Opinione: IT, di Stephen King

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In una ridente e sonnolenta cittadina americana, un gruppo di ragazzini, esplorando per gioco le fogne, risveglia da un sonno primordiale una creatura informe e mostruosa: It. E quando, molti anni dopo, It ricompare a chiedere il suo tributo di sangue, gli stessi ragazzini, ormai adulti, abbandonano la famiglia e il proprio lavoro per tornare a combatterlo. E l'incubo ricomincia. Un viaggio illuminante lungo l'oscuro corridoio che conduce dagli sconcertanti misteri dell'infanzia a quelli della maturità.


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 Da quando hanno annunciato l'uscita del nuovo film, dicendo che a Settembre sarebbe stato nelle sale di tutto il mondo, ho iniziato a dirmi che lo dovevo rileggere.
Nessuna domanda. Nessuna incertezza. LO AVREI FATTO.

E' uno di quei libri che vanno letti e riletti nella vita, ed era giunta l'occasione (ottima) per farlo.
Così quando mi hanno tirato dentro (le mie swappine) per una (ri)lettura, non me lo sono fatto ripetere. Beh, per dire la verità si, perché ho aspettato un po' prima di incominciarlo, ma una volta preso il via non mi sono più staccata e non volevo nessun'altra lettura di mezzo che potesse rovinarmi questa storia.
(Infatti ora sto aspettando che loro finiscano per poterne parlare...e fremo! Sperando piaccia a tutte)

L'ho letto con calma, assaporandone molti aspetti, ma (ahimè), come per i nostri protagonisti, la storia è troppa e già inizio a scordarmi alcuni dettagli, anche se vorrei tenerli stretti al cuore per sempre. Sarà un segno del destino quello di rendere IT così enormemente bello da volerlo rileggere ogni tot anni.

Ammetto che alcuni dettagli mi sono tornati in mente quasi come il momento in cui li stavo leggendo.
In particolare i primi capitoli, che (ricordo) scorrevano in una giornata calda di quasi estate, in coda dal dottore, dopo la scuola....e cosa meglio di IT per superare le ore di lunghissima attesa?!
Questo lo ricordo chiaramente.
Come il finale. Non so perché, ma sapevo cosa stavo per leggere. Quello prima mi si era come cancellato dalla mente e mi ritrovavo e leggere come la prima volta, tra l'affanno di scoprire cosa sarebbe successo sentendo le pagine finire ed il non voler chiudere questo libro....ma quel pezzo: limpido come il sole.

Ma torniamo alla storia!!!
Se è il libro simbolo del nostro Re c'è un motivo: è semplicemente incredibile!
Un mattone, al primo sguardo, che sembra ostico da leggere, ma quando viene chiuso si sente che la storia è troppo vasta ed il romanzo troppo breve.
Se ne vorrebbe di più (eh si, noi lettori siamo una razza ingorda e mai contenta).


Si muove abilmente tra il loro passato e loro presente, tra il 1958 e il 1985.
Così lontani da noi, eppure con temi quasi attuali, anche se i tempi sono cambiati e molto.
27 anni separano queste storie ed i loro protagonisti che, per una promessa infantile, si ritrovano a Derry, dove sono cresciuti, per affrontare un nemico comune che (purtroppo) non erano riusciti a scacciare da ragazzini.
Però tutto comincia un pochino prima, nell'autunno del 1957, quando George Denbrough si trova a far scivolare nell'acqua dei canali una barchetta, rincorrendola lungo i marciapiedi allagati della città.
Un gioco innocente, qualcosa di semplice che però finisce in tragedia perché quel giorno George si spegnerà per sempre a causa di un crudele mostro che abita sotto il suolo di Derry.
Ci vorranno mesi, ma quando Bill, suo fratello, capirà chi (o meglio, cosa) ha ucciso il suo fratellino, inizierà un percorso da cui non potrà tornare indietro; insieme ad altri ragazzi che, come lui, hanno incontrato questo mostro e sono sopravvissuti.

