Intervista a Valentina Capaldi

Ho scoperto quest'autrice grazie a Watson Edizioni che mi ha permesso di leggere il suo ultimo libro:  
Dopo Cinquecento Anni, molto originale e bello (domani la mia opinione sul blog!);
E mi ha permesso di fare alcune domande a Valentina...ma iniziamo con la sua presentazione e la trama del libro:


Valentina Capaldi vive in provincia di Padova.
Con la 0111 Edizioni, nel 2008 ha pubblicato il thriller Il tesoro della Città Eterna, e nel 2010 il fantasy Elfo per metà.
Il cigno e il lupo, sequel di Elfo per metà invece è un’autopubblicazione.
Con Edizioni Scudo ha pubblicato Il segreto dell’ambasciatore, un romanzo di genere heroic fantasy, e per Watson Edizioni a novembre è uscito il fantasy storico Dopo cinquecento anni.
Gestisce un blog dove s'interessa di letteratura emergente italiana, soprattutto di genere fantasy (www.valentinacapaldi.blogspot.com).


 


http://www.amazon.it/gp/product/B01BL18X4Q/ref=as_li_ss_tl?ie=UTF8&camp=3370&creative=24114&creativeASIN=B01BL18X4Q&linkCode=as2&tag=viaggiatricep-21La storia ha inizio nei primi anni del Cinquecento e ruota attorno a Rakgat e Tighe, i protagonisti principali del romanzo. Il primo è un demone privato dei suoi poteri dalla vendetta di una strega e condannato a vagare per sempre sulla Terra con il corpo di un essere umano; il secondo invece è un ragazzo tramutato, da un'altra strega, in un nano gobbo e deforme. I due stringono un patto per aiutarsi l'un l'altro a spezzare i rispettivi incantesimi. Dopo essersi vendicati delle streghe, abbandonano la cittadina inglese dove si trovano per andare alla ricerca del Guardiano, il demone che potrà ridare a Rakgat i suoi poteri. Aiutati da Coemgen, uno strano demone con la capacità di mutare forma e ossessionato dalla bellezza, i due giungeranno fino all'America Latina, nella terra dei Mexicas. Purtroppo la loro ricerca si rivela infruttuosa e cinquecento anni dopo gli stanno ancora dando la caccia. Ma alcune cose sono cambiate in tutto questo tempo e la natura demoniaca di Rakgat comincia a vacillare. Infatti, quando lui e Tighe trovano una neonata in una chiesa, il demone decide di tenerla con sé.  
 
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Parlaci un po' di te…
Ciao, grazie per l'ospitalità.
Io ho studiato giurisprudenza, ma ho una grande passione per la narrativa che mi ha portato, negli anni, ad approfondire lo studio del settore editoriale.
Gestisco un blog del tutto indipendente dove mi occupo da anni di narrativa emergente italiana, sopratutto di genere fantastico (www.valentinacapaldi.blogspot.com). L'idea comune è quella di considerarla spazzatura (spesso sento persone che denigrano la letteratura di genere, se è italiana poi figuriamoci!) ma, se si sa cosa e dove cercare, si possono trovare perle di rara bellezza.

Com'è nata la passione per la scrittura?
Non me lo ricordo esattamente; so che mi è sempre piaciuto e sono sempre stata abbastanza portata per la prosa, tanto che già alle elementari ricevevo molti complimenti per i temi. Probabilmente questo ha gonfiato il mio orgoglio e mi ha portato a continuare a scrivere.
La verità, però, è che prima che per la scrittura ho la passione per la lettura e credo che questo mi abbia portato a scrivere: il desiderio di leggere le storie come piacevano a me. E, se nessuno te le scrive, devi pensarci da solo.

So che hai scritto altri libri, questo in cosa si differenzia?
Il mio esordio è stato un thriller, abbastanza scemo ma molto divertente. Poi ho virato verso il fantasy, che è il genere che prediligo, e quindi dopo due fantasy classici e un heroic fantasy è arrivato “Dopo cinquecento anni”. Questo romanzo si differenzia dagli altri per il fatto che è di ambientazione storica e, quindi, ha un setting realistico. È ambientato nel nostro mondo e nella nostra storia. Inoltre ha la particolarità che il protagonista è un antieroe, perché tutto sommato è lui quello più cattivo tra tutti i personaggi.

Da dove è nata l'idea per questo libro?
Questo romanzo è nato diversi anni fa come racconto per un concorso. L'idea di base, la domanda da cui sono partita, era: che cosa accadrebbe se una bambina umana venisse cresciuta da un demone? Non chiedetemi come mi è venuto in mente perché non me lo ricordo! Fatto sta che, alla fine, avevo un raccontino di 25 pagine word che comprendeva quella che attualmente è la seconda parte del romanzo, con dei personaggi che avevano alle spalle un vissuto di cinquecento anni. Mi è venuta subito la voglia di raccontare questo passato, e così è nato il libro.

È stato difficile da scrivere?
Abbastanza. La parte storica mi ha richiesto un paio di anni di ricerche e ricordo di essere arrivata a
un punto in cui mi sono bloccata per mesi perché non sapevo proprio come far arrivare i personaggi nel Nuovo Mondo! Quando devi restare nei confini già tracciati dalla storia è tutto più complicato. Come potevo far sì che un demone squattrinato e un nano armassero una nave per conto loro che li conducesse in America? Non mi veniva in mente nessuna soluzione verosimile, e così alla fine ho risolto il problema in altro modo. Costruire un romanzo non è mai facile, ma penso che i romanzi storici siano i peggiori di tutti perché devi confrontarti con un sacco di dati immodificabili.

