Opinione: Il Caffè della Luna Piena, di Mai Mochizuki



Un romanzo magico, che unisce la saggezza orientale al fascino arcano delle stelle. Un viaggio alla scoperta di sé, per imparare che per ritrovare la strada a volte basta chiudere gli occhi, in attesa della prossima luna piena. 

 A volte, ma solo nelle notti di luna piena, tra le vie di Kyoto o in riva al fiume appare un caffè molto speciale: è una roulotte gestita da un eccentrico chef, un grande gatto tigrato esperto di astrologia, e da altri due felini suoi aiutanti, e si manifesta sul sentiero di chi si sente perso. In questo caffè non è possibile ordinare ciò che si vuole, sono i gatti a decidere cosa offrire ai propri clienti. Il menu prevede incredibili bevande e deliziosi dolci in grado di consolare i cuori affranti degli avventori. Ed è lo chef in "persona" a sedere al tavolo con loro per aiutarli a capire, attraverso la lettura della carta astrale, dove si sono smarriti. Fra una tazza di latte stellare e un pancake al burro del plenilunio, assaporando un gelato al chiaro di Luna e Venere, incontriamo Serikawa, che dopo una folgorante carriera da sceneggiatrice è diventata una scrittrice di videogiochi frustrata e infelice, incapace di risollevare il proprio destino; Akari, che ha amato l'uomo sbagliato e ora non sa immaginare un futuro accanto a qualcun altro; Megumi, alle prese con un'importante scelta lavorativa, e Mizumoto, che incontra nuovamente dopo molti anni il suo primo amore. 




Cercavo un libro coccola e l'ho trovato.
Coi gatti poi! Irresistibile.
Senza troppe aspettative, ho iniziato ad ascoltarlo e mi è piaciuto, anche se non da impazzire.

Abbiamo a che fare con le vite di alcune persone, diverse fra loro, ma le cui vite sono intrecciate in un modo strano, riguardante il loro passato. Ma anche nel quotidiano, infatti queste persone si intrecceranno e si "scambieranno" la parola fra loro nell'alternarsi delle varie storie.
Stanno tutti affrontando dei brutti periodi, devono prendere decisioni oppure si sentono distrutti dalla vita, da qualche insuccesso, e hanno proprio bisogno di una spinta che arriverà, inaspettatamente, dal Caffè della Luna Piena. Un luogo magico, senza fissa dimora, dove non si ordina ma viene creato dallo chef quello che ai clienti serve.
Ah, dimenticavo, lo chef è un enorme gatto tigrato!
Ci saranno anche altri aiutanti, sempre dei felini, molto arguti e simpatici. E si parlerà di astologia, di come questa influenzi la vita quotidiana e la crescita personale, o tutt'altro in alcuni momenti.
Ho adorato il finale quando ci si ritrova come a chiudere un cerchio e si scopre come mai in particolare vengano scelte queste persone che si conoscono, per essere aiutate. Mi ha stretto il cuore!
Scontato no, forse troppo dolce,...ma l'ho trovato molto carino e azzeccato. Vorrei dirvi qualcosina in più, ma non trovo le parole per non rovinarvi la sorpresa.

C'è un grande MA di cui devo parlare, perché ci sono rimasta troppo male nell'ascoltarlo.
Ho notato una cosa: fa capolino fra le pagine un personaggio che dopo un po' si capisce essere una donna trans. 
Il problema (enorme problema) è che ci si riferisce a lei un po' coi pronomi femminili e un po' coi pronomi maschili! 
Non ha senso. 
Prima di tutto confonde il lettore, ma in particolare dopo che racconta, brevemente, la sua storia non dovrebbero più esserci assolutamente questi scambi di pronome da frase a frase. 
Invece continuano.

Ho trovato diverse persone che hanno riscontrato la stessa problematicità (mentre moltissime altre o non l'hanno vista, oppure hanno sorvolato dal farla notare. Temo la seconda e la cosa mi fa piuttosto schifo). 

Confrontandomi in particolare con una ragazza, appassionata di cultura orientale, mi ha spiegato che sicuramente il testo originale era così, poiché ci sono ancora enormi problemi a riguardo, sul come trattare le persone trans.

