Opinione: Il Famiglio, di Leigh Bardugo


Nel Famiglio, Leigh Bardugo tesse una narrazione dove al racconto storico si intrecciano con maestria il realismo magico e una storia d'amore emozionante, una lettura che, una volta iniziata, difficilmente si può abbandonare.

In una Madrid diventata da poco capitale del Regno e pervasa dalla furia controriformistica dell'Inquisizione, la giovane Luzia Cotado, conversa orfana di entrambi i genitori, cerca di sopravvivere come meglio può, nascondendo a tutti le sue origini e, soprattutto, la sua capacità di compiere milagritos, piccole magie. Un giorno, però, la signora della casa presso la quale presta servizio si accorge del suo dono e di lì in poi la obbliga a farne sfoggio davanti ai suoi ospiti, nel patetico e disperato tentativo di migliorare la posizione sociale della sua famiglia ormai decaduta. Ma quello che inizia come un semplice divertimento per nobili fiacchi e annoiati prende ben presto una piega pericolosa perché Luzia attira l'attenzione di Antonio Pérez, ex segretario ora in disgrazia di Filippo II. Per riconquistare il favore del re, ancora provato dalla sconfitta della sua armada , Pérez decide di indire un torneo per trovare un campione che diventi l'arma decisiva nella guerra estenuante contro la regina eretica d'Inghilterra. Determinata a cogliere l'unica possibilità che la vita sembra volerle offrire per migliorare la sua condizione, Luzia si immerge in un mondo popolato da veggenti e alchimisti, bambine sante e imbroglioni, dove i confini tra magia, scienza e inganno sono tanto labili quanto incerti. Con il crescere della sua notorietà, però, aumenta di pari passo il rischio che i suoi segreti vengano scoperti. Per non finire nella morsa dell'Inquisizione, la giovane conversa dovrà quindi agire d'astuzia, accettando persino l'aiuto di un uomo misterioso temuto da tutti, Guillén Santángel, a sua volta custode di verità che potrebbero rivelarsi letali per entrambi. 




Dopo secoli arrivo pure io alla conclusione di quest'ultimo romanzo della Bardugo.
Altissime aspettative, viste le opere precedenti (la dilogia dei Corvi, prima fra tutti). 
Purtroppo tanti sono riamasti molto delusi. 
Infatti su questa lettura l'opinione si spacca quasi a metà: amore o odio. Ci sono alcune scale di grigio, ma alla fin fine il succo delle varie conclusioni porta da una parte o l'altra.

Personalmente ho faticato ad iniziarlo. 
Ho provato più volte con l'audiolibro, fino a trovare il periodo giusto che mi ha fatto superare lo scoglio delle prime ore, dopo di ché non riuscivo a staccarmi.

Eh sì, mi è piaciuto moltissimo. Non da 5 stelle, però ci si avvicina. 
Mi ha saputo regalare una storia molto piacevole e scorrevole. Un modo di raccontare molto dinamico che salta da personaggio a personaggio, dando elementi al lettore che lo incuriosiscono per proseguire la lettura. Ho anche trovato un paio di volte un espediente che King usa tantissimo (non ho idea se abbia un nome e/o se altr3 ne facciano uso, quindi perdonate l'ignoranza): lo svelare quando qualcosa accadrà più avanti al lettore, ma senza dargli tutti i dettagli.
Per spiegarmi meglio prendo un esempio da King. Capita di imbattersi in frasi del tipo "...e non lo rivide mai più", che fa pensare che questo personaggio morirà. A volte succede, altre sono altri a morire (e quindi non rivederlo, oppure succede qualcosa per cui non si incroceranno mai più). 
Questo giochino può sconvolgere il lettore, poiché se la trama saprà sorprendere ti coglie del tutto impreparato.

La Bardugo un po' prevedibile in questo, ma siamo al suo sesto romanzo. Anzi, se saltiamo la prima trilogia, dove era ancora molto acerba, sta davvero iniziando a crescere e sperimentare.
Con questo romanzo lo fa sicuramente. Un ambientazione realistica e storica, anche se quanto sia attendibile non saprei, ma non credo sia tutto frutto di immaginazione. Dello studio c'è dietro.

Personaggi particolari, ben caratterizzati e ne compaiono parecchi fra le pagine. Un narratore onnisciente che da spazio a tutti per avere il loro momento per esprimersi, per manifestare pensieri, ricordi, o altro. Ovvio, i principali non sono così tanti e hanno molto più spazio, ma lungo tutto il romanzo viene ritagliato qualcosa per loro, approfondendo quel che si può restando nella storia. Altrimenti sarebbe diventato un mattone ricco di elementi superficiali ed inutili. 

Strano, per ora non ho nemmeno citato la storia né i vari protagonisti. Non è da me. E quasi quasi potrei continuare restando molto vaga, anche perché si intuisce già dalla trama di copertina qualcosa.
Spagna, inquisizione, magia, mescolati a religioni, maledizioni, classi sociali, aspettative e pregiudizi.
Un elemento ci tengo a citarlo. La crescita personale. 
Molto personaggi li vediamo maturare, in modi diversi poiché hanno vite e obiettivi differenti, cosa che però non implica cambiamenti "totali" e così improvvisi o assurdi da snaturare quella figura. Vedremo convinzioni cambiare, idee ben radicate spiazzate via dagli eventi in evoluzione,...prendere consapevolezza di sé stessi, oltre che di chi sta intorno. Nel bene e nel male.

