Opinione: Un Estraneo Al Mio Fianco, di Ann Rule



La storia vera di Ted Bundy, il più feroce serial killer americano, raccontata da chi l'ha conosciuto da vicino.

«Ann Rule racconta e cerca di dare una risposta alla domanda: che cosa ha creato un mostro?» - il Venerdì di Repubblica

«Ted è stato descritto come il figlio perfetto, lo studente modello, il genio, il personaggio bello come un idolo del cinema, una promessa del partito repubblicano, un assistente sociale di grande sensibilità, un avvocato promettente, un amico fidato, un giovane cui il futuro poteva riservare solo successi. È tutto e niente di tutto questo.»

Questa è la storia di un figlio affettuoso, di uno studente modello, avviato a diventare un brillante avvocato, di un uomo che ha salvato numerose persone lavorando presso un «telefono amico». Ma questa è, anche, la storia dell'assassino seriale più famoso degli Stati Uniti. Dell'uomo che, con inaudita ferocia, a un certo punto della sua vita ha cominciato a uccidere e ha continuato a farlo per vari anni, senza lasciare la minima traccia, tenendo in scacco la polizia di un intero Paese. E che ha assassinato almeno ventotto giovani donne, ma probabilmente molte di più. Questa è la storia di un killer e della donna che ha capito, all'improvviso, di conoscere quel killer, di essere stata sua amica per molti anni e di avere avuto, per tutto quel tempo, un estraneo al suo fianco.
Questa è la storia di Ted Bundy e di Ann Rule. Non avete mai letto una storia simile. E se, leggendo, sarete spinti a chiedervi: «Ma è davvero successo tutto questo?», sappiate che esiste un'unica risposta:« Sì».
Con 35 fotografie fuori testo. 




Inizio subito col dirvi che è stata una delle migliori letture (se non LA migliore, ma aspetto ancora qualche mese per tirare le somme) di questo 2024.
Lettura non proprio perché l'ho ascoltato, ma non riuscivo a staccarmi. 
Fra lo stile dell'autrice e la sua lettura, per me straordinaria, è risultato così interessante che sono corsa a recuperarlo cartaceo, che prima o poi (ri)leggerò. 

Prendiamola però con le pinze questa mia opinione, perché prima di tutto non credo che avrò mai le parole per poter spiegare quanto è stato bello in modi assolutamente diversi, portando a riflettere molto sulla questione delle apparenze e dei rapporti personali (infatti l'autrice bilancia in maniera assolutamente straordinaria i fatti, le ipotesi e la sua vita che si intreccia con quella di Ted, con tutto ciò che ne poteva poi derivare. Dopo mi spiegherò meglio). 

Si tratta di una lettura molto difficile, perché parla di crimini estremamente violenti che ci vengono raccontati come (si pensa che in alcuni casi) avvennero, quindi molto crudi anche se non si scende MAI nella pornografia gratuita del dolore. Altro elemento importantissimo che me lo ha fatto amare. 

Ci tengo a precisare che starò sul vago, per lasciare a chi non lo avesse letto la possibilità di scoprire leggendo l'escalation di violenza che travolse molti stati americani, di conoscere Bundy e come si arrivò a capire che quest'uomo, così brillante ed intelligente, riuscisse a nascondere ai più vicini una parte della sua vita così brutale. 

Proviamo a parlarne un po', partendo dal libro in sè, ovvero cosa racconta?
L'autrice già avvisa il lettore nelle primissime pagine
Questo libro (per lei) è stata un'avventura di anni, non semplice, e ci avvisa di ciò che troveremo fra le pagine, come il suo coinvolgimento, poiché il suo casuale incontro con Bundy e l'amicizia nata fra loro avrà influenze, per cui dovrà per forza parlarci della sua vita. 

Il tutto possiamo dire che ha un inizio alla fine degli negli anni '60, nonostante ci sia un breve riassunto della vita di Bundy fra il '46 e il '71 quando Ted e Ann si incontrarono la prima volta. 
Serve questo passaggio per far capire con chi abbiamo (in apparenza) a che fare, una persona giovane con alcuni traumi alle spalle ma molto intelligente e con voglia di studiare per prendersi delle rivincite, in particolare una passione per la legge e la voglia di diventare avvocato, cosa che diventerà piuttosto "seccante" per i tribunali anni dopo. 

Ma l'inizio a cui accennavo prima è l'anno in cui alcuni crimini particolarmente violenti vengono investigati senza collegarli inizialmente fra di loro e senza nemmeno aver una vaga idea che rappresentano una sorta di "base" verso ciò che verrà e con una rapidità così imprevedibile da lasciare completamente spaesati; per questi crimini "iniziali" infatti viene anche interpellata la Rule come una sorta di consulente per cercare di capirci qualcosa tramite occhi esterni, e lei nel romanzo inizierà a parlarne in modo dettagliato poiché, anche se ancora non lo sapeva, la sua vita e quella di Bundy avevano iniziato già ad intrecciarsi. 

