BlogTour Il Rituale del Male: I Personaggi
Ciao a tutti e benvenuti in questa quarta tappa del BlogTour dedicato a "Il Rituale del Male" di Jean-Christophe Grangè dove conosceremo meglio i personaggi principali che sono presenti tra le pagine.
L'aria è malvagia sull'isola di Sirling, al largo della costa bretone. Un'aria salmastra, appiccicosa, in cui l'odore del mare si mescola alle immagini di un macabro rituale, al ricordo di un uomo, uno spietato serial killer dalla firma inconfondibile. L'Uomo Chiodo, però, ha smesso di colpire da più di quarant'anni. Nel 1971. A Lontano, nel cuore del Congo. Ma i segni di quei terribili omicidi emergono ora dal limbo del tempo in una base militare di fulgida tradizione. Il corpo di un giovane cadetto, dilaniato da un'esplosione, viene ritrovato all'interno di un bunker. I rilievi del medico legale non lasciano dubbi: il corpo è stato trafitto da centinaia di chiodi arrugginiti, gli organi asportati, gli arti orrendamente mutilati. A occuparsi del caso, stranamente, non è la polizia militare, ma la prestigiosa squadra Omicidi di Parigi, guidata dal comandante Erwan Morvan. Erwan è figlio di quel Grégoire Morvan che, proprio a Lontano, aveva messo fine alla scia di sangue dell'Uomo Chiodo, quello che sulle risorse minerarie del Congo ha costruito la propria fortuna e che ora, da una posizione defilata, comanda le leve della polizia francese. E mentre le vittime si moltiplicano e gli indizi si fanno via via più evanescenti, il fantasma dell'Uomo Chiodo torna a braccare i Morvan e a scuotere dalle fondamenta il buon nome di una famiglia in apparenza inattaccabile. Ben presto l'indagine costringe Erwan sulle tracce delle più oscure gesta di suo padre in Africa...
La storia gira intorno alla famiglia Morvan: padre ex poliziotto, madre sottomessa e tre figli, Erwan, Gaëlle e Loïc. Ci sono varie descrizioni in mezzo alle pagine, brandelli qua e là che dovremo scavare per trovarli e dare un aspetto ai nostri personaggi. Come carattere, sono ben definiti, lo si capisce presto e, andando avanti, Grangé regala sempre più sfumature per definirli.
L’illusione era perfetta: una rispettabile famiglia borghese che si riuniva tutte le domeniche. Ma dietro quelle apparenze si nascondeva una realtà assai meno edificante.
Il capofamiglia è Grégoire, un uomo imponente di sessantasette anni (un metro e novanta per centoventi chili) e che ha sempre sfruttato il suo potere, come poliziotto, per fare ciò che gli conveniva. Trasferito da giovane in Africa è riuscito a catturare un serial killer che terrorizzava Lontano, l'Uomo Chiodo, che gli è valso tanti meriti e il ritorno in patria. Negli anni ha accumulato favori, occupandosi del 'lavoro sporco', diventando una figura pericolosa, temuta ma rispettata da molti. Corrotto, spietato e che ora non esita a far tutto quello che è possibile per la sua famiglia
[...] dotato della forza di un toro e di una salute di ferro, negli ambienti informati era da tempo considerato il primo poliziotto di Francia, nonché il più discreto. Autodidatta, gauchista fino al midollo, dopo il ’68 era stato mandato in esilio in Africa. Ma, quando ormai sembrava che la sua carriera fosse finita ancor prima di cominciare, aveva arrestato in Zaire, da solo e senza mezzi, un serial killer detto l’Uomo Chiodo, che mieteva le sue vittime nella comunità bianca di una città mineraria del Katanga. Morvan era rientrato in Francia coperto di gloria. Aveva scalato i ranghi con Giscard e trionfato sotto Mitterrand. Commissario al 36 di quai des Orfèvres, aveva condotto con discrezione alcune missioni segrete per conto dello Zietto di Francia, assumendo a poco a poco lo status di intoccabile.