La storia si svolge dal 500 ad oggi ed è ricca di dettagli: questa parte del lavoro, per dare realismo alla storia, è stata "noiosa" per te?
No, noiosa non direi. Lunga, come dicevo prima, ma comunque affascinante, sopratutto per la parte ambientata tra i Mexicas (cioè gli Atzechi). Ho seguito abbastanza pedissequamente il resoconto del viaggio di Cortés a opera di uno storico del XIX secolo, Wilian H. Prescott. Quel libro mi ha fatto scoprire cose molto interessanti sulle civiltà precolombiane, e penso che il mio stupore emerga in alcune parti del romanzo, come per esempio il dettaglio dell'idolo a forma di croce in cui i personaggi s'imbattono su un isola dei Caraibi, oppure la vastità dell'impero atzeco. Scrivere i romanzi storici è faticoso, ma ne vale sempre la pena per le cose che s'imparano, tanto è vero che ripeterò l'esperienza andando ad approfondire, stavolta, la costruzione della ferrovia e la conquista del West, un periodo che mi affascina moltissimo.

Hai preso varie ispirazioni riguardo i demoni, più forse dall'ideologia cattolica (angeli caduti).…
Sì, di base l'idea è quella cattolica, ma ho mischiato varie ideologie. Un po' per par condicio, un po' perché essendo i demoni un'invenzione ho pensato che prendere un po' di qua un po' di là avrebbe reso il quadro più completo. Perciò ci sono demoni della mitologia indiana (il vetala, una sorta di vampiro), mediorientale (i ghoul), una spruzzatina di cabala ebraica, un po' di mitologia celtica (il Bucca) e molta classicità greco-romana (l'antagonista ha la forma di un Minotauro e c'è un passaggio in cui si citano i fauni). La verità, però, è che tutto il romanzo è un gran calderone di trovate e tante cose le ho inventate di sana pianta. Del resto è un fantasy.

A volte si tende a mettere qualcosa di sé in ciò che si scrive...Cosa c'è di te in questo libro?
Di me personalmente non credo tanto. Ci sono romanzi in cui metto più della mia personalità, sopratutto negli ultimi che sto scrivendo, ma “Dopo cinquecento anni” l'ho pensato più come narrativa d'intrattenimento che come sorta di auto-introspezione.
Però c'è la citazione, anche se non esplicita, della mia storia preferita, Alice in wonderland. Credo che in alcuni passaggi il sense of wonder sia ampiamente sviluppato.

I protagonisti sono molto interessanti, anche se diversi tra loro.... Come li hai creati?
Beh, il demone protagonista, Rakgat, è stato semplice. È un demone intrappolato in un corpo umano, il che comporta una certa amoralità, molta furia bestiale e un cocente desiderio di vendetta. È il classico personaggio creato dal contesto, anche se poi ho lavorato sulla sua evoluzione, che si vedrà nella seconda parte del romanzo.
Tighe non lo so come mi è venuto in mente, ma è stato costruito come contraltare di Rakgat (la voce della coscienza, in realtà. Una sorta di grillo parlante).
Il personaggio più interessante, almeno per me, è Coemgen, che è un demone vanesio e molto particolare. Devo ammettere che lui è l'incarnazione di ciò che dicevo prima, ossia la citazione di Alice in Wonderland, anche se per la sua figura mi sono ispirata un pochetto anche al misterioso conte di Saint-German.
In generale, comunque, io non sono il tipo di autrice che si fa le schede dei personaggi prima di
cominciare a scrivere; troppo lungo e noioso (già perdo giorni sul canovaccio della storia). Mi segno le linee guida del carattere, ma poi lascio che le personalità vengano plasmate dagli eventi.

A quale ti senti più legata?
Un po' a tutti, in verità. Come dicevo, Coemgen mi piace molto, ma penso che sia Tighe quello che tiene su il romanzo.
Hai creato un mondo che potrebbe facilmente avere dei seguiti, ci avevi mai pensato o resterà unico?
Sì, ci ho pensato, ma per ora resterà unico. So che si presta molto ad avere degli spin-off, dato che cinquecento anni di storia sono tanti (mi piacerebbe scrivere Rakgat e Tighe alla corte di Napoleone), ma mi sto dedicando ad altri progetti.

Vuoi dire qualcosa a chi ci legge?
Di leggere scrittori italiani! Bisogna saper cercare, eh, perché c'è tanta fuffa, ma come dicevo prima è anche possibile trovare delle perle. Consiglio di cominciare a rivolgersi verso autori pubblicati da editori non a pagamento, che quindi fanno una selezione, e poi scegliere ciò che ispira di più. Ora gli ebook hanno risolto anche il problema del prezzo. Una volta le persone non rischiavano di spendere 15-20 euro per un esordiente sconosciuto, ma adesso per un paio di euro un piccolo salto nel buio si può fare.
E, una volta letto il libro, lasciare una recensione da qualche parte nel web (Anobii, Godreads, Amazon, IBS…), perché i libri degli esordienti si vendono attraverso il passaparola!


Vi ricordo ancora che domani la mia opinione riguardo Dopo Cinquecento Anni sarà pubblicata sul blog, 
non scappate! :P

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