Opinione: Uomini e topi, di John Steinbeck

 
La storia di un'amicizia profonda tra due uomini, due braccianti stagionali in California che condividono un sogno. George Milton si occupa da sempre con ferma dolcezza di Lennie Small, un gigante con il cuore e la mente di un bambino. Il loro progetto, mentre vagano di ranch in ranch, è trovare un posto tutto per loro a Hill Country, dove la terra costa poco: un posto piccolo, giusto qualche acro da coltivare, e poi qualche pollo, maiali, conigli. Ma le loro speranze, come "i migliori progetti predisposti da uomini e topi" (è un verso di Burns), sono destinate a sbriciolarsi. Il ritratto di un'America soffocata dalla crisi e di un'umanità gretta e gelosa nella drammatica rappresentazione di un maestro della letteratura. Scritto nel 1937 e destinato a un pubblico di uomini semplici come George e Lennie, "Uomini e topi" è una breve storia ricca di dialoghi, un piccolo gioiello di scrittura, pensato da Steinbeck per essere messo in scena in teatro e al cinema: e così è successo, sul grande schermo e a Broadway. Ma "Uomini e topi" resta prima di tutto un romanzo indimenticabile. Questa edizione propone nella nuova traduzione di Michele Mari un racconto di impegno, solitudine, speranza e perdita che resta uno dei libri più letti e più amati della letteratura mondiale. Introduzione di Luigi Sampietro.            
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Una lettura che mi ha lasciato (e che ancora mi lascia) senza parole.
L'ho letto grazie allo Swap3.0: un gruppo di amiche (Swappine) diventate tali per l'amore verso i libri, che per la terza volta si scambiano letture per far scoprire libri che sono stati amati, facendo spesso uscire dalla comfort zone. Infatti questo romanzo non credo lo avrei mai letto se non mi fosse capitato in questo nuovo giro di letture.

E' stata una lettura rapida e veloce, che mi ha lasciato una storia davvero molto bella ed intensa nel cuore. Ma, non so perché, ho la sensazione di non aver colto tutto fino in fondo. Più ci penso e cerco di trovare qualcosa che potrei aver perso, più mi sembra di non arrivare a capire cosa possa essere.

La storia è abbastanza semplice (all'apparenza), due giovani sono in viaggio verso la prossima fattoria dove dovranno lavorare come braccianti. Sono un'accoppiata strana: George, magro, piccolo, furbo ed in gamba; e Lennie, un gigante con la mente di un bambino. Fuggiti dal precedente lavoro, George cerca in tutti i modi di far capire a Lennie che non deve aprire bocca e fare ciò che gli viene ordinato, nulla di più. Altrimenti dovranno scappare di nuovo ed i loro sogni andranno in fumo, ancora una volta. Per tenere buono Lennie infatti George gli racconta la storia di come sarà la loro vita quando riusciranno a farcela: entrambi non vedono l'ora di mettere da parte abbastanza soldi per comprarsi un pezzo di terra da poter coltivare e per poter allevare animali. Questo sogno riesce a spronarli a non arrendersi e a far portare pazienza a George, che ha promesso di prendersi cura di Lennie.

Le cose non sono semplici. In quel nuovo luogo di lavoro ci saranno insidie che potrebbero mettere nei guai quel gigante dal cuore d'oro, che non si rende conto di cosa fa.
Vedremo le condizioni di quell'epoca, di come si viveva e lavorava, insieme ad un breve spaccato della "vita nera", poiché uno degli aiutanti alla fattoria è un giovane di colore.
Un romanzo, appunto, semplice e veloce da leggere, ricco di dialoghi e che non si sofferma a descrizioni noiose. Tutto rapido ma interessante.
Dolore, sacrifici, speranze, si mescolano in questo spaccato di realtà, con un finale, beh...che ci sta con la storia raccontata e chiude il tutto in modo "perfetto".
Da farci un pensiero e dargli una chance, per essere scoperto.


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