Opinione: Dieci Giorni In Manicomio, di Nellie Bly


Nel 1887, la reporter Nellie Bly, fingendosi una rifugiata afflitta da paranoia, si fece rinchiudere nel manicomio dell'isola Blackwell, allo scopo di scoprire le condizioni di vita delle donne ricoverate. "Battevo i denti e tremavo, il corpo livido per il freddo che attanagliava le mie membra. All'improvviso, tre secchi di acqua gelida mi furono versati sulla testa, tanto che ne ebbi gli occhi, la bocca e le narici invase. Quando, scossa da tremiti incontrollabili, pensavo che sarei affogata, mi trascinarono fuori dalla vasca. Fu in quel momento che mi sentii realmente prossima alla follia".
Nel suo reportage, Nellie Bly racconta i soprusi e le violenze che le pazienti subivano per opera di crudeli infermiere e medici poco capaci.            

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Non ricordo più bene dove l'ho visto la prima volta, ma sono subito corsa a cercarlo e per un po' l'ho "tampinato", finché non me lo sono preso. Ha aspettato un pochino sulla libreria, ma quando l'ho iniziato in poche ore l'ho chiuso, gustandomi ogni pagina che mi ha fatto sentire avvolta in quell'epoca.

Nelly è stata davvero una donna coraggiosa! Si è decisa a fare questa inchiesta senza battere ciglio, dopo che il suo direttore gli chiese se avesse voluto provare.
La cosa pazzesca è che nemmeno lei credeva alle storie che circolavano su questo manicomio, credendo ad esagerazioni e volendo andare per smascherare il tutto come bugie. La sua preoccupazione maggiore era farsi internare. Ci mise qualche giorno, ma funzionò ed una volta dentro quel macchinario, non aveva modo di uscirne senza aiuto esterno.
Lo capì in fretta e persino lei pregò che tutto funzionasse per tirarla fuori da quell'inferno.

Durante le pagine Nellie ci parla di chi le ha rivolto affetto, anche se pochi le sono rimasti bene in mente e li ha ringraziati (a posteri; pensando che se qualcuno in reale difficoltà di fosse imbattuto in loro, sarebbe stato fortunato).
Ciò all'inizio del suo percorso, che da una casa di alloggio temporaneo finisce in tribunale, per essere passata all'Ospedale Bellevue ed infine Istituto di Igiene Mentale sull'isola di Blackwell.
Mano a mano che il percorso avanza si renderà conto che nessuno la ascolta più e che c'è qualcosa di davvero strano nei modi in cui il personale ed i medici si prendono "cura" delle pazienti.

Quanto arriva sull'isola lei decide di smettere di fingere, ma non cambia niente. Tanto per loro è pazza e non la ascoltano. Conoscerà diverse donne, alcune malate (ma non pericolose) ed altre messe lì da amici o parenti che (probabilmente) non le volevano più intorno. Alcune non sanno nemmeno dove sono finite. E la situazione umana cambia sempre in peggio.
All'Ospedale c'era solo un'infermiera che ogni tanto passava del cibo più commestibile o qualche scialle per non far congelare le pazienti. Una volta in manicomio, nessuna empatia: diventano divertimento per certe aguzzine che si divertono a torturarle in molti modi, sapendo che i dottori non ascoltano niente e che qualunque cosa possano dire, torneranno da loro, nelle loro grinfie a pagare.
Ed è una delle sezioni migliori! Quella delle vere malate di mente, più pericolose, è un girone infernale per come descritto.

Donne incompetenti che non sanno nemmeno leggere un termometro, messe a guardia di creature fragili, sperdute e sanissime di mente, per cui quel posto rappresenterà l'arrivo inevitabile alla follia. Donne crudeli che approfittano del potere per imporre trattamenti disumani (pestaggi, vestiti inesistenti per le prigioniere, niente riscaldamento, condizioni igieniche inesistenti per i bagni comuni nella stessa vasca e un solo asciugamano per tutti, pasti allungati, immangiabili ed insapori,...).
Per non parlare dei medici che non vedevano mai niente e che non sapevano distinguere un donna sana da una malata.

Nellie ne esce dopo i 10 giorni stabiliti (grazie al suo capo) sentendosi felice ed in colpa, poiché sa cosa passeranno le altre sue compagne ancora lì dentro. Così riporta tutto sul giornale e poi anche in tribunale, portando sul posto la giuria e notando quanto il tutto sia "magicamente" cambiato dalla sua visita.
Grazie a lei le cose cambiarono davvero.

Si, ho descritto a grandi linee la storia, ma è quello che ci si immagina già, poiché si ha una vaga idea di come fossero quei posti. E fidatevi, non ci sono spoiler, se lo leggerete troverete molto molto di più per capire cosa portò a termine questa donna e quanto fosse stata incosciente e forte ad affrontare tutto.

Una lettura bella in questo drammatico viaggio che però portò a migliorare le cose.
Uno stile lento ma appassionante, racconta attraverso gli episodi più significativi cosa successe in quel breve periodo (dalla richiesta del direttore, fino all'uscita dal manicomio e la fine di tutto in tribunale).
Ne consiglio la lettura a tutti, perché cose del genere devono continuare ad essere conosciute e trasmesse, per non dimenticare mai e non tornarci mai!

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