Siamo Qui Per Farci Male, di Paula D. Ashe [Instagram Post]


 

Opinione: Siamo Qui Per Farci Male, di Paula D. Ashe



Una creatura con la faccia di denti che costringe le proprie vittime a terribili atti di automutilazione. Rapporti familiari messi a dura prova dalle gesta di un serial killer. Regioni della psiche infestate da traumi irrimediabili, da ossessioni che si fanno carne e sangue. Ancora, punti di vista inediti sulle malefatte di Jack lo Squartatore e un culto religioso che predica il Vangelo del Dolore. Una catena d'inspiegabili omicidi di bambini che sconvolge la quiete di una sonnolenta cittadina americana. Abusi che permangono oltre la morte. Con i dodici racconti di "Siamo qui per farci male" – dodici tasselli oscuri, crudeli, intimi, poetici, che vanno a comporre un grottesco mosaico che evoca l'opera di Clive Barker e David Cronenberg – Paula D. Ashe, una delle voci più potenti del nuovo horror contemporaneo, ci conduce in luoghi abitati da sinistre presenze, ma dove il mostro più spaventoso è l'umanità. Un'umanità che sguazza nelle tenebre, disposta a qualsiasi cosa per uno spiraglio di luce. Attenzione: questo volume contiene violenza estrema, orrori indicibili, inferni urbani e letteratura.




Mi trovo piuttosto spiazzata a parlarvi di questa raccolta di racconti.
In generale, ho un pessimo rapporto con le raccolte, specialmente se non sono storie legate fra di loro.

Di solito mi annoio, perdo il filo, dopo un po' mi stufo e finisco con abbandonare il tutto.

Questa volta è stato diverso.

Mi è dannatamente piaciuto ciò che scrive l'autrice.
E come lo fa.

Frammenti di realtà assurde, presentate in modo molto interessante. Si, è capitato di dover rileggere qualche riga indietro per la sensazione di aver perso qualcosa, ma niente di che.
A volte la sensazione che qualche racconto fosse collegato ad altro l'ho avuta, ma niente.

Singoli frammenti sparsi che hanno reso il tutto realistico e spaesante allo stesso tempo, mescolando abilmente il quotidiano all'assurdo, fino a estremi folli. Senza mai scendere nello splatter gratuito.

Questo glielo si riconosce, la paura, o il disagio, spesso si insinua già prima di aver davanti l'orrore.

Che siano due pagine o dieci, non importa.
Spesso unite ad un umorismo macabro che mi ha fatto sorridere parecchio, per la genialità di sfruttare questi mix in modo originale e senza cadere in cliché, mantenendo tutto pulito e piacevole da scoprire.

Parlando da persona che ricerca brividi, non mi ha spaventato né lasciato disgustata (lo sapete già, lo so). Mi sono divertita a scoprire fin dove la sua immaginazione si è voluta lanciare.

Lascio comunque l'avvertenza che alcune cosette potrebbero turbare. Siamo davanti una raccolta dell'orrore, dopo tutto.

La scelta di parlare attraverso i racconti vince, riesce a rendere al massimo alcune figure così uniche con poche apparizioni, che in un romanzo potrebbero perdere la presa che invece qui resta salda sul pubblico.

Decisamente un ottimo secondo volume della raccolta Caronte!
Sono impaziente di scoprire cos'altro ne farà parte e, ovviamente, di leggerlo.

Il Pescatore, di John Langan [Instagram Post]



Opinione: Il Pescatore, di John Langan


Il Pescatore racconta di speranze infrante, di amicizia e amore e mistero, 
di meraviglia e orrori fuori dal tempo, di come sia impossibile elaborare certe perdite 
e di dove ci possano condurre ossessione e disperazione.

Durante un’uscita in una remota regione delle Adirondack, accompagnato dal suo amico Dan, Abe viene a conoscenza di un sinistro racconto del folklore locale su un misterioso corso d’acqua, il Dutchman’s Creek, e su alcuni uomini che hanno affrontato un’esperienza terrificante nella zona. Abe e Dan, affascinati dalla leggenda, decidono di rintracciare il torrente per la loro prossima battuta di pesca, ma in quelle acque scopriranno qualcosa di inimmaginabile, una dimensione abitata da una presenza antica e ultraterrena che parla con le voci di coloro che i due uomini hanno amato e perduto. "Il Pescatore" è un romanzo contemporaneo che spinge l’orrore lovecraftiano in territori inesplorati, tra mostruosità bibliche e richiami all’opera di Herman Melville. La scrittura densa e suggestiva di John Langan esplora i temi dell’amore e del lutto, danzando tra presente e passato, per raccontarci una storia spaventosa di fragilità umana, perdita e mistero.