No, non è esente da critiche. Ci sono spesso ripetizioni, alcune situazioni sono prevedibili, ma nel complesso non mi sono messa ad analizzare il tutto. Mi sono goduta il viaggio, facendo supposizioni giusto per lasciare la mente libera di fantasticare.
Lo ammetto, un finale leggermente diverso mi avrebbe conquistato di più. 
Ma non mi ha dato così fastidio.

Quindi, che altro dire se non raccontare ciò che potreste andare a leggere (se ancora non lo avete fatto)?
Direi nulla, poiché se vi incuriosisce vi incoraggio ad intraprendere questo viaggio. Anche in formato audio, estremamente gradevole, ottimo come sottofondo ma senza esagerare. 
La Bardugo inserisce molto a cui fare attenzione. 

Sono davvero molto curiosa di quale sarà la sua prossima opera.  

Opinione: Qui, Altrove, di Matthieu Simard


Simon e Marie abbandonano la frenesia della città per trasferirsi in campagna, dove sperano di concepire un figlio e ritrovare la serenità perduta. Ma il piccolo villaggio in cui hanno deciso di vivere non è quel che si aspettavano: gli abitanti li accolgono con sospetto, gli uccelli sono scomparsi dai boschi, una strana antenna incombe sul paese e storie inquietanti circondano l’antico proprietario della casa dove sono andati a stare. In questa realtà isolata e inospitale Simon e Marie dovranno fare i conti con i traumi del passato, le crepe del loro matrimonio e la difficoltà dei rapporti umani, mentre la quotidianità scivola giorno dopo giorno in un altrove popolato da personaggi grotteschi e sinistri presagi. "Qui, altrove" è un romanzo dove il perturbante si incarna in un’atmosfera densa di enigmi e di mistero e nei personaggi ambigui, soli e violenti che popolano una vicenda degna del miglior cinema di David Lynch. "Qui, altrove" esplora i temi del lutto e del ricordo, dell’amore e della violenza, portando per la prima volta in Italia la scrittura dell’autore canadese Matthieu Simard. 




Dopo decisamente troppo tempo, rieccomi per parlarvi di uno dei miei ultimi acquisti e ultima lettura fatta (che meglio non finisca sul tavolino o attenderà come gli altri 1000 libri di essere recensiti). 
Un romanzo di una collana dedicata all'horror che sto adorando, nonostante sia appena nata. 
Sto parlando di Caronte, di Zona42. 
Gli altri suoi romanzi sono Il Pescatore e Siamo Qui Per Farci Male (si, vi lascio i link, così potete recuperare le recensioni o anche solo guardare copertina e trama in facilità).

Torniamo al libro. 
Questo piccoletto di 160 paginette o poco più si stacca dalla narrazione spaventosa spostandosi su tematiche più delicate e dolorose, che racchiudono altre sfumature dell'orrore.

I protagonisti sono una coppia sposata da un po' di tempo, come capiremo già dal principio. 
Giovani, ma con già alle spalle una vita che li sta portando verso la fine del loro rapporto. Per tentare di salvarlo decidono di cambiare radicalmente vita: comprano una casa in un piccolo villaggio e si trasferiscono, lasciandosi tutto alle spalle, sperando in una rinascita. 
Ad attenderli però li aspetta una cittadina piena di persone scontrose, chiuse, che chiariscono dal primo istante che non sono i benvenuti. Quasi a bilanciare questo distacco, una coppia di "nuovi" come loro si fa prepotentemente avanti nelle loro esistenze in maniera estremamente fastidiosa, invadendo i loro spazi senza vergogna.

Marie e Simon si alternano a parlare, raccontandoci un presente dove nessuno dei due riesce a fare qualcosa per coinvolgere l'altro se non per pochissimo. Un rapporto che vogliono riallacciare, quasi a tutti i costi, ma che si sta perdendo. L'amore sembra esserci ancora, "soffocato" da questa vita che hanno trascorso insieme che ha permesso (nel bene e nel male) di conoscersi così bene che certe cose possono non essere dette e le menzogne perdonate. 

Un romanzo lento, che riesce a far percepire la lunghezza asfissiante delle giornate costrette a passare, restando però sempre uguali. Personaggi spesso assurdi, che compiono azioni senza il minimo senso logico. La sensazione di fastidio pervade molto le pagine. 

C'è un però...questo pervade la prima metà del romanzo. Poi c'è una svolta. 
Finalmente la coppia si apre con il lettore, permettendo di scorgere il loro passato e cosa li ha portati a cercare di ritrovarsi in modo così disperato e folle da scappare in quella città. 

Questa giusto un'infarinatura di cosa potete trovare nel romanzo. 
Ora la parte difficile, tirare le somme. 
Non mi è dispiaciuto, ma non mi ha nemmeno lasciato così il segno. 
Alcune parti si, moltissimo. In quei passaggi l'autore riesce a trasmettere molto al lettore, di farlo entrare in certe situazioni ed entrare in empatia con i protagonisti, capendo le motivazioni dietro certe scelte che hanno compiuto o stanno compiendo. 

