Opinione: La sposa cadavere, di Friedrich August Schulze



"La sposa cadavere" è una spiazzante storia gotica costruita alla maniera delle scatole cinesi e si può leggere in lingua tedesca all'inizio del secondo volume del "Gespensterbuch" (1811) di Apel e Schulze. La presente edizione propone la traduzione del racconto dalla celebre e piuttosto fedele versione francese di Eyriès ("La Morte Fiancée", 1812) che fece conoscere la storia soprattutto in Gran Bretagna, come attestano le numerose versioni inglesi largamente rimaneggiate e pubblicate in quegli anni. Il volume presenta inoltre una sintesi particolareggiata della leggenda ebraica del XVI secolo dal titolo "Il dito", alla quale Tim Burton si è chiaramente ispirato nel suo adattamento cinematografico del 2005. 




Era più che ovvio che un titolo del genere avrebbe attirato immediatamente la mia attenzione e che non avrei resistito dal comprarlo immediatamente. 
So di aver atteso tanto a parlarne, ma...ormai mi conoscete. 

Sarò breve, anche perché ci troviamo davanti ad un piccolo libricino di poco più 100 paginette, a parlare troppo vi rovinerei la meraviglia della lettura. 

Ci troveremo a leggere una storia dalle radici intricate, infatti Enrico De Luca (che ha curato l'edizione e tradotto dal francese quest'opera) nell'introduzione ci fa una panoramica delle sue origini tedesche.
Eh si, sebbene gli autori e creatori fossero tedeschi, la sua traduzione fu quella più conosciuta e che portò per l'Europa questo racconto di inizio '800. 

Sempre De Luca in quelle prime pagine ci riassume brevemente una leggenda ebraica, chiamata "Il Dito". Una piccola chicca per gli amanti del genere e soprattutto per gli appassionati di Tim Burton che (come la sottoscritta) si sono lanciati su questo volumetto per il titolo che richiama una sua opera omonima. 
Seppur stesso titolo, non potrebbero essere più diverse. Infatti è lampante come la storia (ri)proposta da Burton abbia ispirazione da "Il Dito". Ovviamente la pellicola si stacca (con una meravigliosa critica sociale, che mescola vivi e morti in modo sublime), ma la base su cui poggia la storia è quella, non si scappa. 

Ma quindi "La Sposa Cadavere"? 
Merita la nostra attenzione ugualmente, non abbiate dubbi. 
Un racconto dalle tinte gotiche che si snoda come tanti altri simili di questo genere, portandoci in un racconto dentro il racconto: una compagnia di persone e fra queste una inizia a raccontare, ma dentro il suo racconto se ne nasconde un altro. 
Se fatta bene, non mi dispiace questa tecnica narrativa, che si sposa davvero bene con le storie di fantasmi di altre epoche, con stili lenti e intricati, che conducono il lettore a scoprire il segreto (perché c'è sempre almeno un segreto) pronto a rivelare la verità. 

Piacevole, anche se non troppo scorrevole. MA tenendo presente quando è stato scritto e cosa deve aver provocato ai tempi una narrazione del genere, trovo il tutto decisamente geniale. 

Mi stavo dimenticando un dettaglio essenziale. L'estetica. Si, devo quanto meno nominarla perché Caravaggio Editore ha fatto uno splendido lavoro, inserendo illustrazioni davvero molto belle che si sposano con la storia che si va a leggere. In più ogni pagina è ornata con una sorta di piccola cornice in alto e in basso. Forse superfluo, ma regala un tocco in più di eleganza al tutto. 
E il tutto senza spendere una cifra assurda, anzi. 

Come avrete capito, è un volumetto che consiglio di aver in libreria.

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