Opinione: Il Pescatore, di John Langan


Il Pescatore racconta di speranze infrante, di amicizia e amore e mistero, 
di meraviglia e orrori fuori dal tempo, di come sia impossibile elaborare certe perdite 
e di dove ci possano condurre ossessione e disperazione.

Durante un’uscita in una remota regione delle Adirondack, accompagnato dal suo amico Dan, Abe viene a conoscenza di un sinistro racconto del folklore locale su un misterioso corso d’acqua, il Dutchman’s Creek, e su alcuni uomini che hanno affrontato un’esperienza terrificante nella zona. Abe e Dan, affascinati dalla leggenda, decidono di rintracciare il torrente per la loro prossima battuta di pesca, ma in quelle acque scopriranno qualcosa di inimmaginabile, una dimensione abitata da una presenza antica e ultraterrena che parla con le voci di coloro che i due uomini hanno amato e perduto. "Il Pescatore" è un romanzo contemporaneo che spinge l’orrore lovecraftiano in territori inesplorati, tra mostruosità bibliche e richiami all’opera di Herman Melville. La scrittura densa e suggestiva di John Langan esplora i temi dell’amore e del lutto, danzando tra presente e passato, per raccontarci una storia spaventosa di fragilità umana, perdita e mistero.




Potevo resistere alla nuova collana di Zona42 dedicata all'horror? 
Ovviamente no.
Lo so, lo so, è uscito a inizio anno e ne parlo solo ora, ma l'ho letto un po' di tempo fa. 
Avrei dovuto parlarne prima. Meglio tardi che mai, no?

Torniamo al romanzo. 
La storia è divisa in 3 parti. La prima e la terza sono collegate fra loro, mentre la seconda ci porta indietro nel tempo a scoprire una sorta di leggenda che si narra riguardo un fiume, il Dutchman’s Creek. Un corso d'acqua circondato da mistero e strane presenze.

Ma facciamo un passo indietro. 
Tutto il romanzo è stato scritto dal nostro protagonista Abe. 
La storia inizia alla larga, raccontandoci come sia finito a pescare. Più precisamente, come la pesca gli abbia in qualche modo salvato la vita. Dopo la morte della moglie infatti lo aveva preso una profonda depressione e quella nuova passione lo aveva risollevato. 

Questo romanzo infatti ruota attorno alla perdita, al dolore. Al cosa si potrebbe arrivare a fare per poter riavere ciò che si è perso. 
La prima parte apre la strada a ciò che verrà. 
Personalmente l'ho trovata piuttosto lenta e noiosa. 
Affronta tematiche delicate e difficili, ma in generale se non mi fossi forzata lo avrei abbandonato. Ci vuole pazienza, non si capisce bene dove vuole andare a parare... 
Insomma, mi ha dato la sensazione di perdersi e allungare il brodo.

Con la seconda: wow! Un racconto nel racconto, che ci porta a scoprire le origini di questo famigerato Dutchman’s Creek. 
Un orrore lento, che si fa strada in questa cittadina; che obbliga una comunità e, nello specifico, un uomo di farsi carico di qualcosa che si è insediato fra di loro. Un essere (umano?) che è stato invitato per i motivi "sbagliati", seppur comprensibili, ma che scatenerà con questa richiesta qualcosa di inimmaginabile.

Un racconto che inizia lento, ma mano a mano che si avanza diventa sempre più rapido, veloce, i fatti si succedono senza pause, in una corsa per mettere fine all'orrore e fermare questo essere.
Durante questa parte impossibile mettere giù il libro, ti trascina completamente.

Tutto questo serve per poter capire meglio dove finiranno nella terza parte i due uomini. Si, lo so, vi ho parlato solo di Abe e credo sia meglio così. Dovrete scoprire il resto fra le pagine, che è una fra le cose più..."interessanti" della prima parte. Un'amicizia molto particolare, nata nelle circostanze peggiori e che prosegue forse in modo ancora peggiore. Ma starà a voi giudicarlo.

I due finiscono lungo questo fiume difficile da trovare, che nasconde cose che sfiorano la follia.
No, non sfiorano. Ci sbattono contro così forte e improvvisamente da non fare capire al lettore cosa stia succedendo.

Una lettura comunque estremamente piacevole. La penna di Langan è scorrevole, il testo ricco e molto interessante. Lo ammetto, certe parti così assurde, vaste, incredibili da non essere riuscita ad immaginarle come si deve. Alcune domande riguardo il cosa stia succedendo, o il perché di certe cose, le ho ancora, ma penso siano lasciate aperte volontariamente.

La parte centrale qualche brivido lo mette al lettore.
Lo ripeto, mi sono divertita moltissimo in quei capitoli. Per il resto, si, un viaggio verso la follia che finisce in un modo che mi ha strappato una risata.
Davvero. Ho riso per l'assurdità delle ultime righe.
E qui voglio sapere se è successo anche ad altri che lo hanno letto!

Nel complesso comunque ci può stare, ho letto cose peggiori, in tanti sensi diversi. Non la lettura dell'anno, ma come apertura di una nuova serie, un ottima scelta. Bravo @luigi_musolino_82 (è lui che sta curando questa collana, scegliendo cosa portarci da leggere).

Ovviamente ho già recuperato la seconda pubblicazione, ve ne parlo presto, e sono davvero curiosa di cosa arriverà in futuro.

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