Opinione: La migrazione annuale delle nuvole, di Mohamed Premee


Dopo una serie di catastrofi climatiche, il mondo non è più quello di una volta: il cibo scarseggia, l’industria si è estinta e i disastri ambientali hanno lasciato poco dietro di sé. Poi sono arrivati i Cad, misteriosi funghi che alterano la mente e invadono i corpi degli ultimi umani rimasti, ormai dispersi. A Reid, una giovane donna infestata da questo parassita, è stata data la possibilità di fuggire, di trasferirsi in uno degli ultimi avamposti della società pre-catastrofe, ma non riesce ad abbandonare sua madre e la comunità che conta su di lei. Quando le viene proposto di prendere parte a una missione pericolosa ma redditizia, che potrebbe assicurare alla sua famiglia una vita dignitosa, accetta senza esitare. Ma come può Reid chiedere agli altri di riporre la propria fiducia in lei, quando non riesce a fidarsi nemmeno della sua stessa mente? ? In questa novella hopepunk, prima di una serie, Premee Mohamed si sofferma sul significato di comunità e su cosa dobbiamo a chi ci ha cresciuto. 




Parliamone subito o al solito passano mesi e mesi (o addirittura di alcuni titoli finisce che non ne parlo mai).

Un libro piccino ma particolare, che mi ha incuriosito molto per gli elementi fantascientifici che contiene ma che alcuni fra questi non sono propriamente fondamentali per la trama. Sono particolari, interessanti, ben delineati, ma togliendoli si sarebbe comunque avuta una storia quasi identica.

Andiamo con calma.
Ci troviamo in un mondo sopravvissuto dopo un disastro non ben specificato. 
La gente per sopravvivere si è riunita in pochissimi luoghi e ha smesso di muoversi, chi lo fa viene spesso tacciato come un reietto. In questo caso siamo dentro una vecchia università dove la nonna della nostra protagonista andò per trovare rifugio e negli anni si trasformò in una enorme casa per la comunità sopravvissuta. La gente sopravvive giorno dopo giorno dopo aver sviluppato una codipendenza ai limiti di ciò che oggi sarebbe accettabile, anche per la salute psicofisica: tutti sanno tutto di tutti, ognuno deve fare ciò che viene chiesto senza dire nulla, e ogni cosa si ripete stagione dopo stagione senza che nulla cambi mai. 

Ogni tanto ripensa (Reid) a quello che sapeva del vecchio mondo, trovandosi quasi a ridere davanti a certe abitudini che ora sembrano assurde. Come il riciclo della plastica, per esempio. Cosa che avrebbero dovuto fare, ma che ora li "salva" perché usano questa plastica per filare e utilizzarla.
Una vita intrappolata, senza rendersene conto, finché una lettera non le regala una scelta inaspettata. Un invito per studiare. Una cosa mai sentita, nonostante la loro maestra invii ogni anno candidature degli alunni. È stata scelta e ha poco tempo per decidere se partire (completamente sola verso un luogo che non conosce e forse non sa trovare) oppure restare e continuare la propria vita.

Nel giro di nulla tutti sanno della lettera e lei ci fa notare l'ipocrisia nascosta dietro ogni complimento, poiché se partisse tradirebbe la sua gente e toglierebbe loro una persona valida e in forma per affrontare ciò che verrà. In particolare sua madre, che mette in atto molteplici forme di manipolazione psicologica per obbligarla a restare con lei.

È quindi un romanzo di scelta, di crescita, dove Reid si trova a fare i conti con cosa vuole e cosa sarebbe meglio, per lei ma anche per gli altri. Facendo parte di una comunità del genere infatti non può fare a meno di pensare a tutti quelli che si lascerebbe indietro e cosa competerebbe la sua assenza. Ovviamente anche la malinconia, visto che essendo cresciuta con loro ne è anche molto affezionata. 
Un cambiamento assurdo.

E l'autore aggiunge un elemento fantascientifico: il CAD. Una malattia ereditaria, non si sa di che origine, che è parte dell'organismo e non può essere debellata. Una sorta di parassita senziente che può restare silente oppure esplodere per le ragioni più assurde, o per tentare di imporsi sul corpo che lo ospita. Qualcosa che anche Reid non comprende, nonostante ci conviva da una vita, ma che questa decisione le permetterà di iniziare a capire. Cosa vuole, cosa "pensa". Un parassita che potrebbe sconvolgerle e distruggerle la vita in un attimo, avendo controllo sui nervi e sul dolore. Molti si suicidano prima della fine, alcuni invece non sono così fortunati e la prospettiva di una morte del genere la atterrisce (giustamente) come non mai.

Molto ben ideata questa malattia, seppur non si sappia nulla non da l'idea di esser stata abbozzata, poiché seguiamo tutto tramite gli occhi di Reid e le sue conoscenze. Cosa che comunque la rende più sapiente di chi le sta intorno, poiché è tutto ancora un mistero. Insomma, al solito ho detto tutto e non ho detto nulla, ma ci sta: va scoperto e letto.

Un viaggio di pochi giorni che raccontano una vita, il quotidiano in questo mondo allo stremo, e questa decisione così importante da prendere per tante ragioni di diverse.

Una lettura molto piacevole e ricca di dettagli, da cui intuiamo quale possa esser la decisione finale ma fino all'ultimo restiamo del dubbio perché cambiamenti del genere sono molto pesanti e rischiosi, soprattutto in un luogo de genere.

Molto particolare e ben scritto. Non so se sarà un singolo che lascia un finale aperto o ce ne saranno altri. Lo si scoprirà nel tempo, ma per ora mi ritengo molto soddisfatta.  

Nessun commento:

Posta un commento