(Nel romanzo) Commissionato quando ancora i crimini erano in atto, la Rule mette insieme gli elementi fra notizie che la stampa da al pubblico, quello che la stampa sa ed elementi che raccoglie grazie alle sue amicizie fra le forze di polizia, avendole coltivate negli anni quando era poliziotta, ma anche "ora" essendo una giornalista di cronaca nera e scrittrice. 
Ma allo stesso tempo ci racconta la sua vita, la sua conoscenza con Bundy e la sua di vita
Si, verso la fine prova ad immaginare cosa potrebbe aver dato inizio a tutto questo. Alcuni elementi sono lampanti al lettore, altri arriveranno alla fine scavando nel suo passato attraverso racconti dei familiari. La Rule si pone queste domande, si chiede come sarebbe potuta andare la vita di Ted, perché sicuramente era una mente estremamente brillante (per questo ha messo in atto così tanti crimini ed è riuscito a sfuggire alla giustizia per così tanto tempo), ma non arriva mai a giustificare ciò che fece in alcuna maniera. Nonostante ammetta che gli fosse molto legata e abbia faticato ad associare il criminale divenuto famoso come Ted al Ted che conosceva lei, anche quando alcuni dubbi iniziarono a venire a galla. E non fu l'unica. Alcuni ci scherzavano sopra, perché (ammettiamolo) l'idea di avere accanto un serial killer è così assurda da non prenderla in considerazione. 
Ovviamente non fu così per tutti, alcuni campanelli d'allarme fecero scattare segnalazioni, ma restiamo sul vago che non voglio rovinarvi la lettura. 

Il tutto ha un andamento lineare nel corso degli anni, ma come dicevo prima, Ann bilancia egregiamente i fatti (le indagini, le notizie,...) e la vita sua e di Ted. 

Ci sono infatti capitoli in cui vengono descritti i crimini, inizialmente le sparizioni di alcune ragazze nel nulla, di come il tutto fosse così casuale, improvviso, scioccante, da cogliere impreparate le forse dell'ordine, la stampa e i cittadini. 
Sparizioni di cui si racconta la modalità in uno stile descrittivo ma leggermente romanzato, che lo rende scorrevole nonostante i fatti non siano semplici da esporre in uno stile non troppo schematizzato, suppongo mescolando indagini, confessioni e supposizioni, poiché di alcuni elementi non vengono specificati se (e quando) se ne ottiene la certezza. 

Probabilmente la Rule ha ripreso in mano il tutto alla chiusura della storia (prima di pubblicarlo) e dato un ordine temporale con più elementi di quanti ce ne fossero all'epoca, per garantire meno caos al lettore e non ripetere sparsi vari elementi, ma senza andare "oltre" e rivelarci troppo. 
Ciò lo rende molto scorrevole e trattiene per scoprire cosa riusciranno a trovare. E, purtroppo, il cosa non ha permesso di evitare altri crimini. Banalmente (supposizione del lettore ovvia) il non avere un metodo comunicativo fra varie località o Stati, o il non collegare crimini simili allo stesso soggetto (anche quando era ancora ignoto); cosa che non ha agevolato solo lui in passato. Poi, per carità, l'assenza di una tecnica identificativa del DNA era uno svantaggio estremamente forte quando si ha a che fare con un criminale molto intelligente e scaltro. 

Comunque, dicevo, lascia comunque inalterato il corso delle investigazioni e ciò che lei sapeva (quando parla di sè al passato), ovvero la sensazione di terrore davanti a queste scomparse nel nulla. 
Sembra caotico detto così, ma leggendolo(/ascoltandolo) si ha molto chiara la separazione fra il crimine, le indagini e i pensieri della Rule. 
Un'autrice davvero straordinaria per come riesce a gestire il tutto, e di cui mi piacerebbe leggere molto altro di suo, ma che non è stata particolarmente tradotta. 

Una storia che ti trascina pagina dopo pagina, per capire come ha fatto (fisicamente) a compiere certe azioni e seguendo le indagini che sembrano sempre brancolare nel buio:
Bundy infatti era in grado di far scomparire la sua preda anche in mezzo ad una folla numerosa.
 
Intelligente, camaleontico, furbo, scaltro, manipolatore. 
Vive per molto tempo riuscendo a mantenere alte le apparenze e scampandola anche quando sembrava ad un passo dalla sua fine. 
A prescindere dalle risorse a disposizione dai vari agenti che si trovano ad aver a che fare con lui, è incredibile come manipoli non solo i conoscenti, amici e amori vari, ma queste stesse forze dell'ordine. In modi a volte così assurdi da non poterci impedire di dare a loro la colpa per determinati suoi crimini, evitabili se messe in atto certe azioni preventive. 
Specialmente verso la fine, quando non era più così lucido in alcuni momenti. 
In quel periodo il circo mediatico che ne ha fatto nascere, di cui lui era fiero e cercava di dare spettacolo volontariamente, ha dell'incredibile. Tenendo a mente che non erano ancora stati collegati in modo così evidente tutti i suoi crimini e molti americani non avevano sentito nemmeno di sfuggita il suo nome. 

Una persona che se non avesse ceduto nei vizi e avesse mantenuto lucidità, non sarebbe stata presa così in fretta (e parliamo di anni). Chissà cos'altro avrebbe potuto commettere.

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