le varie esigenze), seguendo l'economia (riscossioni, pagamenti,..), il commercio al porto, e molto altro. 
Ciò ha coltivato al sua curiosità e lo spirito avventuroso. Infatti è sempre stata molto intelligente, ha sempre imparato le lingue per poter comunicare con qualunque nave. Non ha mai avuto paura di sporcarsi le mani, da quando era piccola giocando ed arrampicandosi ovunque, al cavalcare e molto molto altro. 
Il tutto aiutando a crescere la sorellina Floria insieme alla matrigna Lucinda, prima loro governante.

Il regno è allo stremo, a "salvarli" arriva la conferma di un matrimonio combinato fra Elodie e il figlio del regno di Aurea. Per dovere Elodie accetta e si troveranno catapultati in un luogo dalle ricchezze sfarzose ed immense. E sebbene doveva esser un matrimonio di dovere, Elodie si ritrova a provare qualcosa per il principe Henry. Ma la notte delle nozze scopre la verità ed il prezzo che dovrà pagare per l'aiuto alla sua terra, ovvero diventare un sacrificio. 

Si, la nostra Elodie (voce narrante di un 90% del romanzo) si trova a dover sopravvivere, ma non è sola. Avrà dalla sua parte ciò che le altre principesse si sono lasciate alle spalle per aiutare chiunque fosse arrivata dopo, per non lasciarle sole e dar elementi in modo che qualcuna possa scappare da quel destino che non avevano scelto. Una sorellanza incredibile che davanti alla prospettiva di morte certa non si arrende, non diventa egoista, mette la propria conoscenza a disposizione per le prossime. 
Ma oltre le tracce fisiche lasciate impresse nella roccia c'è anche un elemento magico, ovvero il sangue. 
Sangue che se toccato permette ad Elodie di apprendere di più da queste giovani donne, intrappolate in quel labirinto come lei. 
Questo elemento stride un poco, perché non è molto chiara la spiegazione di questo "potere". 
Viene data una motivazione, ma non ha senso con altri elementi accaduti precedentemente. 
Quindi bella idea, ma realizzazione confusa. 

E sempre sul tema della sorellanza, abbiamo anche esempi più "vivi", come il rapporto con la sorella Floria, ma soprattutto il rapporto con la matrigna Lucinda, che viene rappresentata dalle due ragazze come una figura fredda, distaccata, molto rigida, ma che grazie alle sue apparizioni (seppur sporadiche) farà capire in quanti modi diversi si può dimostrare amore. 

Altro "dettaglio" che rende molto di più nel libro è la famiglia reale ed il suo ruolo in tutto questo, poiché capiamo cosa comporti il peso di questa tradizione, sia in senso negativo che positivo. 
Poiché scopriamo che qualcuno non regge a tutto ciò e "scappa" dai doveri. Altri invece restano e portano avanti, con una freddezza allucinante. 
Nessuno giustifica nulla, anche perché resta il fatto che, credibile o meno, nessuno in 8 secoli ha mai messo in discussione nulla, da chi regna a chi vive sull'isola a chiunque negli altri regni attorno (3 donne l'anno sono tante).
Oltre il fatto che nel libro non si parla di principesse, ma sangue reale
Quindi il fatto che la famiglia reale ha avuto, come fosse una maledizione, solo figli maschi dal giorno del patto rende evidente quanto abbiano scelto di interpretare questo sacrificio a proprio vantaggio. 
Potrebbe esser stato scelto e mandato avanti sfruttando il primo sacrificio, ovvero le prime tre principesse che furono mandate dal drago, fra cui la più grande Victoria (nel film questo dettaglio manca ed è fondamentale, perché durante la lettura apprendiamo molto a riguardo di cosa accadde agli inizi di tutto). 

Un elemento GENIALE è la lingua del drago. 
Una lingua creata dalla figlia della scrittrice che ha tredici anni!
Lingua con regole grammaticali, parole, verbi,...insomma, tanta tanta stima. 
Il tutto presente alla fine del libro, con spiegazioni di come andrebbe parlata. 