[...]
...aveva ucciso, rubato, intrallazzato, fatto la spia, ricattato... tutto nell’interesse della Repubblica. E questa era più o meno l’unica cosa che lo rendeva diverso da un delinquente comune. Nominato prefetto fuori regione all’arrivo di Chirac, aveva continuato la propria missione di sentinella del potere nella sede del ministero di place Beauvau. Squadra che vince non si cambia. Sarkozy l’aveva tenuto e, benché avesse ormai da tempo superato l’età della pensione, era rimasto anche con Hollande, mantenendo l’incarico di consulente del ministero degli Interni, senza peraltro comparire in alcun organigramma. Soprannominato per anni il Pasqua della sinistra, ricordava ora uno di quei vecchi ordigni bellici sepolti che non devono assolutamente essere toccati per evitare che esplodano.
Maggie, la moglie di Grégoire, la madre, ossessiva e dal passato di figlia dei fiori, che ha subito dal marito botte per tutto il matrimonio senza alzare le mani o divorziare. Una figura che rimane sempre 'di tappezzeria', perchè non danno mai dettagli su di lei. Anche alla fine quando vengono messi in discussione i ruoli in casa e chi sarebbe la figura più forte, lascia amaro in bocca perchè non viene detto nulla di più a chiarire i dubbi. Questa è la descrizione, l'unica, su di lei, che ne dia un'idea complessiva, anche riguardo il suo passato:
Maggie aveva una doppia personalità: quando il Vecchio era nei paraggi o anche solo quando pensava a lui, aveva il volto spaventato e gli occhi sembravano schizzarle fuori dalle orbite.
In quei momenti parlava con voce angosciata, tesa, sommessa. Ma esisteva un’altra Maggie, quella sorridente e perfino seducente. Una bella donna dalle labbra sensuali, spiritosa e rilassata. Alla seconda Maggie piaceva scherzare, farsi beffe dei valori borghesi, trovare sempre un lato comico in ogni aspetto del quotidiano.
Le due Maggie non avevano la stessa origine. La prima veniva dalle tenebre dell’Africa e pareva segnata da un passato che nessuno dei suoi figli conosceva. Una creatura di paura e laterite plasmata dallo stesso Morvan.
L’altra era il tipico prodotto della generazione hippie: libera, drogata, ribelle. Una ragazza con i fiori intrecciati fra i capelli e la testa piena di ideali. Maggie era stata un’icona della controcultura: profumo di patchouli, boubou africani e colonna sonora dei Pink Floyd del film More sulla quale ballava a seno nudo. Pareva che in Africa avesse anche suonato in un gruppo rock di sole donne: le Salamandre. Ora, figlia dei fiori imborghesita, era diventata vegetariana e buddhista, sosteneva i benefici del parto in acqua e si batteva contro la globalizzazione e il riscaldamento climatico. Era un’emanazione di tutto quello che più detestava il vecchio Morvan, sicario apolitico secondo il quale il mondo non era che un enorme canile in cui rinchiudere l’umanità.
Loïc, trentasei anni, il figlio di mezzo, sposato con due figli: Milla di cinque e Lorenzo di sette anni.
Un broker milionario con tanti scheletri nell'armadio: ex alcolista, cocainomane, e con il matrimonio praticamente finito con Sofia, una ricca donna italiana, che vuole portargli via i figli.
[...] enfant prodige della finanza, direttore di uno degli hedge fund più stimati di Parigi, che indossava soltanto completi da cinquemila euro e guidava un’Aston Martin V12 Vanquish costata più di trecentomila euro, si sentiva a casa in fogne come quella, luridi recessi dove i tossici si nascondevano per spararsi una dose. Un semplice ritorno alle origini. Perché erano quelle le sue radici: la droga. Ormai era quasi riuscito a uscirne («quasi» era la parola giusta, dal momento che stava aspettando il suo spacciatore sotto un binario sopraelevato del metrò all’angolo tra rue de Crimée e rue d’Aubervilliers), ma non aveva dimenticato gli anni bui della sua gioventù.