Ma in generale, c'è tanto che non saprei collocare. 
Personaggi che appaiono, fanno cose e danno spiegazioni incoerenti. Non trovo un senso nel trovarli fra le pagine. Poteva esserci chiunque altro e non sarebbe stato poi così diverso, in fin dei conti. 
L'odio dei cittadini nei loro confronti è marginale. Se capita gli parlano, poi volti pagina e sembra tengano loro il muso. Non sono ostili, solo li ignorano completamente per il semplice fatto che non sono nati e cresciuti lì. Il motivo non mi è ancora chiaro. 
Non ho capito il discorso dell'antenna, infatti non l'ho nemmeno citata. Come i discorsi sulla casa e del suo ex proprietario, perché in effettivo resta marginale se non per alcuni dettagli che escono nel finale, ma che non ho trovato così incisivi. 

Un peccato. Mi aspettavo qualcosa in più. 

Opinione: L'Unità, di Ninni Holmqvist



Nel suo romanzo d’esordio la svedese Ninni Holmqvist, una narratrice formidabile, immagina un mondo lontano eppure pericolosamente vicino.
L’Unità, considerato un classico moderno e già molto apprezzato in patria e all’estero, racconta una storia vivida, commovente e attualissima, che racchiude un’acuta riflessione sulla società odierna e l’identità femminile.

«L’Unità mi è piaciuto moltissimo. Sono sicura che ne rimarrete incantati, come è successo a me». - Margaret Atwood

«Riecheggiando l’opera di Marge Piercy e Margaret Atwood, L’Unità è un romanzo che fa riflettere, ma anche una lettura compulsiva». - Jessa Crispin, NPR

«Con questo libro, da scrittrice di racconti incredibilmente talentuosa Holmqvist si è trasformata in una maestra del romanzo. Non mi sorprenderebbe se L’Unità diventasse uno – forse l’unico – dei pochi romanzi svedesi di questa stagione che la gente leggerà ancora tra cinquant’anni». - Smålandsposten

«Un romanzo d’esordio sorprendente. Scorrevole e ipnotico, offre una testimonianza impressionante sul modo in cui la società svaluta la creazione artistica, mentre celebra la procreazione, e una speculazione su cosa potrebbe succedere se tutto questo fosse portato all’estremo. Per i fan di Orwell e Huxley». - Booklist


Un giorno di inizio primavera Dorrit, scrittrice cinquantenne single e senza figli, viene accompagnata all’Unità. D’ora in avanti vivrà lì. Quello che la accoglie è un luogo idilliaco, almeno in apparenza: una struttura all’avanguardia dotata di eleganti appartamenti immersi in splendidi giardini, dove vengono serviti elaborati pasti gourmet e ci si può dedicare alle più svariate attività. I residenti sono accomunati da una caratteristica: non hanno figli né una vita sentimentale stabile. Finalmente libera dal giudizio sociale che ha sempre percepito come un peso, Dorrit è felice di poter fare amicizia con persone come lei. Ma c’è un prezzo da pagare: gli ospiti dell’Unità, chiamati “i dispensabili”, si trovano lì per un motivo ben preciso. Faranno da cavie per una serie di test farmacologici e psicologici, per cominciare, e poi doneranno i loro organi, uno per uno, fino alla cosiddetta “donazione finale”. Anche loro, così, saranno utili alla società: si sacrificheranno per chi, nel mondo fuori, è genitore. Dorrit è rassegnata al suo destino e desidera soltanto trascorrere i suoi ultimi giorni in pace, ma presto incontra un uomo di cui si innamora follemente, e l’inaspettata felicità da cui è travolta la costringe a ripensare ogni cosa.




In breve: premesse ottime, ma nel concreto tanto buchi.
La storia è una distopia non troppo distante dal nostro quotidiano. Nel giro di pochissimi anni infatti è stato introdotto il concetto di "dispensabili", ovvero persone che raggiunta una certa età e non avendo fatto "nulla" per la società fino ad allora (fatto figli, raggiunto posizioni o traguardi importanti in certi campi lavorativi) e non avendo un utilità ancora in corso (dover badare ai genitori anziani), vengono prelevati e portati in queste Unità.

Luoghi isolati dal resto del mondo in cui si renderanno utili. Luoghi psicologicamente pensati per renderli felici ed innocui, dove gli viene garantito vitto e alloggio, qualunque divertimento (cinema, teatro,...), qualunque optional (negozi, parrucchiere, piscine, palestre,...), qualunque servizio medico (visite specialistiche, dentista, psicologo,...). Insomma, dove rendere "belli" i loro periodi di permanenza in quei luoghi.
Perché tutto ciò? Ovviamente perché vengono sfruttati per le esigenze del mondo esterno e quindi, per evitare ribellioni, hanno reso tutto affascinante e piacevole. Oltre che imbottito di frasi fatte che ormai sono accettate da loro e da chiunque fuori da lì.
Sono ormai delle cavie umane per farmaci dagli usi più svariati, per vedere gli effetti di terapie ormonali o con radiazioni, ecc ecc. E, in più, banche d'organi in movimento, poiché se serve qualcosa di non indispensabile alla vita viene prelevata loro fra un test e l'altro. Altrimenti si và alla donazione finale, che porta alla fine della loro esistenza. L'organo interessato viene donato e il resto viene comunque conservato nel caso di necessità.

In tutto ciò la nostra voce narrante è Dorrit che, al compimento dei cinquant'anni, deve abbandonare la sua vita. Non avendo avuto figli, ne avendo ancora genitori di cui occuparsi, finisce in questa Unità.
L'unico enorme dispiacere (che mi ha permesso tanto di enpatizzare con lei, ma che per tante persone ha rappresentato un peso) è lasciare il suo amatissimo cane. Ha trovato un'amorevole famiglia che se ne occupi, ma sentirà tantissimo la sua mancanza più e più volte durante il romanzo.
Attraverso di lei scopriremo come (e in quanto poco tempo) è nata questa legge ed è diventata la normalità.

