Finalmente ho smaltito anche questo bel mattoncino che aspettava da inizio anno. Avevo provato leggendone alcune pagine, ma non mi trascinava come mi sarei aspettata. Ammetto di aver letto con estremo ritardo il suo famosissimo predecessore (l'anno scorso), trovandolo all'altezza della sua fama. Era un confronto difficile. Infatti, seppur ben scritto, non può reggere. Mi spiegherò meglio. Ovviamente ci saranno spoiler riguardanti Il Miniaturista. Dopotutto è il suo seguito. Siete avvisati. Vediamo prima di tutto la trama. Sono passati diciotto anni da quando il mondo di Nella è precipitato: Johannes è stato giustiziato lasciandosi dietro pettegolezzi e voci impossibili da arginare; Marin ha dato alla luce Thea, svelando un segreto impossibile da immaginare, per poi morire poche ore dopo. In quella grande casa Nella, Otto e Cordelia cercano di mantenere le apparenze, seppur con estrema fatica. Nella cerca di districarsi fra le altre famiglie di Amsterdam, giocando abilmente per tenere alta l'illusione e aver la possibilità di dare un futuro a Thea tramite un buon matrimonio. Otto si è dovuto accontentare di un lavoro miserabile per poter mantenere tutti, visto che dopo la morte di Johannes nessuno ha più voluto aver a che fare con lui. In tutto questo Thea ha diciotto anni ed è stufa di esser rinchiusa in quella grande casa di segreti. Nessuno le vuole parlare di nulla. Nemmeno su sua madre. Si è dovuta accontentare delle briciole per tutta la vita e non ha intenzione di accontentare la zia che pretende di averla docile davanti l'alta società. In più è ciecamente innamorata. Questa non comunicazione fra...tutti, sarà la base per il disastro: Nella non parla del passato con Otto e viceversa; entrambi non parlano a Thea né della madre, né di Johannes, né della situazione precaria in cui sono; Thea non parla di cosa prova e nemmeno accenna a Walter, il suo innamorato. 📎 Ve ne parlo meglio sul blog [link in bio] #LaCasaDelDestino #JessieBurton #LaNaveDiTeseo #leggere #romanzo #libro #instabookitalia #viaggiatricepigra


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Opinione: La Casa del Destino, di Jessie Burton


Il sequel del bestseller da un milione di copie vendute, Il miniaturista. Una storia gloriosa e travolgente di destino e ambizione, segreti e sogni, con una protagonista determinata a riscattare la propria famiglia e il proprio avvenire.
 
Nell’età d’oro di Amsterdam, nel 1705, Thea Brandt compie diciotto anni ed è pronta ad accogliere l’età adulta a braccia aperte. Walter, l’amore della sua vita, l’aspetta nel teatro della città, ma a casa i problemi sono all’ordine del giorno: suo padre Otto e la zia Nella litigano all’infinito, e la famiglia Brandt è costretta a vendere i propri mobili per sopravvivere. Nella cerca disperatamente di salvare la famiglia e mantenere le apparenze, nella speranza di trovare a Thea un marito che le garantirà il futuro. Così, quando ricevono un invito al ballo più esclusivo di Amsterdam, la felicità sembra bussare finalmente alla loro porta. Nuove speranze entrano nella loro vita, promettendo un futuro radioso. Nella non ha dimenticato il miniaturista che è entrato nella sua vita diciotto anni prima per giocare con il suo destino. Forse, ora, è tornato per lei... 



Finalmente ho smaltito anche questo bel mattoncino che aspettava da inizio anno. Avevo provato leggendone alcune pagine, ma non mi trascinava come mi sarei aspettata. Ammetto di aver letto con estremo ritardo il suo famosissimo predecessore (l'anno scorso), trovandolo all'altezza della sua fama. Era un confronto difficile. Infatti, seppur ben scritto, non può reggere il confronto. Mi spiegherò meglio.

Ovviamente ci saranno spoiler riguardanti Il Miniaturista. Siete avvisati.

Vediamo prima di tutto la trama. 
Sono passati diciotto anni da quando il mondo di Nella è precipitato: Johannes è stato giustiziato lasciandosi dietro pettegolezzi e voci impossibili da arginare; Marin ha dato alla luce Thea, svelando un segreto impossibile da immaginare, per poi morire poche ore dopo. 
In quella grande casa Nella, Otto e Cordelia cercano di mantenere le apparenze, seppur con estrema fatica. 
Nella cerca di districarsi fra le altre famiglie di Amsterdam, giocando abilmente per tenere alta l'illusione e aver la possibilità di dare un futuro a Thea tramite un buon matrimonio. 
Otto si è dovuto accontentare di un lavoro miserabile per poter mantenere tutti, visto che dopo la morte di Johannes nessuno ha più voluto aver a che fare con lui.
In tutto questo Thea ha diciotto anni ed è stufa di esser rinchiusa in quella grande casa di segreti. Nessuno le vuole parlare di nulla. Nemmeno su sua madre. Si è dovuta accontentare delle briciole per tutta la vita e non ha intenzione di accontentare la zia che pretende di averla docile davanti l'alta società. In più è ciecamente innamorata.

Questa non comunicazione fra...tutti, sarà la base per il disastro: Nella non parla del passato con Otto e viceversa; entrambi non parlano a Thea né della madre, né di Johannes, né della situazione precaria in cui sono; Thea non parla di cosa prova e nemmeno accenna a Walter, il suo innamorato.

Una storia che parla attraverso più punti di vista, mostrando al lettore come siano distorte le percezioni che hanno l'uno dell'altro. Unendo questo alle parole non dette, la scintilla è pronta: Nella ha trovato un marito per Thea. A Otto questo non piace e ha un suo piano per migliorare l'economia familiare, ma Nella si oppone. Nemmeno Thea vuole sposarsi con l'uomo scelto dalla zia, ma se non vuole parlare di Walter sembrano capricci di una ragazza troppo giovane per capire come vanno le cose ad Amsterdam, come lo era Nella una vita fa.

Una trama che, come nel teatro (di cui si fa spesso menzione nel libro), vive di apparenze e i cui protagonisti devono recitare un copione per poter "restare in scena". Nella lo ha imparato sulla sua pelle. Otto vuole ribellarsi a tutto ciò. Thea mantiene una maschera quando richiesto, ma senza capire quanto questo "gioco" richieda finzione da parte sua. Troppo giovane, troppo protetta dalla realtà, è troppo viva per fingere appieno davanti a tutte queste persone che nel profondo la disgustano, anche solo per come la guardano.

Un romanzo ben scritto, che riesce a bilanciare bene gli stati d'animo e i pensieri di ognuno, rendendo questa incomprensione alla base della storia fulcro centrale intorno al quale accadranno gli eventi.
Si, è piuttosto prevedibile il tutto. Ma l'autrice riesce a non renderla una storia pesante, dando con la sua scrittura quel tocco che la rende scorrevole e piacevole.

Adesso arrivo alla domanda che tutti, me compresa, si fanno davanti a questo sequel: la miniaturista?
Piccola nota personale: mi ero già espressa negativamente riguardo la scelta di definire nella trama la miniaturista al maschile; siamo in un seguito, chi legge sa già che non è UN miniaturista, bensì UNA miniaturista. Se una persona legge la trama, nonostante sia bel segnalato che sia un seguito, sono cavoli suoi. Storpiare il sesso non ha senso ora che i lettori lo sanno.

Torniamo alla domanda: la miniaturista?
Si, compare. O almeno, le sue opere. E no, poteva benissimo funzionare il romanzo senza di lei. È un aggiunta che se rimossa non credo avrebbe cambiato la trama. Capisco che è il seguito di un romanzo dove era fondamentale, uno degli ingranaggi principali e uno dei misteri che venivano svelati fra le pagine. Ma in queste pagine, poteva anche non comparire.

Tirando le somme. Piacevole, scorrevole, ritroviamo i personaggi amati dopo anni e scopriamo qualcosa in più su di loro. Non aspettatevi un romanzo come il precedente. Rimarreste delusi. Però si lascia leggere molto bene.

