Opinione: Più Donne Che Uomini, di Ivy Compton Burnett

 

In una prospera cittadina inglese a inizio Novecento, un grande istituto femminile è diretto da Josephine Napier, un generale ingioiellato: alta e austera, un viso regale, «vestita e pettinata in modo da esibire i suoi anni, anziché nasconderli». Impeccabile in ogni gesto e in ogni parola, è il punto di riferimento imprescindibile per tutti, le studentesse, il corpo docente e i suoi familiari: il marito Simon, oscurato dalla personalità della moglie, il figliastro Gabriel, il fratello Jonathan, vedovo calato nel ruolo dell’anziano zio e amante segreto ma non troppo di Felix Bacon, giovane sfaccendato. Al gruppo si unisce presto Elizabeth, una vecchia conoscenza di Josephine che viene assunta come governante e porta con sé la figlia Ruth. Le giornate sono scandite da una serie di rituali obbligati e da dialoghi in cui si dice tutto e niente, botta e risposta infiocchettati che in realtà nascondono universi interi. Finché un tragico evento inaspettato fa precipitare ogni cosa, dando vita a una reazione a catena che sconvolgerà le vite di tutti e porterà a galla il lato oscuro di ognuno di loro. Nessuno è chi dice di essere, e dietro alla spessa patina del codice vittoriano si nascondono segreti celati per intere esistenze. Verranno fuori tutti, uno dopo l’altro. Pagine indimenticabili e soppesate perfettamente, in cui l’umorismo pungente si mescola con la tragedia, e le piccole interazioni quotidiane con i grandi drammi della vita.         

Sono rimasta piacevolmente sorpresa nel ritrovarmi davanti un romanzo "vecchio", qualcosa di riesumato dal passato e che, grazie alla Fazi, rivede la luce dopo molto tempo. Infatti pensavo fosse qualcosa di recente, una novità, ma mi sono sbagliata alla grande e a veder la data di prima pubblicazione sono rimasta a bocca aperta. 1933.
Da noi tradotto solo negli anni 50.

Questo romanzo porta bene i suoi anni ed ammetto che non mi ero nemmeno così accorta della sua età mentre lo avevo iniziato a leggere. Certo, lo stile era molto lento e descrittivo, ma per come la storia prende vita, potevano esserci altre spiegazioni.
Ho cercato altro di questa autrice e ho notato con dispiacere che non c'è molto di vagamente recente, un romanzo del 2009 ed uno del 1996, il resto direi quasi introvabile, un peccato vista la penna tagliente che potrebbe piacere, se fosse più conosciuta.

Ma torniamo un attimo al romanzo.
Come avevo accennato, l'inizio è molto lento. Presenta prima di tutto i vari personaggi che saranno protagonisti e altre voci corali che parteciperanno spesso alla narrazione.
Riapre un grande istituto femminile e le insegnanti fanno ritorno dopo le vacanze.
Per prima conosceremo Josephine Napier, la direttrice. La vediamo accogliere sue vecchie conoscenze: Theodora Luke, Maria Rosetti, Emmeline Munday e la signora Chattaway. Ed una nuova insegnante, molto giovane ma decisa ad iniziare, Helen Keats.
Basterà poco per iniziare a comprendere che dietro la loro gentilezza ed i modi raffinati si nascondono menti acute, pronte a giudicare ed a scattare per ferire l'avversario (amico o nemico che sia).

Ci sarà uno stacco per farci conoscere anche gli uomini che faranno capolino durante la narrazione.
Jonathan Swift, fratello di Josephine, che vive con il suo "pupillo" Felix Bacon, che per vent'anni gli è stato accanto, diventando ormai un uomo maturo e che vive di ciò che gli passa il padre, che però decide di mettere un freno a questa liquidità "obbligandolo" a prendersi la responsabilità di lavorare (facendolo finire nell'istituto di Josephine ad insegnare).
Conosceremo Gabriel, figlio di Jonathan ma cresciuto da Josephine, un ragazzo giovane che sembra sempre trattenuto dalla zia che con la scusa dell'età non gli permette di crescere. E Simon, marito di Josephine, che appare dimesso e tranquillo rispetto alla moglie, che prende sempre il controllo della situazione.

Dopo queste premesse, ha inizio il romanzo vero e proprio.
Vi dirò, io mi sono spaventata dalla mole di nomi da dover ricordare e capire "chi era chi", ma fortunatamente una volta preso il ritmo, la narrazione scorre così bene che si entra in questo mondo di gentile apparenza, dove tutti hanno il loro ruolo e presto le varie posizioni si consolidano, rivelando lentamente l'intricata trama che l'autrice vuole raccontarci.
Dietro tutto questo c'è (come in altri romanzi dell'epoca) un "sottile" velo di ironia mescolato alla critica. Per me che non "mastico" bene questo genere a tratti è stato un pochino difficile cogliere le varie sfumature, ma si è rivelata una lettura interessante ed anche divertente a tratti.

Un duecento paginette che sono davvero ricche. Oltre le presentazioni, anche il resto del romanzo è molto pieno di fatti, che si susseguono rapidi e fitti, nonostante l'arco temporale sia di un annetto circa. Al centro di tutto Josephine, che porta avanti l'istituto ed intorno a lei gravitano così tante persone (parenti, amici, insegnanti) che finisce per essere il fulcro di molte vicende.

La particolarità della narrazione è che, senza stravolgere lo stile, lentamente iniziamo a vedere dietro questo velo di giochetti di parole che sembra ognuno faccia. Sempre più facilmente queste persone ci vengono mostrate per come sono davvero, buttando giù quella maschera e rivedendo le azioni che hanno compiuto sotto altra luce. Come quelle che compiranno.
E' un "gioco" che appare davvero leggero e semplice per come i suoi "partecipanti" lo portano avanti:  riesce a rendere le stoccate più feroci, come carezze; le menzogne travestite così bene da apparire verità; manipolazioni così sottili, da far credere colpevole la vittima.

Oltre a questo, ci sono tante piccole frecciatine alla società. Una delle centrali è sicuramente l'istituto femminile e i suoi insegnanti. Un uomo è più importate di una donna a ricoprire la cattedra di insegnante? Se insegna a delle ragazze perde il suo tempo, che invece potrebbe essere usato meglio se ad imparare da lui fossero ragazzi?
Una piccola chicca "femminista" nascosta fra le pagine, anche se resta ai margini nonostante qualche frase lanciata ad arte. Infatti molti credono di sprecare soldi ad insegnare alle ragazze. Come a sprecare il talento di insegnanti uomini in istituti del genere.

Insomma, breve, intenso e molto bello.
E ve ne parlo da profana, per chi ama questo genere e stile troverà molto di più in queste pagine, che credo apprezzerà ritrovando sfumature che io ho perso, senza volerlo.
Una novità davvero interessante che esce oggi: se vi incuriosisce, approfittatene subito.

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