Nel libro Elodie si mette a decifrarla per poter capire il suo nemico. Come le precedenti principesse segna tutto su una parete e lentamente riesce a tradurre (grazie anche al fatto che il drago le traduce ogni frase per farsi comprendere, e mettere terrore mentre gioca con la sua preda). 

Insomma dovrà darsi da fare fisicamente e mentalmente per uscire dal labirinto in cui è prigioniera, sfuggendo al drago che la insegue, le tende agguati e gioca con lei. 

Ho letto lamentele sul fatto che una principessa non possa fare certe cose (arrampicarsi, correre, avere quella resistenza), ma già da subito viene messo in chiaro che lei è allenata. Non sta ferma, non si occupa di documenti dietro una scrivania, è molto attiva fisicamente. Quindi può (magari non come nel film, alcune scene sono effettivamente un tantino troppo).

Tutto sommato la storia regge, è dinamica, abbastanza originale, ti tiene incollato alle pagine. 
Ovviamente si sa come può concludersi, ma non al 100% ed è qui che la curiosità fa restare fino alla fine della storia. 

Nel finale però un elemento mi ha fatto storcere parecchio il naso. Molto forzato e senza spiegazione, mi sto ancora domandando il perché. Tutto il resto invece resta coerente con quello che avevamo letto precedentemente e chiude la storia in modo interessante. 

Si, ci sono elementi che ricordano (soprattutto nella pellicola) Game of Thrones, Frozen, oltre che richiami a favole, storie simili. 
Si, ci sono anche parecchie lacune. 
Si, ci si possono fare domande logiche che non hanno una risposta.
Infatti questo (ultimo punto in particolare) mi ha fatto abbassare la sua valutazione generale. 
Dovrebbe esser letto dal "suo" pubblico e lì capire effettivamente se apprezzato o meno. 

Poteva essere migliore? Probabilmente. 
Per me comunque è stato molto piacevole da leggere, riesce a dare spunti di riflessione mentre intrattiene il lettore, regalando elementi non così banali su cui si può creare discussione. 
Io spero di aver dato un pochino di chiarezza riguardo cosa si può trovare fra queste pagine, rispetto alla sua pubblicità, e quali elementi potrebbero esser apprezzati oppure portare al non apprezzare questa lettura. Si può passare oltre a certe cose, certo, dipende sempre cosa sta cercando il lettore. 
Questo è fondamentale. 


Se vi interessa un paragone (con Spoiler) fra libro e film fatemelo sapere, che ne approfitto subito che li ho piuttosto chiari in mente. 

La migrazione annuale delle nuvole, di Mohamed Premee [Instagram Post]

 


Opinione: La migrazione annuale delle nuvole, di Mohamed Premee


Dopo una serie di catastrofi climatiche, il mondo non è più quello di una volta: il cibo scarseggia, l’industria si è estinta e i disastri ambientali hanno lasciato poco dietro di sé. Poi sono arrivati i Cad, misteriosi funghi che alterano la mente e invadono i corpi degli ultimi umani rimasti, ormai dispersi. A Reid, una giovane donna infestata da questo parassita, è stata data la possibilità di fuggire, di trasferirsi in uno degli ultimi avamposti della società pre-catastrofe, ma non riesce ad abbandonare sua madre e la comunità che conta su di lei. Quando le viene proposto di prendere parte a una missione pericolosa ma redditizia, che potrebbe assicurare alla sua famiglia una vita dignitosa, accetta senza esitare. Ma come può Reid chiedere agli altri di riporre la propria fiducia in lei, quando non riesce a fidarsi nemmeno della sua stessa mente? ? In questa novella hopepunk, prima di una serie, Premee Mohamed si sofferma sul significato di comunità e su cosa dobbiamo a chi ci ha cresciuto. 




