Opinione: Oliva Denaro, di Viola Ardone


Io non lo so se sono favorevole al matrimonio. Per questo in strada vado sempre di corsa: il respiro dei maschi è come il soffio di un mantice che ha mani e può arrivare a toccare le carni.

È il 1960, Oliva Denaro ha quindici anni, abita in un paesino della Sicilia e fin da piccola sa – glielo ripete ossessivamente la madre – che «la femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia». Le piace studiare e imparare parole difficili, correre «a scattafiato», copiare di nascosto su un quaderno i volti delle stelle del cinema (anche se i film non può andare a vederli, perché «fanno venire i grilli per la testa»), cercare le lumache con il padre, tirare pietre con la fionda a chi schernisce il suo amico Saro. Non le piace invece l'idea di avere «il marchese», perché da quel momento in poi queste cose non potrà più farle, e dovrà difendersi dai maschi per arrivare intatta al matrimonio. Quando il tacito sistema di oppressione femminile in cui vive la costringe ad accettare un abuso, Oliva si ribella e oppone il proprio diritto di scelta, pagando il prezzo di quel no. Viola Ardone sa trasformare magnificamente la Storia in storia raccontando le contraddizioni dell'amore, tra padri e figlie, tra madri e figlie, e l'ambiguità del desiderio, che lusinga e spaventa, soprattutto se è imposto con la forza. La sua scrittura scandaglia la violenza dei ruoli sociali, che riguarda tutti, uomini compresi. Se Oliva Denaro è un personaggio indimenticabile, quel suo padre silenzioso, che la lascia decidere, con tutto lo smarrimento che dover decidere implica per lei, è una delle figure maschili più toccanti della recente narrativa italiana.

Proposto da Concita De Gregorio al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione: «Per la potenza della voce della protagonista, che ci parla da un tempo e da un luogo in cui la parola libertà, per una giovane donna di sedici anni, era da inventare. Per la forza del racconto corale di un paese di Sicilia che custodisce la matrice di caratteri e dinamiche certamente arcaici, ma tuttora presenti nel comune sentire e capaci di retroilluminare l'origine del nostro senso comune. Per il pudore, la riconoscenza e la grazia con cui rende omaggio alla storia di una donna realmente esistita, celebre e vivente, che pur essendo fondamento e simbolo di emancipazione ha scelto di condurre il resto della sua esistenza nel riserbo e nella discrezione. Per il rispetto che le porta. Per la forza letteraria del romanzo, per l'assenza di retorica edificante, per la freschezza e la precisione dello sguardo. Per la capacità di orchestrare dialoghi e silenzi, di dare corpo al pensiero inespresso. Un romanzo che non si può non amare, non si può non portare Oliva Denaro per sempre con sé.»

Ho finito da pochi giorni questo romanzo e devo dire che tutti i pareri positivi a riguardo che ho sentito sono veritieri. Questa storia ti scivola dentro per restare. 
La scrittura dell'autrice riesce a rendere questa storia che tratta un argomento orribile, rendendo omaggio ad una donna (e la sua famiglia) formidabile, con una bravura e senza mai scendere nel morboso. Le pagine si divorano e non si riesce a staccarsi, fino alla fine di tutto.

Ammetto che questo libro mi attraeva e mi spaventava, infatti ho aspettato a comprarlo e quando poi l'ho avuto fra le mani è finito in libreria ad attendere. Fortuna ha voluto che lo trovassi su Audible e le poche ore di ascolto mi spingessero a buttarmi.

Ora lo rileggerei dalla prima pagina, pronta a segnarmi una quantità di passaggi che durante l'ascolto mi hanno colpito, per poterli evidenziare e tenere. La trama, se non la conoscete, si ispira a una storia vera. Oliva è un omaggio a Franca Viola, la prima donna ad aver rifiutato il matrimonio riparatore e portato il suo rapitore e s7upra7or3 in tribunale per aver giustizia. Una storia assurdamente recente (avvenuta negli anni 60), poiché solo negli anni 80 questo sarà tolto dal codice civile come legge (il matrimonio riparatore), e solo negli anni 90 lo s7upr0 sarà reato contro la persona e non contro la morale.

Oliva, come Franca, è una giovane che vive in Sicilia negli anni 60, ha 15 anni, e riceve attenzioni non desiderate da un uomo. Nonostante sia cresciuta con insegnamenti rigidi su cosa debba fare una donna e cosa no per seguire le regole della società (così da diventare una brava moglie, brava madre, brava donna), tutto ciò non le serve a nulla. Le malelingue non si fermano e sono pronte a giudicare ogni piccolo errore, anche quando non c'è. Tutti osservano tutti. Tutti parlano. E quando la giovane viene rapita perché quell'uomo ha deciso che deve essere sua, per il mondo è già così. Non è solo la legge, è la mentalità.

Fortunatamente Oliva ha accanto una famiglia che la sostiene e le resta accanto quando sceglie di non abbassarsi a queste regole ingiuste che le sono obbligate per quei tempi. Denuncia. Lo porta in tribunale. Anche se potrebbero aver (e avranno) tutti contro nel paesino.

Non penso di aver fatto spoiler, poiché quella di Franca è una storia famosa e che DEVE esser conosciuta, o almeno esser stata sentita anche solo una volta per caso.

Una storia che fa male leggere e che, come dicevo, l'autrice bilancia molto bene raccontandoci i cambiamenti di come viene vista una ragazza, e come deve comportarsi, dalle prime mestruazioni che la renderanno definitivamente donna. Insegnamenti che l'accompagnano per tutto questo percorso, alcuni anche per lei insensati ma che rispetta. Trovandosi poi ad essere giudicata come colpevole per un gesto atroce commesso senza alcun suo consenso in merito. Nonostante avesse fatto tutto "giusto", come sua madre le aveva insegnato.

Un libro che va letto. Senza dubbio. Da tutti.
Bello, scritto molto bene, che porta a conoscere un frammento della storia del nostro paese e di una donna che assieme alla sua famiglia furono (estremamente forti e coraggiosi, ed) un elemento importantissimo per iniziare a metter su un cambiamento riguardo una legge ingiusta ed antiquata.


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