La cosa che mi ha infastidito di più, dopo aver capito i perché legati al testo oeiginale, è stata la decisione di non mettere alcuna nota (nella nostra edizione) per dire tutto questo. 
Anche solo spiegando la scelta di mantenere il testo identico all'originale, chiarendo però che questa persona è una donna trans e quindi i pronomi da usare correttamente sono quelli femminili. 

Insomma, non si può fare uscire un libro con delle pagine del genere senza un briciolo di spiegazione al lettore; da una CE che, tra l'altro, si fa tanta pubblicità e sfrutta queste tematiche per il proprio tornaconto, puntando sull'essere inclusiva, moderna, ecc ecc...
Si, ok, sappiamo benissimo che è per marketing e basta, ma nemmeno una cura per i testi che traducono e il lettore che se li trova in mano, visto che non sono poi così economici...

Si, ok (pt2), sappiamo anche che non c'è così tanta cura, visti certi "scivoloni" che continuano ad esserci.

Non so voi, io inizio a stufarmi. 

Croste, di Jessica La Fauci [Instagram Post]

Opinione: Croste, di Jessica La Fauci


Nina rifiuta l’avanzare del tempo: i corpi in corsa verso il disfacimento, le pesche marce, l’intonaco che si sfalda. Eredita una cantina ma non sa che farsene di quella stanza stipata di scaffali che arrugginiscono. Ci trova dentro scarti, memorie fisiche e psichiche che non le appartengono, ma che portano il suo stesso corredo genetico. Nina ha perso un amico, una gatta, un ragazzo e soprattutto il senso della continuità; eredita la cantina come si eredita una mancanza. Nina ha la testa piena di parole che non riescono a comporre la risposta ai suoi tanti interrogativi, né a identificare un momento da cui far partire il tutto. In una vita in cui gli inizi sono il momento più felice, c’è sempre un prima, a volte mai vissuto, a cui si dovrebbe guardare con nostalgia. Usando una scrittura affilata e cristallina La Fauci costruisce una trama frammentata, in cui frantumi di vita diventano oggetto di un’analisi quasi clinica, rivelando l’estraniazione della protagonista nei confronti dell’esistenza. Croste è un processo di bonifica, un libro sulle cose che marciscono, le cose di cui non ci si è presi cura, la lacuna che deve essere abitata. 




Libro totalmente fuori dalla mia capacità di capirlo e parlarne. 
Mi incuriosiva molto la trama e, trovandolo usato, mi ci sono lanciata senza indugiare.
Il problema è arrivato durante la lettura.
Non che sia brutto, ma è molto molto particolare.

Ci troviamo nella vita di Nina, una donna che ci regala frammenti dei suoi ricordi senza una logica, senza una sequenza temporale. Ci sentiremo a disagio e allo stesso tempo (se siete come me) compresi da questo modo di vivere fuori dagli schemi.

Perché a Nina non importa degli altri. Non è cattiva: lei sta stare da sola. 
Lo ha imparato da sempre, fin da piccola. 
Occupa poco posto, non si intromette, si scansa ed evita tante situazioni. 
Riflette molto e parla poco. Vive ai suoi ritmi e nelle sue "stranezze". 

Ci racconta pezzi di sé, confusamente, caoticamente, portandoci a faticare per starle dietro.
Si alternano quattro parti, in cui prendono parola anche quelli che sono i suoi migliori amici, che la vedono così strana e particolare, eppure nonostante a volte provino fastidio per questo, le vogliono bene. Non sarebbe lei se fosse diversa, più attenta, più "banale". 
Amici che hanno seguito percorsi più lineari, convenzionali: lavoro, matrimonio, casa, figli,... Mentre lei non sente pressioni e si ferma alle piccole cose, quelle a cui non bada nessuno.

Un romanzo estremamente breve, seppur difficile.
Non saprei come classificarlo.
Ammetto di aver faticato nel leggerlo, seppur mi sentivo rappresentata in parte da questa figura così particolare. Lento, caotico, confuso.
Fatico sempre con questi generi di letture, seppur mi affascino molto. 
Difficile collocarli, difficile capirli. 
Nonostante lascino alle spalle qualcosa che ti sementa dentro.  

