Opinione: Avrai I Miei Occhi, di Nicoletta Vallorani


È inverno a Milano, la più fredda delle stagioni, nella più desolata delle città. Ma non c’è mai una stagione giusta per indagare su un mucchio di cadaveri di donne abbandonato come spazzatura alla periferia dei campi industriali.
Donne? Persone? O piuttosto cavie, cloni, cose? È quello che si chiede Nigredo, chiamato a investigare, a cercare una verità, e quindi ad attraversare i muri che dividono, separano, proteggono Milano dal deserto civile in cui la città è immersa.
Ma quando c’è un muro, c’è sempre qualcuno capace di valicarlo, e Olivia a bordo del suo taxi lo sa bene. Lei conosce Nigredo da tempo. Il loro legame è molto più profondo di quanto lui si immagini.
Olivia e Nigredo, anime gemelle, sopravvissuti a tempi migliori, a tempi diversi, non sono pronti ad arrendersi all’età e alla devastazione che li circonda. Vivono quasi sospesi ancora in cerca di attimi di bellezza, e di un’idea di giustizia diversa da quella immaginata dal Potere.

Tra noir e distopia, la fantascienza di Nicoletta Vallorani si muove elegante ed esplosiva tra le crepe di una città reduce di un’epoca che ne ha decretato il collasso.
Milano è morta. Viva Milano.


Le cicatrici sono importanti. Ti ricordano il tempo, che non passa senza lasciare segni. Ti ricordano che ogni momento è prezioso. Non si vive per sempre, anche se certe volte è pesante perfino esistere per un solo minuto.

Partiamo dal presupposto temporale che questo romanzo avviene dopo Eva
L'ho letto prima, su consiglio dell'autrice, poiché mi ha garantito che non sono collegati strettamente, sono due storie che avvengono una dopo l'altra cronologicamente, ma nulla più.
Ci sono riferimenti al primo romanzo, ma si può leggere anche senza averlo mai aperto
Questo ve lo garantisco anche io, seppur, personalmente, a fine lettura ho recuperato immediatamente anche Eva...

Ci troviamo in una Milano futuristica, non troppo lontana dai giorni nostri eppure qualcosa ha profondamente cambiato...tutto. Mura e confini continuano a modificare la città, separando i ricchi da chi non lo è. Vediamo questo secondo mondo, dove non esistono più case, ci si arrangia come si può dormendo ovunque.
 
In questo caos ci ritroviamo a fare i conti con Olivia, la voce narrante che ci parlerà di sé e di Nigredo, portandoci insieme a loro lungo un'indagine che li travolgerà:
corpi di cavie vengono ritrovati in mucchi, sempre più spesso. 
Una quantità che non è normale. E sembra che qualcuno voglia metter tutto a tacere, bloccando le indagini a riguardo. 

Come dicevo, Olivia ci farà principalmente da voce, spesso parlando anche per Nigredo. 
Una scelta strana, che capiremo solo andando avanti nella lettura; è solo così che si può sfondare la facciata di questa donna eccentrica e capire cos'ha davvero dentro.

L'indagine è qualcosa che capiterà casualmente a Nigredo e che spingerà i due protagonisti ad immischiarsi in qualcosa che deve essere fermato, ma anche tenuto segreto. 
Viene sfruttato questo espediente per parlare di altro, di molto altro. A volte solo citato casualmente fra i mille pensieri di Olivia, o le riflessioni di Nigredo. 
Sono tante le tematiche, alcune sbattute in faccia al lettore, altre che forse nemmeno io ho intravisto. 

Si cerca sempre di rendere utile quello che altrimenti ti ucciderebbe

Piaciuto, mi è piaciuto. Ma...
Eh si, ci sono diversi "ma" che mi hanno infastidito e rallentato la lettura, in particolare l'inizio del romanzo.
 
Prima di tutto lo stile. Molto lento, poetico direi. Con cui, ahimè, io cozzo molto.
È stato comunque interessante da leggere, e sono riuscita ad arrivare alla fine poiché ad un certo punto la storia mi ha catturato e mi ha condotto alle ultime pagine.
Piacevole eppure difficile.

Un mondo che viene abbozzato ed è praticamente impossibile da immaginare, e questo può creare fastidio. Intendiamoci, io odio le storie dove pagine e pagine di inutile world building allunga il brodo.
Ma qui ci sono dettagli, spesso interessanti, lasciati a sé che danno vaghe sensazioni di questa Milano futuristica, distrutta e spaccata da mura che dividono in base alla ricchezza, senza però lasciare al lettore immagini mentali in cui vivere la storia.
Credo sia una scelta voluta. 
Come l'assenza totale delle descrizioni fisiche dei vari personaggi, come dei protagonisti.

Mi sono sentita avvolgere costantemente in una densa nebbia. 
È stato strano.
Un male? Non lo so.

Tirando le somme, direi "mah".
La storia di base è molto particolare ed interessante, ma si sente la mancanza di qualcosa.

Il mio scontro personale con questo stile è stato...interessante. 
Fuori dalla mia comfort zone. 
Lento, molto astratto, poetico. Non saprei come altro definirlo.
Inizialmente disturba, ma quando ci si abitua non ci si fa più caso.

Non lo consiglierei a chiunque.
Ci sono parecchi Trigger Warning riguardo la violenza, di cui adesso sorvolo solo per evitare spoiler involontari. Ma se siete sensibili, meglio evitare.

Se però non avete questi problemi e cercate qualcosa di molto particolare, vi suggerirei di dare una chance al romanzo. 
Potrebbe colpirvi parecchio con la sua originalità.

Nel frattempo ho recuperato Eva per capire se in quel romanzo ci sono le risposte a tutti i "ma" e le risposte alle domande che mi hanno assalito durante la lettura. 
Vi farò sapere. Spero presto. 

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