Dorrit è banale. Una persona qualunque: non troppo intelligente, non troppo bella, non troppo coraggiosa, non troppo fifona,... Insomma nella media e questo è un punto a favore del romanzo, poiché rende benissimo cosa farebbe una persona qualunque in una situazione del genere. Niente distopia con protagonisti testardi, pronti alla lotta, alla sfida al potere, in cerca della fuga, con un obiettivo di ribellione all'esterno a cui mirare. Qui tutti si sono adeguati a ciò che è stato deciso. Ciò fa paura perché è decisamente realistico. Ne avevo sentito parlare vagamente e trovandolo su Audible ho provato ad ascoltarlo. È stata una lettura di sottofondo, al doppio della velocità (viene letto piuttosto lentamente per i miei gusti). Piacevole in questo senso, seppur ricordi vagamente "Non lasciarmi".
Ammetto che ci sono parti molto ripetitive, alcune descrizioni estremamente minuziose che potevano essere evitate tranquillamente, elementi che non aggiungo niente alla storia o ai personaggi.
È prevedibile come andrà la storia, ma non tanto il come. Alcune elementi riescono a salvarlo dalla prevedibilità assoluta.

Comunque l'ho finito abbastanza contenta, mi era piaciuto, seppur il finale non lo abbia capito.
Giuro, mi sono sentita presa in giro nelle ultime parti del libro. Ammetto che interessante la scelta, a gestita malissimo. Senza una spiegazione sul perché, almeno nell'audio nessuna nota conclusiva per chiarire le domande che sicuramente sono venute in mente a chiunque.
Andando a leggere alcune recensioni in merito ho trovato (altre) evidenti carenze nel testo e nella trama che forse leggendolo avrei notato. Una "leggerezza" che non ha senso ed ha fatto perdere una stella al romanzo, perché è decisamente importante e se si vuole creare qualcosa di realistico, lasciare tutto cosi non ha senso.

In generale, non mi è dispiaciuto. Fa riflettere sulla società e su cosa viene ritenuto importante, e su come si potrebbe finire se venisse deciso ed accettato cosa significa essere utili, in molti sensi.
Ma nel "pratico", non ci siamo.
Diverso dai soliti distopici, è stato piacevole da leggere/ascoltare, ma poteva dare molto di più al lettore.

Visti i costi e le mie perplessità generali, vi consiglio se vi incuriosisce e siete dubbiosi, di provare a leggerne un estratto, di provare con Audible (ha spesso promozioni, oltre il primo periodo gratuito), oppure tentare in una biblioteca, se siete cosi fortunati da averne una ben fornita vicino casa.




ATTENZIONE SPOILER

Ci tengo a fare una nota finale per chiarire le parti sopra che non ho spiegato per non rovinare la lettura/ascolto a chi volesse scoprire questa storia.
Quindi non proseguite se non volete sapere nulla.

Le parti a cui non avevo prestato attenzione durante l'ascolto, che mi sono state fatte notare da altri attraverso varie recensioni, sono il mix fra test e donazioni di organi. Ovvero: com'è possibile che una persona faccia test con farmaci sperimentali/ormoni/radiazioni/altro e, fra un test e l'altro, possa donare organi?
Sarebbero compromessi e quindi giustamente inadeguati per trapianti vari. Non ha senso.
O nella società esterna si accettano organi "compromessi", oppure se viene dato per scontato che siano sani, c'è un enorme lacuna. Dal romanzo non lo possiamo sapere perché Dorrit non sa nulla a riguardo. Ma comunque nessuno si fa domande su ciò, nonostante certi risultati dei test portino le persone a danneggiamenti fisici.

Vediamo il finale.

Dorrit scappa. O almeno così ci viene raccontato. Solo che giri pagina e scopri che ha partorito dentro l'Unita. Ha deciso di restare e dare in adozione la figlia, che questo testo è una sorta di diario che ha scritto per chiunque vorrà leggerlo. Ma non spiega perché ha raccontato di una fuga mai avvenuta. Perché è questo che capiamo dalle ultime pagine.
Ci sta con il suo carattere ed è originale per la trama che si arrende, faccia spallucce, regali la figlia e si faccia sopprimere. Ma mi sento anche un po' presa in giro per quello successo poco prima. Manca qualcosa. Una frase che spieghi perché Dorrit(l'autrice) ci abbia "preso in giro".

Siamo Qui Per Farci Male, di Paula D. Ashe [Instagram Post]


 

Opinione: Siamo Qui Per Farci Male, di Paula D. Ashe



Una creatura con la faccia di denti che costringe le proprie vittime a terribili atti di automutilazione. Rapporti familiari messi a dura prova dalle gesta di un serial killer. Regioni della psiche infestate da traumi irrimediabili, da ossessioni che si fanno carne e sangue. Ancora, punti di vista inediti sulle malefatte di Jack lo Squartatore e un culto religioso che predica il Vangelo del Dolore. Una catena d'inspiegabili omicidi di bambini che sconvolge la quiete di una sonnolenta cittadina americana. Abusi che permangono oltre la morte. Con i dodici racconti di "Siamo qui per farci male" – dodici tasselli oscuri, crudeli, intimi, poetici, che vanno a comporre un grottesco mosaico che evoca l'opera di Clive Barker e David Cronenberg – Paula D. Ashe, una delle voci più potenti del nuovo horror contemporaneo, ci conduce in luoghi abitati da sinistre presenze, ma dove il mostro più spaventoso è l'umanità. Un'umanità che sguazza nelle tenebre, disposta a qualsiasi cosa per uno spiraglio di luce. Attenzione: questo volume contiene violenza estrema, orrori indicibili, inferni urbani e letteratura.