Maleficium, di Martine Desjardins [Instagram Post]

Opinione: Maleficium, di Martine Desjardins


"Lettore, hai tra le mani una versione riveduta ma non purgata del mitico Maleficium dell'abate Savoia (1877-1913), sacerdote sacrilego di cui poco si sa, se non che finì i suoi giorni rinchiuso in un monastero dopo essere stato misteriosamente assordato. Sappi che la lettura di quest'opera deleteria potrebbe provocare un certo disagio nelle anime pure, eccitare i sensi o risvegliare desideri inconfessabili, e che cedendo al suo fascino rischi di incorrere nella scomunica. Sei avvisato. Martine Desjardins ci offre un affresco barocco in otto dipinti, un invito a viaggiare ai limiti del piacere e della sofferenza. Un'opera rara, profumata di fantasia, esotismo ed erotismo, veicolata da un linguaggio sontuoso. Mai il peccato vi è sembrato così irresistibile.

Il celebre e funesto Maleficium, scritto dall’abate Jérôme Savoie, è un libro maledetto. Custodisce i segreti di sette uomini, vittime di strane e inesorabili sciagure, recatisi a cercare nel confessionale orecchie disposte ad ascoltare il racconto della loro malasorte e a implorare salvezza per le proprie anime insudiciate dalla curiosità e dalla debolezza della carne. C’è poi un’ottava confessione, quella di una donna calunniata, intrappolata in un crudele silenzio e pronta a vendicarsi dei suoi spietati carnefici.

Maleficium di Martine Desjardins è un affresco barocco, un invito a intraprendere un viaggio ai limiti del piacere e della sofferenza. Un’opera rara, profumata di fantasia, esotismo ed erotismo, veicolata da un linguaggio sontuoso e peccaminoso." 




Una lettura decisamente particolare, a tratti disturbante, che fino alla fine trascina il lettore saltellando fra piaceri e distruzioni che definirei poetiche. 

Abbiamo a che fare con otto confessioni fatte all'abate Jérôme Savoie: sette uomini e una donna.
Gli uomini non si confessano esattamente. Gli raccontano come sono caduti in disgrazia e hanno perso qualcosa che li rendeva eccellenti nel lavoro che amavano, il tutto dando colpa ad una donna ed allo stesso tempo cercando di portare con loro nella caduta l'abate. 
Oltre che, confessione dopo confessione, di mettere in guardia il padre da quest'ultima che sembra esser sempre più vicina alla chiesa dove opera. 

Uomini che sembrano vittime, ma nei racconti si rivelano carnefici anche della propria sventura. 
Infatti è sempre colpa loro se finiscono col perdere qualcosa, seppur tentino di attribuirne le colpe a questa figura femminile che ritroviamo in ogni storia, diversa seppur riconoscibile da una deturpazione facciale. Un elemento associato al demonio. Eppure nonostante lo stigma del diavolo ben visibile, ognuno si avvicinerà alla donna, pur di ottenere quello che stava cercando con avidità. Andando contro restrizioni, morale, o qualunque cosa si metta fra loro e l'obiettivo che si sono prefissati di avere. 

Un breve ma intenso romanzo. 
Una scrittura ricercata in alcuni frammenti che mescola abilmente la verità alle menzogne, facendo dubitare il lettore fino all'ultimo se credere a queste favole troppo assurde per essere reali, oppure affidarsi e sprofondare in un abisso maledetto, in cui le vittime ci si sono lanciate da sole, seppur tentino di trovare assoluzione trascinando l'abate assieme a loro. 

Decisamente non per tutti. 
Ma se vi incuriosisce e cercate una lettura particolare, vi affascinerà. 

Damsel, di Evelyn Skye [Instagram Post]

Opinione: Damsel, di Evelyn Skye


Una damigella in pericolo affronta il drago in persona in questa epica rivisitazione del fantasy classico.