La sua figura principalmente serve per la storia 'parallela', nella quale lui avrà un ruolo vagamente importante, ma senza saperlo del tutto; manovrato dal padre anche in questo caso, che però torna in azione, per questa 'missione', per sistemare gli 'affari di famiglia', qualcosa nato prima ancora dei figli...
Gaëlle la sorellina più piccola, ventinove anni, con il sogno di diventare attrice e il 'coraggio' di fare tutto ciò che può per diventarlo.
Sotto una nuvola di capelli biondissimi nascondeva una faccia da scolaretta diligente. Volto ovale, zigomi alti, carnagione di un pallore diafano. Come Loïc, aveva ereditato la bellezza che un tempo era stata della madre. Indossava capi firmati, estremamente costosi, ma lo faceva con una noncuranza e un disinteresse che rasentava il menefreghismo.
Dopo un adolescenza difficile, il padre violento (mai con loro, ma l'atmosfera era pesante), diventata anoressica, per poi capire che il vero potere lo aveva tra le gambe....
Intelligente e sfrontata, si è data alla prostituzione usando la scusa della carriera, ma è l'esser di dispetto al padre che la porta su quella strada e a non voler smettere.
Gaëlle sapeva tutto di Nietzsche e Wittgenstein ma era anche una lettrice appassionata delle vite di Shakira, Mylène Farmer, Annette Vadim... Si sentiva una rivoluzionaria e allo stesso tempo una donna oggetto; frivola e intellettuale. Non aveva le idee molto chiare.
[...]
Compiuti diciotto anni, non aveva più toccato un soldo del padre. Aveva addirittura chiuso il conto in banca e se n’era fatto aprire uno nuovo, intestandolo a un’amica. In quel modo il bastardo non avrebbe potuto nemmeno farle dei versamenti. Era vero, faceva la puttana, ma solo per difendere la propria integrità morale.
Anche lei resta abbastanza marginale, devono correrle dietro perchè si è messa nei casini ed il padre non vuole che faccia la prostituta, ma andando avanti le indagini porteranno la pista ad incrociarsi con la vita della giovane.
E arriviamo all ultimo, ma non per importanza: mandando avanti le indagini sul ritorno dell'Uomo Chiodo e nonostante tutto fare molte altre cose per conto del padre Erwan resta la figura principale, o almeno il 'buono' della situazione; è il maggiore, quello che si è sempre preso cura dei fratellini minori, anche quando il padre picchiava la madre e loro si rintanavano sotto il tavolo, stringendoli a sè per farli sentire al sicuro
La droga e le marchette erano il modo in cui fratello e sorella reagivano al trauma subito da piccoli.
Ma anche lui ha subito traumi e come loro li porta dentro
«A quarantun anni, dopo un decennio di terapia e due ulcere, sono continuamente dall’osteopata e di notte mi devo mettere un apparecchio per i denti....
[...]
Un ricordo gli attraversò la mente: una bimba di quattro anni e un ragazzino di undici che cercavano rifugio tra le braccia del fratello maggiore, tutti e tre nascosti sotto il tavolo della cucina mentre i genitori litigavano. Sentiva ancora la sensazione delle piastrelle fredde sulla pelle e la parete vibrare sotto i colpi del Pasqua della sinistra. Mentre entrava in ascensore provò uno strano conforto al pensiero di non essere solo: Loïc e Gaëlle erano ancora avvinghiati a lui, sotto il tavolo, smarriti e terrorizzati.
...e continua tutt'ora a farlo.
[...] lui era sempre il solo a non abbassare mai la guardia, il solo a preoccuparsi di tutti. Sempre pronto a intervenire, a lottare contro le forze del male che imperversavano all’interno del suo clan. Era Cerbero, il cane degli inferi.