Mi trovo piuttosto spiazzata a parlarvi di questa raccolta di racconti.
In generale, ho un pessimo rapporto con le raccolte, specialmente se non sono storie legate fra di loro.

Di solito mi annoio, perdo il filo, dopo un po' mi stufo e finisco con abbandonare il tutto.

Questa volta è stato diverso.

Mi è dannatamente piaciuto ciò che scrive l'autrice.
E come lo fa.

Frammenti di realtà assurde, presentate in modo molto interessante. Si, è capitato di dover rileggere qualche riga indietro per la sensazione di aver perso qualcosa, ma niente di che.
A volte la sensazione che qualche racconto fosse collegato ad altro l'ho avuta, ma niente.

Singoli frammenti sparsi che hanno reso il tutto realistico e spaesante allo stesso tempo, mescolando abilmente il quotidiano all'assurdo, fino a estremi folli. Senza mai scendere nello splatter gratuito.

Questo glielo si riconosce, la paura, o il disagio, spesso si insinua già prima di aver davanti l'orrore.

Che siano due pagine o dieci, non importa.
Spesso unite ad un umorismo macabro che mi ha fatto sorridere parecchio, per la genialità di sfruttare questi mix in modo originale e senza cadere in cliché, mantenendo tutto pulito e piacevole da scoprire.

Parlando da persona che ricerca brividi, non mi ha spaventato né lasciato disgustata (lo sapete già, lo so). Mi sono divertita a scoprire fin dove la sua immaginazione si è voluta lanciare.

Lascio comunque l'avvertenza che alcune cosette potrebbero turbare. Siamo davanti una raccolta dell'orrore, dopo tutto.

La scelta di parlare attraverso i racconti vince, riesce a rendere al massimo alcune figure così uniche con poche apparizioni, che in un romanzo potrebbero perdere la presa che invece qui resta salda sul pubblico.

Decisamente un ottimo secondo volume della raccolta Caronte!
Sono impaziente di scoprire cos'altro ne farà parte e, ovviamente, di leggerlo.

Il Pescatore, di John Langan [Instagram Post]



Opinione: Il Pescatore, di John Langan


Il Pescatore racconta di speranze infrante, di amicizia e amore e mistero, 
di meraviglia e orrori fuori dal tempo, di come sia impossibile elaborare certe perdite 
e di dove ci possano condurre ossessione e disperazione.

Durante un’uscita in una remota regione delle Adirondack, accompagnato dal suo amico Dan, Abe viene a conoscenza di un sinistro racconto del folklore locale su un misterioso corso d’acqua, il Dutchman’s Creek, e su alcuni uomini che hanno affrontato un’esperienza terrificante nella zona. Abe e Dan, affascinati dalla leggenda, decidono di rintracciare il torrente per la loro prossima battuta di pesca, ma in quelle acque scopriranno qualcosa di inimmaginabile, una dimensione abitata da una presenza antica e ultraterrena che parla con le voci di coloro che i due uomini hanno amato e perduto. "Il Pescatore" è un romanzo contemporaneo che spinge l’orrore lovecraftiano in territori inesplorati, tra mostruosità bibliche e richiami all’opera di Herman Melville. La scrittura densa e suggestiva di John Langan esplora i temi dell’amore e del lutto, danzando tra presente e passato, per raccontarci una storia spaventosa di fragilità umana, perdita e mistero.




Potevo resistere alla nuova collana di Zona42 dedicata all'horror? 
Ovviamente no.
Lo so, lo so, è uscito a inizio anno e ne parlo solo ora, ma l'ho letto un po' di tempo fa. 
Avrei dovuto parlarne prima. Meglio tardi che mai, no?

Torniamo al romanzo. 
La storia è divisa in 3 parti. La prima e la terza sono collegate fra loro, mentre la seconda ci porta indietro nel tempo a scoprire una sorta di leggenda che si narra riguardo un fiume, il Dutchman’s Creek. Un corso d'acqua circondato da mistero e strane presenze.

Ma facciamo un passo indietro. 
Tutto il romanzo è stato scritto dal nostro protagonista Abe. 
La storia inizia alla larga, raccontandoci come sia finito a pescare. Più precisamente, come la pesca gli abbia in qualche modo salvato la vita. Dopo la morte della moglie infatti lo aveva preso una profonda depressione e quella nuova passione lo aveva risollevato. 

Questo romanzo infatti ruota attorno alla perdita, al dolore. Al cosa si potrebbe arrivare a fare per poter riavere ciò che si è perso. 
La prima parte apre la strada a ciò che verrà. 
Personalmente l'ho trovata piuttosto lenta e noiosa. 
Affronta tematiche delicate e difficili, ma in generale se non mi fossi forzata lo avrei abbandonato. Ci vuole pazienza, non si capisce bene dove vuole andare a parare... 
Insomma, mi ha dato la sensazione di perdersi e allungare il brodo.

