Opinione: L'Invenzione del Suono, di Chuck Palahniuk


Una sorprendente e inquietante riflessione sulla mercificazione della sofferenza e sul pericoloso potere dell'arte.
Gates Foster ha perso sua figlia, Lucy, diciassette anni fa. Da allora non ha mai smesso di cercarla. All'improvviso, un nuovo scioccante sviluppo gli fornisce il primo indizio su quella drammatica vicenda in oltre un decennio. Questo potrebbe significare che finalmente Foster è sul punto di scoprire la terribile verità sulla sua sparizione. Nel frattempo, Mitzi Ives si è guadagnata una grande fama tra i rumoristi, gli artisti che, foggiando suoni sempre più coinvolgenti, conferiscono ai film di Hollywood la loro autenticità. Usando le stesse tecniche segrete di suo padre prima di lei, è diventata un'esperta nel settore dei suoni che si accompagnano alla violenza e all'orrore, e ora è ricercatissima nel mondo degli studios proprio per questa sua straordinaria capacità di creare urla tanto agghiaccianti da sembrare reali. Com'è inevitabile, ben presto Foster e Ives si troveranno in rotta di collisione e le conseguenze di questo fatto rischieranno di mettere a nudo tutta la terribile violenza che si nasconde sotto la facciata scintillante e apparentemente perfetta di Hollywood. L'invenzione del suono non è solo una storia magistralmente sopra le righe, ma è anche una sorprendente e inquietante riflessione sulla mercificazione della sofferenza e sul pericoloso potere dell'arte, e ci regala un Palahniuk all'apice dei suoi sinistri e affascinanti poteri di geniale stregone letterario.


Ancora non posso credere di aver scoperto questa novità il giorno dell'uscita, nè che nessuno ne parli. Capisco che Palahniuk non è per tutti, ma c'è davvero troppo silenzio.
Smetto di lagnarmi, ok....

Andiamo alla storia, ma faccio una premessa: l'ho letto mettendoci davvero troppo tempo, stanca dopo giornate a lavoro. E credo che tutto questo abbia influito sull'esperienza di lettura. Anche se, probabilmente, resta un romanzo sottotono di Palahniuk; quasi qualcosa di già letto di suo, anche se c'è tanto di originale ed interessante.

A renderci ardua la lettura ci sono i due punti di vista principali che si intersecano senza troppe spiegazioni o preamboli: da Gates improvvisamente ti ritrovi a leggere di Mitzi, e viceversa. Un po' caotico inizialmente, ma ci si fa presto l'abitudine.
I due sono molto diversi fra di loro ma inevitabilmente le loro vite si intrecceranno.

Gates è un uomo distrutto. Da diciassette anni non si da pace per aver perso di vista sua figlia, che da quel momento è scomparsa nel nulla. Non vuole accettarne il possibile decesso e si è dato come missione la sua ricerca, e nel frattempo scovare i possibili colpevoli di azioni simili, per farli arrestare. Cosa che però non gli riesce molto bene, portandolo a rendersi spesso ridicolo e aumentando la sua rabbia verso la società che non comprende il suo dolore o i pericoli che possono attendere i bambini.

Mitzi è una giovane donna di successo. Ha imparato il mestiere di suo padre e lo porta avanti con prestigio, essendo molto richiesta come rumororista, in particolare per quanto riguarda gli urli per i film dell'orrore. Riesce a creare suoni così agghiaccianti da esser molto ricercata e creare competizione per le sue opere.
Una donna schiava ormai dell'alchool e delle pillole, che butta giù per andare avanti, fra fin troppi blackout che spesso si provoca volontariamente per sopportare ciò che deve fare.

Una storia che parte con dei presupposti e finisce per portare il lettore lungo una strada folle, caotica ed imprevedibile. Come solo Palahniuk ci ha abituati.
Non una delle migliori dell'autore, ahimè. 
Quando si inizia ad intuire qualcosa, si perde parecchio ed è un peccato.

Ci sono molti dettagli che però lasciano un colpo al lettore, arrivando improvvisi e quasi caotici, permettendo a chi legge di collegare alcuni puntini, ma facendolo anche "stranire" diciamo, riempiendogli la testa di "se": se quella cosa fosse successa prima? se quel personaggio avesse agito in modo diverso? se avesse capito l'importanza di quella cosa?
Non voglio scendere nei dettagli, ma sono particolari che avrebbero cambiato drasticamente gli eventi se affrontati in modo molto diverso e lasciano il lettore...confuso e preoccupato, perchè in effettivo sono cose che possono succedere quotidianamente e potrebbero capitare anche a noi, quindi ti chiedi "cosa avrei potuto sapere ed invece...?".
Lo so, lo so, senza spiegare "cosa" intendo è davvero difficile farvi capire la sensazione che si può provare. Ma spero di esserci riuscita almeno un poco.

Mi sto scervellando per trovare qualcosa di cui parlarvi, ma la storia va letta e scoperta, pagina dopo pagina, svelando i misteri e segreti che nascondono i protagonisti e/o le persone attorno a loro.
Questa è una delle parti più interessanti della lettura, che Palahniuk rende alla perfezione, facendoci credere alcune cose, per poi portarci alla verità che è totalmente diversa da quella che ci aspettavamo. 

Un finale che, però, mi ha lasciato l'amaro in bocca. 
Troppo veloce, rapido verso la chiusura, non sono riuscita a capire davvero "tutto" ed elaborarlo. Ci sono dettagli che appaiono ma marginalmente, anche se importanti, e questo lascia il lettore a colmare certe cose da solo. 
Nel complesso una lettura particolare e molto originale, anche se alcune parti è davvero...troppo. Molto probabilmente lascerò passare del tempo e lo rileggerò, magari cogliendone alcuni frammenti che mi sono sfuggiti. Spero. 

Ringrazio la Mondadori per la copia da poter leggere.
E appena possibile lo recupererò, per averlo cartaceo nella libreria.

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