Parliamone subito o al solito passano mesi e mesi (o addirittura di alcuni titoli finisce che non ne parlo mai).

Un libro piccino ma particolare, che mi ha incuriosito molto per gli elementi fantascientifici che contiene ma che alcuni fra questi non sono propriamente fondamentali per la trama. Sono particolari, interessanti, ben delineati, ma togliendoli si sarebbe comunque avuta una storia quasi identica.

Andiamo con calma.
Ci troviamo in un mondo sopravvissuto dopo un disastro non ben specificato. 
La gente per sopravvivere si è riunita in pochissimi luoghi e ha smesso di muoversi, chi lo fa viene spesso tacciato come un reietto. In questo caso siamo dentro una vecchia università dove la nonna della nostra protagonista andò per trovare rifugio e negli anni si trasformò in una enorme casa per la comunità sopravvissuta. La gente sopravvive giorno dopo giorno dopo aver sviluppato una codipendenza ai limiti di ciò che oggi sarebbe accettabile, anche per la salute psicofisica: tutti sanno tutto di tutti, ognuno deve fare ciò che viene chiesto senza dire nulla, e ogni cosa si ripete stagione dopo stagione senza che nulla cambi mai. 

Ogni tanto ripensa (Reid) a quello che sapeva del vecchio mondo, trovandosi quasi a ridere davanti a certe abitudini che ora sembrano assurde. Come il riciclo della plastica, per esempio. Cosa che avrebbero dovuto fare, ma che ora li "salva" perché usano questa plastica per filare e utilizzarla.
Una vita intrappolata, senza rendersene conto, finché una lettera non le regala una scelta inaspettata. Un invito per studiare. Una cosa mai sentita, nonostante la loro maestra invii ogni anno candidature degli alunni. È stata scelta e ha poco tempo per decidere se partire (completamente sola verso un luogo che non conosce e forse non sa trovare) oppure restare e continuare la propria vita.

Nel giro di nulla tutti sanno della lettera e lei ci fa notare l'ipocrisia nascosta dietro ogni complimento, poiché se partisse tradirebbe la sua gente e toglierebbe loro una persona valida e in forma per affrontare ciò che verrà. In particolare sua madre, che mette in atto molteplici forme di manipolazione psicologica per obbligarla a restare con lei.

È quindi un romanzo di scelta, di crescita, dove Reid si trova a fare i conti con cosa vuole e cosa sarebbe meglio, per lei ma anche per gli altri. Facendo parte di una comunità del genere infatti non può fare a meno di pensare a tutti quelli che si lascerebbe indietro e cosa competerebbe la sua assenza. Ovviamente anche la malinconia, visto che essendo cresciuta con loro ne è anche molto affezionata. 
Un cambiamento assurdo.

E l'autore aggiunge un elemento fantascientifico: il CAD. Una malattia ereditaria, non si sa di che origine, che è parte dell'organismo e non può essere debellata. Una sorta di parassita senziente che può restare silente oppure esplodere per le ragioni più assurde, o per tentare di imporsi sul corpo che lo ospita. Qualcosa che anche Reid non comprende, nonostante ci conviva da una vita, ma che questa decisione le permetterà di iniziare a capire. Cosa vuole, cosa "pensa". Un parassita che potrebbe sconvolgerle e distruggerle la vita in un attimo, avendo controllo sui nervi e sul dolore. Molti si suicidano prima della fine, alcuni invece non sono così fortunati e la prospettiva di una morte del genere la atterrisce (giustamente) come non mai.

Molto ben ideata questa malattia, seppur non si sappia nulla non da l'idea di esser stata abbozzata, poiché seguiamo tutto tramite gli occhi di Reid e le sue conoscenze. Cosa che comunque la rende più sapiente di chi le sta intorno, poiché è tutto ancora un mistero. Insomma, al solito ho detto tutto e non ho detto nulla, ma ci sta: va scoperto e letto.