Elodie non ha mai desiderato un palazzo sfarzoso o un principe affascinante. Cresciuta nel reame di Inophe, tra carestie e difficoltà, il suo più profondo desiderio è di aiutare il suo popolo a sopravvivere agli inverni. Quindi quando un delegato di un regno ricco e misteriosamente chiuso al resto del mondo arriva con un’offerta di ricchezze sufficienti a salvare Inophe in cambio del suo matrimonio, accetta senza alcuna esitazione. Nello scintillio della sua nuova casa, Aurea, Elodie è rapita dalla bellezza del reame – e da quella del suo promesso sposo, il principe Henry. Ma non appena hanno inizio i rituali per diventare principessa, il dubbio che non tutto sia perfetto come sembra s’insinua nella sua mente, e le prime crepe sull’apparentemente perfetta superficie cominciano a mostrarsi: una giovane donna scompare dalla torre del castello improvvisamente. Una parata di fiaccole si fa strada attraverso le montagne. Compaiono segni lasciati da una misteriosa “V”. Troppo tardi, Elodie scopre che la prosperità di Aurea è stata acquistata a un costo altissimo: ogni stagione del raccolto, il regno sacrifica le sue principesse a un drago affamato. E Elodie è la prossima. Ma le centinaia di donne che nei secoli hanno preceduto Elodie, non sono morte senza combattere. Il loro sangue pulsa di potere e memoria e la loro esperienza è la chiave per la sopravvivenza di Elodie. Costretta a combattere per la vita, questa damigella dovrà usare la sua intelligenza per sconfiggere un drago, scoprire il passato di Aurea e salvare non solo se stessa, ma anche il futuro del suo nuovo regno. 




Partiamo dal presupposto che questo romanzo è stato pensato per un pubblico sui 10 anni di età. 
Non può essere complesso, articolato, come lo sarebbe se fosse stato pensato e scritto per adulti (cosa che sarebbe stata una figata atomica! Seppur trasporre una storia del genere in modo credibile e interessante per un pubblico di mangiatori di Dark Fantasy sia estremamente difficile, perché è vero: siamo dei rompiballe assurdi. Ma divago al solito...).
In sostanza, va approcciato tenendo a mente il target di riferimento. 

Altro presupposto importantissimo: non è stato scritto prima il libro. 
Anzi, è stato commissionato dopo aver scritto la bozza della sceneggiatura.
Due opere quasi in parallelo, che però prendono due strade molto diverse. 
Eh, si, il libro avendo più dettagli è migliore. Ma dipende tutto dallo scopo finale, dalla storia che si vuole raccontare. 
Se era la medesima: libro vince. Punto. 

Come cavolo sono finita a legger un libro per ragazzi? 
O comunque qualcosa che all'apparenza sembrava aver tutte le carte per esser l'ennesima cavolata?
Un suggerimento di una persona che seguo e di cui apprezzo molto le opinioni: conoscendo i suoi gusti (ed i miei), anche solo qualche accenno mi ha fatto decidere di provare. 
Sto parlando di Francesca de La Biblioteca di Zosma (qui trovate la sua opinione che comunque vi consiglio di leggere)

Prima ho guardato il film su Netflix (sempre tenendo a mente che non è rivolto a me, millenial dai gusti fantasy molto particolari e dalla critica feroce). Non mi è dispiaciuto. Ma ne parleremo dopo. 
Così mi sono lanciata direttamente sul libro che ho divorato in poche orette. Cosa che, ammetto, mi mancava fare da parecchio. Certo, lo stile semplice dell'autrice aiuta moltissimo lo scorrere delle pagine. 
Non sono un esperta, ho sentito molti lamentarsi dello stile, di lacune in tal senso. 
Io, non essendo minimamente in grado di analizzare in tal senso un qualsiasi testo, mi baso sul mio gusto: scrittura semplice, scorrevole, senza fronzoli e senza appesantire con dettagli magari di troppo. 
Forse complice il fatto di aver già visto il film e avendo già in mente qualcosa, non mi sono accorta di mancanze. Non credo ma non sono stata così attenta da poter metter la mano sul fuoco. 
Mi sono goduta la lettura lasciandomi trascinare.

La storia non è quella che viene raccontata "la damigella in pericolo che si salva da sola".
Non è un romanzo femminista che ribalta le carta in tavola. 
Stendiamo un velo su questo tipo di narrazione, perché porta il pubblico ad immaginare qualcosa che non troverà, a farsi aspettative che sicuramente lo deluderanno (o lo porteranno ad odiare il prodotto prima ancora di aprire la prima pagina o guardare due minuti di film, solo perché c'è la parola "femminista"). 
Non è il primo che ribalta le carte. 
Non è speciale. 
MA porta dei dettagli molto interessanti che raccontano elementi del femminismo che la maggior parte della gente non vede/vuole vedere. Si trovano principalmente nel romanzo, sono più evidenti, seppur anche nella pellicola compaiano ma restano marginali. Si ha più la presenza della protagonista e quello che fa per salvarsi, perdendo un po' questo "dettaglio" estremamente bello. 

