Opinione: Il canto di Penelope, di Margaret Atwood



Dall'Ade, dove può finalmente dire la verità senza temere la vendetta degli dèi, Penelope, moglie di Odisseo, racconta la sua storia. Figlia di una ninfa e del re di Sparta, da bambina rischia di essere affogata dal padre, turbato da una profezia. Sposa di Ulisse, subisce le angherie dei suoceri, vede scoppiare la guerra di Troia a causa della sciocca cugina Elena, e dopo anni di solitudine deve respingere l'assalto dei Proci. Al ritorno di Odisseo assiste angosciata alla vendetta che colpisce le ancelle infedeli e perciò impiccate; e la morte di quelle fanciulle che le erano amiche la perseguita anche nell'Ade. Il romanzo riscrive il mito greco attingendo a versioni diverse da quelle confluite nell'Odissea, secondo un punto di vista femminile.

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Un libricino minuscolo che però ha suscitato immediatamente in me la curiosità di leggerlo. La Atwood è entrata fra le mie autrici preferite dopo “The Handmaid’s Tale” e “Alias Grace”, purtroppo sono rimasta delusa da “Per Ultimo Il Cuore”, e con questo mi sono lanciata per scoprire a quale fosse più similare, e se lo avrei amato od odiato.

Racconta la storia di Penelope, la moglie di Odisseo e figlia di una ninfa e del Re di Sparta. Parte accennandoci la sua infanzia, descrivendoci il suo carattere riservato, il suo essere una donna normale con una cugina (Elena) così bella da portare presto ad una guerra in cui verrà trascinato anche suo marito; arrivando al suo matrimonio dove viene messa in gioco ma il premio non è lei (non essendo così affascinante quanto Elena) bensì il suo ruolo, ovvero principessa di Sparta.
La vince Ulisse e lei scopre presto che quest’uomo è molto più di ciò che appare, con una mente molto scaltra e simile alla sua, con cui si troverà presto in sintonia.

Andranno ad Itaca dove per molti anni subirà le pressioni della suocera e della levatrice di Ulisse, costringendola a non fare niente, vista quasi come un’estranea. Sarà dopo lo scoppio della guerra di Troia e la partenza del marito che finalmente prenderà in mano la situazione, mantenendo la sua terra prospera grazie alla sua intelligenza.

Subirà l’affronto e le angherie dei Proci, che si stabiliranno a casa sua facendone loro dimora pretendendo che lei scelga qualcuno che diventi suo marito. Nemmeno suo figlio comprende in pieno la sua sofferenza ed il non saper come poter mandare via questi intrusi, ma riesce a tenerli a bada grazie alle sue ancelle a cui chiede di fare il doppio gioco e riportarle ogni cosa detta, oltre ad aiutarla a disfare il suo lavoro durante le notti.

Però ha un enorme rimpianto, poiché le sue ancelle vennero viste come traditrici ed uccise da Ulisse mentre lei era stata mandata in camera sua la notte del suo ritorno. Non ha fatto in tempo ad avvertire il marito e poi non ha il coraggio di rivelarlo, portando questo peso con se nella tomba e parlandocene solo “adesso” dall’Ade.

Una lettura veloce, abbastanza scorrevole, che speravo di regalasse qualcosa in più lo ammetto, ma tutto sommato non è malaccio. Se vi piace la Atwood o il tema trattato fateci un pensierino.

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