Opinione: Lucifero e la Bambina, di Ethel Mannin


Inghilterra, 1931. Jenny Flower, una bambina di nemmeno sette anni che vive in un quartiere popolare nella zona portuale di Londra, durante una gita in campagna incontra un Oscuro Straniero che porta sul capo delle strane corna. È il primo di agosto, la festa di Lammas, nella tradizione uno dei quattro sabba maggiori in cui le streghe si incontrano per celebrare i propri rituali - e pare che la stessa Jenny, nata nel giorno di Hallowe'en, discenda proprio da una stirpe di streghe. Grazie all'incontro con lo Straniero, la bambina scopre delle nuove prospettive che vanno oltre l'umile casa in cui vive, la scuola e una madre opprimente che non è mai stata in grado di capirla. Nel mondo enigmatico e proibito che le si apre davanti, sentirà di avere più potere su se stessa... e forse anche sugli altri. 



Non pensavo potesse stupirmi tanto, infatti avevo provato ad iniziarlo mesi fa con scarsissimi risultati, ma riprovandoci mi sono trovata incollata alle pagine, trascinata in una storia che gioca moltissimo col lettore, mescolando abilmente situazioni che potrebbero essere spiegate con raziocinio oppure abbandonandosi alla storia credendo a ciò che ci viene narrato. 
Il tutto condito con abbondante critica sociale e non solo. 

Un romanzo pubblicato nel 1945, di un autrice molto prolifica da noi praticamente sconosciuta. 
Una donna molto attiva riguardo temi sociali e politici (femminismo, antifascismo, sessualità, pacifismo, ecc ecc) che ritroviamo abbondanti anche in questo romanzo. 

Ci troviamo a Londra negli anni '30 e conosciamo Jenny, una ragazzina molto particolare e diversa dai suoi coetanei. Profondamente ribelle, non sopporta le costrizioni sociali ed è abituata alle botte in casa per sostenere la sua posizione. Durante una gita si allontana dal gruppo e si ritrova a parlare con uno straniero che la incanta dal primo sguardo
Non le dirà mai il suo nome, ed è qui che l'autrice inizia a giocare col lettore: chi è davvero? 

Seppur senza identità diventa una presenza a cui Jenny si attacca in modo fortissimo, che farà comparsa nella sua vita solo in determinate date durante l'anno, ovvero i quattro sabba delle streghe: Imbolc, Beltane, Lammas, Halloween (il giorno in cui la nostra Jenny è venuta al mondo).
[lo so, i sabba sono otto, ma nel romanzo sono solo quattro]
Perché Jenny è una strega, o almeno così le dice dando inizio a qualcosa che smuoverà la bambina nel profondo e la porterà a percorrere una strada diciamo particolare. 

Come dicevo Jenny è insofferente alle regole della società, in particolare a quello che le cerca di insegnare la madre a suon di botte, inutilmente poiché lei non si arrende alla violenza. Anche la scuola le sta stretta. Preferisce imparare dalla strada e vivendo vicino al porto in un quartiere di case popolari, cose da imparare non le mancano, ma troverà una guida nella vecchia Ma' Beadle, una signora evitata dalla maggior parte della "brava gente" poiché molto strana, ritenuta sporca e pazza. 
Capiremo presto che è ritenuta anche lei una strega, che ci sa fare con le "pozioni" con cui aiuta chi si presenta alla porta, ma non solo. Ha molti libri riguardanti la stregoneria e le arti oscure, a cui molto presto Jenny si affezionerà ed inizierà il suo apprendistato in quella casa. 

Fra gli altri personaggi che faranno capolino molto spesso fra le pagine ci saranno la "zia" Nell, che già nel secondo capitolo viene raccontata la sua storia e spiegato come mai ho scelto di metter fra virgolette il suo grado di parentela con la bambina; e Marian Drew, che apparirà nel quarto capitolo, figlia di un reverendo, molto credente e che ha scelto la carriera di maestra per poter aiutare i bambini, ma non solo fra i banchi, se ne occupa anche nel tempo libero avendo creato un club per poterli allontanare dalla strada (e quando lo racconta ci sono solo poche righe, ma una stupenda critica alle femministe delle classi abbienti dell'epoca). 
Non sto ad addentrarmi oltre nei dettagli. 

La particolarità dell'autrice, già dal primissimo capitolo, è anticipare dettagli che verranno svelati alla protagonista Jenny anche anni dopo gli eventi narrati, ma facendo ciò rende il lettore partecipe di molte informazioni che altri personaggi già sanno e/o che spiegano come agiscono durante le pagine. 
Abbiamo più voci narranti durante la lettura (il ché è utile, per quello che dicevo poco sopra), che si alternano a vicenda, rendendo davvero interessante e scorrevole il romanzo. 
Inizialmente non capivo dove volesse andare a parare, ma quando si entra nella storia il tutto acquisisce un suo ritmo e, anche nelle parti che sembrano messe a caso, si capisce che sono lì perché l'autrice aveva da dire qualcosa, anche se non apertamente. Riesce ad essere molto abile anche nel caratterizzare i vari personaggi, dando le sfaccettature che meritano come esseri umani, imperfetti e crudeli a volte, ma anche ricchi di molto altro. Un dettaglio non indifferente, che dona spessore maggiore alla storia che viene narrata e alle tematiche care all'autrice. 

Per essere un romanzo degli anni '40 (precisamente scritto fra giugno 1944 e ottobre 1944) è davvero molto scorrevole e interessante, proponendo tematiche ancora attuali e critiche sociali che si riescono a cogliere fra le righe senza troppa fatica; una scrittura fluida, fresca, che mescolando abilmente elementi magici a realtà, tiene il lettore incollato alle pagine fino alla fine per avere una risposta alle domande che lo assillano dalle prime righe: chi è davvero lo straniero? Jenny è una strega?

Nell'ultima pagina l'autrice stessa ci parla, ma non so quanto possano esserne felici i lettori.
Io, nonostante tutto, mi ritengo soddisfatta e ho apprezzato le sue parole dirette proprio a noi. 

Un romanzo che sembra un bel mattoncino, ma ti scivola fra le dita senza che te ne accorga. 
Un enorme Grazie! alla Agenzia Alcatraz che ha portato in Italia questo piccolo gioiello che avrebbe dovuto essere tradotto molto molto prima. Anche se ha rischiato di essere distrutto molto prima, essendo stato ritirato dopo pochissimo dalla pubblicazione poiché ritenuto diseducativo e pericoloso. 

Ho aspettato tanto a leggerlo, ma probabilmente era il momento giusto per me. 
Non fatevi spaventare dalla mole, se vi incuriosisce non dubitate e leggetelo. 

Opinione: Dracula, di Bram Stoker


«State a sentirli, i figli della notte! Questa è la loro musica!»

«Basta l'inizio: con questo Jonathan Harker, procuratore legale in quel di Exeter, che arriva in Transilvania, e si trova immediatamente avvolto in un clima di mistero e di scongiuri, fino a che di notte, tra lontani lupi che ululano e cavalli dalle narici infuocate, arriva in un castello dove un signore vestito di nero, dagli occhi troppo rossi e dai denti troppo bianchi... e il gioco è fatto! Impossibile uscire da quel clima, impossibile allentare la tensione, e non seguire con ansia partecipe la sorte di quei personaggi. Perché, bene o male, questo dandy dalla tetra figura ci attira e ci spaventa al tempo stesso (come tutto ciò che è peccato o che ci fa ingrassare); perché Mina diventa l'oggetto di tutte le nostre preoccupazioni; perché del professor Van Helsing sposiamo l'indefessa fede nell'inconoscibile e nel mistero, e la sua integerrima crociata contro il Maligno; perché la schermaglia tra Dracula che architetta il suo ritorno a casa e gli altri che ne svelano a una a una le mosse finisce con l'appassionarci e con il coinvolgerci come per una partita a scacchi; fino allo strepitoso finale, quando le tre diverse pattuglie dei 'cacciatori' convergono, con un ritmo che ricorda quasi lo stretto di una fuga per organo o l''arrivano i nostri' dei migliori film western, a sbarrare al Vampiro la strada verso il castello della sua sicurezza.» (dalla Prefazione di Luigi Lunari).



Lo so, lo so,...arrivare alla mia "veneranda" età, amando il genere sovrannaturale/horror/gotico senza ancora aver letto questo classico famosissimo è abbastanza vergognoso. Ma finalmente sono riuscita ad avere tempo e testa per leggerlo, ed apprezzarlo come effettivamente merita. 

