Opinione: Old Boys, di Samuele Fabbrizzi


Red Lick, Texas. Boe è un veterano del Vietnam che, a ridosso dei settant'anni, passa le giornate a ricordare con nostalgia i tempi andati, autocommiserandosi e maledicendo i dolori della vecchiaia. Vedovo e ormai in pensione, combatte la depressione a colpi di bourbon in compagnia di Larry, Nelson, Mal e Yang, ex compagni di reggimento con più acciacchi che medaglie al valore. Certi di aver appeso l'uniforme al chiodo, gli Old Boys si trovano tuttavia costretti a fare di nuovo squadra quando la nipote di Larry sparisce nel nulla. Le indagini approssimative condotte dallo sceriffo li portano al bosco di Red Lick. Saranno gli ultimi momenti di umanità prima di essere retrocessi a carne da macello. Ciò che li attende nel sottosuolo della cittadina è infatti un mattatoio gestito da esseri antropomorfi dove l'animale è padrone e l'uomo schiavo. Un posto oscuro in cui predominano torture e gemiti di dolore. Un Inferno che metterà a dura prova la forza interiore degli Old Boys fino a dividerli.

Un viaggio nella follia. 
Ma se avete già letto altro di Fabbrizzi, lo sapevate già. Ed è questa una delle ragioni che mi ha incuriosito (molto) alla notizia di questa pubblicazione, e ringrazio la Dunwich per avermelo fatto leggere.
Non sono nemmeno 150 paginette. Si divorano in qualche ora. Eppure lasciano molto al lettore, sopratutto un senso di disagio profondo che si muove fra "karma" e la natura umana più profonda.
I protagonisti di questa vicenda sono dei veterani del Vietnam
Vecchi, Texani, senza filtri né vergogna. 
Protagonisti atipici e quindi perfetti per una storia così particolare.

"soldati una volta, soldati per sempre" 


Ahimè, questo tormentone di Boe, che ci farà da voce principale, non può essere più vero. Attraverso i suoi occhi conosceremo gli Old Boys e andremo lungo quest'avventura fino ai cancelli dell'Inferno ed oltre. Larry, proprietario del bar in cui passano le giornate. Nelson, a cui la guerra ha portato via gambe e voce, ma che non si da per vinto. Mal, un malato di armi e l'elemento più instabile del gruppo, che ha perso un braccio ma qualcosa di peggiore gli è rimasto dentro. E Yang, un cuoco che finisce nella combriccola, nonostante non sia mai stato sotto le armi.

Perché quando inizieranno a scomparire delle persone, nella tranquilla cittadina di Red Lick, soprattutto la giovane nipote di Larry, saranno loro a muoversi per indagare e capire cosa stia succedendo. Alla faccia dello sceriffo incompetente, a cui Boe ha dovuto lasciare il testimone alla pensione.
Nessuno di loro però è preparato a ciò con cui si dovranno scontrare.

Parlavo di "karma" e lo fa anche Fabbrizzi, poiché uno dei temi principali è lo scambio dei ruoli. Ovvero, cosa accadrebbe se noi e gli animali fossimo scambiati di posto? Non solo nella catena alimentare, ma in tutto quello che la brama umana porta tante creature innocenti a soffrire e morire per qualcosa di decisamente superfluo.

Se uno ha anche solo una vaga idea di cosa fanno agli animali, si rende immediatamente conto dei paragoni che fa Fabbrizzi durante il romanzo. Sono lampanti. Sono angoscianti. Sono terribili. E in tutto questo, fanno da specchio alla realtà attuale.

Ma non c'è solo questo. Non è una "lezioncina" Veg per far cambiare idea alla gente. È semplicemente ciò che accade, mostrato senza velo, senza censura, senza niente che nasconda la realtà dei fatti raccontati, certo, in modo grottesco in questo romanzo (e capirete cosa intendo leggendo il romanzo, non voglio rivelare troppo).

Ma c'è anche la natura umana. Ciò che si nasconde dentro di noi, troppi di noi. Un lato oscuro, distruttivo, primitivo, più che animalesco, che quando viene a galla mostra tutto l'orrore a cui potremmo dar vita.
Alcuni frammenti avrebbero dovuto shockarmi eppure quasi me lo aspettavo. "Si sente" che l'uomo reagirebbe così. E comunque fa male.

Un viaggio spietato in un mondo oscuro, capovolto, con i protagonisti meno probabili... eppure funziona alla grande.
La scrittura di Fabbrizzi lo rende vivido, come guardare uno splatter alla televisione. Ti immagini ogni scena, in modo quasi cristallino. Una lettura bella e forte, anche se davvero breve.
Un peccato enorme la chiusura che tronca il tutto di botto, mettendo la parola fine in poche righe.

Resta comunque un romanzo molto interessante, che vale la pena leggere. 
Non solo horror fine a sé stesso (che ci può anche stare eh!), ma con un sottotesto che porta a riflettere.
L'autore mi sorprende sempre in positivo e sono curiosa di leggere altro di suo.
Nel frattempo, se vi ispira, fatevi tentare e leggetelo. 
Non credo proprio che ve ne pentirete.

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