La storia in breve: Elodie è una ragazza di vent'anni, cresciuta a Inophe dove non è mai stata una principessa tradizionale, probabilmente anche per la mancanza prematura della madre, si è data da fare per aiutare il padre col popolo (andando anche di casa in casa per capire le varie esigenze), seguendo l'economia (riscossioni, pagamenti,..), il commercio al porto, e molto altro. 
Ciò ha coltivato al sua curiosità e lo spirito avventuroso. Infatti è sempre stata molto intelligente, ha sempre imparato le lingue per poter comunicare con qualunque nave. Non ha mai avuto paura di sporcarsi le mani, da quando era piccola giocando ed arrampicandosi ovunque, al cavalcare e molto molto altro. 
Il tutto aiutando a crescere la sorellina Floria insieme alla matrigna Lucinda, prima loro governante.

Il regno è allo stremo, a "salvarli" arriva la conferma di un matrimonio combinato fra Elodie e il figlio del regno di Aurea. Per dovere Elodie accetta e si troveranno catapultati in un luogo dalle ricchezze sfarzose ed immense. E sebbene doveva esser un matrimonio di dovere, Elodie si ritrova a provare qualcosa per il principe Henry. Ma la notte delle nozze scopre la verità ed il prezzo che dovrà pagare per l'aiuto alla sua terra, ovvero diventare un sacrificio. 

Si, la nostra Elodie (voce narrante di un 90% del romanzo) si trova a dover sopravvivere, ma non è sola. Avrà dalla sua parte ciò che le altre principesse si sono lasciate alle spalle per aiutare chiunque fosse arrivata dopo, per non lasciarle sole e dar elementi in modo che qualcuna possa scappare da quel destino che non avevano scelto. Una sorellanza incredibile che davanti alla prospettiva di morte certa non si arrende, non diventa egoista, mette la propria conoscenza a disposizione per le prossime. 
Ma oltre le tracce fisiche lasciate impresse nella roccia c'è anche un elemento magico, ovvero il sangue. 
Sangue che se toccato permette ad Elodie di apprendere di più da queste giovani donne, intrappolate in quel labirinto come lei. 
Questo elemento stride un poco, perché non è molto chiara la spiegazione di questo "potere". 
Viene data una motivazione, ma non ha senso con altri elementi accaduti precedentemente. 
Quindi bella idea, ma realizzazione confusa. 

E sempre sul tema della sorellanza, abbiamo anche esempi più "vivi", come il rapporto con la sorella Floria, ma soprattutto il rapporto con la matrigna Lucinda, che viene rappresentata dalle due ragazze come una figura fredda, distaccata, molto rigida, ma che grazie alle sue apparizioni (seppur sporadiche) farà capire in quanti modi diversi si può dimostrare amore. 

Altro "dettaglio" che rende molto di più nel libro è la famiglia reale ed il suo ruolo in tutto questo, poiché capiamo cosa comporti il peso di questa tradizione, sia in senso negativo che positivo. 
Poiché scopriamo che qualcuno non regge a tutto ciò e "scappa" dai doveri. Altri invece restano e portano avanti, con una freddezza allucinante. 
Nessuno giustifica nulla, anche perché resta il fatto che, credibile o meno, nessuno in 8 secoli ha mai messo in discussione nulla, da chi regna a chi vive sull'isola a chiunque negli altri regni attorno (3 donne l'anno sono tante).
Oltre il fatto che nel libro non si parla di principesse, ma sangue reale
Quindi il fatto che la famiglia reale ha avuto, come fosse una maledizione, solo figli maschi dal giorno del patto rende evidente quanto abbiano scelto di interpretare questo sacrificio a proprio vantaggio. 
Potrebbe esser stato scelto e mandato avanti sfruttando il primo sacrificio, ovvero le prime tre principesse che furono mandate dal drago, fra cui la più grande Victoria (nel film questo dettaglio manca ed è fondamentale, perché durante la lettura apprendiamo molto a riguardo di cosa accadde agli inizi di tutto). 