Potevo resistere alla nuova collana di Zona42 dedicata all'horror? 
Ovviamente no.
Lo so, lo so, è uscito a inizio anno e ne parlo solo ora, ma l'ho letto un po' di tempo fa. 
Avrei dovuto parlarne prima. Meglio tardi che mai, no?

Torniamo al romanzo. 
La storia è divisa in 3 parti. La prima e la terza sono collegate fra loro, mentre la seconda ci porta indietro nel tempo a scoprire una sorta di leggenda che si narra riguardo un fiume, il Dutchman’s Creek. Un corso d'acqua circondato da mistero e strane presenze.

Ma facciamo un passo indietro. 
Tutto il romanzo è stato scritto dal nostro protagonista Abe. 
La storia inizia alla larga, raccontandoci come sia finito a pescare. Più precisamente, come la pesca gli abbia in qualche modo salvato la vita. Dopo la morte della moglie infatti lo aveva preso una profonda depressione e quella nuova passione lo aveva risollevato. 

Questo romanzo infatti ruota attorno alla perdita, al dolore. Al cosa si potrebbe arrivare a fare per poter riavere ciò che si è perso. 
La prima parte apre la strada a ciò che verrà. 
Personalmente l'ho trovata piuttosto lenta e noiosa. 
Affronta tematiche delicate e difficili, ma in generale se non mi fossi forzata lo avrei abbandonato. Ci vuole pazienza, non si capisce bene dove vuole andare a parare... 
Insomma, mi ha dato la sensazione di perdersi e allungare il brodo.

Con la seconda: wow! Un racconto nel racconto, che ci porta a scoprire le origini di questo famigerato Dutchman’s Creek. 
Un orrore lento, che si fa strada in questa cittadina; che obbliga una comunità e, nello specifico, un uomo di farsi carico di qualcosa che si è insediato fra di loro. Un essere (umano?) che è stato invitato per i motivi "sbagliati", seppur comprensibili, ma che scatenerà con questa richiesta qualcosa di inimmaginabile.

Un racconto che inizia lento, ma mano a mano che si avanza diventa sempre più rapido, veloce, i fatti si succedono senza pause, in una corsa per mettere fine all'orrore e fermare questo essere.
Durante questa parte impossibile mettere giù il libro, ti trascina completamente.

Tutto questo serve per poter capire meglio dove finiranno nella terza parte i due uomini. Si, lo so, vi ho parlato solo di Abe e credo sia meglio così. Dovrete scoprire il resto fra le pagine, che è una fra le cose più..."interessanti" della prima parte. Un'amicizia molto particolare, nata nelle circostanze peggiori e che prosegue forse in modo ancora peggiore. Ma starà a voi giudicarlo.

I due finiscono lungo questo fiume difficile da trovare, che nasconde cose che sfiorano la follia.
No, non sfiorano. Ci sbattono contro così forte e improvvisamente da non fare capire al lettore cosa stia succedendo.

Una lettura comunque estremamente piacevole. La penna di Langan è scorrevole, il testo ricco e molto interessante. Lo ammetto, certe parti così assurde, vaste, incredibili da non essere riuscita ad immaginarle come si deve. Alcune domande riguardo il cosa stia succedendo, o il perché di certe cose, le ho ancora, ma penso siano lasciate aperte volontariamente.

La parte centrale qualche brivido lo mette al lettore.
Lo ripeto, mi sono divertita moltissimo in quei capitoli. Per il resto, si, un viaggio verso la follia che finisce in un modo che mi ha strappato una risata.
Davvero. Ho riso per l'assurdità delle ultime righe.
E qui voglio sapere se è successo anche ad altri che lo hanno letto!

Nel complesso comunque ci può stare, ho letto cose peggiori, in tanti sensi diversi. Non la lettura dell'anno, ma come apertura di una nuova serie, un ottima scelta. Bravo @luigi_musolino_82 (è lui che sta curando questa collana, scegliendo cosa portarci da leggere).

Ovviamente ho già recuperato la seconda pubblicazione, ve ne parlo presto, e sono davvero curiosa di cosa arriverà in futuro.