Con la seconda: wow! Un racconto nel racconto, che ci porta a scoprire le origini di questo famigerato Dutchman’s Creek. 
Un orrore lento, che si fa strada in questa cittadina; che obbliga una comunità e, nello specifico, un uomo di farsi carico di qualcosa che si è insediato fra di loro. Un essere (umano?) che è stato invitato per i motivi "sbagliati", seppur comprensibili, ma che scatenerà con questa richiesta qualcosa di inimmaginabile.

Un racconto che inizia lento, ma mano a mano che si avanza diventa sempre più rapido, veloce, i fatti si succedono senza pause, in una corsa per mettere fine all'orrore e fermare questo essere.
Durante questa parte impossibile mettere giù il libro, ti trascina completamente.

Tutto questo serve per poter capire meglio dove finiranno nella terza parte i due uomini. Si, lo so, vi ho parlato solo di Abe e credo sia meglio così. Dovrete scoprire il resto fra le pagine, che è una fra le cose più..."interessanti" della prima parte. Un'amicizia molto particolare, nata nelle circostanze peggiori e che prosegue forse in modo ancora peggiore. Ma starà a voi giudicarlo.

I due finiscono lungo questo fiume difficile da trovare, che nasconde cose che sfiorano la follia.
No, non sfiorano. Ci sbattono contro così forte e improvvisamente da non fare capire al lettore cosa stia succedendo.

Una lettura comunque estremamente piacevole. La penna di Langan è scorrevole, il testo ricco e molto interessante. Lo ammetto, certe parti così assurde, vaste, incredibili da non essere riuscita ad immaginarle come si deve. Alcune domande riguardo il cosa stia succedendo, o il perché di certe cose, le ho ancora, ma penso siano lasciate aperte volontariamente.

La parte centrale qualche brivido lo mette al lettore.
Lo ripeto, mi sono divertita moltissimo in quei capitoli. Per il resto, si, un viaggio verso la follia che finisce in un modo che mi ha strappato una risata.
Davvero. Ho riso per l'assurdità delle ultime righe.
E qui voglio sapere se è successo anche ad altri che lo hanno letto!

Nel complesso comunque ci può stare, ho letto cose peggiori, in tanti sensi diversi. Non la lettura dell'anno, ma come apertura di una nuova serie, un ottima scelta. Bravo @luigi_musolino_82 (è lui che sta curando questa collana, scegliendo cosa portarci da leggere).

Ovviamente ho già recuperato la seconda pubblicazione, ve ne parlo presto, e sono davvero curiosa di cosa arriverà in futuro.

Charlotte Sometimes, di Penelope Farmer [Instagram Post]



Opinione: Charlotte Sometimes, di Penelope Farmer


Quando sei la nuova alunna in una nuova scuola, lontana dalla famiglia e dagli amici, è normale sentirsi un po’ fuori posto. Ma quando Charlotte Makepeace si sveglia nel suo letto dopo la prima notte passata in collegio, è letteralmente frastornata: le persone che ha intorno non sono più le stesse, e tutte pensano che lei sia una ragazza di nome Clare Moby. Ma non è la cosa più incredibile, perché pare proprio che Charlotte abbia fatto un balzo indietro nel tempo di ben quarant’anni, finendo sempre nel medesimo collegio, ma nel 1918! Nelle settimane successive, Charlotte si sveglia a giorni alterni nella propria epoca e in quella di Clare e deve adattarsi alla sua nuova realtà nel presente, gestendo pure la straniante situazione di essere una persona che non è lei in un’epoca di cui non sa assolutamente nulla. Le insegnanti pensano che sia lenta di comprendonio, le sue compagne che sia bizzarra, e man mano che Charlotte si ritrova a passare sempre più tempo nel 1918, inizia ad avere dubbi su chi sia la vera se stessa. Ma non basta. Se non riuscirà a trovare un modo di ritornare nel proprio mondo prima che l’anno scolastico finisca, potrebbe non avere più una seconda possibilità… Età di lettura: da 9 anni.




Se avessi dovuto più tempo lo avrei divorato in pochissimo. 
Un breve romanzo che, sicuramente è fuori dal mio target e genere che di solito leggo, ma me ne sono resa conto solo leggendolo, effettivamente.
Si, è scritto molto chiaramente che è una lettura per ragazzi, ma la tematica (viaggi nel tempo) e il fatto che fosse stato ispirazione per una canzone dei The Cure (che ancora non avevo mai ascoltato, però) lo rendevano estremamente interessante ai miei occhi.
Così non ho resistito, anche se in alcuni punti mi ha un po' rallentato nella quotidianità che viene raccontata. 

Non fraintendetemi! 
È molto bello, particolare, originale. Sono io probabilmente troppo grande o comunque più pretenziosa per un romanzo del genere. Ne ho apprezzato la storia e i messaggi, ma, beh, ci sto ancora riflettendo perché sembra semplice ma ha tante piccole tematiche dentro che ti fanno pensare anche dopo averlo concluso. Un grande punto per il romanzo.

Ci troviamo negli anni '50, in un collegio, dove Charlotte si ritrova a dover vivere e studiare. Sola, in mezzo ad una nuova quotidianità, fra ragazze che ancora non conosce, lontana da casa, dalla famiglia, dalla sorellina a cui tiene molto. Ma succede l'impensabile. Risvegliandosi si trova sempre nello stesso luogo, ma diverso. Con persone diverse accanto. Insomma, per farla breve, si rende conto di esser finita nel 1918. E di non essere Charlotte, ma Claire.

