Opinione: Vox, di Christina Dalcher



Jean McClellan è diventata una donna di poche parole. Ma non per sua scelta. Può pronunciarne solo cento al giorno, non una di più. Anche sua figlia di sei anni porta il braccialetto conta parole, e le è proibito imparare a leggere e a scrivere. Perché, con il nuovo governo al potere, in America è cambiato tutto. Jean è solo una dei milioni di donne che, oltre alla voce, hanno dovuto rinunciare al passaporto, al conto in banca, al lavoro. Ma è l'unica che ora ha la possibilità di ribellarsi. Per se stessa, per sua figlia, per tutte le donne.
Limite di 100 parole raggiunto.       

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 Un romanzo che ho avuto la fortuna di poter leggere grazie ad un'iniziativa IBS, che me lo ha fatto anche scoprire, poiché non avevo idea di questa interessantissima novità in arrivo. Una storia forte, dal potenziale enorme e che spaventa davvero molto, poiché è una realtà davvero vicina alla nostra, quella dove le donne non hanno alcun potere e dove per poterle controllare in tutto si arriva ad un affronto davvero grave: chiudere loro la bocca. Non saranno solamente le donne ad esserne vittime, anche altre categorie saranno bersaglio di questa nuova politica che si mescola con una fede fanatica.
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La protagonista del romanzo è Jean, una brillante scienziata italiana...o per meglio dire EX, poiché da un anno si è ritrovata imprigionata nei lavori domestici, perché le donne non devono lavorare. Si torna ai "bei vecchi valori" ed è questo uno dei punti più inquietanti del romanzo. Snaturare la donna in quanto tale e farla diventare qualcuno solo se moglie e madre. Infatti lei è preoccupatissima per la sua figlia più piccola, per il suo futuro in una società che la prepara a stare zitta davanti agli uomini, a non saper leggere ne scrivere, solo contare per fare la spesa.
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Jean ha altri 3 figli maschi (fortunatamente): due gemelli quasi adolescenti ed un ragazzo più grande che è diventato seguace di questo nuovo stile di vita e ne è fiero portavoce. Fortunatamente per lei il marito Patrick è un uomo intelligente che soffre con lei per questa situazione, eppure sembra non fare nulla per modificarla, essendo medico ed operando insieme ai pezzi grossi. Lei lo ama ed odia allo stesso tempo, e la possiamo ben capire.
Trovarsi con un contatore al polso che misura cosa possiamo dire è atroce, ancora peggio se quando si sfora anche tua figlia paga.
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Tutto cambia improvvisamente quando un incidente provoca l'afasia al fratello del presidente e la rivogliono in campo per trovare una cura (cosa che stava per fare prima di essere declassata). Davanti a lei si apre un dilemma, poiché potrebbe riavere parte della sua vecchia vita ed aiutare la figlia togliendola dalle "scuole", per farle avere un'infanzia e una crescita normale. Ma quanto durerebbe? Sa anche lei che appena avranno una cura tornerà tutto come prima. Se non peggio. Cosa fare? Saranno i ricordi di una sua vecchia amica a farle prendere una strada che mai avrebbe immaginato di percorrere.
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Un romanzo interessante che si muove lungo un campo già percorso da altri distopici, ma con un elemento inquietante: il controllo della comunicazione. Le donne non possono dire più di 100 parole ma nemmeno comunicare a gesti, altrimenti vengono punite. Esistono prigioni particolari creati per le adultere dove il limite di parola è 0. Esistono prigioni per gli omosessuali, che devono restarci fino a quando non torneranno "normali" ed avranno una famiglia tradizionale. Questo fanatismo è supportato da tantissimi uomini ma anche da molte donne, viene coltivato nelle "scuole" così da far crescere bambine ignoranti e prigioniere pronte a servire.
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Piuttosto scorrevole e piacevole come lettura. Solo un po' fastidioso mescolare presente e passato senza staccare, rendendo in alcuni punti seccante capire "quanto" stia avvenendo quell'azione.
La protagonista a volte è seccante, ma ciò la rende anche umana. Aver messo in famiglia il figlio a seguire questo fanatismo fa capire quanto sia facile manipolare le persone. E aver inserito la figlia Sonia di sei anni per spiegare cosa hanno in mente per le femmine a "scuola", un tocco in più che mette i brividi: un luogo dove insegnare il silenzio e prepararsi per un futuro da madre e moglie. Stop.
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Ho scelto apposta di scrivere la mia opinione a gruppi di 100 parole per mostrare quanto poco rappresentino e quanto sia importante comunicare in libertà per potersi esprimere. Nessuno ci pensa finchè non gli viene imposto il silenzio.
Un libro che porta a riflettere e che fa male per quanto certi temi restino attuali per odio immotivato. Una realtà purtroppo possibile, ciò spaventa. Dobbiamo sempre tenere a mente quanto valgono le parole e non smettere mai di batterci per poterle dire e difendere i diritti di tutti.
Il silenzio uccide e chi ci vuole imbavagliati non pensa al bene comune.
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Fateci un pensiero se vi ispira la tematica. Vi piacerà!

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