Opinione: Cenere, di Elisa Emiliani


Cenere è il racconto dell'estate in cui tre ragazze decidono di riprendere il controllo della propria esistenza. Ash alle prese con un padre sempre più distante, la Reba a cui servirebbero gambe funzionanti e Anna alla ricerca del suo amore perduto. Del resto, con il regime corporatista che incombe, cosa si può fare vivendo in provincia se cucinare cristalli o stordirsi di alcool non è più sufficiente? Le tre ragazze se lo chiedono spesso e inventano il Gioco. Una scappatoia, una strategia di sopravvivenza e l'unica possibilità che hanno per dare un senso a giornate di ordinaria disperazione. Nel frattempo, intorno a loro tutto si fa più oscuro: la morte della Gramigna, un prete scomparso, un marchio a identificare chi non vuole o non può allinearsi al pensiero dominante. Una storia di amicizia e di resistenza. Di quelle amicizie che a sedici anni ti riempiono le giornate e che insieme alla speranza di una rivoluzione sono tutto quello che serve quando sei giovane e ti senti immortale.



Credo che se lo avessi letto durante l'adolescenza lo avrei potuto adorare. 
Un linguaggio molto semplice che racconta la vita di tre ragazzine che vivono in una realtà corporatista (fascista) attraverso il punto di vista di una di loro. 
In questa realtà viene tutto controllato, una polizia squadrista porta chiunque non si adegui alle nuove leggi in prigione. Sempre se va tutto bene, perché i morti non sono una cosa strana. Anzi, forse meglio chiudere con la vita che finire in quei luoghi, con quella gente. 

Siamo in uno spaccato di Italia molto semplice, rurale, nella quale fra boschi, case diroccate, scuola e rifugi sugli alberi queste tre si danno coraggio e forza per andare avanti, cercando un modo per dare un bel colpo a questo sistema che già sta distruggendo loro la vita.
 
Ash (cenere), la protagonista attorno alla quale gira tutta la vicenda, riesce a stare a galla consumando quantità enormi di alcol e droga. Una ragazzina con il peso della mancanza della madre, unito alla preoccupazione costante del padre che non solo non vuole conformarsi, ma lotta contro il sistema, e potrebbe un giorno sparire dalla sua vita per sempre. 

Ma ha accanto delle amiche straordinarie. Più o meno, dai. Chi così giovane lo è? (o anche da grande)
C'è a Reba, con degli impianti robotici alle gambe paralizzate che le permettono ancora di camminare, la più seria del gruppo. Anche lei di famiglia che non vuole far parte del sistema, ma non in modo così forte come i rivoluzionari, ma ciò comunque porta disagi nella vita quotidiana e svantaggi economici, principalmente. 
E c'è Anna, spregiudicata, folle, impulsiva; figlia di corporatisti non si adegua ai genitori e segue la testa, ma più spesso il cuore, che la porterà a soffrire per amore. 
Ma si aggiungeranno altre voci, sia dal presente a raccontarci spaccati di questo mondo così estraneo seppur purtroppo dall'aspetto familiare (nel presente), che voci di ribellione che spuntano dal passato, insieme a rivelazioni riguardanti qualcosa di estremamente illegale che deve essere salvato assolutamente: i libri.

Voci di giovani che ci portano attraverso le loro giornate quotidiane, fra dolori, rancori, bisticci, risate e amore, sempre inseguendo il sogno di vivere libere e felici. 
Ragazzine che non hanno paura, o almeno non troppa, convinte che la libertà valga la probabilità di non arrivare vive alla fine di tutto. O per lo meno, all'inizio di qualcosa di nuovo.
Questo qualcosa è Il Gioco, come lo hanno chiamato. 
Qualcosa da creare e proteggere. Ma non solo per loro. Vogliono infatti dare occasione a chiunque di poterne godere e di unirsi a questa lotta che potrebbe ribaltare la situazione. O così sperano. 

Molto probabile che lo stile scelto dall'autrice, che si adatta perfettamente al modo di esprimersi di un adolescente, non mi ha permesso nel complesso di entrare nella storia totalmente e di dovermi staccare. Problemi che in quell'età sembrano tutto, agli occhi adulti mi hanno spesso annoiato, facendomi pesare alcuni capitoli, quando razionalmente e dopo aver finito il romanzo, non hanno nulla di sbagliato. 
Lo dico perché è stata la mia esperienza durante la lettura e quindi parte del mio giudizio soggettivo. 
Ma ammetto che è scritto bene, la storia è particolare, interessante, molti elementi ben descritti e pensati, ed il linguaggio, come le sensazioni ed i pensieri della protagonista (visto che è lei il filtro tramite il quale assistiamo a tutto) è giusto per questo tipo di storia. 

Insomma, se cercate un distopico tutto Italiano, decisamente originale, piuttosto imprevedibile, con personaggi che oltre a progettare rivoluzioni folli (come solo gli adolescenti possono fare) passano le giornate fra alcool, droga e musica (Johnny Cash) per superare le interminabili ore di veglia,...potrebbe fare per voi!

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