Coi classici, almeno per me, va sempre un po' così: devo avere tempo e molta curiosità per iniziarli. Poi, per carità, il fatto che sia scritto molto bene, in modo scorrevole ed interessante, ha aiutato moltissimo. Un dettaglio che non pensavo ci fosse e di cui avevo paura, visto quanti anni si porta alle spalle. 

A darmi un'ulteriore spinta è stata la visione del film "Dracula di Bram Stoker", di Coppola. 
Lo so, lo so,...anche questo l'ho recuperato decisamente tardi, ma doveva arrivare il suo momento. 
Quindi, incuriosita dalla storia, mi ci sono lanciata...o per meglio dire, ho tentato di iniziarlo l'anno scorso, con pochissimo tempo e con la volontà di leggerlo solo al lago. Quindi un cinquanta paginette ed è tornato in un angolino. Ma quest'anno me lo sono portato una settimana in ferie (che erano anni che non ne facevo in giro), così è stata una lettura fra ombrellone, spiaggia e mare, e le fresche mattinate prima di iniziare le giornate in campeggio. Metà era andato. Il resto l'ho divorato tornata a casa, sul divano e nel silenzio, in compagnia dei miei gattoni. 

Ammetto che a caldo, come ne avevo parlato subito su TikTok, mi era piaciuto moltissimo ma sentivo quasi una sorta di delusione, essendomi aspettata qualcosa più simile al film che ho citato sopra. 
Ho premesso che erano opinioni a caldo e che sicuramente lasciate depositare per un pochino di tempo, sarebbero potute cambiare. Cosa che è, infatti, accaduta. 
Ho rivisto il film...ed è stato lui a deludermi! 
(A scanso di equivoci: due opere molto belle entrambe, ma la pellicola si prende tantissime libertà che si staccano dal romanzo; ciò la rende comunque un'opera molto interessante, ma vanno considerate separate) 

Ora però parliamo un pochino del libro, che mi sembra proprio il caso. 
Se ancora non lo avete letto e vi spaventasse, io consiglio di buttarsi. 
La scrittura, come dicevo, è molto scorrevole e piacevole. 
Ammetto che spesso, in particolare col Dott Van Helsing soprattutto verso la fine, ci siano tantissime ripetizioni, concetti ridondanti, che possono stufare il lettore. Ma se sono riuscita a superarli io, è fattibile per chiunque. 
Descrizioni accurate ma non pesanti, cosa che non sopporto, mi stacca dal romanzo. 

Il dettaglio più interessante e che lo rende unico è la scelta di raccontare tutta la storia attraverso gli scritti dei protagonisti. Ovvero, i loro diari e lettere, principalmente. Ci sono anche articoli di giornale e simili ad arricchire il tutto, ma la vicenda viene raccontata da ognuno tramite la propria penna e senza il ripetersi delle scene, che spesso vengono solo accennate per permettere al lettore di capire anche le impressioni di quel personaggio sulla tal cosa. 
In italiano, nonostante sia specificato chi "scriva", le "voci" si riescono abbastanza a distinguere. 
Ma credo che in inglese sia ancora più marcata la cosa, poiché ognuno ha un accento diverso e questo, anche su carta, ha un peso maggiore. 

Direi che riguardo la storia in sé un po' tutti abbiamo in mente di cosa parli, fra film (horror e comici), libri, citazioni varie,...è entrato nella nostra cultura popolare. Quindi non starò a parlarne. 
Dico solo che pensavo di trovare molto di più riguardo il Conte (e magari le sue spose), ma rimangono in disparte e compaiono davvero poco, qua e là fra le pagine, mentre il vivo è incentrato altrove, sulla ricerca, prima, del male che ha infettato Lucy e, poi, sull'individuarlo e sconfiggerlo. 

Ho apprezzato molto però come viene rappresentata la figura di Renfield, che viene approfondita molto tramite gli occhi del Dott Seward, mostrando la logica dietro la sua follia e dando dignità al personaggio che, altrove, appare come un semplice pazzo mangia insetti. 
Anche Mina, nonostante sia una donna e (visti gli anni) vista come creatura quasi angelica da proteggere, dimostra forza e coraggio, riscattandosi anche agli occhi di questi uomini che la vogliono mettere da parte, poiché (donna e quindi) fragile, mettendosi in gioco e dando prova di essere molto intelligente e sveglia, portando idee e piani che saranno molto utili a tutti. 

Tenendo conto degli anni che si porta appresso, pensavo di faticare, invece mi ha sorpreso e ho capito come mai così tante persone amano questo romanzo. 
Penso che lascerò passare qualche anno e lo rileggerò, magari trovando qualche dettaglio che mi era sfuggito ad una prima lettura. 
In ogni caso, ho sbloccato una nuova ossessione. 

Il Profumo, di Patrick Süskind [Instagram Post]



Opinione: Il Profumo, di Patrick Süskind


Jean-Baptiste Grenouille nasce nella Parigi del Settecento, nel luogo più mefitico della capitale: il Cimitero degli Innocenti. Orfano, brutto, apparentemente insensibile, ha una caratteristica inquietante: in una società non ancora asettica come quella contemporanea e impregnata di mille effluvi e miasmi, non emana alcun odore. È però dotato di un olfatto unico al mondo, e il suo sogno è quello di dominare il cuore degli uomini creando un profumo capace di ingenerare l'amore in chiunque lo fiuti. Per realizzarlo è pronto a tutto... 



Un consiglio per la stagione autunnale, e pure la cosiddetta Spooky Season, con un romanzo non troppo lungo, ma estremamente ricco, unico e che ti farà entrare in una storia incredibile, in cui l'olfatto la fa da padrona ed un protagonista geniale ma dalla morale discutibile ti condurrà nella Francia del 1700 a vivere qualcosa che ti resterà dentro.

Un titolo che mi incuriosiva, ma non abbastanza, lo devo ammettere.
Ne avevo sentito parlar bene eppure reminescenze del filmi facevano pensare a qualcosa di lungo, noioso, piatto,... Non mi sarei potuta sbagliare di più a riguardo.

Grazie ai commenti, durante il GDL dei Lettori Cattivi, di gente che lo aveva finito/stava finendo, mi sono incuriosita parecchio dato che ne parlavano davvero molto bene. Tempo non ne avevo per un cartaceo, ma c'era Storytel e quindi mi ci sono lanciata, anche solo per capire se avrebbe potuto fare per me.
Me ne sono innamorata già durante i primi minuti di ascolto. 

È una lettura molto particolare e strana, che ti catapulta in un mondo così ricco di odori (descritti divinamente) da riuscire a farteli percepire ed immaginare quel mondo con una chiarezza davvero straordinaria senza dover bilanciare con descrizioni visive superflue ed abbondanti.

La storia è unica. Seguiamo la vita di Jean-Baptiste Grenouille, che cresce fra i bassifondi di Parigi durante il 1700. Già da neonato mette a disagio chiunque gli stia attorno, provocando quasi repulsione in questa creatura innocente. Alla base di questo sentimento irrazionale è la mancanza di odore, che lo separa dal resto della gente (anche se ciò è del tutto inconscio nelle persone). 
Crescendo passa da un orfanotrofio ad essere venduto ad una conceria. 
Ancora bambino però si rende conto presto di avere un dono eccezionale, un olfatto straordinario che lo porta a esplorare il mondo in modo unico, una capacità che gli farà scoccare una scintilla di desiderio: diventare un esperto nel campo dei profumi. 
Inizierà il suo percorso per diventare profumiere, partendo da zero ma fortemente aiutato dal suo fiuto impareggiabile, oltre che da una mente incredibilmente geniale che riesce a gestire tutto ciò che annusa, a classificarlo e, nel bisogno, unire più elementi nelle giuste quantità per creare aromi e profumi straordinari. Come mai si erano sentiti.
Ma questo è solo l'inizio del suo viaggio...

