Opinione: Per Ultimo Il Cuore, di Margaret Atwood

 
In un Nord America messo in ginocchio da una disastrosa crisi economica e dal dilagare della criminalità, Stan e Charmaine, una giovane coppia innamorata, cedono alla falsa lusinga della normalità e della sicurezza promesse da un avvenente progetto, in cambio della rinuncia a qualche "piccola" libertà personale. Finiscono in una città troppo bella per essere vera, dove tutti hanno una casa e stanno bene, ma il prezzo è lavorare per un losco personaggio a capo della comunità, facendo cose orribili: per esempio praticare iniezioni letali ai condannati a morte o lavorare in una sorta di mercato del sesso. Si ritrovano così a fare il male per libera scelta ma contro la loro volontà. Questa situazione conflittuale li trascinerà in un surreale complotto che darà lo spunto per interrogarsi su cosa significhi amare - in un futuro dove non solo il sesso ma anche l'amore è mercificato – e scegliere.
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Temo fortemente di essermi fatta condizionare dagli altri libri letti della Atwood, perché immaginavo una storia molto più mirata verso un elemento distopico probabile.
In effetti inizialmente è così, ma poi purtroppo la storia si disperde e l'ho trovato un grande peccato.
 
I protagonisti di questo romanzo sono Stan e Charmaine, una coppia sposata che si è ritrovata in pochissimo tempo per colpa della crisi economica a dover vivere nella propria auto, sempre attenti ed in movimento per sfuggire ai criminali che potrebbero volergliela portare via, insieme a tutti i loro beni. Solo Charmaine ha un piccolo lavoretto in un bar, ma asseconda i voleri del marito evitando di fare turni serali o altro, nonostante ciò sfrutterebbe loro più soldi e una maggiore possibilità di vivere al limite del tollerabile.
 
La loro situazione sembra cambiare quando decidono di entrare a far parte di un progetto, una specie di città modello potenziale che potrebbe rivoluzionare tutta l'economia e spazzare via la criminalità.
Infatti dentro le mura che circondano le varie abitazioni, c'è anche un carcere, dove ciascuno di loro dovrà andare a stare a mesi alterni. Ciò per non far sentire nessuno superiore agli altri.
O così dicono almeno.
Dopo aver firmato il contratto non si può più tornare indietro. Da quella città non si esce vivi.
Ma a Stan e Charmaine non importa, sono così felici di poter riavere una casa tutta per loro, del cibo vero, vestiti, un bagno,...
 
Seguiremo la loro vita a frammenti, poiché passeranno mesi da quel giorno in cui firmarono a quello in cui il romanzo continua, raccontandoci meglio in cosa consiste la loro vita ed i loro compiti.
La narrazione andrà spesso a "saltelli" avanti nel tempo. Non molto fastidiosa, però dispersiva, soprattutto quando inseriscono altri elementi che metteranno la "nostra" coppia in difficoltà, facendoci capire sempre di più quanto basti poco per rimanere incastrati ed obbligati a fare qualcosa contro la propria volontà.
 
Ci sono parecchi elementi distopici, alcuni inseriti solo dopo metà romanzo e chiariti verso la fine, che sono inquietanti ma originali, e soprattutto possibili, vista la morale di parecchia gente.
Nel caos generale perdono un po' la loro efficacia. Ci sono così tante cose in ballo che appiattiscono la narrazione, rendendola più un thriller psicologico con dei tratti distopici.
Niente di così forte da sconvolgere il lettore, anche se il potenziale c'era.
 
Purtroppo un NI, perché la Atwood scrive davvero bene e anche in questo caso ha scritto un romanzo originale. I lati negativi ve li ho descritti sopra.
Lo sconsiglierei per chi tenta un primo approccio con questa scrittrice.
Altrimenti, se vi incuriosisce, fateci un pensiero, magari vi potrà piacere davvero molto.


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