Opinione: Siamo Qui Per Farci Male, di Paula D. Ashe



Una creatura con la faccia di denti che costringe le proprie vittime a terribili atti di automutilazione. Rapporti familiari messi a dura prova dalle gesta di un serial killer. Regioni della psiche infestate da traumi irrimediabili, da ossessioni che si fanno carne e sangue. Ancora, punti di vista inediti sulle malefatte di Jack lo Squartatore e un culto religioso che predica il Vangelo del Dolore. Una catena d'inspiegabili omicidi di bambini che sconvolge la quiete di una sonnolenta cittadina americana. Abusi che permangono oltre la morte. Con i dodici racconti di "Siamo qui per farci male" – dodici tasselli oscuri, crudeli, intimi, poetici, che vanno a comporre un grottesco mosaico che evoca l'opera di Clive Barker e David Cronenberg – Paula D. Ashe, una delle voci più potenti del nuovo horror contemporaneo, ci conduce in luoghi abitati da sinistre presenze, ma dove il mostro più spaventoso è l'umanità. Un'umanità che sguazza nelle tenebre, disposta a qualsiasi cosa per uno spiraglio di luce. Attenzione: questo volume contiene violenza estrema, orrori indicibili, inferni urbani e letteratura.




Mi trovo piuttosto spiazzata a parlarvi di questa raccolta di racconti.
In generale, ho un pessimo rapporto con le raccolte, specialmente se non sono storie legate fra di loro.

Di solito mi annoio, perdo il filo, dopo un po' mi stufo e finisco con abbandonare il tutto.

Questa volta è stato diverso.

Mi è dannatamente piaciuto ciò che scrive l'autrice.
E come lo fa.

Frammenti di realtà assurde, presentate in modo molto interessante. Si, è capitato di dover rileggere qualche riga indietro per la sensazione di aver perso qualcosa, ma niente di che.
A volte la sensazione che qualche racconto fosse collegato ad altro l'ho avuta, ma niente.

Singoli frammenti sparsi che hanno reso il tutto realistico e spaesante allo stesso tempo, mescolando abilmente il quotidiano all'assurdo, fino a estremi folli. Senza mai scendere nello splatter gratuito.

Questo glielo si riconosce, la paura, o il disagio, spesso si insinua già prima di aver davanti l'orrore.

Che siano due pagine o dieci, non importa.
Spesso unite ad un umorismo macabro che mi ha fatto sorridere parecchio, per la genialità di sfruttare questi mix in modo originale e senza cadere in cliché, mantenendo tutto pulito e piacevole da scoprire.

Parlando da persona che ricerca brividi, non mi ha spaventato né lasciato disgustata (lo sapete già, lo so). Mi sono divertita a scoprire fin dove la sua immaginazione si è voluta lanciare.

Lascio comunque l'avvertenza che alcune cosette potrebbero turbare. Siamo davanti una raccolta dell'orrore, dopo tutto.

La scelta di parlare attraverso i racconti vince, riesce a rendere al massimo alcune figure così uniche con poche apparizioni, che in un romanzo potrebbero perdere la presa che invece qui resta salda sul pubblico.

Decisamente un ottimo secondo volume della raccolta Caronte!
Sono impaziente di scoprire cos'altro ne farà parte e, ovviamente, di leggerlo.

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