Un protagonista, e personaggi che accompagneranno il suo viaggio,  sempre visti dall'esterno, ma con descrizioni accurate su quello che provano e sentono nel profondo. 
Lui, una creatura piccola, non bella, abituata a restare nell'ombra, fare da apprendista abbassando la testa. Eppure un personaggio scaltro, furbo, molto intelligente, capace di ingannare il prossimo fingendo stupidità per rendersi innocuo agli occhi altrui. Seppur geniale, mai superbo. Ma nonostante tutto ciò, una creatura subdola, fredda, disinteressata alla vita altrui. 
Incapace di provare sentimenti, se non verso i profumi.

Un protagonista che incuriosisce, attira il lettore, lo fa quasi innamorare di lui. Della sua unicità, della sua indifferenza, e lo fa star male quando viene isolato per il semplice fatto di essere diverso in senso olfattivo. Dettaglio di cui prenderà coscienza quando sarà adulto e sarà fondamentale per crearsi un identità mutevole, sfruttando a suo vantaggio questo difetto per cui era sempre stato trattato con disgusto.

Una rivincita che lo spingerà sempre più a fondo in quello che normalmente sarebbe follia ed orrore, ma che nella sua mente semplicemente è ciò che va fatto per ottenere il profumo migliore che abbia mai creato e che mai il mondo potrebbe sentire.
La sua pazienza lo porterà a riuscire durante la vita ad apprendere ciò che desiderava sapere, con fatica ma sempre con soddisfazione personale, migliorando alcuni metodi e garantendosi fiducia nei vari padroni che incontrerà sul suo percorso.
Oltre che una grande dose di fortuna, che sembra aleggiargli attorno e quasi proteggerlo durante la sua vita, dall'essere preso come garzone/apprendista presso uno dei migliori profumieri di Parigi, fino a quando deciderà di viaggiare per la Francia.

Una scrittura di cui mi sono innamorata, che sicuramente mi porterà a riscoprire questa storia, leggendola però. Süskind riesce a farti vivere la storia e i luoghi attraverso i suoi odori, a gestire questo senso spesso accantonato elevandolo a protagonista assoluto dei sensi. Vediamo Parigi attraverso i suoi puzzi e i suoi profumi; conosceremo le persone che faranno capolino fra le pagine attraverso ciò che il loro aroma lascia percepire; impareremo l'arte della profumeria ed i retroscena, dai metodi per estrarre essenze, al come trattarle per dar loro il meglio. 
Insomma, estremamente ricco e curato, ma senza diventare pesante e così descrittivo da rallentare la storia. Sicuramente una delle letture migliori dell'anno. 


Detto ciò, come sempre, vi avverto che non è un romanzo per tutti, ovviamente.
Come TW, senza andare in Spoiler, ci sono gli odori che descrivono una città nel suo luoghi peggiori e più poveri. Tutto ciò è strabiliante, ma giustamente così realistico che in alcuni dettagli potrebbero creare disagio e/o disgusto. 

Niente di Umano, di Beatrice La Tella, con illustrazioni di Brigitta Bonaldo



Opinione: Niente di Umano, di Beatrice La Tella, con illustrazioni di Brigitta Bonaldo


Nina ricorda bene il momento in cui si è aperto lo Squarcio: era al funerale di Noah. Da quel momento la sua vita e quella di tutti gli esseri umani hanno cominciato a essere popolate da strane creature. Qual è la vera natura delle Bestie apparse sopra le città? Perché sembrano inavvicinabili? Ma la domanda più importante per Nina è un'altra: Noah è davvero scomparso? Insieme a Levi, che su un blocco da disegno ritrae con devozione ogni avvistamento, Nina raccoglie appunti e traccia indizi riguardo il mistero delle Bestie, in una Terra invasa da un nuovo misticismo. Beatrice La Tella immagina una fine del mondo accompagnata dalle illustrazioni di Brigitta Bonaldo, e conduce chi legge verso l'interrogativo fondamentale: quanto è profondo il potere delle storie che raccontiamo? 



Non so bene come parlarvene. 
Un racconto breve, incisivo, che lascia ai lettori un buco dentro che cresce durante l'avanzamento della lettura. Un libro che sfrutta la fantascienza e queste Bestie per parlarci di un dolore forte, che spesso non passa mai: la morte di una persona amata. 

Nina infatti è ossessionata dalle Bestie perché si presuppone che possano essere il tramite per altri mondi e deve scoprire assolutamente se può contattare Noah, il fratello di sua nonna.
Una persona che l'ha accompagnata per tutta la vita e a cui lei è incredibilmente legata, anche grazie alla quantità di storie che le ha raccontato nel tempo e che lei ricorda con dolce malinconia. 

Durante le pagine scopriremo frammenti di vita di Nina e Noah, misti al presente di caccia fra le varie religioni e sette che promettono di tutto e teorizzano di tutto riguardo queste Bestie, insieme a frammenti di documenti con appunti vari che ha messo insieme Nina nel tempo per trovare una soluzione alla sua ricerca. 
Le pagine di appunti sono come fogli stropicciati che fanno capolino fra le pagine, con scritte a mano e sottolineature, come se fossero vissuti e passati fra mani impazienti. 
Ma non è il solo arricchimento che ci viene regalato. Ci sono molte illustrazioni davvero meravigliose che ritraggono diverse Bestie fra le pagine. Un dettaglio che rende questo libricino una chicca per gli occhi, e di cui mi stupisco del prezzo così basso vista la quantità di dettagli e la cura nel pubblicarlo. 

Una storia raccontata davvero bene, ricca di dettagli, che gioca con il tempo e con il lettore, regalando  piano piano frammenti che andranno a completare una storia di amore e dolore, di malinconici ricordi e desideri forse irraggiungibili. Davvero consigliatissimo. 

Malpertuis, di Jean Ray [Instagram Post]



Opinione: Malpertuis, di Jean Ray



Malpertuis. Una magione senza tempo ai margini di un misterioso villaggio immerso nel cuore più cupo delle Fiandre. Una dimora austera, imponente e al tempo stesso mutabile, come fosse viva e dotata di un'anima propria. E poi ci sono i suoi abitanti, costretti a non poter mai abbandonare quelle mura per via di una cospicua eredità che spetterà a chi, tra loro, sopravvivrà agli altri. Ma in Malpertuis niente è ciò che sembra, e se questo vale per la casa stessa, è ancor più vero per i suoi bizzarri inquilini…


Devo ringraziare un GdL dei Lettori Cattivi che mi ha spinto finalmente a farlo fuori dalla libreria. Eh già, altro titolo comprato per esser letto immediatamente, finito a fissarmi su una mensola. Ma ormai non più. 

Non avrò molto da dire in merito, perché è un libro che deve essere scoperto pagina dopo pagina. Infatti anche la trama è davvero molto misera, nascondendo il contenuto delle pagine ai lettori. 

Detto in breve: mi ha deluso. Mi aspettavo molto di più, sentendone parlare così bene. 
Un libro che parte in modo strano, per poi catturare il lettore quando inizia a capire chi siano i vari personaggi e farsi un idea dell'ambientazione. 
Però...cavolo, dura tutto troppo poco. Si hanno tantissimi sbalzi, che portano confusione e caos, frammentando parti molto interessanti ad altre lente e che sembrano non aver senso. 
Ma il finale! Se tutta la storia fosse stata gestita meglio seguendo quella linea, senza sballottamenti, sarebbe stato tutto assolutamente geniale e straordinario. 

Quindi, ecco, non saprei che altro dire. 
La mia opinione-non-opinione devo chiuderla qui, altrimenti farei spoiler e rovinerei la lettura a chi fosse curioso e finisse per sbaglio a leggere. 
Le parti che sembrano a caso, il tutto che alla fine acquisisce un senso: fa tutto parte del romanzo e della sorpresa finale che l'autore regala. 
A tantissimi è piaciuto, quindi mantengo il silenzio. 



Cenere, di Elisa Emiliani [Instagram Post]



Opinione: Cenere, di Elisa Emiliani


Cenere è il racconto dell'estate in cui tre ragazze decidono di riprendere il controllo della propria esistenza. Ash alle prese con un padre sempre più distante, la Reba a cui servirebbero gambe funzionanti e Anna alla ricerca del suo amore perduto. Del resto, con il regime corporatista che incombe, cosa si può fare vivendo in provincia se cucinare cristalli o stordirsi di alcool non è più sufficiente? Le tre ragazze se lo chiedono spesso e inventano il Gioco. Una scappatoia, una strategia di sopravvivenza e l'unica possibilità che hanno per dare un senso a giornate di ordinaria disperazione. Nel frattempo, intorno a loro tutto si fa più oscuro: la morte della Gramigna, un prete scomparso, un marchio a identificare chi non vuole o non può allinearsi al pensiero dominante. Una storia di amicizia e di resistenza. Di quelle amicizie che a sedici anni ti riempiono le giornate e che insieme alla speranza di una rivoluzione sono tutto quello che serve quando sei giovane e ti senti immortale.