Un viaggio di pochi giorni che raccontano una vita, il quotidiano in questo mondo allo stremo, e questa decisione così importante da prendere per tante ragioni di diverse.

Una lettura molto piacevole e ricca di dettagli, da cui intuiamo quale possa esser la decisione finale ma fino all'ultimo restiamo del dubbio perché cambiamenti del genere sono molto pesanti e rischiosi, soprattutto in un luogo de genere.

Molto particolare e ben scritto. Non so se sarà un singolo che lascia un finale aperto o ce ne saranno altri. Lo si scoprirà nel tempo, ma per ora mi ritengo molto soddisfatta.  

I fiori di Yggdrasill, di Veronica De Simone, illustrazioni di Silvia Vanni [Instagram Post]



Opinione: I fiori di Yggdrasill, di Veronica De Simone, illustrazioni di Silvia Vanni


Dopo un incidente mortale, Alessandra salva la vita del suo compagno autorizzando il trasferimento della sua coscienza in un corpo artificiale. Per evitargli sofferenze, tiene la cosa segreta all’uomo. Presto però inizia a sospettare che anche il proprio corpo sia stato sostituito. Inizia a cercare prove dell’autenticità del suo corpo, ma un corpo sintetico è indistinguibile dall’originale. Alla fine qual è il valore di un corpo? Dove risiede l’identità? E cosa ne è dei corpi originari? I corpi “veri”. Il sentirsi estranea nel proprio corpo la farà precipitare in una spirale paranoica che la porterà a cercare risposte con ogni mezzo a sua disposizione. Un racconto dal ritmo vertiginoso che ci porta in un mondo poco distante dalla nostra realtà, per seguire il cortocircuito dei pensieri della protagonista. 



Ormai ho sbloccato la nuova ossessione per i racconti e questa collana, che però (almeno finora) mi ha regalato delle storie molto carine e piacevoli da leggere, unite a delle illustrazioni molto belle che adornano il racconto aggiungendo qualcosina in più che lo rende un gioiellino. 

In questa storia conosceremo Weth. In modo indiretto capiremo che è una giovane donna prossima alle nozze con Vidar, un ottimo cacciatore e un uomo dal cuore d'oro. 
Ci troviamo in un villaggio norreno, dove Odino, Freya, Hel,...possono essere pregati ed anche manifestarsi nella vita quotidiana. Un villaggio che noi definiremmo magico, poiché tutti hanno una pelle in cui possono trasformarsi, la maggior parte in lupi. Sarebbe un bel posto in cui vivere, se non fosse che Weth viene isolata e lei stessa accetta questa sorta di punizione per qualcosa che lei è, ma non ha mai scelto di essere: una draugr

Non voglio rivelarvi cosa voglia dire, il bello è seguire il viaggio che dovrà compiere Weth e scoprirlo pagina dopo pagina. 
Tornando alla trama, una sera il compagno la convince ad andare a caccia per farla stare meglio e non farla pensare al modo in cui gli altri la trattano ma lui, senza volerlo, trasgredisce una regola molto importante e rischia di morirne. 
Weth non si tira indietro quando scopre che c'è una possibilità di poterlo salvare e mette in gioco la sua vita per salvare entrambi. 

Un viaggio pericoloso e molto particolare, durante il quale dovrà confrontarsi con se stessa e il suo passato, facendo i conti con chi è davvero nel profondo. 
Una storia breve ma in cui c'è tutto. 

Una scrittura scorrevole, che ci racconta l'essenziale, che non si perde in descrizioni inutili. 
Dovremo cercare fra le pagine le risposte alle nostre domande, poiché non viene spiegato nulla, il tutto è ritenuto così normale e scontato che veniamo catapultati direttamente nella storia senza spiegazioni.
Personalmente non l'ho trovato fastidioso, anzi. Riusciamo a ricavare tutto quello che ci serve dalle pagine senza digressioni che allungherebbero il brodo senza averne proprio un motivo.
Se ne esce incantati.