Il risveglio successivo avviene nella sua epoca, quindi pensa ad un sogno, ma si rende conto che non è così. E che Claire ha fatto il suo stesso viaggio al contrario. Le due ragazze infatti continuano a scambiarsi a giorni alterni e si lasciano dei biglietti per tenersi informate mentre gli altri intorno a loro (non potendo capire cosa stia accadendo) vedono solo cambiamenti comportamentali e stranezze.
Tramite Charlotte ci troveremo a vivere e scoprire gli ultimi mesi della guerra, come era vissuta dalla gente inglese, ma soprattutto dalle ragazzine orgogliose del proprio padre al fronte ed allo stesso tempo preoccupate per ciò che sarebbe potuto capitare.
 
Uno spaccato di quotidianità che mostra quanto sia "lontana" la guerra e percepita distante, anche se importante, mentre il resto continua. E giustamente parlando di ragazzine che non possono comprendere appieno una situazione del genere, complessa anche per noi adulti. Senza la quantità di informazioni che abbiamo adesso poi.
 
Altra tematica molto importante è l'identità. 
Poiché sembra che a parte alcune stranezze nessuno si renda conto di questi scambi, che non siano due ragazze ma una sola. Charlotte spesso dubita di chi sia davvero, di cosa la renda "Charlotte", se Claire e lei in effetti siano così uguali da essere scambiabili senza problemi. Ma lentamente questa tematica vedrà tante riflessioni, in particolare a seguito di un enorme problema che potrebbe rischiare di tenere Charlotte nel 1918 per sempre, se non trova il modo di tornare a casa.

Un libro piccolo, breve, scorrevole, che riesce a raccontare questa storia aggiungendo dettagli e pensieri che fanno capolino e sedimentano nel lettore, che (almeno per me) stanno facendo riflettere sul complesso della trama una volta chiuso il tutto. Una lettura che non mi è dispiaciuta, di cui devo tenere conto del target, altrimenti non penso che avrei dato una votazione così alta. Fosse stata per adulti avrei preteso molto di più.

Ma essendo quasi una favola per ragazzi, credo sia ottima per fare riflettere senza appesantire il tutto.
Non male se cercate qualcosa di semplice e tranquillo per avvicinarvi a tematiche del genere.

Cadavere Squisito, di Agustina Bazterrica [Instagram Post]



Opinione: Cadavere Squisito, di Agustina Bazterrica


Premio Ladies of Horror Fiction come migliore romanzo dell’anno 2021. 
Candidato al Goodreads Choice Award come miglior libro horror 2020

«Dalle prime parole del secondo romanzo della scrittrice argentina Agustina Bazterrica […] il lettore è già bestiame in fila, barcollante, primordialmente consapevole che questo libro è un bancone da macellaio, e nulla di ciò che accadrà dopo sarà bello.» - New York Times Book Review

«Triste, avvincente, con un finale da urlo.» - The Times

«Il romanzo è orribile, sì, ma affascinante e provocatorio (e orwelliano) nel modo in cui mostra fino a che punto la società potrebbe spingersi per deformare il linguaggio ed evitare le verità morali.» - Taylor Antrim, Vogue

«Un avvincente romanzo distopico.» - The Independent

Marcos lavora nel mercato della carne da sempre, è un’attività di famiglia. Ma ora le cose sono cambiate, in modo radicale e irreversibile. Un virus ha attaccato gli animali, sia domestici che selvatici, per cui sono stati tutti sistematicamente abbattuti e la loro carne non può assolutamente essere consumata. Ora la carne che tratta è diversa, speciale, perché i governi di tutto il mondo hanno dovuto affrontare la situazione e hanno deciso di rendere legale l’allevamento, la produzione, la macellazione e la lavorazione della carne umana. Marcos si è dovuto adattare, cerca di non pensare a cosa fa per vivere, e fa del suo meglio per stare dietro a fornitori, clienti, ordini e consegne, perché deve pagare la casa di riposo in cui vive suo padre. E ora che sua moglie lo ha lasciato deve pensare a tutto da solo.




Mai avrei pensato mi potesse piacere così tanto. 
Le riflessioni che ti spinge a fare, mostrandoti un mondo così assurdo e così realistico da renderlo quasi spaventoso. Lo avevo iniziato a fatica, nonostante lo avessi già notato in lingua originale (e meno male che è stato tradotto!). 

Insomma, la curiosità era tanta ma faticavo ad ingranare le pagine. 
La scrittura inizialmente l'ho trovata ostica (uniteci stanchezza, sonno, poca pazienza,....che combo!). 

Comunque. Il romanzo ti mette a confronto con questa realtà assurda e ti scaraventa nel mondo di Marcos, che non si racconta mai, se non per alcuni dettagli della sua vita.
Si, è suo il punto di vista che ci accompagnerà per tutta la storia. Un uomo giovane, importante per l'azienda per cui lavora, ma che si trova completamente devastato dalla vita. Ripete le mansioni, svolgendo comunque compiti di una certa importanza, ma con una freddezza crescente che gli nasce da dentro. Un odio, un fastidio, che finiscono con l'appesantirlo e farlo sentire sempre peggio.