Credo che se lo avessi letto durante l'adolescenza lo avrei potuto adorare. 
Un linguaggio molto semplice che racconta la vita di tre ragazzine che vivono in una realtà corporatista (fascista) attraverso il punto di vista di una di loro. 
In questa realtà viene tutto controllato, una polizia squadrista porta chiunque non si adegui alle nuove leggi in prigione. Sempre se va tutto bene, perché i morti non sono una cosa strana. Anzi, forse meglio chiudere con la vita che finire in quei luoghi, con quella gente. 

Siamo in uno spaccato di Italia molto semplice, rurale, nella quale fra boschi, case diroccate, scuola e rifugi sugli alberi queste tre si danno coraggio e forza per andare avanti, cercando un modo per dare un bel colpo a questo sistema che già sta distruggendo loro la vita.
 
Ash (cenere), la protagonista attorno alla quale gira tutta la vicenda, riesce a stare a galla consumando quantità enormi di alcol e droga. Una ragazzina con il peso della mancanza della madre, unito alla preoccupazione costante del padre che non solo non vuole conformarsi, ma lotta contro il sistema, e potrebbe un giorno sparire dalla sua vita per sempre. 

Ma ha accanto delle amiche straordinarie. Più o meno, dai. Chi così giovane lo è? (o anche da grande)
C'è a Reba, con degli impianti robotici alle gambe paralizzate che le permettono ancora di camminare, la più seria del gruppo. Anche lei di famiglia che non vuole far parte del sistema, ma non in modo così forte come i rivoluzionari, ma ciò comunque porta disagi nella vita quotidiana e svantaggi economici, principalmente. 
E c'è Anna, spregiudicata, folle, impulsiva; figlia di corporatisti non si adegua ai genitori e segue la testa, ma più spesso il cuore, che la porterà a soffrire per amore. 
Ma si aggiungeranno altre voci, sia dal presente a raccontarci spaccati di questo mondo così estraneo seppur purtroppo dall'aspetto familiare (nel presente), che voci di ribellione che spuntano dal passato, insieme a rivelazioni riguardanti qualcosa di estremamente illegale che deve essere salvato assolutamente: i libri.

Voci di giovani che ci portano attraverso le loro giornate quotidiane, fra dolori, rancori, bisticci, risate e amore, sempre inseguendo il sogno di vivere libere e felici. 
Ragazzine che non hanno paura, o almeno non troppa, convinte che la libertà valga la probabilità di non arrivare vive alla fine di tutto. O per lo meno, all'inizio di qualcosa di nuovo.
Questo qualcosa è Il Gioco, come lo hanno chiamato. 
Qualcosa da creare e proteggere. Ma non solo per loro. Vogliono infatti dare occasione a chiunque di poterne godere e di unirsi a questa lotta che potrebbe ribaltare la situazione. O così sperano. 

Molto probabile che lo stile scelto dall'autrice, che si adatta perfettamente al modo di esprimersi di un adolescente, non mi ha permesso nel complesso di entrare nella storia totalmente e di dovermi staccare. Problemi che in quell'età sembrano tutto, agli occhi adulti mi hanno spesso annoiato, facendomi pesare alcuni capitoli, quando razionalmente e dopo aver finito il romanzo, non hanno nulla di sbagliato. 
Lo dico perché è stata la mia esperienza durante la lettura e quindi parte del mio giudizio soggettivo. 
Ma ammetto che è scritto bene, la storia è particolare, interessante, molti elementi ben descritti e pensati, ed il linguaggio, come le sensazioni ed i pensieri della protagonista (visto che è lei il filtro tramite il quale assistiamo a tutto) è giusto per questo tipo di storia. 

Insomma, se cercate un distopico tutto Italiano, decisamente originale, piuttosto imprevedibile, con personaggi che oltre a progettare rivoluzioni folli (come solo gli adolescenti possono fare) passano le giornate fra alcool, droga e musica (Johnny Cash) per superare le interminabili ore di veglia,...potrebbe fare per voi!

Labirinti, di Frank Thilliez [Instagram Post]



Opinione: Labirinti, di Franck Thilliez


«Passò la notte raggomitolata sul letto, senza chiudere occhio. Quando si accese la luce, scoprì la ragione di quella visita notturna. Su un grande foglio era disegnato un labirinto. Nella vaschetta attaccata alla lavagna c’era un pennarello nero. Una sfida. Dopo averle mostrato l’orrore, quel pazzo voleva giocare. Come ai bei vecchi tempi».

Una giovane poliziotta, Camille Nijinski, si trova nello studio del dottor Fibonacci, uno psichiatra che si accinge a raccontarle una storia incredibile di cui è l’unico depositario. Si tratta della testimonianza raccolta da una paziente, la quale è stata trovata priva di sensi e di memoria in un bosco accanto al cadavere di un uomo. Camille, incaricata di seguire le indagini, ha bisogno di capire di più riguardo a questa improvvisa perdita di memoria, ma lo psichiatra ha molto altro da rivelarle. Prima di dimenticare tutto, la sua paziente ha condiviso con lui i fatti del suo passato: una storia lunga e complessa, senza dubbio la più straordinaria che Camille ascolterà in tutta la sua carriera. Le protagoniste sono cinque. Tutte donne. La giornalista, la psichiatra, la rapita, la scrittrice… E la quinta? La quinta donna è il filo del labirinto, è colei che fornirà le risposte a tutte le domande e, forse, anche una via d’uscita. La mente geniale dell’autore ha dato vita a un vero e proprio labirinto infernale cosparso di tranelli e vicoli ciechi, in cui il lettore verrà intrappolato insieme ai protagonisti. Franck Thilliez non si stanca mai di giocare… ma questo i suoi lettori più affezionati lo sanno già.


Decisamente un ottima idea comprare e leggere subito questo romanzo altrimenti avrebbe fatto la fine degli altri che dovevo assolutamente leggere e sono lì ad attendermi.

Avevo letto "Il Manoscritto" (dopo secoli dalla sua pubblicazione e lo dovrei rispolverare lo ammetto) e "Puzzle" che però essendo il suo primo romanzo ahimè ci sta che fosse più acerbo.

Ma torniamo alla storia.
Ci troviamo in un ospedale dove la poliziotta Camille deve investigare riguardo una donna trovata priva di sensi accanto ad un cadavere. La donna ha raccontato al suo medico la sua storia prima di perdere completamente la memoria. Ed ora lui la sta per raccontare a Camille (e a noi).

Una storia che riguarda 5 donne: la giornalista la psichiatra la rapita la scrittrice...e una quinta che verrà svelata solo alla fine del racconto ma cruciale per scoprire la verità dietro tutto ciò.
Donne diverse fra loro con vite molto differenti che si trovano ad affrontare improvvisamente qualcosa che cambierà le loro vite (ovviamente).Una storia imprevedibile che ti trascina per poter mettere chiarezza e capire prima di tutto chi sono ma soprattutto come sono collegate.

No, credo sia impossibile prima di metà romanzo capire come potrebbe andare a finire. È l'autore che ad un certo punto inizia a darci piccoli indizi (ma davvero palesi se li ho colti) che lentamente si fanno sempre più evidenti portandoci (lui!) fuori da questo enorme labirinto unendo i vari elementi e lasciandoci sbalorditi per come la storia rivela il suo significato complessivo e si conclude.

Lascia la sensazione di uscire da una grotta. Ci si sente confusi si va alla cieca cercando di capire dove ci porta la strada poi inizia una schiarita il percorso lo iniziamo a vedere sempre più chiaramente fino a che è così chiaro che ci stupiamo per non averlo visto subito e lo seguiamo fino ad esserne fuori. Dove ci aspetta un ultima sorpresa. Nell'ultima pagina infatti c'è un labirinto che risolto lascia a bocca aperta il lettore! Insomma ho detto tutto e non ho detto niente lo so benissimo.
Ma non posso!

