Titolo: Così Vicinissimamente Lontano
Autrice: Jessica Iatarola
Pagine: 80
Pubblicazione: 31 maggio 2015
Editore (Cartacea): world music station
Isabella e Damiano sono cresciuti assieme e quando la vita li riporta sulla stessa strada dopo tanti anni non potranno far a meno di amarsi e odiarsi, fortissimo, per un segreto taciuto per troppo tempo. Isabella è una giornalista agli esordi, Damiano un paparazzo in gamba, il migliore dello studio per il quale lavora. Cinico ma appassionato lui, socievole e dolcissima lei, le loro anime tormentate sono identiche e non vogliono lasciarsi andare nonostante Isabella abbia un compagno e una figlia e Damiano stia per sposarsi. Il romanzo non ha la parola fine, perché la storia dell'amore non finisce mai ma Isa avverte i suoi lettori: Ogni situazione va risolta nel momento stesso in cui accade, sempre, altrimenti se ne soffrirà il doppio, si rischierà di vederne i fantasmi per tutta la vita.
Mi chiamo Jessica Iatarola e sono fondamentalmente una sognatrice nata ... due volte. La prima il 23 Aprile 1985 a Roma e la seconda al Policlinico Umberto I della stessa città dove nell'Aprile 1987 sono sopravvissuta ad una brutta malattia.
Convivo da cinque anni con il mio compagno Aldo e siamo genitori di Gioia, una bimba di due anni che definisco in bilico tra pazzia e genio e ancora non riesco a capacitarmi del fatto di essere stata io a creare una meraviglia come lei. È una forte emozione vederla vivere, sorridere, arrabbiarsi, scegliere.
Ho due diplomi, il primo di perito aziendale corrispondente in lingue estere ed il secondo di dirigente di comunità e sono laureata in Storia Scienze e Tecniche della Musica e dello Spettacolo all'università di Roma Tor Vergata, facoltà di Lettere e Filosofia.
Sono una divoratrice di libri e mi sento completa e realizzata quando scrivo perché trovo me stessa e sono ogni riga, ogni vocale e consonante che la mia penna traccia. Non riuscirei mai a "vedermi" diversamente.
Se fossi un romanzo sarei "CimeTempestose", se dovessi identificarmi in un film sarei "Matrimonio all'Italiana", se fossi un paese sarei l'Irlanda, se fossi un posto dove scrivere sarei decisamente un post-it, un post-it rosa.
Amo scrivere poesie al di sopra di ogni tipo di scrittura. Le prime, smielate e sofferenti poesie, le ho scritte quando avevo all'incirca dieci anni, nascoste gelosamente in un diario protette da un piccolo lucchetto, custodite come il più prezioso dei segreti.
Sono una donna molto istintiva e trovo giusto dire ciò che penso senza usare mezze misure e non condivido affatto il detto "per quieto vivere", nulla mi appare più falso.
Piango spesso mentre scrivo, è il mio modo di rilassarmi e permettere alle emozioni di rapirmi e diventare con loro un tutt'uno. Ho uno strano e profondo rapporto con le parole, entro quasi in simbiosi con loro per viverle, per sentirne la musicalità, il profumo inebriante di ogni suono e le frasi che compongono le mie poesie e i miei scritti le visualizzo come fossero un insieme di note, uno spartito unico che trova vita distendendosi allo sguardo senza emettere alcun suono se non quello dell'anima.
Vivo ogni punto interrogativo, ogni esclamativo, virgolette e parentesi come se fossero vita, una vita silenziosa e che arricchisce, una vita legata ad un filo invisibile che tirato via con grazia permette loro di appoggiarsi sul foglio candido ed ogni cosa come per magia compare, con logica, con perfetto equilibrio.
"...Per anni le mie macerie sono state lì, sulla battigia del mio cuore. Ho consapevolmente deciso di lasciarle marcire, guardarle non con disprezzo ma con compassione rispettosa. Ho fatto un danno enorme lo so. Adesso lo so".
"...Era questo ciò che mi stava succedendo. Damiano era la linea che non dovevo toccare, era lo spazio circostante entro il quale non dovevo scrivere eppure la mia penna stava andando in giro per il foglio e non riusciva a smettere ...".
"...Sei l'alone della pioggia sulla finestra del mio cuore e torni a piovere ogni volta che pulisco a fondo l'anima. Riesci a nasconderti dietro una nuvola così come in mezzo ad una folla e poi mi giro, non ti vedo, ma sento che ci sei...".
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