Ci troveremo immersi in questo nuovo mercato della carne, a contatto con le diverse tipologie di lavori che ne fanno parte (legalmente o meno). Cose che già esistono ma vengono portate (quasi) agli eccessi visto che si tratta di merce molto particolare.
Una merce che nessuno può nominare col suo nome, poiché oltre ad essere illegale, lo renderebbe strano, reale, inimmaginabile,...La merce è la carne umana.
Ormai non più persone ma esseri simili seppur diversi, selezionati, cresciuti, per un unico destino.

Capita anche che alcune persone diventino cibo, ma sono casi particolari ed entriamo in dettagli che meritano di esser scoperti durante la lettura. 
Iniziando dall'azienda familiare di macellazione (di animali), Marcos ci mostra come le cose siano cambiate in pochissimi anni, visto che lui aveva appreso il mestiere dal padre, ovvero esser un macellaio. Era bravo, ma ha scelto volutamente di non continuare quel percorso nel nuovo mondo. 

Il tutto cambia non per caso, ma quando hanno una strana malattia ha iniziato a render pericolosi gli animali per gli umani, provocandone la morte se venivano in contatto, e il loro abbattimento (di qualunque specie) è diventato un obbligo di legge; l'ingordigia umana ci ha messo poco a trovare altra carne per riempire quel buco di mercato. 
La gente ovviamente non si è fatta troppi scrupoli. 

 Una storia strana, lenta inizialmente, in cui Marcos ci porta dentro le sue giornate, fra giri in allevamenti, a visite ad alcuni contatti e clienti molto particolari. Un lavoro che lo stanca, già mentalmente provato da un tragico evento che ha segnato la sua vita. 
Sarà però un evento inatteso che cambierà le cose.
 Una lettura che presenta tantissimo spazio di riflessione portando all'estremo un taboo che riesce ad unire il mondo. 
Si parla di allevamenti, di animali, di trattamento etico, di rispetto. 
L'uniformarsi, il credere senza riflettere, l'egoismo. 
C'è anche tanto spazio per la compassione, i ricordi, l'amore e il dolore. 

Resto sul vago perché alcuni elementi devono essere scoperti durante la lettura ed elaborati pagina dopo pagina. 
 Ovvio, non è per tutti. 
Ci sono scene che mi hanno ferito profondamente. 
Ahimè, nemmeno inventate. E no, non riguardavano gli umani.

Crudo e violento, ma non tanto per il tema del cannibalismo (che comunque mi rendo conto possa esser troppo, visto che i dettagli non mancano, senza però scendere mai nel macabro e splatter), ma tutto ciò che ruota attorno. 
Insomma, gli esseri umani. 

Davvero molto bello. Sono estremamente curiosa di leggere altro di suo, anche se temo potrebbe non essere all'altezza. 
Intanto incrocio le dita, anche solo qualche traduzione sarebbe un ottimo regalo per i lettori, per scoprire altro di quest'autrice.

Goth, di Otsuichi [Instagram Post]



Opinione: Goth, di Otsuichi


Due adolescenti, Boku e Morino, sono ossessionati dalla morte e cercano attivamente assassini o persone violente, attratti dal loro fascino. Il libro è diviso in più parti, ciascuna delle quali è basata su un diverso essere umano psicotico. Un esempio è "l'incidente del taglio del polso", incentrato su un insegnante di scienze che taglia costantemente le mani delle persone allo scopo di collezionarle. Un altro esempio riguarda una persona di nome Saeki, che ha sempre avuto il bisogno di seppellire qualcuno vivo. Saeki seppellisce un ragazzino e poi una liceale. Boku e Morino cercano di continuo individui del genere per osservarli. Non provano dispiacere per le vittime, sono solo curiosi nei confronti delle loro manie perverse.




Una lettura interessante e molto particolare, che affronta la tematica degli omicidi in modo estremamente singolare. Le vicende si trovano a girare sempre attorno a due figure, due ragazzi che sono affascinati dalla morte e le dinamiche che spingono certe persone a superare i limiti.

Due personaggi estremamente particolari con i quali è impossibile entrare in empatia (e sono stati creati proprio per questo), che comunque attirano il lettore e lo conquistano a modo loro. Tante domande li circondano, e avremo alcune risposte dall'autore alla fine di tutto.

Una serie di racconti slegati fra loro se non per i due "protagonisti" che compaiono fra le pagine, dando un senso di continuità in modo molto particolare e strano. 

L'autore gioca molto col lettore poiché spesso non viene raccontato tutto, oppure si ma si viene spinti a delle soluzioni errate da fatti che possono esser interpretati in modi differenti, e si deve arrivare alla fine per unire tutti i puntini. 

Una sorta di (pseudo)giallo in versione horror che confonde il lettore portandolo alla sorpresa finale e spesso con un WOW. A volte vi chiederete come siano possibili certe cose, e no, non mi riferisco alle violenze. Ma arrivate alla fine e vi verrà spiegato (dall'autore) ciò che sembra esser troppo assurdo per essere veritiero.

Onestamente pensavo fosse molto più crudo e splatter, ma resta comunque una lettura decisamente non per tutti. Scene forti, anche emotivamente, ci sono. 

In particolare l'inizio del racconto "Grave - Terra" mi ha lasciato parecchio brividi addosso. Ammetto che mi sono divertita tanto a leggerlo, così originale e strano da non essermi mai aiutata fra le mani un opera del genere. 

Probabilmente lo rileggerò fra qualche anno senza la fretta della novità e magari scoprendo qualche sfumatura che mi ero persa, già che ora conosco come andranno le cose.

Ditemi che non sono l'unica ad amare opere del genere