Opinione: Gli Alberi, di Percival Everett



Money, nel Mississippi, una piccola cittadina rurale del profondo sud degli Stati Uniti, viene scossa da una serie di brutali omicidi. Sul posto vengono inviati due detective del Mississippi Bureau of Investigation (MBI). Anche se inizialmente sembra un semplice regolamento di conti l’indagine si fa man mano più complicata. I due, infatti, incontrano forti resistenze da parte dello sceriffo locale, del suo vice, del medico legale e di una serie di cittadini bianchi, e razzisti, esattamente come gli uomini trovati morti. Gli omicidi sembrano essere collegati tra loro e presentano un enigma comune, perché in ogni luogo del delitto c’è un secondo cadavere orribilmente mutilato, che poi scompare nel nulla, inspiegabilmente, per riapparire sulla scena del crimine successivo. Il corpo sembra essere quello di Emmett Till, un giovanissimo afroamericano vittima di un linciaggio per motivi razziali nel 1955 proprio a Money. Il caso si complica ulteriormente quando i due detective scoprono che omicidi simili si stanno verificando in tutto il paese. Mentre i morti aumentano, i due investigatori cercano risposte interrogando Mama Z, una stregona di 105 anni, che ha perso il padre in un linciaggio rimasto impunito e che da moltissimi anni documenta ogni caso di omicidio razziale negli Stati Uniti. Quello che scoprono è una storia di sangue e odio che non può essere cancellata né sepolta.

Non capisco perché ultimamente mi ritrovo sempre ad aver a che fare con libri con il finale aperto.
Non lo sopporto, voglio risposte, capire, non dedurre con la mia testolina che non ci arriva...uffa!

Facciamo un passo indietro. 
Avevo adocchiato questo romanzo e la trama mi ispirava moltissimo, quindi perché non buttarsi? L'autore ci porta nel Mississipi durante gli anni in cui il presidente era Trump, in una cittadina sperduta e ricca di stereotipi. Da come ho capito è un po' lo stile dello scrittore, per rendere il tutto grottesco e "divertente", per fare satira. Però spesso stufa: i cittadini sono delle macchiette, come i vari poliziotti e alcune situazioni. Non viene esonerato nemmeno il presidente in tutto ciò, ma ho trovato il tutto dannatamente fuori luogo ed insensato, più che geniale.

Torniamo alla trama. In questa cittadina un giorno avviene un brutale ritrovamento: un uomo bianco che pare esser stato ucciso da un nero, anche questo cadavere. Scena molto macabra, col dettaglio che le palle del bianco sono in mano al nero. Si pensa ad una lotta fra i due, che si siano uccisi a vicenda, ma è impossibile. Ad indagare vengono mandati due agenti del MBI (Mississippi Bureau of Investigation), entrambi accolti con estremo disgusto. Non tanto per la solita solfa che vogliono interferire con le indagini cittadine e "rubare" alla polizia locale, ma perché entrambi neri. Ovviamente sono tutti razzisti in quella cittadina. Il problema è che quando vanno per vedere i cadaveri, quello del nero è svanito nel nulla. Per poi ricomparire in una nuova scena del crimine. Un nuovo omicidio che ricalca quello precedente.

Entrambe le vittime sono figlie di una donna che nel 1955 causò il linciaggio di un ragazzo nero, mentendo. Una vendetta dopo così tanto tempo? 
Non lo sapremo mai, poiché le cose in un lampo perdono il controllo. 

Infatti la storia parte in maniera molto circoscritta per poi esplodere. Ma in maniera incontrollata, senza che il lettore comprenda cosa stia succedendo, ne trovando alla fine di tutto una spiegazione logica. Durante il romanzo avremo a che fare con un'altra agente, sempre nera, ma decisamente "cazzuta", a bilanciare i due che sembrano le versioni buone de "poliziotto buono e cattivo". Avremo a che fare con Mama Z, che ha impiegato la vita a segnare i nomi delle vittime di omicidi razziali (solo quelle nere, se non dico cazzate). Una donna che ha perso il padre in questo modo e che ha deciso di mettere insieme tutte queste persone in attesa di giustizia, aspettando paziente.

Mi sono trovata disorientata, poiché non capivo dove volesse andare a parare l'autore. Quest'ondata di omicidi non si placa, sempre più persone vengono uccise prima secondo una logica (che riuscivamo a seguire tramite le "indagini"), che si perde diventando una mattanza senza una vera e propria logica se non la vendetta postuma.
Si, molti sono persone orribili (ma sempre stereotipate), si parla del KKK che continua ad esistere più per tradizione familiare che per fare effettivamente qualcosa come ai suoi tempi d'oro.
Tutto abbozzato, troppe cose insieme che creano caos, confusione,...

Sono andata avanti sperando in un finale che mi spiegasse cosa stesse succedendo. Eh niente, finale aperto!

L'unica logica che ne ho saputo trarre è che la rabbia ha preso il sopravvento partendo da una sorta di "giustizia" provata a Money, per esplodere in vendetta in tutto il paese, facendo strage (lo ammetto, qui mi sono persa: non ho capito se erano persone che si sono macchiate di crimini razziali, se lo erano i loro antenati, se erano razzisti e basta,...).

Insomma, sangue chiama sangue, anche se a distanza di molti molti anni. E lo trovo stupido come modo di agire, nonostante possa capire la rabbia che smuova certe persone che vivono situazioni di odio nel quotidiano.

Quindi, che dire in sostanza?
Aspetto di leggere altre opinioni, se mai ne usciranno, che magari mi permetteranno di capire meglio dove mi sono arenata e aver altri punti di vista sul romanzo.
Ma per ora, non lo consiglierei.


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