Quarantun anni, diventato poliziotto e poi comadante della Omicidi, gli viene incaricato di indagare su un incidente avvenuto in una 'scuola militare', ma si troverà faccia a faccia con un fantasma che mai avrebbe pensato di vedere:
Single, quattromila euro al mese, una routine quotidiana precisa come una dichiarazione dei redditi. Indossava completi Celio, leggeva «L’Équipe» e il suo unico vizio era concedersi una birra di tanto in tanto. Aveva anche altre passioni, molto più raffinate – musica classica, arte, filosofia... – delle quali non riusciva tuttavia a parlare con nessuno. Non che ne avesse voglia, comunque: questioni private. Si atteneva a quella che era la sua immagine ufficiale: il miglior comandante della Omicidi, un’altissima percentuale di casi risolti e numerosi premi a livello nazionale vinti come tiratore sportivo.
Direi di spendere due parole anche per la figura misteriosa del cattivo della situazione:
L'Uomo Chiodo, 'nato' in Africa, a Lontano, ossia Thierry Pharabot.
...un giovane ingegnere di origine belga, piantasse centinaia di chiodi nelle sue vittime, riproducendo le sculture sacre dell’etnia yombe del Basso Congo. Di come, nella sua follia, fosse convinto di proteggersi dagli spiriti maligni trasformando quelle donne in feticci. Di come, dopo mesi di ricerche, Morvan fosse riuscito a identificarlo e lo avesse braccato fin nel cuore della giungla, lungo le piste aperte dalle segherie.
Un giovane che terrorizzò quel paese fino alla sua cattura, torturando le sue vittime trasformandole in feticci magici che lo proteggessero.
[...] Morvan conosceva le regole. Non le aveva mai dimenticate. Il corpo feticcio doveva essere «purificato» per facilitare il passaggio dell’energia attivata dalle centinaia di chiodi. Sapeva anche che, secondo la tradizione africana, quella cavità conteneva senz’altro ciocche di capelli e unghie appartenenti alla persona da proteggere o alla quale si voleva fare una fattura. In questo caso, alla vittima successiva. Era una delle caratteristiche dell’Uomo Chiodo: trasformava un rituale sacro in un rebus perverso.
Ma il mistero resta: che fine ha fatto Pharabot? E' lui che è tornato ad uccidere? Si tratta di un emulatore? Un apprendista?
Le indagini avanzano in mille direzioni per capire cosa stia succedendo, anche scavando nel passato per scoprire di più su questa figura, diventata un fantasma.
Un libro non per tutti, ma decisamente un bel thriller....non voglio dilungarmi (anche perchè credo di averlo già fatto abbastanza), se vi interessa quì trovate la mia opinione completa.
Tutte le Tappe del BlogTour
1/12 Un lettore è un gran sognatore Post introduttivo: chi è Grangé
2/12 Il tempo dei libri Trama & Origine del romanzo
3/12 Strategie evolutive Incipit e commento
4/12 Viaggiatrice Pigra I personaggi
5/12 Every book has its story Scenario e ambientazione
6/12 Il colore dei libri Profilo storico e politico
7/12 My secret diary Focus On: Gregoire Morvain
8/12 Hook a Book I film tratti dai libri di Grangé
9/12 Leggere in Silenzio Dreamcast
10/12 The Imbranation Girl Tutte le Traduzioni e Copertine
11/12 Il Bianco e Il Nero Emozioni di una Musa Recensione
12/12 Diario di un sogno Recensione
13/12 AmaranthineMess Recensione
14/12 Le Parole Segrete dei Libri Audiolibro
15/12 Ladra di libri Recensione
16/12 Non solo noir I traduttori raccontano Grangé
17/12 Liberi di scrivere Lo Scrittore Stefano Di Marino racconta lo stile, la tecnica e l'arte di Grangé
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