Opinione: Fancy Red, di Caterina Bonvicini

 
"Aveva le stesse caratteristiche dei diamanti, mia moglie. La mia indomabile, dicevo. Per quanto fatta di carbonio come tutti noi, ai miei occhi Ludò non aveva nulla in comune con la fragilità di una punta di matita, o di un essere umano."
 
Lindos, Grecia. È una notte d'estate. Un uomo si sveglia in una lussuosa camera da letto che non riconosce. Sdraiata accanto a lui c'è una ragazza che sta piangendo. Distesa a terra, un'altra donna. È sua moglie Ludovica: morta. «Sei stata tu?» chiede alla ragazza. «No, sei stato tu» risponde lei. Lui è Filippo, fa il gemmologo per Sotheby's. L'incontro con Ludò risale a cinque anni prima: lei, giovane e ribelle, figlia di un finanziere milanese, vuole vendere tutti i gioielli della madre, appena ereditati. Tranne uno: un Fancy Vivid Red, il rarissimo diamante rosso che porta al naso, montato come un piercing. A Filippo i diamanti piace guardarli, non possederli, è la sua regola da sempre. Ma la infrange quando si innamora di Ludò e del suo Fancy Red. Lì comincia la sua fine. Nel giro di sei mesi lui e Ludò sono sposati. Si amano molto, di un amore geloso e passionale, fatto di tradimenti veri e presunti, in un gioco erotico che li porta ai quattro angoli del mondo, da Lisbona a Cuba, dalle Fiandre all'Argentina, alla ricerca dell'avventura perfetta. Di quella notte fatale in Grecia, Filippo non ricorda nulla. Sa solo che lui e la ragazza, nel panico, si sono sbarazzati del corpo, buttandolo in mare. Ludò, per tutti, è annegata durante una nuotata. Ma dieci mesi dopo il diamante ricompare e il caso viene riaperto. Il Fancy Red è tornato, come un fantasma destinato a perseguitare Filippo e a metterlo di fronte alle sue colpe. Può davvero essere stato lui a uccidere la donna che amava? E perché? Per gelosia? Quanto tempo ci vorrà prima che il padre di Ludò e la polizia lo scoprano? Chi è davvero la ragazza con cui lui e sua moglie hanno passato la notte? Una delle più importanti voci della narrativa italiana scrive un romanzo dal respiro globale, che parte da un epicentro milanese e si espande, procedendo per flashback e rivelazioni, nello spazio e nel tempo, dall'assedio di Sarajevo alla crisi argentina del 2001, dalle bettole dell'Avana ai ristoranti di Anversa. Fancy Red è un noir hitchcockiano, un thriller psicologico pervaso da una suspense costante, una bellissima storia d'amore il cui protagonista indiscusso è il desiderio, indomabile e capriccioso come Ludò e la sua pietra. Di questo romanzo – costruito come un ottaedro, la struttura cristallina della gemma – i diamanti sono il perimetro e il filo rosso: «condannati a guardare da vicino la miseria estrema e la ricchezza estrema», nelle mani di Caterina Bonvicini diventano uno strumento perfetto per raccontare l'abisso spaventoso che separa potere e sottomissione, ricchezza e povertà.            

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Come non mi succedeva da tanto tempo, non so bene perché, ma già solo la copertina mi ha stuzzicato parecchia curiosità. Dopo aver letto la trama ero persa: dovevo leggerlo!
Una storia che parte da una tragedia per poi fare un passo indietro e, muovendosi fra queste realtà arrivare a svelare il colpevole.
Bello....o almeno così mi sembrava.

La partenza del romanzo è particolare. Elettrizzante eppure strana. Quest'uomo, la nostra voce narrante, si sveglia sentendo qualcuno piangere e si accorge presto di tre cose. Non sa dove sia, non sa chi sia la donna accanto a lui che sta piangendo e, la più terribile, c'è sua moglie ai piedi del letto morta.
Quando chiede se è stata lei si sente rispondere:"Sei stato tu".
Un accusa pesante e a cui non sa se credere o meno. Qui inizia un po' un lato grottesco perché in mezzo a quel caos e l'insicurezza fra i due si fonda una strana alleanza, per cui entrambi finiranno col gettare il corpo della donna in mare.


Colpevole o innocente?
E se non è stato lui, chi? E perché?
Ce lo chiederemo spesso durante la lettura.
Da quell'evento balzeremo avanti di un anno, quando tutto si riapre perché il diamante che Ludò portava al naso è riapparso: il Fancy Red.
Una gemma unica ed impossibile da confondere che lei portava addosso con noncuranza come piercing banale. Ciò torna a dare speranza al padre, che non si era mai arreso e non aveva mai creduto che fosse annegata per errore durante una nuotata notturna in solitaria. Lei non lo toglieva mai quel gioiello. Quindi c'è stata rapina e omicidio, e deve scoprire cosa ne è stato della figlia ad ogni costo.

Da quel giorno il protagonista si ritroverà a fare i conti con il passato che bussa alla sua porta (letteralmente) e ci farà entrare in alcuni angoli della sua vita. Ci farà sbirciare nel passato, quando conobbe la moglie, alcuni viaggi insieme,...
 Insomma una panoramica che ci farà un po' odiare Ludò: una donna rappresentata come coraggiosa, indipendente, ma anche molto capricciosa e testarda.

Tutto cambia di nuovo rotta andando verso metà romanzo, quando inizieremo a scoprire la vita di lei e a comprendere certi modi di fare, così inizialmente fastidiosi che però, sotto una nuova luce, acquistano significati diversi.
Una delle particolarità del romanzo sono le gemme, poiché l'autrice ha scelto di dedicarne una ad ogni capitolo, inserendola nella trama e parlandocene. C'è un'altra sotto trama, piuttosto interessante ma troppo descrittiva sulla fine, che però non voglio rivelarvi.
Deve essere scoperta leggendo.

Eppure...eh, mi spiace molto dirlo ma dalla metà in poi è un lungo affondo. La trama si perde, diventa prevedibile e abbastanza noiosa la lettura. Per non parlare di un finale che non ho proprio capito.
Mi ispirava moltissimo ma è stato un flop, per me.
Scritto davvero bene eh, ma la storia non è riuscita a trasportarmi fino alla conclusione con lo stesso impatto iniziale.
Forse mi aspettavo altro. Un peccato.

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