Sono storie che si legano fra di loro nel momento giusto, regalando nel frattempo frammenti di vita che tengono incollati alle pagine perché il buon Thilliez chiude ogni volta un capitolo con un cliffhanger, alternando i POV delle protagoniste, rendendo il ritmo molto veloce, interessante, e mettendo curiosità al lettore che deve sapere.

Capitoli corti, cosa che apprezzo moltissimo e mi aiuta in questo periodo a leggere, anche quando non ho tempo.

Ahimè, infatti ci ho messo un eternità per finirlo, tipo 20 paginette ogni tanto, per poi, di botto, divorarne metà per arrivare alla fine. Me lo ero un po' imposta, comunque sia ad un certo punto non lo si può mettere giù, è difficilissimo.

Fate attenzione però. Ci sono tanti TW fra le pagine (violenza fisica e psicologica principalmente).

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L'Archivio Dei Finali Alternativi, di Lindsey Drager [Instagram Post]

 


Opinione: L'Archivio Dei Finali Alternativi, di Lindsey Drager


Nel 1456 la sorella di Johannes Gutenberg usa la favola di Hansel e Gretel come surrogato per condividere un segreto di famiglia a cui solo il fratello crede. Nel 1835 i fratelli Jacob e Wilhelm Grimm rivedono il racconto per seppellire una verità su Jacob che nemmeno lui è pronto ad affrontare. Nel 1910 un'illustratrice esplora l'enigma della favola dall'interno di un istituto psichiatrico. Nel 1986 una studiosa di folklore e suo fratello scoprono che la figura della strega nei boschi non è un esempio di fedeltà narrativa, mentre nel 2211 due sonde spaziali alla ricerca di un pianeta simile alla Terra trasmettono la storia in codice binario. Danzando nel tempo tra il 1378 e il 2365 i protagonisti del romanzo incontrano e reinventano la favola di Hansel e Gretel confrontando esperienze tragiche e personali, in cerca di un senso universale alla Storia in cui sono immersi. Attraverso una progressione di sequenze speculative che seguono il ciclico ritorno della cometa di Halley nel cielo terrestre "L'archivio dei finali alternativi" indaga l'amore fraterno in un romanzo che si muove tra i generi, dall'eco-fiction al dramma storico, dall'epopea familiare alla denuncia civile. Prefazione di Sam J. Miller. 


 𝑬' 𝒇𝒂𝒄𝒊𝒍𝒆 𝒅𝒊𝒎𝒆𝒏𝒕𝒊𝒄𝒂𝒓𝒔𝒆𝒏𝒆 𝒎𝒂 𝒍𝒆 𝒔𝒕𝒐𝒓𝒊𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒅𝒆𝒗𝒐𝒏𝒐 𝒔𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 𝒂𝒗𝒆𝒓𝒆 𝒖𝒏𝒐 𝒔𝒄𝒐𝒑𝒐. 𝑺𝒊 𝒇𝒂 𝒑𝒓𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒂 𝒅𝒊𝒓𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒊 𝒓𝒂𝒄𝒄𝒐𝒏𝒕𝒊 𝒑𝒐𝒑𝒐𝒍𝒂𝒓𝒊 𝒉𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒔𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 𝒖𝒏𝒂 𝒎𝒐𝒓𝒂𝒍𝒆 𝒐 𝒖𝒏𝒂 𝒍𝒆𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒐 𝒖𝒏 𝒄𝒓𝒆𝒅𝒐. 𝑴𝒂 𝒍𝒂 𝒎𝒂𝒈𝒈𝒊𝒐𝒓 𝒑𝒂𝒓𝒕𝒆 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒔𝒕𝒐𝒓𝒊𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒔𝒐𝒑𝒓𝒂𝒗𝒗𝒊𝒔𝒔𝒖𝒕𝒆 𝒑𝒆𝒓 𝒔𝒆𝒄𝒐𝒍𝒊 𝒗𝒆𝒏𝒊𝒗𝒂𝒏𝒐 𝒓𝒂𝒄𝒄𝒐𝒏𝒕𝒂𝒕𝒆 𝒄𝒐𝒏 𝒖𝒏 𝒖𝒏𝒊𝒄𝒐 𝒔𝒄𝒐𝒑𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒆𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝒅𝒊𝒓𝒆 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒐: "𝑬𝒔𝒔𝒆𝒓𝒆 𝒖𝒎𝒂𝒏𝒊 𝒆' 𝒅𝒊𝒇𝒇𝒊𝒄𝒊𝒍𝒆. 𝑬𝒄𝒄𝒐𝒏𝒆 𝒍𝒆 𝒑𝒓𝒐𝒗𝒆." 

Finalmente vi parlo di questo romanzo anche se non so bene come farlo. È scorrevole interessante ben pensato ma arduo da descrivere senza cadere nella trappola del dire troppo. Ci muoviamo nel tempo. È un romanzo che alterna diverse epoche ognuna con un personaggio centrale. Anzi "tre". Perché in ognuno degli anni in cui si svolge la storia passa nel cielo la cometa di Halley. Ma anche perché come filo conduttore avremo la storia di Hansel e Gretel che tornerà ciclicamente a farsi sentire comparendo in modo diversi a volte solo marginalmente eppure sempre in agguato.Un romanzo corale i cui personaggi si trovano ad affrontare le stesse tematiche anche durante secoli diversi. Quasi che la storia si ripetesse in circoli anche se in modo decisamente diverso e articolato.

𝑰 𝒍𝒂𝒃𝒊𝒓𝒊𝒏𝒕𝒊 𝒊𝒏𝒄𝒖𝒕𝒐𝒏𝒐 𝒕𝒊𝒎𝒐𝒓𝒆 𝒑𝒆𝒓𝒄𝒉𝒆' 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒄𝒐𝒔𝒕𝒓𝒖𝒊𝒕𝒊 𝒊𝒏 𝒎𝒂𝒏𝒊𝒆𝒓𝒂 𝒍𝒊𝒏𝒆𝒂𝒓𝒆. 𝑳𝒆 𝒑𝒆𝒓𝒔𝒐𝒏𝒆 𝒕𝒆𝒎𝒐𝒏𝒐 𝒍𝒆 𝒆𝒔𝒑𝒆𝒓𝒊𝒆𝒏𝒛𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒍𝒊𝒏𝒆𝒂𝒓𝒊 𝒍𝒆 𝒆𝒔𝒑𝒆𝒓𝒊𝒆𝒏𝒛𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒅𝒆𝒗𝒊𝒂𝒏𝒐 𝒅𝒊𝒗𝒆𝒓𝒈𝒐𝒏𝒐 𝒅𝒊𝒗𝒂𝒈𝒂𝒏𝒐. 𝑷𝒆𝒓𝒄𝒉𝒆' 𝒍𝒆 𝒑𝒆𝒓𝒔𝒐𝒏𝒆 𝒅𝒆𝒔𝒊𝒅𝒆𝒓𝒂𝒏𝒐 𝒖𝒏'𝒖𝒏𝒊𝒄𝒂 𝒅𝒊𝒓𝒆𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆. 𝑳𝒆 𝒑𝒆𝒓𝒔𝒐𝒏𝒆 𝒗𝒐𝒈𝒍𝒊𝒐𝒏𝒐 𝒎𝒖𝒐𝒗𝒆𝒓𝒔𝒊 𝒔𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 𝒆 𝒔𝒐𝒍𝒐 𝒊𝒏 𝒂𝒗𝒂𝒏𝒕𝒊. 𝑳𝒆 𝒑𝒆𝒓𝒔𝒐𝒏𝒆 𝒗𝒐𝒈𝒍𝒊𝒐𝒏𝒐 𝒖𝒏𝒂 𝒔𝒕𝒓𝒂𝒅𝒂 𝒔𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒗𝒆.

 Ambientato fra il 1378 e il 2365 ci troviamo ad aver a che fare con gente normale insieme a persone che hanno lasciato il segno come Gutenberg ed i fratelli Grimm, ma anche Ruth Coker Burks. 
Lo so, questo nome non vi dirà nulla ma vi consiglio di andare a cercarlo perché la sua storia è incredibile per il bene che ha fatto negli anni 80. Compare nel romanzo senza nome, purtroppo. 
Ho scoperto alla presentazione del romanzo (durante il SalTo) che questa donna esiste e quello che viene raccontato è tratto dalla sua vita. 

