Opinione: L'Ultimo Giorno di un Condannato a Morte, di Victor Hugo


Trent'anni prima del grandioso "I Miserabili" Victor Hugo scrive un altro capolavoro, meno noto ma non per questo meno importante: L'ultimo giorno di un condannato a morte. Un uomo di cui non si conosce il nome nè la colpa affida a fogli trovati qua e là nella sua cella il racconto dei giorni e delle ore che, con il loro inesorabile trascorrere, lo conducono alla ghigliottina. Dalla proclamazione della sentenza capitale agli ultimi attimi che precedono lo spalancarsi delle porte del Palazzo municipale di Parigi verso la Place de Grève, le sue parole descrivono l'incubo che è stato - e che ancora è - la realtà di migliaia di uomini, condotti alla morte per mano della "giustizia". La sua disperazione è interrotta solo per brevi momenti da barlumi di infondata speranza in una grazia che non arriverà e da fantasticherie su un passato lontano; speranze e ricordi che non fanno che rendere ancora più vivido e intenso il suo dolore. Una struggente e poetica condanna alla più inumana delle condanne, letta per il Narratore audiolibri da Jacopo Venturiero.

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Premetto che l'ho ascoltato tramite Audible e (purtroppo) non è riuscito a coinvolgermi.
Credo che ritenterò tramite il cartaceo, per scoprire se è lo scritto in sé a non avermi dato emozioni così intense ma solo blande riflessioni, o magari è stato solo dovuto tutto all'ascolto magari superficiale.

In ogni caso, due paroline su quest'opera che ha un valore profondo.
Parla della pena di morte, attraverso gli occhi di un condannato.
Non sapremo ne il suo nome, ne la sua colpa. Solo che è stato giudicato colpevole e lo aspetta la ghigliottina. Attraverso i suoi scritti ne seguiremo il percorso nel carcere, fino ad arrivare al luogo dove verrà eseguita la condanna.
Ci parla del suo processo e del suo "giocarsi tutto" in modo arrogante, rischiando la pena che pensava non sarebbe mai arrivata. Ci sono alternanze fra diversi pensieri. Ci narra alcune sue giornate. Ci parla della speranza di vedersi data la grazia.
Ci parla di rabbia, pensando alla figlia, poiché è ben conscio che il suo crimine e la sua fine ricadranno anche su di lei, piccolissima ed innocente. Questo è uno dei punti che mi hanno coinvolto di più, perché (ancora oggi) si tende a far ricadere le colpe sui famigliari, qualunque esse possano essere. Cosa ingiusta e davvero stupida.

In ogni caso, come ho già detto, ho il cartaceo di "Contro la Pena di Morte", che contiene anche questo scritto di Hugo. Molto probabilmente lo rileggerò per cercare di capire meglio e farmi un idea migliore.
Credo che comunque valga la pena provarci, a leggerlo e/o ascoltarlo, un tema (purtroppo) ancora attuale ed ancora molto dibattuto, su cui è innegabile l'inutilità, poiché non rappresenta alcun deterrente.

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