Sette bambini, riuniti da qualcosa di misterioso e sconosciuto, che li ha spinti ad incontrarsi e a fare gruppo, a sfogarsi e a creare un legame di amicizia indistruttibile.

Bill, Ben, Beverly, Richie, Eddie, Mike, Stan:
Il Club Dei Perdenti.

 
 
La loro storia incomincia dall'ultimo giorno di scuola nell'estate del '58.
Ben Hanscom, un ragazzo emarginato a causa del suo peso, si trova a dover scappare dal bullo della scuola, Henry Bowers, per salvarsi la vita e finisce nei Barren (un territorio sporco e selvaggio, quasi un canale che scendeva dalla strada principale per un lungo tratto, con alcuni sbocchi di fogna e un "fiume" che lo percorreva). Lì incontrerà Bill (Tartaglia, per via della balbuzie) Denbrough e Eddie Kaspbrak (piccolo, fragile e malatuccio).
Da quell'incontro casuale inizieranno a stringere una forte amicizia e ad iniziare a giocare sempre di più in quel luogo, "marcando" quel territorio come loro.
Si uniranno presto anche Richie (Boccaccia) Tozier (un piccoletto con gli occhiali e la lingua troppo svelta) e Stan (L'Uomo) Uris (ebreo e molto rigido).
Per poi aggregarsi l'unica ragazzina, Beverly Marsh. E per ultimo, come se lo avessero sentito, Mike Hanlon (l'unico ragazzino di colore della zona).

Ad unirli non solo l'amicizia sincera e vera, ma qualcosa di più, un terrore profondo.
Perché la cosa che ha ucciso George (IT), sta uccidendo ancora e tutti si sono trovati ad averci a che fare, riuscendo per un pelo a salvarsi la vita. C'è qualcosa di molto profondo in questo.
Un legame quasi magico, per cui decideranno di farsi forza a vicenda per trovare il modo di ucciderlo e farla finita.

Ma la bellezza del romanzo non sta solo nella storia di questa "caccia al mostro", perché King sa benissimo che i mostri non si nascondono solo sotto il letto, acquattati nel buio, in attesa.
I mostri sono intorno a noi! Sempre.
Sono il padre che picchia la figlia, la violenza psicologica di una madre, il bullo che aggredisce i più deboli, il voltarsi di una o più persone di fronte ad un crimine....
King mette tutto questo e ci fa pensare molto, perché questo male (nel romanzo) proviene da IT ma lo alimenta, lo protegge,...





E sarà una delle ragioni per cui dopo 27 anni Mike chiamerà ognuno di loro per ricordargli che tutto è ricominciato, che devono tornare a Derry; facendogli tornare la memoria riguardo quell'estate e la loro amicizia, persa nel tempo e dimenticata, perché il mostro sta uccidendo di nuovo e loro sono gli unici a poterlo fermare.






Come già dicevo, la bravura di King nel muoversi tra il presente ed il passato, vedendo tornare a galla i loro ricordi e riscoprendoli insieme a loro, mentre viaggiano verso "casa".
Per una promessa. Per l'ultima volta. Anche se non sanno nemmeno se ne usciranno vivi.

Cresciuti, cambiati, di successo, eppure ognuno che si porta dietro i segni della sua infanzia dimenticata, e spesso portandosi dietro i propri demoni, mai sepolti.

Un viaggio nel tempo, che li obbligherà a fare i conti con loro stessi e a confrontarsi con il terrore, visto in maniera diversa dall'infanzia, perché nessuno pensa seriamente di morire quando è piccolo.
E con un'enorme svantaggio che potrebbe esser loro fatale.

Un libro straordinario e che DEVE essere letto almeno una volta nella vita.
Un "piccolo" capolavoro che regala uno spaccato di un mondo e dei suoi protagonisti, senza censure e senza vergogna, tra paura e risate, tra terrore e amore, e amicizia profonda e vera.
Ora lo rimetto sulla mensola, ma so che mi mancherà molto.
Di sicuro lo rileggerò, ma non aspetterò 27 anni per farlo, e anche di questo sono sicura!

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