Una storia particolare, che lascia quasi una sensazione che manchi qualcosa, che ci debba esser altro da raccontare,...eppure ti si pianta dentro e ci si ragiona su per molto tempo ancora. Tante tematiche, tante vite diverse fra loro, tanto elementi che nonostante tutto hanno molto in comune. 

Un romanzo che mi incuriosiva, di cui avevo sentito parlare molto bene e che (tenendo presente che è fuori dalla mia comfort zone) mi è piaciuto. Ovviamente consiglio di leggerlo se vi incuriosisce, perché dalla trama si capisce poco. Fra le pagine c'è molto molto altro. 
Chissà se l'autrice ci regalerà altro e se arriverà in Italia...


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Pupille [Instagram Post]


 

Opinione: Pupille, di Luigi Musolino



"Sono piena di occhi, mamma... Sono pieno di pupille dentro, papà...". Occhi dentro. Pupille. Per guardare avanti. Per osservare il domani. Idrasca, provincia profonda. Un signore di polvere e solitudine, più antico dell'Uomo, scrive una favola di cataclismi inevitabili, un libro da leggere ai bambini, per spalancare loro gli occhi sulle tenebre del futuro. I bambini ascoltano, apprendono, reagiscono, sconvolgendo la routine della placida comunità. Luigi Musolino ci accompagna per le strade di un paese travolto da un'oscura rivelazione che colpisce i bambini per poi proliferare nel mondo degli adulti, raccontandoci una fiaba horror il cui epilogo è già scritto nelle apocalissi dei giorni a venire.
 

Un piccolo racconto horror che in neanche 100 paginette ha dentro di tutto e riesce a lasciare tanto al lettore. La storia ha due punti di vista uno quasi "fiabesco" infatti si riferisce all'uomo di polvere. Un essere quasi immortale che ha visto di tutto e che può vedere non solo nel presente. Finendo in una scuola si incuriosisce riguardo ai bambini che si trova intorno e decide di scrivere una favola per loro.

Ci mette mesi anni ma quando è completa li chiama uno per uno per leggergliela. Per fare aprire loro gli occhi e permettergli di vedere la realtà che l'età così piccola non permette di percepire proteggendo la loro innocenza. L'altro punto di vista è quello di una madre che di botto si rende conto che la figlia ha qualcosa che non va. Di notte si comporta in modo molto strano che la spaventa moltissimo ma di giorno tutto sembra tornare normale. Non sarà sola ma nemmeno insieme ad altri genitori sapranno bene cosa fare per capirne la causa. Sarà per puro caso che sentirà nominata questa fiaba e andrà ad indagare...

Ovviamente questo è quello più meno contenuto anche nella trama. Sembra un po' la solita storia dei genitori che vanno dal mostro per salvare i propri figli ma non è proprio così.

È molto più realistico e contiene tutto il cinismo l'egoismo e l'ipocrisia degli adulti che si scontra con un essere quasi eterno (che non si capisce bene se voleva fare del bene ai bambini anche se in modo totalmente sbagliato). E in mezzo a tutto ciò appunto i bambini che non hanno colpa riguardo queste decisioni sulla loro vita.

Non entra troppo in dettagli inutili questo l'ho apprezzato molto anche perché in poco riesce comunque a colpire dove serve e dare al lettore una storia pulita veloce e pungente lasciandolo con tante domande e perché no anche della rabbia. Chi è il vero cattivo? Questa domanda me la porterò dietro. Non è così facile, in questo quadro dove nulla è bianco o nero. Certo, in alcuni passaggi è arduo non puntare il dito (davanti certe scene) ma nel complesso...

Forse non c'è un mostro. Forse non c'è un cattivo. Forse ci sono solo decisioni in buona fede andate male. Forse ci sono scelte che pensano di essere furbe ma non lo sono affatto.

Questo fa paura, mette rabbia, fa riflettere.

Questo, per me, è l'horror. Che non deve per forza terrorizzare ma spingere oltre le solite storie andando a scavare dove non si vuole guardare.
Un racconto molto bello che ho aspettato troppo a leggere e che ora consiglierei a tutti*

*Postilla d'obbligo: pere è stata acqua fresca, ma mi rendo conto che alcune scene potrebbero essere un po' fastidiose (riguardando bambini in particolare). Quindi se siete sensibili, prendetelo con le pinze oppure evitate se pensate sia troppo.

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Gli Alberi, di Percival Everett [Instagram Post]

 


Opinione: Gli Alberi, di Percival Everett



Money, nel Mississippi, una piccola cittadina rurale del profondo sud degli Stati Uniti, viene scossa da una serie di brutali omicidi. Sul posto vengono inviati due detective del Mississippi Bureau of Investigation (MBI). Anche se inizialmente sembra un semplice regolamento di conti l’indagine si fa man mano più complicata. I due, infatti, incontrano forti resistenze da parte dello sceriffo locale, del suo vice, del medico legale e di una serie di cittadini bianchi, e razzisti, esattamente come gli uomini trovati morti. Gli omicidi sembrano essere collegati tra loro e presentano un enigma comune, perché in ogni luogo del delitto c’è un secondo cadavere orribilmente mutilato, che poi scompare nel nulla, inspiegabilmente, per riapparire sulla scena del crimine successivo. Il corpo sembra essere quello di Emmett Till, un giovanissimo afroamericano vittima di un linciaggio per motivi razziali nel 1955 proprio a Money. Il caso si complica ulteriormente quando i due detective scoprono che omicidi simili si stanno verificando in tutto il paese. Mentre i morti aumentano, i due investigatori cercano risposte interrogando Mama Z, una stregona di 105 anni, che ha perso il padre in un linciaggio rimasto impunito e che da moltissimi anni documenta ogni caso di omicidio razziale negli Stati Uniti. Quello che scoprono è una storia di sangue e odio che non può essere cancellata né sepolta.

Non capisco perché ultimamente mi ritrovo sempre ad aver a che fare con libri con il finale aperto.
Non lo sopporto, voglio risposte, capire, non dedurre con la mia testolina che non ci arriva...uffa!

Facciamo un passo indietro. 
Avevo adocchiato questo romanzo e la trama mi ispirava moltissimo, quindi perché non buttarsi? L'autore ci porta nel Mississipi durante gli anni in cui il presidente era Trump, in una cittadina sperduta e ricca di stereotipi. Da come ho capito è un po' lo stile dello scrittore, per rendere il tutto grottesco e "divertente", per fare satira. Però spesso stufa: i cittadini sono delle macchiette, come i vari poliziotti e alcune situazioni. Non viene esonerato nemmeno il presidente in tutto ciò, ma ho trovato il tutto dannatamente fuori luogo ed insensato, più che geniale.

Torniamo alla trama. In questa cittadina un giorno avviene un brutale ritrovamento: un uomo bianco che pare esser stato ucciso da un nero, anche questo cadavere. Scena molto macabra, col dettaglio che le palle del bianco sono in mano al nero. Si pensa ad una lotta fra i due, che si siano uccisi a vicenda, ma è impossibile. Ad indagare vengono mandati due agenti del MBI (Mississippi Bureau of Investigation), entrambi accolti con estremo disgusto. Non tanto per la solita solfa che vogliono interferire con le indagini cittadine e "rubare" alla polizia locale, ma perché entrambi neri. Ovviamente sono tutti razzisti in quella cittadina. Il problema è che quando vanno per vedere i cadaveri, quello del nero è svanito nel nulla. Per poi ricomparire in una nuova scena del crimine. Un nuovo omicidio che ricalca quello precedente.

Entrambe le vittime sono figlie di una donna che nel 1955 causò il linciaggio di un ragazzo nero, mentendo. Una vendetta dopo così tanto tempo? 
Non lo sapremo mai, poiché le cose in un lampo perdono il controllo. 

