Opinione: L'Unità, di Ninni Holmqvist



Nel suo romanzo d’esordio la svedese Ninni Holmqvist, una narratrice formidabile, immagina un mondo lontano eppure pericolosamente vicino.
L’Unità, considerato un classico moderno e già molto apprezzato in patria e all’estero, racconta una storia vivida, commovente e attualissima, che racchiude un’acuta riflessione sulla società odierna e l’identità femminile.

«L’Unità mi è piaciuto moltissimo. Sono sicura che ne rimarrete incantati, come è successo a me». - Margaret Atwood

«Riecheggiando l’opera di Marge Piercy e Margaret Atwood, L’Unità è un romanzo che fa riflettere, ma anche una lettura compulsiva». - Jessa Crispin, NPR

«Con questo libro, da scrittrice di racconti incredibilmente talentuosa Holmqvist si è trasformata in una maestra del romanzo. Non mi sorprenderebbe se L’Unità diventasse uno – forse l’unico – dei pochi romanzi svedesi di questa stagione che la gente leggerà ancora tra cinquant’anni». - Smålandsposten

«Un romanzo d’esordio sorprendente. Scorrevole e ipnotico, offre una testimonianza impressionante sul modo in cui la società svaluta la creazione artistica, mentre celebra la procreazione, e una speculazione su cosa potrebbe succedere se tutto questo fosse portato all’estremo. Per i fan di Orwell e Huxley». - Booklist


Un giorno di inizio primavera Dorrit, scrittrice cinquantenne single e senza figli, viene accompagnata all’Unità. D’ora in avanti vivrà lì. Quello che la accoglie è un luogo idilliaco, almeno in apparenza: una struttura all’avanguardia dotata di eleganti appartamenti immersi in splendidi giardini, dove vengono serviti elaborati pasti gourmet e ci si può dedicare alle più svariate attività. I residenti sono accomunati da una caratteristica: non hanno figli né una vita sentimentale stabile. Finalmente libera dal giudizio sociale che ha sempre percepito come un peso, Dorrit è felice di poter fare amicizia con persone come lei. Ma c’è un prezzo da pagare: gli ospiti dell’Unità, chiamati “i dispensabili”, si trovano lì per un motivo ben preciso. Faranno da cavie per una serie di test farmacologici e psicologici, per cominciare, e poi doneranno i loro organi, uno per uno, fino alla cosiddetta “donazione finale”. Anche loro, così, saranno utili alla società: si sacrificheranno per chi, nel mondo fuori, è genitore. Dorrit è rassegnata al suo destino e desidera soltanto trascorrere i suoi ultimi giorni in pace, ma presto incontra un uomo di cui si innamora follemente, e l’inaspettata felicità da cui è travolta la costringe a ripensare ogni cosa.




In breve: premesse ottime, ma nel concreto tanto buchi.
La storia è una distopia non troppo distante dal nostro quotidiano. Nel giro di pochissimi anni infatti è stato introdotto il concetto di "dispensabili", ovvero persone che raggiunta una certa età e non avendo fatto "nulla" per la società fino ad allora (fatto figli, raggiunto posizioni o traguardi importanti in certi campi lavorativi) e non avendo un utilità ancora in corso (dover badare ai genitori anziani), vengono prelevati e portati in queste Unità.

Luoghi isolati dal resto del mondo in cui si renderanno utili. Luoghi psicologicamente pensati per renderli felici ed innocui, dove gli viene garantito vitto e alloggio, qualunque divertimento (cinema, teatro,...), qualunque optional (negozi, parrucchiere, piscine, palestre,...), qualunque servizio medico (visite specialistiche, dentista, psicologo,...). Insomma, dove rendere "belli" i loro periodi di permanenza in quei luoghi.
Perché tutto ciò? Ovviamente perché vengono sfruttati per le esigenze del mondo esterno e quindi, per evitare ribellioni, hanno reso tutto affascinante e piacevole. Oltre che imbottito di frasi fatte che ormai sono accettate da loro e da chiunque fuori da lì.
Sono ormai delle cavie umane per farmaci dagli usi più svariati, per vedere gli effetti di terapie ormonali o con radiazioni, ecc ecc. E, in più, banche d'organi in movimento, poiché se serve qualcosa di non indispensabile alla vita viene prelevata loro fra un test e l'altro. Altrimenti si và alla donazione finale, che porta alla fine della loro esistenza. L'organo interessato viene donato e il resto viene comunque conservato nel caso di necessità.