Charlotte Sometimes, di Penelope Farmer [Instagram Post]



Opinione: Charlotte Sometimes, di Penelope Farmer


Quando sei la nuova alunna in una nuova scuola, lontana dalla famiglia e dagli amici, è normale sentirsi un po’ fuori posto. Ma quando Charlotte Makepeace si sveglia nel suo letto dopo la prima notte passata in collegio, è letteralmente frastornata: le persone che ha intorno non sono più le stesse, e tutte pensano che lei sia una ragazza di nome Clare Moby. Ma non è la cosa più incredibile, perché pare proprio che Charlotte abbia fatto un balzo indietro nel tempo di ben quarant’anni, finendo sempre nel medesimo collegio, ma nel 1918! Nelle settimane successive, Charlotte si sveglia a giorni alterni nella propria epoca e in quella di Clare e deve adattarsi alla sua nuova realtà nel presente, gestendo pure la straniante situazione di essere una persona che non è lei in un’epoca di cui non sa assolutamente nulla. Le insegnanti pensano che sia lenta di comprendonio, le sue compagne che sia bizzarra, e man mano che Charlotte si ritrova a passare sempre più tempo nel 1918, inizia ad avere dubbi su chi sia la vera se stessa. Ma non basta. Se non riuscirà a trovare un modo di ritornare nel proprio mondo prima che l’anno scolastico finisca, potrebbe non avere più una seconda possibilità… Età di lettura: da 9 anni.




Se avessi dovuto più tempo lo avrei divorato in pochissimo. 
Un breve romanzo che, sicuramente è fuori dal mio target e genere che di solito leggo, ma me ne sono resa conto solo leggendolo, effettivamente.
Si, è scritto molto chiaramente che è una lettura per ragazzi, ma la tematica (viaggi nel tempo) e il fatto che fosse stato ispirazione per una canzone dei The Cure (che ancora non avevo mai ascoltato, però) lo rendevano estremamente interessante ai miei occhi.
Così non ho resistito, anche se in alcuni punti mi ha un po' rallentato nella quotidianità che viene raccontata. 

Non fraintendetemi! 
È molto bello, particolare, originale. Sono io probabilmente troppo grande o comunque più pretenziosa per un romanzo del genere. Ne ho apprezzato la storia e i messaggi, ma, beh, ci sto ancora riflettendo perché sembra semplice ma ha tante piccole tematiche dentro che ti fanno pensare anche dopo averlo concluso. Un grande punto per il romanzo.

Ci troviamo negli anni '50, in un collegio, dove Charlotte si ritrova a dover vivere e studiare. Sola, in mezzo ad una nuova quotidianità, fra ragazze che ancora non conosce, lontana da casa, dalla famiglia, dalla sorellina a cui tiene molto. Ma succede l'impensabile. Risvegliandosi si trova sempre nello stesso luogo, ma diverso. Con persone diverse accanto. Insomma, per farla breve, si rende conto di esser finita nel 1918. E di non essere Charlotte, ma Claire.

Il risveglio successivo avviene nella sua epoca, quindi pensa ad un sogno, ma si rende conto che non è così. E che Claire ha fatto il suo stesso viaggio al contrario. Le due ragazze infatti continuano a scambiarsi a giorni alterni e si lasciano dei biglietti per tenersi informate mentre gli altri intorno a loro (non potendo capire cosa stia accadendo) vedono solo cambiamenti comportamentali e stranezze.
Tramite Charlotte ci troveremo a vivere e scoprire gli ultimi mesi della guerra, come era vissuta dalla gente inglese, ma soprattutto dalle ragazzine orgogliose del proprio padre al fronte ed allo stesso tempo preoccupate per ciò che sarebbe potuto capitare.
 
Uno spaccato di quotidianità che mostra quanto sia "lontana" la guerra e percepita distante, anche se importante, mentre il resto continua. E giustamente parlando di ragazzine che non possono comprendere appieno una situazione del genere, complessa anche per noi adulti. Senza la quantità di informazioni che abbiamo adesso poi.
 
Altra tematica molto importante è l'identità. 
Poiché sembra che a parte alcune stranezze nessuno si renda conto di questi scambi, che non siano due ragazze ma una sola. Charlotte spesso dubita di chi sia davvero, di cosa la renda "Charlotte", se Claire e lei in effetti siano così uguali da essere scambiabili senza problemi. Ma lentamente questa tematica vedrà tante riflessioni, in particolare a seguito di un enorme problema che potrebbe rischiare di tenere Charlotte nel 1918 per sempre, se non trova il modo di tornare a casa.

Un libro piccolo, breve, scorrevole, che riesce a raccontare questa storia aggiungendo dettagli e pensieri che fanno capolino e sedimentano nel lettore, che (almeno per me) stanno facendo riflettere sul complesso della trama una volta chiuso il tutto. Una lettura che non mi è dispiaciuta, di cui devo tenere conto del target, altrimenti non penso che avrei dato una votazione così alta. Fosse stata per adulti avrei preteso molto di più.

Ma essendo quasi una favola per ragazzi, credo sia ottima per fare riflettere senza appesantire il tutto.
Non male se cercate qualcosa di semplice e tranquillo per avvicinarvi a tematiche del genere.