Infatti la storia parte in maniera molto circoscritta per poi esplodere. Ma in maniera incontrollata, senza che il lettore comprenda cosa stia succedendo, ne trovando alla fine di tutto una spiegazione logica. Durante il romanzo avremo a che fare con un'altra agente, sempre nera, ma decisamente "cazzuta", a bilanciare i due che sembrano le versioni buone de "poliziotto buono e cattivo". Avremo a che fare con Mama Z, che ha impiegato la vita a segnare i nomi delle vittime di omicidi razziali (solo quelle nere, se non dico cazzate). Una donna che ha perso il padre in questo modo e che ha deciso di mettere insieme tutte queste persone in attesa di giustizia, aspettando paziente.

Mi sono trovata disorientata, poiché non capivo dove volesse andare a parare l'autore. Quest'ondata di omicidi non si placa, sempre più persone vengono uccise prima secondo una logica (che riuscivamo a seguire tramite le "indagini"), che si perde diventando una mattanza senza una vera e propria logica se non la vendetta postuma.
Si, molti sono persone orribili (ma sempre stereotipate), si parla del KKK che continua ad esistere più per tradizione familiare che per fare effettivamente qualcosa come ai suoi tempi d'oro.
Tutto abbozzato, troppe cose insieme che creano caos, confusione,...

Sono andata avanti sperando in un finale che mi spiegasse cosa stesse succedendo. Eh niente, finale aperto!

L'unica logica che ne ho saputo trarre è che la rabbia ha preso il sopravvento partendo da una sorta di "giustizia" provata a Money, per esplodere in vendetta in tutto il paese, facendo strage (lo ammetto, qui mi sono persa: non ho capito se erano persone che si sono macchiate di crimini razziali, se lo erano i loro antenati, se erano razzisti e basta,...).

Insomma, sangue chiama sangue, anche se a distanza di molti molti anni. E lo trovo stupido come modo di agire, nonostante possa capire la rabbia che smuova certe persone che vivono situazioni di odio nel quotidiano.

Quindi, che dire in sostanza?
Aspetto di leggere altre opinioni, se mai ne usciranno, che magari mi permetteranno di capire meglio dove mi sono arenata e aver altri punti di vista sul romanzo.
Ma per ora, non lo consiglierei.


Oliva Denaro, di Viola Ardone [Instagram Post ]


 

Opinione: Oliva Denaro, di Viola Ardone


Io non lo so se sono favorevole al matrimonio. Per questo in strada vado sempre di corsa: il respiro dei maschi è come il soffio di un mantice che ha mani e può arrivare a toccare le carni.

È il 1960, Oliva Denaro ha quindici anni, abita in un paesino della Sicilia e fin da piccola sa – glielo ripete ossessivamente la madre – che «la femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia». Le piace studiare e imparare parole difficili, correre «a scattafiato», copiare di nascosto su un quaderno i volti delle stelle del cinema (anche se i film non può andare a vederli, perché «fanno venire i grilli per la testa»), cercare le lumache con il padre, tirare pietre con la fionda a chi schernisce il suo amico Saro. Non le piace invece l'idea di avere «il marchese», perché da quel momento in poi queste cose non potrà più farle, e dovrà difendersi dai maschi per arrivare intatta al matrimonio. Quando il tacito sistema di oppressione femminile in cui vive la costringe ad accettare un abuso, Oliva si ribella e oppone il proprio diritto di scelta, pagando il prezzo di quel no. Viola Ardone sa trasformare magnificamente la Storia in storia raccontando le contraddizioni dell'amore, tra padri e figlie, tra madri e figlie, e l'ambiguità del desiderio, che lusinga e spaventa, soprattutto se è imposto con la forza. La sua scrittura scandaglia la violenza dei ruoli sociali, che riguarda tutti, uomini compresi. Se Oliva Denaro è un personaggio indimenticabile, quel suo padre silenzioso, che la lascia decidere, con tutto lo smarrimento che dover decidere implica per lei, è una delle figure maschili più toccanti della recente narrativa italiana.

Proposto da Concita De Gregorio al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione: «Per la potenza della voce della protagonista, che ci parla da un tempo e da un luogo in cui la parola libertà, per una giovane donna di sedici anni, era da inventare. Per la forza del racconto corale di un paese di Sicilia che custodisce la matrice di caratteri e dinamiche certamente arcaici, ma tuttora presenti nel comune sentire e capaci di retroilluminare l'origine del nostro senso comune. Per il pudore, la riconoscenza e la grazia con cui rende omaggio alla storia di una donna realmente esistita, celebre e vivente, che pur essendo fondamento e simbolo di emancipazione ha scelto di condurre il resto della sua esistenza nel riserbo e nella discrezione. Per il rispetto che le porta. Per la forza letteraria del romanzo, per l'assenza di retorica edificante, per la freschezza e la precisione dello sguardo. Per la capacità di orchestrare dialoghi e silenzi, di dare corpo al pensiero inespresso. Un romanzo che non si può non amare, non si può non portare Oliva Denaro per sempre con sé.»

Ho finito da pochi giorni questo romanzo e devo dire che tutti i pareri positivi a riguardo che ho sentito sono veritieri. Questa storia ti scivola dentro per restare. 
La scrittura dell'autrice riesce a rendere questa storia che tratta un argomento orribile, rendendo omaggio ad una donna (e la sua famiglia) formidabile, con una bravura e senza mai scendere nel morboso. Le pagine si divorano e non si riesce a staccarsi, fino alla fine di tutto.

Ammetto che questo libro mi attraeva e mi spaventava, infatti ho aspettato a comprarlo e quando poi l'ho avuto fra le mani è finito in libreria ad attendere. Fortuna ha voluto che lo trovassi su Audible e le poche ore di ascolto mi spingessero a buttarmi.

Ora lo rileggerei dalla prima pagina, pronta a segnarmi una quantità di passaggi che durante l'ascolto mi hanno colpito, per poterli evidenziare e tenere. La trama, se non la conoscete, si ispira a una storia vera. Oliva è un omaggio a Franca Viola, la prima donna ad aver rifiutato il matrimonio riparatore e portato il suo rapitore e s7upra7or3 in tribunale per aver giustizia. Una storia assurdamente recente (avvenuta negli anni 60), poiché solo negli anni 80 questo sarà tolto dal codice civile come legge (il matrimonio riparatore), e solo negli anni 90 lo s7upr0 sarà reato contro la persona e non contro la morale.

Oliva, come Franca, è una giovane che vive in Sicilia negli anni 60, ha 15 anni, e riceve attenzioni non desiderate da un uomo. Nonostante sia cresciuta con insegnamenti rigidi su cosa debba fare una donna e cosa no per seguire le regole della società (così da diventare una brava moglie, brava madre, brava donna), tutto ciò non le serve a nulla. Le malelingue non si fermano e sono pronte a giudicare ogni piccolo errore, anche quando non c'è. Tutti osservano tutti. Tutti parlano. E quando la giovane viene rapita perché quell'uomo ha deciso che deve essere sua, per il mondo è già così. Non è solo la legge, è la mentalità.

Fortunatamente Oliva ha accanto una famiglia che la sostiene e le resta accanto quando sceglie di non abbassarsi a queste regole ingiuste che le sono obbligate per quei tempi. Denuncia. Lo porta in tribunale. Anche se potrebbero aver (e avranno) tutti contro nel paesino.

Non penso di aver fatto spoiler, poiché quella di Franca è una storia famosa e che DEVE esser conosciuta, o almeno esser stata sentita anche solo una volta per caso.

Una storia che fa male leggere e che, come dicevo, l'autrice bilancia molto bene raccontandoci i cambiamenti di come viene vista una ragazza, e come deve comportarsi, dalle prime mestruazioni che la renderanno definitivamente donna. Insegnamenti che l'accompagnano per tutto questo percorso, alcuni anche per lei insensati ma che rispetta. Trovandosi poi ad essere giudicata come colpevole per un gesto atroce commesso senza alcun suo consenso in merito. Nonostante avesse fatto tutto "giusto", come sua madre le aveva insegnato.

Un libro che va letto. Senza dubbio. Da tutti.
Bello, scritto molto bene, che porta a conoscere un frammento della storia del nostro paese e di una donna che assieme alla sua famiglia furono (estremamente forti e coraggiosi, ed) un elemento importantissimo per iniziare a metter su un cambiamento riguardo una legge ingiusta ed antiquata.


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