Opinione: Il Volto Dell'Assassino, di Amy McLellan


Di chi ti puoi fidare quando ti sembrano tutti sconosciuti?
In seguito a un drammatico incidente, Sarah ha cominciato a soffrire di un disturbo neurologico molto particolare: ha perso in parte la memoria, ma soprattutto non riesce più a riconoscere i volti delle persone. Da allora vive con la sorella vedova e con il nipote. Fino a quando, una sera, qualcuno si introduce a casa loro e, mentre Sarah guarda la televisione, la sorella viene pugnalata a morte. Sarah accorre sentendo delle grida provenire dalla cucina, e vede un uomo accanirsi sul corpo della sorella. Ma lei sa che il ricordo di quel viso si perderà per sempre nella nebbia della sua mente e che arrivare capire cosa è successo sarà un'impresa praticamente impossibile. Eppure deve provarci...

Ahimè, una lettura che non mi ha lasciato niente di particolare, anche se pensavo avesse una base interessante ed originale...ma andiamo con ordine.

La protagonista è Sarah, una donna di mezza età che una ventina di anni prima, dopo un incidente, ha iniziato a soffrire di un disturbo neurologico piuttosto strano e poco conosciuto: non riesce a distinguere i volti delle persone. Ed insieme a questo, ha perso i ricordi di qualche anno prima dell'incidente.
Per tutto questo lungo tempo ha vissuto con la sorella che l'ha accolta in casa sua. Nonostante il suo handicap ha aiutato (per quello che poteva) a crescere il nipote, poiché la sorella è rimasta vedova poco prima della sua nascita. Tutto procede di routine, fino ad una sera quando Joanna non viene aggredita da un uomo che entra in casa loro. Sarah assiste al suo omicidio e sopravvive, scoprendo ben presto che sarà la prima sospettata e un'altra cosa più inquietante: l'aggressore si è fatto vedere, quindi sapeva del suo disturbo.

La base da cui parte la storia è interessante, veloce, e mette molte curiosità al lettore.
Viene alternato il passato al presente di Sarah, permettendo di avere una visione sugli ultimi vent'anni di quella che era diventata la sua vita.
Purtroppo però la trama si arena spesso, diventando noiosa. Vengono date pochissime notizie interessanti e ci si ritrova a non sopportare questa donna.
Malata, sola, confusa e molto arrabbiata, ma che sembra non voler trovare alcun modo per sollevarsi ed andare avanti, per trovare una sua strada.
In poche parole: insopportabile. 
Più andavo a fondo nella storia, più la trovavo irritante e a tratti diciamo "piagnona", poiché si è completamente lasciata andare nella sua autocommiserazione mista a scatti d'ira. 

L'autrice ci mostra sia da un lato cosa può portare via questa malattia, per esempio scopriremo che la sorella si è adeguata con un abbigliamento piuttosto eccentrico per farsi riconoscere da Sarah. Ci darà una panoramica (ma troppo vaga) di ciò che scatena in lei questo disturbo, legato sicuramente ad una rabbia mai elaborata del tutto ed un senso si impotenza che vanno a braccetto; poiché senza Joanna lei non avrebbe nulla: ne casa, ne soldi, ne cibo,... 
Per mio gusto però, tutto questo è la minoranza fra le pagine. C'è troppo di superfluo e noioso che accompagna tutto ciò, rendendolo poco scorrevole. 

Abbiamo finalmente qualcosa di interessante dopo metà romanzo, quando alcune rivelazioni capovolgeranno ciò che sapevamo. Ovviamente non posso dirvi cosa. Alcuni erano abbastanza prevedibili, poiché viene lasciato un sentiero enorme che ci conduce ad essi: basta un poco di logica, e ci si arriva. 

Un finale prevedibile che mi ha decisamente delusa e ha confermato la mia opinione generale. 

Non vorrei sconsigliarlo, ma è molto probabile che se amate romanzi molti ricchi di fatti, eventi che si susseguono veloci, novità che si accalcano,...non fa per voi. 
Io pensavo che il disturbo della protagonista lo rendesse interessante, invece (come ho già spiegato prima) tutt'altro. Un grande peccato!



Ringrazio Corbaccio per avermelo fatto leggere in anteprima. 

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