In tutto ciò la nostra voce narrante è Dorrit che, al compimento dei cinquant'anni, deve abbandonare la sua vita. Non avendo avuto figli, ne avendo ancora genitori di cui occuparsi, finisce in questa Unità.
L'unico enorme dispiacere (che mi ha permesso tanto di enpatizzare con lei, ma che per tante persone ha rappresentato un peso) è lasciare il suo amatissimo cane. Ha trovato un'amorevole famiglia che se ne occupi, ma sentirà tantissimo la sua mancanza più e più volte durante il romanzo.
Attraverso di lei scopriremo come (e in quanto poco tempo) è nata questa legge ed è diventata la normalità.

Dorrit è banale. Una persona qualunque: non troppo intelligente, non troppo bella, non troppo coraggiosa, non troppo fifona,... Insomma nella media e questo è un punto a favore del romanzo, poiché rende benissimo cosa farebbe una persona qualunque in una situazione del genere. Niente distopia con protagonisti testardi, pronti alla lotta, alla sfida al potere, in cerca della fuga, con un obiettivo di ribellione all'esterno a cui mirare. Qui tutti si sono adeguati a ciò che è stato deciso. Ciò fa paura perché è decisamente realistico. Ne avevo sentito parlare vagamente e trovandolo su Audible ho provato ad ascoltarlo. È stata una lettura di sottofondo, al doppio della velocità (viene letto piuttosto lentamente per i miei gusti). Piacevole in questo senso, seppur ricordi vagamente "Non lasciarmi".
Ammetto che ci sono parti molto ripetitive, alcune descrizioni estremamente minuziose che potevano essere evitate tranquillamente, elementi che non aggiungo niente alla storia o ai personaggi.
È prevedibile come andrà la storia, ma non tanto il come. Alcune elementi riescono a salvarlo dalla prevedibilità assoluta.

Comunque l'ho finito abbastanza contenta, mi era piaciuto, seppur il finale non lo abbia capito.
Giuro, mi sono sentita presa in giro nelle ultime parti del libro. Ammetto che interessante la scelta, a gestita malissimo. Senza una spiegazione sul perché, almeno nell'audio nessuna nota conclusiva per chiarire le domande che sicuramente sono venute in mente a chiunque.
Andando a leggere alcune recensioni in merito ho trovato (altre) evidenti carenze nel testo e nella trama che forse leggendolo avrei notato. Una "leggerezza" che non ha senso ed ha fatto perdere una stella al romanzo, perché è decisamente importante e se si vuole creare qualcosa di realistico, lasciare tutto cosi non ha senso.

In generale, non mi è dispiaciuto. Fa riflettere sulla società e su cosa viene ritenuto importante, e su come si potrebbe finire se venisse deciso ed accettato cosa significa essere utili, in molti sensi.
Ma nel "pratico", non ci siamo.
Diverso dai soliti distopici, è stato piacevole da leggere/ascoltare, ma poteva dare molto di più al lettore.

Visti i costi e le mie perplessità generali, vi consiglio se vi incuriosisce e siete dubbiosi, di provare a leggerne un estratto, di provare con Audible (ha spesso promozioni, oltre il primo periodo gratuito), oppure tentare in una biblioteca, se siete cosi fortunati da averne una ben fornita vicino casa.




ATTENZIONE SPOILER

Ci tengo a fare una nota finale per chiarire le parti sopra che non ho spiegato per non rovinare la lettura/ascolto a chi volesse scoprire questa storia.
Quindi non proseguite se non volete sapere nulla.

Le parti a cui non avevo prestato attenzione durante l'ascolto, che mi sono state fatte notare da altri attraverso varie recensioni, sono il mix fra test e donazioni di organi. Ovvero: com'è possibile che una persona faccia test con farmaci sperimentali/ormoni/radiazioni/altro e, fra un test e l'altro, possa donare organi?
Sarebbero compromessi e quindi giustamente inadeguati per trapianti vari. Non ha senso.
O nella società esterna si accettano organi "compromessi", oppure se viene dato per scontato che siano sani, c'è un enorme lacuna. Dal romanzo non lo possiamo sapere perché Dorrit non sa nulla a riguardo. Ma comunque nessuno si fa domande su ciò, nonostante certi risultati dei test portino le persone a danneggiamenti fisici.

Vediamo il finale.

Dorrit scappa. O almeno così ci viene raccontato. Solo che giri pagina e scopri che ha partorito dentro l'Unita. Ha deciso di restare e dare in adozione la figlia, che questo testo è una sorta di diario che ha scritto per chiunque vorrà leggerlo. Ma non spiega perché ha raccontato di una fuga mai avvenuta. Perché è questo che capiamo dalle ultime pagine.
Ci sta con il suo carattere ed è originale per la trama che si arrende, faccia spallucce, regali la figlia e si faccia sopprimere. Ma mi sento anche un po' presa in giro per quello successo poco prima. Manca qualcosa. Una frase che spieghi perché Dorrit(l'autrice) ci abbia "preso in giro".

Nessun commento:

Posta un commento