Un elemento GENIALE è la lingua del drago. 
Una lingua creata dalla figlia della scrittrice che ha tredici anni!
Lingua con regole grammaticali, parole, verbi,...insomma, tanta tanta stima. 
Il tutto presente alla fine del libro, con spiegazioni di come andrebbe parlata. 

Nel libro Elodie si mette a decifrarla per poter capire il suo nemico. Come le precedenti principesse segna tutto su una parete e lentamente riesce a tradurre (grazie anche al fatto che il drago le traduce ogni frase per farsi comprendere, e mettere terrore mentre gioca con la sua preda). 

Insomma dovrà darsi da fare fisicamente e mentalmente per uscire dal labirinto in cui è prigioniera, sfuggendo al drago che la insegue, le tende agguati e gioca con lei. 

Ho letto lamentele sul fatto che una principessa non possa fare certe cose (arrampicarsi, correre, avere quella resistenza), ma già da subito viene messo in chiaro che lei è allenata. Non sta ferma, non si occupa di documenti dietro una scrivania, è molto attiva fisicamente. Quindi può (magari non come nel film, alcune scene sono effettivamente un tantino troppo).

Tutto sommato la storia regge, è dinamica, abbastanza originale, ti tiene incollato alle pagine. 
Ovviamente si sa come può concludersi, ma non al 100% ed è qui che la curiosità fa restare fino alla fine della storia. 

Nel finale però un elemento mi ha fatto storcere parecchio il naso. Molto forzato e senza spiegazione, mi sto ancora domandando il perché. Tutto il resto invece resta coerente con quello che avevamo letto precedentemente e chiude la storia in modo interessante. 

Si, ci sono elementi che ricordano (soprattutto nella pellicola) Game of Thrones, Frozen, oltre che richiami a favole, storie simili. 
Si, ci sono anche parecchie lacune. 
Si, ci si possono fare domande logiche che non hanno una risposta.
Infatti questo (ultimo punto in particolare) mi ha fatto abbassare la sua valutazione generale. 
Dovrebbe esser letto dal "suo" pubblico e lì capire effettivamente se apprezzato o meno. 

Poteva essere migliore? Probabilmente. 
Per me comunque è stato molto piacevole da leggere, riesce a dare spunti di riflessione mentre intrattiene il lettore, regalando elementi non così banali su cui si può creare discussione. 
Io spero di aver dato un pochino di chiarezza riguardo cosa si può trovare fra queste pagine, rispetto alla sua pubblicità, e quali elementi potrebbero esser apprezzati oppure portare al non apprezzare questa lettura. Si può passare oltre a certe cose, certo, dipende sempre cosa sta cercando il lettore. 
Questo è fondamentale. 


Se vi interessa un paragone (con Spoiler) fra libro e film fatemelo sapere, che ne approfitto subito che li ho piuttosto chiari in mente. 

La migrazione annuale delle nuvole, di Mohamed Premee [Instagram Post]

 


Opinione: La migrazione annuale delle nuvole, di Mohamed Premee


Dopo una serie di catastrofi climatiche, il mondo non è più quello di una volta: il cibo scarseggia, l’industria si è estinta e i disastri ambientali hanno lasciato poco dietro di sé. Poi sono arrivati i Cad, misteriosi funghi che alterano la mente e invadono i corpi degli ultimi umani rimasti, ormai dispersi. A Reid, una giovane donna infestata da questo parassita, è stata data la possibilità di fuggire, di trasferirsi in uno degli ultimi avamposti della società pre-catastrofe, ma non riesce ad abbandonare sua madre e la comunità che conta su di lei. Quando le viene proposto di prendere parte a una missione pericolosa ma redditizia, che potrebbe assicurare alla sua famiglia una vita dignitosa, accetta senza esitare. Ma come può Reid chiedere agli altri di riporre la propria fiducia in lei, quando non riesce a fidarsi nemmeno della sua stessa mente? ? In questa novella hopepunk, prima di una serie, Premee Mohamed si sofferma sul significato di comunità e su cosa dobbiamo a chi ci ha cresciuto. 




Parliamone subito o al solito passano mesi e mesi (o addirittura di alcuni titoli finisce che non ne parlo mai).

