Opinone: Lizzie, di Shirley Jackson



La protagonista, Elizabeth Richmond, ventitré anni, i tratti insieme eleganti e anonimi di una "vera gentildonna" della provincia americana, non sembra avere altri progetti che quello di aspettare "la propria dipartita stando il meno male possibile". Sotto un'ingannevole tranquillità, infatti, si agita in lei un disagio allarmante che si traduce in ricorrenti emicranie, vertigini e strane amnesie. Un disagio a lungo senza nome, finché un medico geniale e ostinato, il dottor Wright, dopo aver sottoposto la giovane a lunghe sedute ipnotiche, rivelerà la presenza di tre personalità sovrapposte e conflittuali: oltre alla stessa Elizabeth, l'amabile e socievole Beth e il suo negativo fotografico Betsy, "maschera crudele e deforme" che vorrebbe fagocitare e distruggere, con il suo "sorriso laido e grossolano" e i suoi modi sadici, insolenti e volgari, le altre due. È solo l'inizio di un inabissamento che assomiglierà, più a che un percorso clinico coronato da un successo terapeutico, a una discesa amorale e spietata nelle battaglie angosciose di un Io diviso, apparentemente impossibile da ricomporre: tanto che il dottor Wright sentirà scosse le fondamenta non solo della sua dottrina, ma della sua stessa visione del rapporto tra l'identità e la realtà.

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Partendo dal presupposto che adoro i romanzi dove si parla di personalità multiple e che, nonostante abbia scoperto solo da pochi mesi la Jackson, mi piace moltissimo il suo stile di scrittura, era abbastanza prevedibile che il romanzo mi sarebbe piaciuto.
 
L'unica nota stonata è il titolo. Mi spiace, ma anche in questo caso non ha molto senso con la lettura che andiamo a leggere (proprio tirato per i capelli), mentre in inglese ha un riferimento alla canzone che continua a canticchiare per tutto il romanzo. Capisco che il riferimento si sarebbe potuto perdere, ma sarebbe stato più in tema. Ma va beh, sapete che sono incontentabile.

Detto questo, la Jackson ha optato una scelta geniale per raccontarci questa storia davvero interessante, ovvero suddividere in grossi capitoli il tutto, dando come protagonista uno diverso per ognuno di essi. Permettendo una visione diversa, più ampia, che rende la vicenda molto più dinamica, complessa e rendendo meglio le varie sfaccettature che ne appaiono.
 
Inizia tutto banalmente, con questa giovane con una vita semplice e fin troppo tranquilla, un carattere smorto e piuttosto piatto, che inizia a comportarsi in maniera strana senza alcuna ragione, e senza averne memoria. Infatti viene sgridata spesso dalla zia (che se ne prende cura), venendo additata come bugiarda, quando in effettivo lei sa di non essere onesta e non dire alcuna bugia.
Tramite il loro medico arriveranno a conoscere il dottor Wright, che inizierà a sottoporla ad ipnosi, rivelando che la mente della giovane si è scissa in tre personalità diverse fra loro che hanno iniziato a fare capolino.
 
L'inizio di una lunga e tortuosa avventura, poiché ognuna di loro vorrebbe il comando e fare le cose a modo suo, ma continuano a rubarsi la luce a vicenda, ognuna di loro con motivazioni diverse. E nessuna vuole guarire, perchè significherebbe "morire", smettere di esistere, e ciò non possono tollerarlo.
 
Un romanzo davvero bello e piuttosto scorrevole, che presenta molti punti di riflessione su chi siamo e cosa possa arrivare a ridurci in quello stato. Lentamente scopriremo meglio le varie personalità e cosa le spinge ad agire in quel modo, quali sono i loro obiettivi e, soprattutto, qual è stata la causa scatenante a tutto questo.
 
Ho faticato un po' in alcuni momenti, perché la Jackson tende ad essere descrittiva ed io fatico (da sempre) a leggere cose del genere. Ma nel complesso, molto ben scritto.
Un finale interessante, che chiude la storia in un modo "corretto" (in linea con la storia senza storpiarla), nonostante alcuni dubbi possano restare al lettore.
Davvero piacevole, se vi incuriosisce fateci un pensiero, prima che finiscano gli sconti Adelphi (fino al 15 marzo!)


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