Un libro piccino ma particolare, che mi ha incuriosito molto per gli elementi fantascientifici che contiene ma che alcuni fra questi non sono propriamente fondamentali per la trama. Sono particolari, interessanti, ben delineati, ma togliendoli si sarebbe comunque avuta una storia quasi identica.

Andiamo con calma.
Ci troviamo in un mondo sopravvissuto dopo un disastro non ben specificato. 
La gente per sopravvivere si è riunita in pochissimi luoghi e ha smesso di muoversi, chi lo fa viene spesso tacciato come un reietto. In questo caso siamo dentro una vecchia università dove la nonna della nostra protagonista andò per trovare rifugio e negli anni si trasformò in una enorme casa per la comunità sopravvissuta. La gente sopravvive giorno dopo giorno dopo aver sviluppato una codipendenza ai limiti di ciò che oggi sarebbe accettabile, anche per la salute psicofisica: tutti sanno tutto di tutti, ognuno deve fare ciò che viene chiesto senza dire nulla, e ogni cosa si ripete stagione dopo stagione senza che nulla cambi mai. 

Ogni tanto ripensa (Reid) a quello che sapeva del vecchio mondo, trovandosi quasi a ridere davanti a certe abitudini che ora sembrano assurde. Come il riciclo della plastica, per esempio. Cosa che avrebbero dovuto fare, ma che ora li "salva" perché usano questa plastica per filare e utilizzarla.
Una vita intrappolata, senza rendersene conto, finché una lettera non le regala una scelta inaspettata. Un invito per studiare. Una cosa mai sentita, nonostante la loro maestra invii ogni anno candidature degli alunni. È stata scelta e ha poco tempo per decidere se partire (completamente sola verso un luogo che non conosce e forse non sa trovare) oppure restare e continuare la propria vita.

Nel giro di nulla tutti sanno della lettera e lei ci fa notare l'ipocrisia nascosta dietro ogni complimento, poiché se partisse tradirebbe la sua gente e toglierebbe loro una persona valida e in forma per affrontare ciò che verrà. In particolare sua madre, che mette in atto molteplici forme di manipolazione psicologica per obbligarla a restare con lei.

È quindi un romanzo di scelta, di crescita, dove Reid si trova a fare i conti con cosa vuole e cosa sarebbe meglio, per lei ma anche per gli altri. Facendo parte di una comunità del genere infatti non può fare a meno di pensare a tutti quelli che si lascerebbe indietro e cosa competerebbe la sua assenza. Ovviamente anche la malinconia, visto che essendo cresciuta con loro ne è anche molto affezionata. 
Un cambiamento assurdo.

E l'autore aggiunge un elemento fantascientifico: il CAD. Una malattia ereditaria, non si sa di che origine, che è parte dell'organismo e non può essere debellata. Una sorta di parassita senziente che può restare silente oppure esplodere per le ragioni più assurde, o per tentare di imporsi sul corpo che lo ospita. Qualcosa che anche Reid non comprende, nonostante ci conviva da una vita, ma che questa decisione le permetterà di iniziare a capire. Cosa vuole, cosa "pensa". Un parassita che potrebbe sconvolgerle e distruggerle la vita in un attimo, avendo controllo sui nervi e sul dolore. Molti si suicidano prima della fine, alcuni invece non sono così fortunati e la prospettiva di una morte del genere la atterrisce (giustamente) come non mai.

Molto ben ideata questa malattia, seppur non si sappia nulla non da l'idea di esser stata abbozzata, poiché seguiamo tutto tramite gli occhi di Reid e le sue conoscenze. Cosa che comunque la rende più sapiente di chi le sta intorno, poiché è tutto ancora un mistero. Insomma, al solito ho detto tutto e non ho detto nulla, ma ci sta: va scoperto e letto.

Un viaggio di pochi giorni che raccontano una vita, il quotidiano in questo mondo allo stremo, e questa decisione così importante da prendere per tante ragioni di diverse.

Una lettura molto piacevole e ricca di dettagli, da cui intuiamo quale possa esser la decisione finale ma fino all'ultimo restiamo del dubbio perché cambiamenti del genere sono molto pesanti e rischiosi, soprattutto in un luogo de genere.

Molto particolare e ben scritto. Non so se sarà un singolo che lascia un finale aperto o ce ne saranno altri. Lo si scoprirà nel tempo, ma per ora mi ritengo molto soddisfatta.